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mercoledì 5 giugno 2019

Il Presidente delle ACLI della Sardegna contro il Crocifisso in un ufficio pubblico

Forse sarebbe stato meglio far naufragare nell'oceano dell'indifferenza la ridicola ed inutile polemica contro il Crocifisso che il nuovo Presidente del Consiglio Regionale della Sardegna ha appeso nel suo ufficio. 
A contestare quella legittima e "normalissima" scelta è stato purtroppo  il Presidente regionale  delle ACLI della Sardegna: si avete letto bene! Il Presidente regionale della benemerita Associazione Cristiana dei Lavoratori Italiani che fu benedetta e fortemente appoggiata da Papa Pio XII.
Nel suo stemma conserva la Croce che svetta sui simboli del lavoro fedele al motto costitutivo: " Testimoni del vangelo nel « movimento operaio »" .
Le ACLI sono state un "disegno della Provvidenza" per arginare quella che allora sembrava fosse stata la resa collettiva dei lavoratori nei confronti dell'avanzante ideologia marxista e il naufragio soprattutto nella classe operaia della dottrina cristiana . 
Il fondatore Achille Grandi con chiare parole ha riassunto le fasi costitutive delle ACLI "Noi volevamo che rivivessero nelle Acli le nobili tradizioni della dottrina leoniana e di
quelle mirabili opere che sorsero in Italia inseguito all’importante enciclica, e che raggiunsero il massimo della loro efficienza dopo l’altra guerra. E perché rimanessero nel solco della tradizione occorreva agganciarsi all’Istituto cattolico di attività sociali che fu l’erede di tutte le opere sociali secondo gli ordinamenti che diede Pio XI all’Azione cattolica oltre 20 anni fa. Così iniziammo ancora prima del Patto di Roma i primi contatti con vari dirigenti dell’Azione cattolica per mettere le basi e delineare le finalità dell’organizzazione. Ma questa non poté sorgere immediatamente dopo la liberazione di Roma perché occorreva il crisma dell’Autorità ecclesiastica" .
Nel 1955 in occasione del primo decennio di vita le Acli "organizzarono a Roma una delle più grandi manifestazioni popolari mai viste fino ad allora. A Piazza del Popolo il presidente delle Acli, Dino Penazzato, tenne il discorso delle tre fedeltà " : un lungo discorso veramente “storico”: «Il seme gettato dieci anni fa, da pochi uomini, ma nella ispirazione di un grande insegnamento, è cresciuto, si è ingigantito:oggi afferma a piena voce la propria forza. Una triplice fedeltà guida ed illumina il nostro impegno, di oggi e di sempre: Fedeltà alla classe lavoratrice,che ci è facile e naturale perché siamo lavoratori, è la fedeltà ai sacrifici ed alle lotte di ieri, ai sacrifici di coloro che ci hanno preceduto; (...).Fedeltà alla democrazia,(...) come la strada che consente ogni sviluppo e garantisce il progresso nella dignità; (...).Fedeltà alla Chiesa,una fedeltà dolce e forte che segna e accompagna tutta la nostra vita. È la fedeltà gioiosa che libera e promuove, che rende potente anche la pochezza e sicuro il cammino di là da ogni incertezza: la splendida fedeltà nella verità..." (...).
Nell'XI Congresso delle ACLI a Torino nel 1969 con la fine del collateralismo nei confronti della Dc e l’acquisizione del principio del voto libero dei cattolici alla visione cristiana della società e del lavoro subentrò purtroppo "una sensibilità anticapitalistica e classista, e si intensifica l’attenzione per il marxismo come metodo privilegiato di interpretazione della realtà sociale. ...
Il 6 marzo 1970, esprimendo «perplessità» e turbamento per l’uso di linguaggi «incompatibili con la visione cristiana», il presidente della CEI, Cardinale Antonio Poma consegnò, a Emilio Gabaglio, una lettera con richiesta di chiarimenti su quattro punti: 1) Se le Acli “volevano ancora essere considerate movimento sociale dei lavoratori cristiani” (art.1 dello statuto); 2) se consideravano ancora obbligante la formazione integrale del lavoratore (art.2); 3) se intendevano “ancora avvalersi della presenza del sacerdote assistente”; 4) se assicuravano di tenere in debito conto i valori fondamentali dell’insegnamento sociale del cristianesimo." ( Tutte le citazioni sono prese da "Raccontare le ACLI" QUI )

