Un breve ma interessante scritto di Ettore Gotti Tedeschi, pubblicato da Stilum Curiae.
E San Leone Magno, per l'epoca in cui viveva, di barbari e migranti se ne intendeva...
Luigi
Marco Tosatti, 2 Settembre 2019
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, ci ha scritto il dott. Ettore Gotti Tedeschi, un nome che non ha certo bisogno di presentazioni. Vi invitiamo a leggere il testo della breve lettera, e poi un altrettanto breve commento nostro in calce. Buona lettura, e a dopo.
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Caro dottor Tosatti, ho trovato una considerazione fatta da un grande Papa Santo, San Leone Magno (390-461), che vorrei condividere con i suoi lettori, data l’importanza e l’attualità della sua affermazione dottrinale.
Il pontificato di San Leone Magno coincide con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, l’inizio delle invasioni barbariche (fu Leone a fermare Attila, ed in parte, i vandali di Genserico); avversò il manicheismo e il pelagianesimo.
Benedetto XIV (nel 1754) lo nominò “Dottore della chiesa” (doctor ecclesiae), titolo assegnato a santi o teologi il cui Magistero dovrebbe esser fondamentale .
Bene, questa premessa mi è sembrata indispensabile per riportare un’osservazione, che mi pare piuttosto attuale, fatta da San Leone Magno (Omelie, CXXXIX), e riferita alle attenzioni, accoglienza, cure e misericordia, etc. da praticare verso il prossimo. Scrive il santo Dottore della Chiesa :
“Dovete certo provvedere, mossi da un sentimento di universale benevolenza, a tutti gli individui, ma in modo speciale dovete ricordarvi di coloro che, come membra del Corpo di Cristo, sono a noi strettamente congiunti nell’unità della fede cattolica. Dobbiamo infatti molto più ai nostri fratelli per la comunione di grazia, di quel che dobbiamo agli altri per la compartecipazione di natura”.
Questa affermazione merita oggi soprattutto, una certa attenzione, credo.
Suo, Ettore Gotti Tedeschi
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Cari Stilumcuriali, mi sembra di poter interpretare – e porre nel contesto – quello che scrive Gotti Tedeschi. Il riferimento è a un periodo in cui l’Italia veniva sottoposta a invasioni e incursioni da parte di popoli e culture non solo differenti, ma certamente ostili. Difficile non vedere che, mutatis mutandis, è quanto sta avvenendo adesso; i numeri, l’arroganza, e gli interessi dentro e fuori il Paese autorizzano a nostro avviso giustamente molti a parlare di invasione, e di un progetto di sostituzione etnica, di giorno in giorno sempre meno mascherato.
Ma al tempo di San Leone Magno la Chiesa nella sua saggezza sapeva quale era il suo compito: difendere la cultura minacciata. Oggi invece vediamo che per ideologia o interessi concreti la Chiesa (o almeno la sua parte al potere) sembra considerare i confini aperti senza se e senza ma ai migranti come l’unico elemento di peso etico nel discernimento politico. Personalmente, insieme a scrittori di valore come Laurent Dandrieu, penso che la Chiesa dovrà rendere conto di fronte alla storia di questo tradimento verso il gregge che le è stato affidato.
Come sappiamo e ci sentiamo dire quasi quotidianamente questa posizione è giustificata dalla doverosa attenzione verso gli ultimi. Ma cercare di far passare come rifugiati in fuga da guerre e chissà che persone che arrivano dotate di smartphone e che pagano per quel viaggio cifre che se usate nel loro Paese di origine consentirebbero ben altro, e trascurare il problema di milioni di italiani sempre più poveri va esattamente nella direzione opposta a quella indicata da San Leone Magno. Che era, a quanto mi risulta, cattolico, e un grande Pontefice. Ma sulle invasioni barbariche, allora, non c’era nessun ritorno economico.
DIDACHE'
RispondiElimina12 - Ogni pellegrino che viene nel nome del Signore sia accolto: in seguito però esaminatelo e rendetevi conto di chi sia; avete infatti senno abbastanza per distinguere la destra dalla sinistra.
Se è solo di passaggio aiutatelo come potete; ma non rimanga presso di voi più di due o tre giorni, se necessario. Se vuole stabilirsi da voi e ha un mestiere, lavori per mantenersi.se invece non ha un mestiere, prendete provvedimenti con prudenza, perché non viva tra voi un cristiano ozioso. Se non si vuole assogettare, è uno sfruttatore di Cristo: guardatevi da questa gente
Lo studio degli antichi Padri della Chiesa, necessario per il futuro della Chiesa, si è appannato dal CVII, con l'ideologia, in più o meno mala fede, che sostiene essere necessario cambiare la tradizione perché non più adatta alle 'esigenze pastorali' attuali, mostratosi un trucco per cambiare la dottrina e quindi la morale. Il pensiero di quei Padri non ha trovato particolare spazio nei pontificati di Paolo VI e GPII mentre papa Benedetto ha dedicato tante catechesi, nelle Udienze generali del mercoledì, ai loro insegnamenti e alle loro opere per la Chiesa, come importanti per il suo futuro: " Dedichiamo la nostra attenzione ai Padri ( da Clemente Romano a Gregorio Magno) e così possiamo vedere come comincia ii cammino della Chiesa". Le catechesi sono poi continuate con i padri del medio Evo fino a Tommaso. In questi ultimi anni l'insegnamento di quei Padri è del tutto scomparso dai monotoni e ossessivi discorsi di Bergoglio, come dei vescovi e tanti sacerdoti, che vuole una Chiesa che rinneghi se stessa e brancoli nel buio dell'apostasia.
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