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mercoledì 14 agosto 2019

La catechesi liturgica della S.Messa ( 1960) del Beato Giacomo Alberione


Ci soffermiamo sulle pagine introduttive del "Messale Romano Festivo" latino-italiano, edito nel 1960 (ristampa 1962) dalle Edizioni Paoline. 
La Prefazione è del Beato Giacomo Alberione " ...sommamente sollecito per l’evangelizzazione, si dedicò con ogni mezzo a volgere gli strumenti della comunicazione sociale al bene della società, facendo dei sussidi per annunciare più efficacemente la verità di Cristo al mondo, e fondò per questo la Congregazione della Pia Società di San Paolo Apostolo" (Martirologio Romano) 
Nel secondo dopoguerra la grande lotta contro l'analfabetismo, purtroppo ancora diffuso, stava lentamente dando i suoi primi frutti che si rivelarono provvidenziali per una più attenta e devota "comprensione" dei testi liturgici soprattutto  delle Letture della Messa che venivano stampate e diffuse nella traduzione in lingua corrente (come fanno attualmente tutti i gruppi liturgici legati alla tradizione liturgica  disciplinata dal Summorum Pontificum). 
Grazie all'ardore liturgico di tanti sacerdoti e di una schiera di religiosi  dopo il Motu Proprio di San Pio X sulla musica sacra , soprattutto nei piccoli paesi,  il popolo cantava in canto gregoriano non solo la Messa VIII "de angelis" ma anche la Missa I  Lux et origo (del tempo pasquale) e la Missa IX "cum jubilo" (delle feste della B.V.Maria) per non parlare degli inni e dei cantici in latino! Ci sono alcune rarissime registrazioni a testimonianza della partecipazione attiva  dei fedeli con il canto gregoriano  alla Messa e alle varie azioni liturgiche.
In alcune località del nord Europa già veniva cantata  la "Celebre Messa Popolare - dieci canti per la messa piana-" del compositore Michael Haydn fratello del più celebre Franz Joseph.  In Italia , assai più di recente, i  fedeli erano soliti eseguire  la celebre “Messa popolare Cantate Domino” dell'ottimo compositore Giuseppe Oltrasi  "universalmente conosciuta nei decenni prima della riforma conciliare". 
Nel post Concilio con un eccesso inedito di autoritarismo, misto ad uno strano nuovo fondamentalismo, furono "proibiliti" persino i canti che il popolo amava particolarmente con l'accusa di essere in lingua latina: via dunque il Pange lingua; il Tantum ergo; l'Adoro te devote; l'Ave Maria ecc ecc 
I novatori pensavano di cancellare definitivamente l'identità liturgica e con essa il DNA del cattolicesimo romano. I  distruttori del sacrum e della Liturgia bi-millenaria hanno provocato l'attuale mutismo dei fedeli da cui il modello standard delle messe festive : tre o quattro ragazzotti (cinquantenni) che cantano con la chitarra oppure la ragazza scosciata che fa karaoke accompagnata dalla tastiera automatica ( pagata dal parroco).
La Divina Provvidenza dopo anni e anni di sofferenza ha voluto "mettere in salvo il sacro seme della Liturgia romana" servendosi di alcuni santi ed eroici resistenti e delle disposizioni del Magistero  della Chiesa. 
AC  

Prefazione 

Una nuova edizione del « Messale Romano Festivo » era desiderata da noi e dai fedeli ed era già in via di attuazione. 
Ne ha accelerato la stampa il Decreto Generale della S. Congregazione dei Riti del 26 luglio i960, con il quale fu promulgato il nuovo codice di rubriche del Breviario e del Messale
Romano. 
La presente edizione fu abbellita con una nuova e facile traduzione italiana del testo latino e con la revisione delle note storiche e delle spiegazioni alle singole messe. 
Applicando le nuove disposizioni rubricali abbiamo inserite tutte le messe delle feste che ora hanno la precedenza sulle messe domenicali. 
Inoltre, secondo una norma dell'Istruzione della S C. dei Riti del 3 Settembre 1958, che permette al lettore (guida, commentatore) la lettura dell'Epistola e del Vangelo in lingua volgare, abbiamo creduto opportuno riportare i brani delle parti suddette nel solo testo italiano. 
Si è pure assecondato il desiderio dei fedeli, che nella totalità hanno proposto un carattere più visibile. 
Però avranno la bontà di scusarci se il testo italiano delle parti corali e delle orazioni fu composto in corpo più piccolo. 
Occorre intendersi! 
Si tratta di parti che dovrebbero essere recitate in latino con il celebrante e che il medesimo legge a voce alta in nome dell'intera assemblea. 
Tale è il vivo desiderio della Chiesa, tale fu il nostro intento.  