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Il Presidente regionale delle Acli della Sardegna Franco Marras ha  nel presidente dei vescovi tedeschi il Cardinale Reinhard Marx ( e non solo lui) un "collega" di polemica contro il Crocifisso nei locali pubblici: il 24 aprile 2019 infatti - il premier luterano bavarese Markus Söder ha richiesto che, entro il primo di giugno, in tutti gli ingressi degli uffici amministrativi statali vengano esposti dei crocifissi al fine di «esprimere il carattere storico e culturale» del Land che ha dato i natali a papa Benedetto XVI e quale «impegno visibile per i valori fondamentali dell’ordine legale e sociale in Baviera e in Germania» . Una scelta, questa, che ha trovato l’opposizione pubblica del cardinale Reinhard Marx, presidente della Conferenza episcopale tedesca, che ha lamentato il fatto che la decisione di Söder crea «divisione, inquietudine e animosità» -. 
Dio scrive dritto anche sulle righe storte degli uomini” disse San Vincenzo de' Paoli (1581-1660). 
Nella realtà attuale  difatti  i gesti antichi dei nostri Padri e le radici cristiane della nostra gente vengono salvaguardati e proposti per lo più da semplici laici come valore irrinunciabile  per il futuro delle nuove generazioni  :
AC


Crocifisso in Regione, le Acli contro il leghista Pais: 
“Ostentazione della fede cattolica” 

Crocifisso in Regione, le Acli contro il leghista Pais: “Ostentazione della fede cattolica”. 
Il presidente regionale delle Acli Franco Marras non ha gradito l’ostentazione di Michele Pais, presidente del consiglio regionale, che ha esposto il crocifisso nel suo ufficio. 
E mentre Pais ribadisce di essere orgoglioso della scelta, Franco Marras sulla pagina delle Acli ribatte nella polemica aperta: “Non sono, evidentemente, riuscito a esprimere il concetto con il quale segnalavo al Presidente Pais la differenza tra i convincimenti personali ed il ruolo Presidente della massima Assemblea Regionale. Ci riprovo con un esempio: se da Presidente delle Acli, Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani, facessi prevalere il mio essere cattolico rispetto ad altre espressioni della Cristianità pure presenti nella nostra organizzazione, commetterei l’errore di non essere rappresentativo e garante di tutti gli iscritti non cattolici. (Non si preoccupi il solerte presidente delle Acli della Sardegna: il Crocifisso appartiene a TUTTI i Cristiani ! O forse il Presidente Marras ci sta felpatamente informando che fra gli iscritti alle ACLI  ci sarebbero anche  dei nemici del cristianesimo? A chi non piace la Croce di Nostro Signore? N.d.R.) 
Analogamente il Presidente Pais, utilizzando la pagina dell’istituzione che presiede, esponendo il suo convincimento di fede altera la laicità della stessa istituzione che deve essere rappresentativa di tutte le diverse articolazioni, sociali e religiose e non.  ( Se ad esprorre il Crocifisso nel suo ufficio fosse stato invece il Presidente del Consiglio Regionale proveniente da un altro partito  Marras sarebbe intervenuto con altrettanta solerzia? N.d.R.)
Se il Sig. Pais avesse utilizzato la sua pagina personale avrebbe fatto cosa legittima a dichiarare tutto quello che ritiene, così non è stato. 
Circa la sua volontà di verificare se tutte le Acli condividano il contenuto di quanto espresso nel mio ruolo di Presidente, potrà farlo iscrivendosi e partecipando a democratici congressi che svolgiamo ogni quattro anni. È in tempo per il prossimo, lo terremo nel 2020 in occasione del nostro settancinquesimo compleanno”. 
Il Presidente del Consiglio regionale Michele Pais ha voluto nella sua stanza, al Sesto piano del Palazzo di Via Roma, un crocifisso (Cosa c'è di strano? Cosa di "anormale"? Cosa di disdicevole? N.d.R.)
Esporre il simbolo della spiritualità – ha detto il Presidente – è anche un omaggio alla grande storica devozione del popolo sardo. Il Crocifisso è l’ emblema della fede, ma anche della civiltà, della cultura cristiana e dell’unione tra i popoli”. 


