Tolentino , Sabato 22 giugno 2019
dalle ore 23
VISITA NOTTURNA ALLE SETTE CHIESE *
Il giovane agostiniano Padre Giuseppe Prestia O.S.A., sagrista della Basilica di San Nicola, originario di Palermo, ancor prima del terremoto del 2016 aveva proposto il pellegrinaggio notturno della visita alle sette chiese di Tolentino.
Nessuno avrebbe "scommesso" sulla risucita dell'iniziativa notturna del giovane frate palermitano.
Il successo invece lo si è toccato per mano fin dalla prima "edizione": nessuno si aspettava che delle famiglie, dei ragazzotti e degli anziani avessero aderito a quello strapazzo fisico notturno e soprattutto nessuno si aspettava di vedere tante persone inginocchiate a terra per adorare in silenzio Gesù sacramentalmente presente dentro il Tabernacolo.
Cosa ha fatto di così straordinario padre Giuseppe? Niente di che... ha "solo" ripreso, a
suon di rosari , di adorazioni eucaristiche e di catechesi una delle più belle devozioni oratoriane di cui si può indicare con assoluta precisione la data di inizio: quel giovedì grasso del 1552 quando San Filippo Neri per la prima volta oppose ai festeggiamenti paganeggianti del carnevale romano la devozione ai luoghi più santi di Roma, e la meditazione sulla Passione .
Il santo "della gioia" ridette nuovo smalto ad una tradizione antichissima che può risalire dalla fondazione delle sette basiliche romane quando i pellegrini sin dai primi secoli del cristianesimo affluivano a Roma per venerare le numerosissime sepolture di martiri.
"Si potrebbe pensare che anche la tradizione della visita alle sette chiese abbia qualcosa a che vedere col culto dei santi, dal momento che quattro delle nostre chiese sono basiliche sepolcrali (“memorie”), erette sulle tombe degli apostoli e dei martiri, S. Pietro, S. Paolo, S. Lorenzo e appunto S. Sebastiano. In realtà, tutti i luoghi di sepoltura erano extra muros , esterni alla cinta muraria, perché sino al 700 fu in vigore un’antica regola consuetudinaria che dichiarava le tombe inviolabili e rendeva impossibile trasferire i resti dei martiri entro lo spazio cittadino .
I più antichi itinerari per i pellegrini, perciò, enumerano i cimiteri extraurbani e le chiese entro la cinta delle mura aureliane in paragrafi distinti.
Sembra improbabile, insomma, che esistesse in epoca molto antica un itinerario che, come quello delle sette chiese, collegasse fra loro santuari vicini e lontani dal centro cittadino: le strade dei pellegrini dovevano tenersi separate.
Non è quindi nella storia del culto dei martiri che dobbiamo cercare l’origine della nostra tradizione, anche se, come è ovvio, quel culto è alla base di tutti gli altri che si sono susseguiti a Roma.
Piuttosto, la strada da percorrere sembra un’altra: la storia delle liturgie pontificie, che nel corso dei secoli si andarono sempre più complicando e cristallizzando nelle forme che restarono poi intatte per secoli.
La tradizione che in particolare ci interessa è quella delle stationes : a partire dal V secolo, con papa Ilaro (461-68), si fissò cioè l’abitudine, che risaliva a subito dopo le fondazioni costantiniane, per cui il papa non celebrava la messa sempre nello stesso luogo, ma, a secondo delle festività, si recava in processione con i prelati e il popolo presso una chiesa di particolare prestigio, dove si fermava ( statio ) e celebrava l’eucaristia.
Si venne così a costituire una tradizione di processioni che attraversavano la città, giungendo sino ai cimiteri extraurbani, che si manterrà ben viva almeno fino alla cattività avignonese, nel Trecento.
E’ certo possibile che la visita alle sette chiese si sia sviluppata da questa diffusa tradizione processionale.
Anche se nel “calendario” che regolava la dislocazione delle stazioni di chiesa in chiesa, secondo le feste del calendario liturgico, non figurano soltanto le nostre sette basiliche, sembra comunque di capire che proprio ad esse (almeno a sei di loro, esclusa S. Sebastiano), fosse riconosciuto un prestigio superiore alle altre.