La Santa Messa 

È il sacrifìcio della Croce, portato sui nostri altari, per il ministero del Sacerdote. 
Nella Messa abbiamo la medesima vittima, il medesimo offerente principale, i medesimi frutti del sacrificio offerto da Gesù Cristo sul Calvario. 
Si offre per quattro fini: adorare, ringraziare, soddisfare, supplicare la divina Maestà. 
I due primi hanno specialmente di mira la gloria di Dio; gli altri due la pace e la salvezza degli uomini. 
I fini  particolari possono essere molti. 
Quattro frutti porta la santa Messa: uno generalissimo, per tutti i fedeli vivi e defunti; 
uno generale, per quanti in qualche modo concorrono al Sacrifìcio; 
uno speciale, per chi viene applicata la Messa; 
uno specialissimo, per il Sacerdote.  

Le parti della Messa 

La santa Messa si divide in tre parti: la prima, istruttiva, va sino all'Offertorio escluso; la seconda dall'Offertorio al Pater escluso, ed è il vero sacrificio; la terza sino alla fine e ha per centro la Comunione. 
 Nella prima parte ci uniamo a Gesù sacerdote-vittima con la nostra fede. 
In essa l'Epistola ed il Vangelo ci danno una più sapiente conoscenza di Dio e di Gesù Cristo. Facciamo a Dio ossequio della nostra mente, recitando il Credo e chiediamo una fede sempre più profonda, ferma, pratica. 
Nella seconda parte Gesù Cristo vittima rinnova per noi il sacrificio della sua vita. 
Offriamo il sacrificio divino con tutte le intenzioni di Gesù Cristo riguardo a Dio, a noi, agli uomini. 
Ci uniformiamo a questo divino esemplare, imitandolo nella carità, sino all'immolazione di noi per Lui, che è morto per noi. 
Nella terza parte Cristo si dà alle anime e vuole unirsi all'uomo. 
Egli è la nostra vita soprannaturale ed eterna. 
Dal Pater alla Comunione il Sacerdote compie la preparazione; quindi si comunica; poi ringrazia. 
Gesù e la vite, si unisce a noi che siamo i tralci. 
Egli ci vivifica; è in noi e con noi produce frutti di vita eterna. 
Fatta la Comunione sacramentale o almeno spirituale, proponiamo di slare uniti a Lui. 
In breve: Gesù Cristo nella Messa si presenta a noi come Verità che dobbiamo credere con tutta la mente (l.a parte), come Via che dobbiamo seguire con tutte le nostre forze (2.a parte), come Vita a cui dobbiamo unirci con tutto il nostro cuore (3.a parte). 
G. Alberione  

Partecipazione alla Santa Messa 

Nell'Istruzione della S. Congregazione dei Riti sulla Musica sacra e la sacra Liturgia (leggere anche QUI N.d.R), si esortano i fedeli ad assistere alla S. Messa con devozione e attenzione e non come estranei o semplici spettatori. 
Procuriamo dunque di avere una partecipazione esterna, alzandoci, inginocchiandoci, sedendoci, ecc.; interna seguendo con la mente le varie parti del Sacrificio; sacramentale accostandoci alla Comunione durante la Messa, dopo quella del Sacerdote.  

LA PARTECIPAZIONE DEI FEDELI ALLA MESSA LETTA 
varia secondo la capacità e la preparazione, i bisogni e le disposizioni dei fedeli.  

Il primo modo consiste nel meditare piamente i misteri della Passione di Cristo o nel compiere esercizi di pietà e fare altre preghiere che, pur differenti nella forma dai sacri riti, ad essi tut tavia corrispondono per la loro natura. 
È consigliato con insistenza l'uso del Messalino.  

