"Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere"
Ci voleva un ateo per dirlo...
Ci voleva un ateo per dirlo...
QUI il testo di Le Monde.
QUI Costanza Miriano sulle vergognose dichiarazioni di Mons. Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita: Giovanni Paolo II si rivolterà nella tomba.
Luigi
PS. dal nostro amico Giovanni: "Consummatum est. Qualcuno avrebbe dovuto recarsi a Reims - invece che a Lampedusa, simbolo di naufragi, certo non di motovedette di tipo nazionalsocialista che sparano su barche e barconi, naufragi peraltro alimentati di chi fomenta illusioni e così riempie i portafogli dei nuovi negrieri. Ma non ci è andato e non ci andrà. Anche perché, come dice il suo uomo di paglia, “volessimo creare turbamento e divisione nella pubblica opinione?”. E poi le “cure” vanno interrotte, “volessimo darci all’accanimento terapeutico?” (quindi, signori, quando mangiate e bevete, vi state curando, e badate a non sbagliare ricetta...). Epperò, io da signor nessuno scartato e emarginato, del tutto periferico rispetto al mainstream, una domanda gliela farei. “Perché Lei chiede agli Stati (dico agli Stati) di eliminare la pena di morte per i colpevoli, e non quella per gli innocenti invece d’insistere con la stucchevole litania dello ‘scarto’ che riguarda solo i singoli e ricchi (perchè ovviamente sono i ricchi che “scartano”) individui?”.
Intanto, un altro uomo è stato condannato a morte - morte atroce, per fame e sete - da una corte di giustizia, nel totale silenzio d’ogni autorità morale. Nessuno è andato a Reims. Nessuno ci andrà. Se non un manipolo di brave persone".
PS. dal nostro amico Giovanni: "Consummatum est. Qualcuno avrebbe dovuto recarsi a Reims - invece che a Lampedusa, simbolo di naufragi, certo non di motovedette di tipo nazionalsocialista che sparano su barche e barconi, naufragi peraltro alimentati di chi fomenta illusioni e così riempie i portafogli dei nuovi negrieri. Ma non ci è andato e non ci andrà. Anche perché, come dice il suo uomo di paglia, “volessimo creare turbamento e divisione nella pubblica opinione?”. E poi le “cure” vanno interrotte, “volessimo darci all’accanimento terapeutico?” (quindi, signori, quando mangiate e bevete, vi state curando, e badate a non sbagliare ricetta...). Epperò, io da signor nessuno scartato e emarginato, del tutto periferico rispetto al mainstream, una domanda gliela farei. “Perché Lei chiede agli Stati (dico agli Stati) di eliminare la pena di morte per i colpevoli, e non quella per gli innocenti invece d’insistere con la stucchevole litania dello ‘scarto’ che riguarda solo i singoli e ricchi (perchè ovviamente sono i ricchi che “scartano”) individui?”.
Intanto, un altro uomo è stato condannato a morte - morte atroce, per fame e sete - da una corte di giustizia, nel totale silenzio d’ogni autorità morale. Nessuno è andato a Reims. Nessuno ci andrà. Se non un manipolo di brave persone".
globalist 11 luglio 2019
Arriva il duro attacco dello scrittore francese Michel Houellebecq contro le istituzioni di Parigi: “Lo Stato è riuscito a fare ciò che gran parte della sua famiglia aveva insistentemente provato a fare da anni: uccidere Vincent Lambert”.
Il testo è stato pubblicato da Le Monde poche ore dopo la morte dell’uomo che viveva da anni in stato vegetativo a causa di un incidente. Lo scrittore fa un cenno ai parenti di Lambert solo all’inizio, perché le sue invettive sono riservate tutte al governo francese: “Speravo nella neutralità dei suoi esponenti. D’altra parte Macron aveva dichiarato che non si sarebbe immischiato. E io pensavo che i suoi ministri avrebbero fatto lo stesso”. Così non è stato.
Le parole di Houellebecq fanno riferimento alle esternazioni della ministra della Salute e della Solidarietà, Agnès Nuzyn. “Avrei dovuto diffidare di lei e, in verità, un po’ avevo diffidato quando l’avevo sentita dire che l’insegnamento di questa triste vicenda sarebbe stato che non bisogna dimenticare di mettere nero su bianco le direttive anticipate (il riferimento è alle disposizioni da redigere quando si è in buono stato di salute sulle proprie volontà in caso di malattia grave o di condizioni simili a quelle cui si trovava Lambert, ndr)”.
Lo scrittore non usa mezzi termini e, facendo riferimento alla condotta che (secondo la sua interpretazione del pensiero di Nuzyn) Lambert avrebbe dovuto tenere prima dell’incidente stradale che lo aveva condotto in stato vegetativo, scrive: “Lambert non aveva lasciato alcuna disposizione. Circostanza aggravante: era infermiere. Avrebbe dovuto sapere meglio di ogni altro che l’ospedale pubblico ha altre cose a cui pensare rispetto a mantenere in vita una persona con un grave handicap. Se nelle strutture pubbliche ci fossero troppi Vincent Lambert, costerebbero un sacco di soldi”.
Poi il riferimento allo stato di salute dell’uomo: “Non era in preda a sofferenze insostenibili, non soffriva affatto. Non era neanche in fin di vita. Viveva in uno stato mentale particolare o, più onestamente, dovremmo dire che non era quasi per niente cosciente. Non riusciva a comunicare con chi gli stava intorno (questa cosa, francamente, non è un fatto isolato: succede a tutti quasi tutte le notti)”.
Per lo scrittore, insomma, non ci sono giustificazioni per l’interruzione del trattamento che teneva in vita Lambert. L’infermiere, sostiene, è stato vittima della sovraesposizione mediatica e dell’ingerenza dello Stato.