Le stazioni che avevano per meta le sette basiliche in questione, infatti, erano molto più numerose di tutte le altre, e qualitativamente superiori, poiché si collocavano nelle feste più importanti dell’anno (la Pasqua, il Natale, e via dicendo).
E questo concorda in pieno con le poche testimonianze che possediamo di una devozione alle sette chiese “in gruppo”, cioè, appunto, come complesso spirituale a sé, da venerare tutte insieme." ( Fonte dello studio storico "Gli scritti" QUI)
In alcune Città dove a causa delle Leggi piemontesi Rattazzi-Siccardi, estese man mano ai territori "annessi" al nuovo stato unitario, molte chiese, importanti per fede, per storia e per arte, vennero inesorabilmente "indemaniate" per trasformarle in strutture profane, dei Sacerdoti hanno avuto la santa idea di estendere la sosta di preghiera delle sette chiese anche davanti agli edifici che un tempo furono delle chiese cattoliche.
Ad esempio l'intinerario unico di tutti i pellegrinaggi delle Vicarie della Diocesi di Macerata nell'Anno Santo della Misericordia: dalla piazzetta dove sorgeva la chiesa della Sacra Sindone (ora piazza Garibaldi - o piazza dei Cancelli) alla Cattedrale aveva un percorso altamente interessante anche dal punto di vista storico e artistico.
Durante la processione fino alla Cattedrale i fedeli infatti hanno sostato in preghiera sia davanti le chiese aperte al Culto che nei luoghi dove si trovavano gli edifici sacri poi confiscati e profanati dagli invasori vincitori.
Ogni sosta era evidenziata da un'artistica croce e da una targa indicativa collocate sulle mura dell'ex chiesa.
Inutile dire che nonostante le necesssarie autorizzazioni alcune croci furono rimosse abusivamente da "zelanti" studenti di sinistra inneggianti alla "laicità dello stato".
Nella sola città di Macerata furono"trasformate" in strutture pubbliche o demolite le chiese di: Santa Maria del Suffragio (poi Foro Annonario); Santa Chiara ( poi Tribunale vecchio-Corte di Assise); Sant'Antonio di Padova (poi abitazione privata); Santa Maria della Fonte (poi Cimitero civico); San Giuseppe (poi abitazione privata); San Francesco -monumentale- (poi Palazzo degli Studi 1); Santa Maria delle Grazie (poi Convitto Nazionale); San Rocco (poi Caserma Carabinieri); Santa Caterina (poi Palazzo delle Poste); San Gerolamo della Carità ( poi Palazzo degli Studi 2); San Giovanni Battista Decollato (poi Orfanatrofio- ora scuola superiore); San Lorenzo (dapprima scuola di musica poi palazzo privato); Natività di Maria Santissima (poi rifugio antiaereo ora bar).
Nella sola città di Macerata furono"trasformate" in strutture pubbliche o demolite le chiese di: Santa Maria del Suffragio (poi Foro Annonario); Santa Chiara ( poi Tribunale vecchio-Corte di Assise); Sant'Antonio di Padova (poi abitazione privata); Santa Maria della Fonte (poi Cimitero civico); San Giuseppe (poi abitazione privata); San Francesco -monumentale- (poi Palazzo degli Studi 1); Santa Maria delle Grazie (poi Convitto Nazionale); San Rocco (poi Caserma Carabinieri); Santa Caterina (poi Palazzo delle Poste); San Gerolamo della Carità ( poi Palazzo degli Studi 2); San Giovanni Battista Decollato (poi Orfanatrofio- ora scuola superiore); San Lorenzo (dapprima scuola di musica poi palazzo privato); Natività di Maria Santissima (poi rifugio antiaereo ora bar).
* A causa del sisma del 2016 molte insigni chiese antiche di Tolentino sono chiuse: la preghiera e la catechesi avranno luogo all'esterno oppure nei locali sostitutivi .
AC