Secondo modo: cantare (anche in lingua volgare) inni e lodi intonati alle diverse parti La Santa Messa e dialogare con il Sacerdote le risposte affidate al chierichetto. I canti si possono eseguire soltanto prima dell'inizio della Messa, all'Offertorio, al Sanctus, prima e durante la Comunione, alla fine della Messa: mai in altri momenti.  

Terzo modo: seguire la Messa dialogata, alla quale i fedeli possono partecipare in diversi gradi: 
a) Si limitano alle risposte liturgiche più facili, cioè: Amen; Et cum spiritu tuo; Deo gratias; Gloria tibi, Domine; Laus tibi, Christe; Habemus ad Do-minum; Sed libera nos a malo...  

b) Oltre alle risposte suddette, i fedeli recitano le parti dell'inserviente: il salmo Iudica; Confiteor; Kyrie; Suscipiat; Pater noster (recitato per intero e in latino assieme al Sacerdote); Domine, non sum lignus (recitato tre volte con il Sacerdote nel rito della Comunione dei fedeli)

c) I fedeli dicono anche il Gloria in excelsis, Credo, Sanctus-Benedictus, Agnus Dei (assieme al celebrante). 

d) Recitano inoltre l'Introito, il Graduale, l'Offertorio e il Communio (assieme al celebrante). 

PER LA PARTECIPAZIONE ALLA MESSA CANTATA 
sono stabiliti diversi gradi: 

il primo, del tutto elementare, consiste nel canto delle risposte al Sacerdote: Amen; Et cum spiritu tuo; Gloria tibi, Domine; Habemus ad Dominum; Dignum et iustum est; Sed libera nos a malo; Deo gratias.  

Il secondo consiste nel cantare anche il Kyrie, il Gloria, Credo, Sanctus-Benedictus, Agnus Dei

Il terzo grado si ha quando i fedeli partecipano pure al canto dell' Introito, Graduale, Offertorio, Communio. 

Durante la Messa cantata non si possono intonare canti in italiano, i quali sono permessi in latino e soltanto dopo il canto dell'Offertorio, durante la Comunione e la lettura dell'ultimo Vangelo.

18 commenti:

  1. Beh... nulla a che vedere né con il "novus ordo" né con il clima umanistico, e, fra un po', anche naturalistico-ecologistico-amazzonico. Allucinati cattocomunisti: SVEGLIATEVI!!!!!!!!!!!!!!

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  2. Un bel post. Ci ssarebbe da mettere in risalto però che è illegittimo anche il mutismo dei fedeli nella messa tridentina . Ha scritto il B.Alberione "cantare (anche in lingua volgare) inni e lodi intonati alle diverse parti La Santa Messa e dialogare con il Sacerdote le risposte affidate al chierichetto. I canti si possono eseguire soltanto prima dell'inizio della Messa, all'Offertorio, al Sanctus, prima e durante la Comunione, alla fine della Messa: mai in altri momenti." E' la più santa delle aspirazioni delle messe ripristinate dal Summorum.

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    1. Poichè non mi risulta che il commento del beato Alberione abbia valenza normativa, nè risulta essere strettamente cogente l'Instructio de musica sacra del 1958, che pone delle opzioni e delle esortazioni, il suo discorso non si regge su basi valide.

      Ha invece valore, non dico di norma ma quantomeno di prassi e consuetudine, l'uso millenario, comune a tutte le liturgie, che individua quale attore della liturgia, oltre al celebrante e ai ministri, solo il coro, lasciando al popolo la partecipazione spirituale, assolutamente sufficiente.

      Ella potrà essere sostenitore della c.d. "messa dialogata" o della "messa cantata dal popolo", cose che ritengo antiliturgiche e antitradizionali, ma parlare di illegittimità è del tutto fuori luogo.

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    2. @Unam Sanctam che ha scritto "Ella potrà essere sostenitore della c.d. "messa dialogata" o della "messa cantata dal popolo", cose che ritengo antiliturgiche e antitradizionali..." bene allora è una medaglia di cui vantarsi : sono state proprio queste sfaccettature che qualcuno miopemente difinisce "antiliturgiche e antitradizionali (sic!) a salvare il venerato rito romano classico dal completo oblio.
      Non si può amare quel che non si conosce! Dove il movimento liturgico degli inizi del '900 è arrivato ha salvato l'antica liturgia. Dove non è arrivato la messa "normativa" post conciliare di bugniniana memoria si è imposta con forza! Cosa preferisce lei?

