Oggi per noi "tridentini" è la Vigilia dell'Assunta.
Ma oggi è anche, nel nuovo calendario liturgico, la memoria di un grande santo francescano: S. Massimiliano Maria Kolbe.
Protettore dei benemeriti e perseguitati Francescani dell'Immacolata (QUI i post di MiL e sotto un filmato del loro fondatore padre Manelli sul Nostro Santo), nemico della massoneria (QUI "Ogni membro della Milizia reciti ogni giorno con attenzione e con fervore la nostra giaculatoria: «O Maria, concepita senza peccato, prega per noi, che a Te ricorriamo.., e per tutti coloro che a Te non ricorrono..., in particolare per i massoni...»") e della plutocrazia ebraica (QUI), martire ucciso dai nazionalsocialisti ad Auschwitz e canonizzato da Giovanni Paolo II.
Pubblichiamo uno scritto sul legame strettissimo tra il Santo e il Rosario e sopra la bellissima conferenza.
Sancte Maximiliane ora pro nobis.
Gloria TV, 14-8-19
Padre Miecislao M. Mirochna fu uno dei primi compagni di san Massimiliano nella missione giapponese, quando aveva solo 22 anni e si stava preparando al Sacerdozio. Nel 1931 fu uno dei pochi, con san Massimiliano, a professare il voto di disponibilità totale ad andare ovunque in missione e senza condizioni secondo la volontà dell’Immacolata. Rimase in Giappone quasi tutta la sua vita, anche negli anni difficili della guerra, quando i Frati furono costretti al domicilio coatto in convento, e fu uno dei pochi a essere presente nel convento di Nagasaki durante l’esplosione della bomba atomica. Nel 1949 fondò la Congregazione delle Suore Francescane della Milizia dell’Immacolata, per coadiuvare il lavoro dei missionari in Giappone. Per cinque anni fu maestro dei Novizi e fu redattore del Seibo no Kisi (il giornale della M.I. giapponese). Portò sempre nel suo cuore e nei suoi ricordi gli anni passati con san Massimiliano, suo maestro e guida, e molti di questi li mise per iscritto in vari articoli sul Cavaliere dell’Immacolata giapponese. Benemerito per la carità, offrì la sua vita e le sue fatiche per la conversione del Giappone, dove morì nel 1989. Recentemente le Suore Francescane della Milizia dell’Immacolata hanno ripubblicato i suoi scritti, tra i quali anche i ricordi su san Massimiliano che presentiamo di seguito (1).
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SAN MASSIMILIANO KOLBE E IL SANTO ROSARIO: "ERA PARTE DI LUI"
Questa ricorrenza [si era nel mese di ottobre, dedicato dalla Chiesa al Santo Rosario] mi spinge a scrivere sul tema del Rosario nella vita del beato Massimiliano. Il Beato e il Rosario: è questa un’unione indissolubile. L’amore al Rosario fu la caratteristica della vita di Padre Massimiliano. Si potrebbe dire che il segreto del successo nella sua vita fu il Rosario, il Rosario sembrava essere una parte di lui.
Ultimamente si diffondono nuovi quadri e figure del Beato, ma quando non si vede lì il Rosario, ho la triste impressione che manchi qualcosa di importante. Quando nella mia memoria ricordo il Beato, vedo sempre la figura del Padre che tiene il Rosario. Non ricordo se il Beato su questo tema facesse lunghi discorsi o stampasse articoli particolari, ma la sua santa vita e l’eccezionale attività testimoniano la straordinaria forza del santo Rosario.
Davanti ai miei occhi riappare la figura del Padre che scorrendo con le dita il Rosario gira per la stanza o attraverso il convento. Quando era da solo, quando parlava con le persone, quando scriveva qualcosa, ecc., con una o entrambe le mani teneva il Rosario. Mi sembrava che attraverso il Rosario la Madonna fosse vicina a lui, e lui le parlasse familiarmente. Il Beato stimava il Rosario sopra tutte le cose, amava così tanto questa preghiera che sembrava fosse per lui un tesoro incomparabile in confronto a tutti i tesori del mondo. Questa preghiera fu sempre per il Beato una consolazione grande, sua forza e sostegno saldo nella vita. Quando riceveva una lettera gioiosa, o riceveva una grande grazia, allora nel medesimo luogo dove si trovava, insieme con la persona che gli stava accanto, inginocchiato, recitava una decina del Rosario per ringraziamento. Ma particolarmente quando arrivava una lettera triste, oppure qualche preoccupazione, allora anche in tale circostanza si inginocchiava e per ottenere aiuto offriva una decina alla Madonna.
Quando gli chiedevo: «Quanti Rosari ha detto lungo la giornata?», rispondeva: «Qualcuno, qualcuno...». Quando ci insegnava come chiedere l’aiuto della Madonna, diceva che bisogna guardare a un suo quadro o una sua immagine con il cuore supplicante, portandole la richiesta, dicendo con raccoglimento il nome di Maria oppure recitando un’Ave Maria. Considerando la gravità del problema, ci insegnava a dire una decina del Rosario, oppure nei casi più difficili a recitare un Rosario intero.
Stava molto attento affinché i frati recitassero il Rosario quotidianamente. Raccomandava che, malgrado gli impegni imprevisti, la cura delle traduzioni, il breviario obbligatorio, dicessero almeno una decina del Rosario. Insegnava a non andare a letto senza aver recitato il Rosario, senza riguardo a quanto grandi fossero gli impegni e a quanto il frate fosse stanco. Al frate che a causa di una grave malattia non poteva recitare il Rosario, raccomandava di tenerlo nella mano oppure sotto il cuscino, purché fosse vicino a sé.
Il ricordo di tanti Rosari recitati con il Beato, oppure le sue raccomandazioni a recitarlo, ancora adesso mi tornano vivi alla mente. Quando per la prima volta entrai nella sua stanza, esprimendo il desiderio di voler andare con lui in Giappone, egli si inginocchiò con me davanti all’immagine della Madonna e recitammo una decina del Rosario. Anche quando sembrava difficile ricevere il permesso del Padre Provinciale per la partenza verso il Giappone, mi raccomandò di recitare spesso in quel tempo il Rosario. Dato che il permesso dal Padre Provinciale non arrivava, Padre Massimiliano, conoscendo la causa di ciò, mentre si recava direttamente dal Padre Provinciale, ci raccomandò di offrire in treno per quest’intenzione la mortificazione della vista e delle parole e di continuare la preghiera del Rosario.
A Shimonoseki viaggiammo nel treno di notte e quando la mattina dopo dalla finestra entrò la luce, noi giovani guardavamo allegramente il paesaggio giapponese, ma il Beato per chiedere le grazie alla Madonna per il nostro lavoro in Giappone rinunciò a guardare il paesaggio e recitò sempre il Rosario. Lungo i sei anni vissuti con il Beato in Giappone ho ricevuto sul Rosario diversi buoni consigli ed ancora oggi non mi separo dal Rosario, ciò soprattutto grazie allo zelo del Padre che avevo quotidianamente davanti gli occhi.
Sono molto felice di aver ricevuto dal beato Massimiliano quest’insegnamento sull’amore al Rosario. Penso che di questa grande grazia, ricevuta attraverso la mediazione dell’Immacolata, ringrazierò Dio per l’eternità.
Tratto da Scritti scelti, Ed. Padri Francescani Niepokalanów, traduzione a cura di: Maciej Krzysztof Wojtal