Fonte: QUI

8 commenti:

  1. Beh, sul discorso delle "tre fedeltà" sarebbe meglio mettere un velo pietoso. Il linguaggio catto-comunista del medesimo è inequivocabile. La "fedeltà alla classe lavoratrice" emana un chiaro olezzo di lotta di classe. La "fedeltà alla democrazia" fa a cazzotti con la squisita aristocrazia del messaggio evangelico: "molti i chiamati, pochi gli eletti" (molti, non tutti, quindi quando Bergoglio dice "nella Chiesa c'è posto per tutti" dice una bufala).La "fedeltà alla Chiesa", dopo i due presupposti, resta una chimera: non sembra che oggi "la splendida fedeltà nella verità" vada per la maggiore; al contrario regnano il soggettivismo e l'anarchia. In quanto, poi, all'uso improprio delle parole, sarebbe ora di piantarla: la "classe lavoratrice" (e qualsiasi altra "classe") non può compiere "sacrifici": l'unico Sacrificio è quello dell'Altare, cioè di Gesù Cristo, e di coloro che, imitandolo, prendono la loro croce e Lo seguono. Altro che "democrazia"! La magagna delle ACLI è già nel loro inizio e il presidente Franco Marras ne è il coerente prodotto. Se fossero sciolte sarebbe meglio.

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  2. Il motto costitutivo delle ACLI: "Testimoni del vangelo nel movimento operaio" è tutto un programma. Di fatto, il movimento operaio, essenzialmente materialista e ateo, ha letteralmente divorato i "testimoni del Vangelo". Lo sproloquiare del presidente Marras è uno squisito (si fa per dire) esempio del più insipido doppiogiochismo ecumenico laicista (non laico, laicista) e ovviamente democratico, che è come dire despota.

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  3. A chi non interessa (compreso il presidente) l'esposizione del Crocifisso nei locali del patronato delle ACLI, dico che il suddetto patronato esiste grazie a Chi si trova appeso a quella croce. Diversamente non avrebbe motivo di esistere.

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  4. Le ACLI nacquero con il preciso scopo di portare voti cattolici (più che altro di dipendenti) nell'alveo della sinistra, nel rimbecillimento di massa durato fino ai primi anni '80 qualcuno c'è pure cascato, poi è emersa la vera natura di tale organizzazione. Allora è meglio la CGIL, meno subdola e dichiaratamente non cristiana. Comunque è bene che si evidenzi la vera identità di questi soggetti para-politici. Venendo alla fattispecie di cui sopra: ricordiamoci che la cattolicità, se non testimoniata pubblicamente, è nulla.

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  5. Salve, preciso che Pais non è Presidente della Regione (o come avete scritto, impropriamente, Governatore), ma Presidente del Consiglio della RAS.

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    1. Grazie della preziosa correzione: abbiamo provveduto! Grazie !!! AC

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  6. Sacrilegio e apostasia annunciata da parte di una associazione sedicente cristiana ma in realtà comunistoide, non nuova a simili pronunciamenti! Causa il declino, fino al rifiuto, della 'theologia crucis' da parte di teologi ed esegeti modernisti, iniziato con il CVII e recepito dalla riforma liturgica con la progressiva emarginazione della 'adoratio crucis' e l'allontanamento del crocefisso dagli altari e dal pettorale dei vescovi. Ancora una penosa manifestazione di una Chiesa, invasa da infiltrati laicisti, che rinnega se stessa e il fondamento della propria fede. Vediamo se i latitanti vescovi staranno zitti, come al solito quando si tratta di problemi di fede e smentiscono, come fu fatto negli anni settanta e poi per la deriva marksista delle ACLI, un fazioso esponente di quell' associazione il quale strombazza di democrazia ma critica aspramente chi ha il diritto di manifestare la propria fede.

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