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    3. Il rito romano classico non si è salvato così: così si sono tramandate interpretazioni errate, antistoriche, pietistiche, ideologiche che hanno corrotto la percezione dei principi della liturgia, talchè oggi gli istituti tradizionali e i gruppi Ecclesia Dei non celebrano la messa tradizionale secondo la prassi secolare ma secondo usi contestabili e recenziori. L'antica liturgia si è salvata grazie al patrimonio manualistico dei grandi esperti di liturgia (pre-ottoceschi), e a preti di retta fede e pietà come il compianto don Siro Cisilino, che rifiutava tutte le riforme del rito romano a partire da quelle di Pio XII e le invenzioni come la "messa dialogata" vel similia.

      Per inciso, io preferisco e frequento la liturgia bizantina, dove stanno cercando di introdurre mutamenti simili di stampo modernista, ma grazie alla pietà del popolo e di parte del clero, nonchè a una struttura non verticistica della Chiesa, non avranno possibilità alcuna di imporsi.

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    4. Ottimo Unam Sanctam: circostanziato, lucido, deciso, preciso.

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  3. @Diego Quel che facevano nel tuo paese! Straordinario ! " Il terzo grado si ha quando i fedeli partecipano pure al canto dell' Introito, Graduale, Offertorio, Communio. "

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  4. " Il popolo cantava a gran voce ai Vespri, alle Via Crucis, alle processioni, alle Messe solenni. Un canto forte e severo che secoli e secoli gli avevano tramandato. Il popolo cantava e si è fatto stare zitto, gli si è gridato in faccia che cantava male, che il suo canto era indegno della casa di Dio. La chiesa aveva un patrimonio incommensurabile di canto popolare affondante le sue radici nel gregoriano e nelle laudi. Tutto s'è perso ! Sentivi tutti rispondere al Te Deum, al Veni Creator, al Credo. La fobia del latino ha fatto abbandonare questi canti preferendo deboli testi volgari e ancor più deboli musiche indegne del culto divino, dell'animo del popolo e della sua gran voce, obbligandolo a sbiascicare e ad ascoltare nenie insulse e noiose " ( Domenico card. Bartolucci )

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    1. "Sentivi tutti rispondere" dipende in che zone, in quali posti diversi. Ci sono serissime, inconfutabili, inoppugnabili testimonianze che dicono il contrario. Dipende dalle località.

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    2. Ovviamente il rispondere dipendeva anche dalla presenza di un sacerdote o laico che sapesse insegnare al popolo a cantare. A 300 Km di distanza dalla cittadina di Bartolucci sentivo la stessa cosa in tutte le parrocchie. Mio zio aveva insegnato al popolo ( che ora tace !) anche la Missa de Angelis in una parrocchia di 800 persone, anche povera gente, che la cantava benissimo. In tutti seminari si insegnava musica ( ora abolita) perché i sacerdoti potessero insegnare al popolo a cantare. Tanti anni fa mi commossi nel sentire una ragazza negra che rispondeva al Credo gregoriano in S. Maria Maggiore perché, mi disse, l'aveva imparata da bambina, L'eccezione conferma la regola ! Il popolo che tace è una delle tante truffe di riformatori per giustificare la sovversiva riforma liturgica.

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    3. Coloro che da ragazzi, in tempi non sospetti, hanno cantato e sentito, per esperienza diretta, il popolo cantare, non hanno bisogno di testimonianze, "inconfutabili, inoppugnabili". Negli anni 50' Pio XII, in S. Pietro, fece tacere il coro gregorianista " scientifico", per lasciare al solo popolo il canto del Te Deum che ben conosceva.

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    4. Che bella testimonianza @Anonimo 10:23! Il grandissimo Papa Pio XII se fosse vissuto più a lungo avrebbe certamente rigormato, in senso cattolico, la liturgia romana secondo i rapidissimi cambiamenti temporali e la sconfitta dell'analfabetismo!

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  5. La mania della "partecipazione" dei fedeli alla S. Messa è abbastanza recente, risale agli anni 50. Il "cinquantismo" segna l'inizio delle riforme liturgiche che hanno devastato la Chiesa... L'infausta riforma della Settimana Santa, il permesso delle letture dell'Epistola e del Vangelo in lingua volgare, etc... Niente di buono. Manie che hanno condotto al disastro conciliare.

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    1. La partecipazione diretta dei fedeli alla Santa Messa non è ne' una "mania" e neppure è ascrivibile dagli anni '50 San Pio X difatti parla dell'actuosa partecipatio e non erano gli anni '50. Per fare gli snobboni c'è spazio nel mondo laico: non nella liturgia cattolica tradizionale che è espressione della più pura "popolarità"! Comprova di quel che stiamo scrivendo è che nelle località dove l'actuosa partecipatio era in uso la messa tradizionale è stata difesa dopo la cosiddetta riforma liturgica. Ci vogliamo una buona volta domandare perchè soprattutto in Italia (e anche in Spagna) la riforma bugniniana si è così fortissimamente imposta fra il popolo? Un motivo serio ci sarà stato... Continuate a definire "mania" l'actuosa partecipatio dei fedeli e vi trovete ancor più soli nelle vostre povere manie...

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    2. Chi, " per antico pelo" conosce, anche da chierichetto, la liturgia precedente alla riforma di Pio XII ne conosce bene le deficienze: il sacerdote, isolato in silenzio al quale il popolo assisteva del tutto assente. Il Messale del 1962 con le risposte, poi con le letture in volgare come suggerito da papa Benedetto almeno nella Messa piana, è una soluzione che rispetta dottrina e partecipazione del popolo che non deve essere ministeriale, come vorrebbe l'eresia del NO. Il tradizionalismo spinto fuori della verità è nocivo alla tradizione e dà facile pretesto ai sovversivi per critiche che finiscono, paradossalmente, per avere ragione.

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    3. Non sono né uno "snobbone" né un maniaco. L'actuosa partecipatio di San Pio X è cosa ben diversa da quello che si intende oggidì, dove si vuole che i fedeli ne facciano di tutti i colori alla "messa" conciliare. In un qualche modo tutti coloro che andavano alla Messa di sempre partecipavano più o meno devotamente, spesso con il cuore, a volte recitando qualche mistero del Santo Rosario o altre preghiere. Nel mio paese e nelle frazioni del mio paese, il 99% dei fedeli appartenevano al contadinato, avevano studiato fino alla quinta elementare, ma non erano per questo degli imbecilli e sapevano che cos'è il Santo Sacrificio della Messa di sempre. Oggidì, sono tutti quanti laureati (e spesso gran somari) e quindi forse si può più facilmente attuare la forma di partecipazione che lei desidera. Bisogna però aggiungere che c'è più sapienza, ma meno umiltà. Io ricordo molti dei contadini dei quali ho scritto di sopra e ne conservo un ricordo bello, edificante.

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  6. la saggia riflessione di Anonimo delle 10:52 che andrebbe incorniciata . la riscrivo "Chi, " per antico pelo" conosce, anche da chierichetto, la liturgia precedente alla riforma di Pio XII ne conosce bene le deficienze: il sacerdote, isolato in silenzio al quale il popolo assisteva del tutto assente. Il Messale del 1962 con le risposte, poi con le letture in volgare come suggerito da papa Benedetto almeno nella Messa piana, è una soluzione che rispetta dottrina e partecipazione del popolo che non deve essere ministeriale, come vorrebbe l'eresia del NO. Il tradizionalismo spinto fuori della verità è nocivo alla tradizione e dà facile pretesto ai sovversivi per critiche che finiscono, paradossalmente, per avere ragione. "

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  7. Rimango dell'opinione che il PRIMO MODO di partecipare alla S. Messa sia il migliore in assoluto. Unito, come raccomanda l'istruzione della S. Congregazione dei Riti, all'uso del Messalino, che dovrebbe essere letto a casa, prima di recarsi in chiesa per la cerimonia. Sovente i fedeli che usano rispondere al celebrante URLANO le risposte, come facevo io quando al Distretto Militare di Padova (oh che bei ricordi! S. Messa a S. Simon Piccolo ogni Domenica!) gridavo "presente!" all'appello dell'adunata mattutina. Non è il meglio. E poi c'il pericolo che tutti quanti vogliono fare i preti e le prete come succede ora nel N. O. Più in alto, un altro commentatore ricorda don Siro Cisilino. Anch'io voglio ricordarlo e come un SANTO SACERDOTE. Caro don Siro, aiutaci dal cielo!

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