Siamo grati ad un giovane Organista e Gregorianista, raro esperto e devoto cultore della Sacra Liturgia, per questo suo studio sull'Ufficio delle Tenebre: la suggestiva liturgia che sta riaffiorando qua e là grazie soprattutto a dei giovani musicisti desiderosi di pregare nella Settimana Santa "al modo dei nostri padri nella fede".
AC
L'Ufficio delle Tenebre
"Il giovedí, venerdí e sabato santo l'ufficio divino della Chiesa ci presenta i tre mattutini cosiddetti delle tenebre.
In essi si ravvisano i caratteri della piú grande antichità: si può infatti datarne l'origine in Roma al IV-V secolo.
Tali caratteri arcaizzanti, che nel medioevo furono facilmente interpretati in maniera affettiva e simbolica come segni di lutto, sono principalmente l'assenza degli inni (diffusi già nel V secolo, ma accolti nell'ufficiatura delle basiliche romane solo durante il XIII), del Gloria Patri alla fine dei salmi e dei responsori dopo le letture, ed infine, piú importante,
l'ordinamento di queste: mentre durante l'anno liturgico alle lezioni dell'antico testamento nel primo notturno e dei Padri della Chiesa nel secondo segue nel terzo la lettura di un brano evangelico e di una omelia patristica su questo (uso diffuso dall'XI secolo), nei mattutini del triduo il terzo notturno vede la lettura di un'epistola paolina, secondo lo schema piú antico risalente alla regola di san Benedetto (V secolo).
l'ordinamento di queste: mentre durante l'anno liturgico alle lezioni dell'antico testamento nel primo notturno e dei Padri della Chiesa nel secondo segue nel terzo la lettura di un brano evangelico e di una omelia patristica su questo (uso diffuso dall'XI secolo), nei mattutini del triduo il terzo notturno vede la lettura di un'epistola paolina, secondo lo schema piú antico risalente alla regola di san Benedetto (V secolo).
La suggestiva cerimonia (facilitata dalla tradizionale anticipazione di ogni mattutino alla sera del giorno appena precedente: il mercoledí sera si canta il mattutino del giovedí, e cosí via sino al mattutino del sabato santo cantato il venerdí sera dopo i riti della Passione) di spegnere una candela alla fine di ogni salmo lungo i tre notturni e le lodi ha origine gallicana e si diffuse a Roma solo dopo il IX secolo.
Viene tradizionalmente interpretata come simboleggiante la defezioni dei discepoli nelle ore della Passione di Cristo, mentre il nascondere sotto l'altare l'ultima candela lasciata accesa, per poi mostrarla di nuovo dopo il fragore prodotto dal clero e dai fedeli (a richiamare il terremoto alla morte di Cristo, o lo smarrimento dei cristiani privati del Redentore) simboleggia già dall'VIII secolo la sepoltura del corpo di Cristo e la sua resurrezione.
Mentre i testi del mattutino del giovedí si concentrano ad esprimere l'orrore per il tradimento di Giuda, e in quelli del sabato sono giustapposti una cupa tristezza ed una moderata ma presente speranza nella risurrezione, il venerdí essi indagano gl'intimi sentimenti del Cristo pendente dalla croce.
F.R."
Immagine: Il celebre candelabro " a triangolo" dell'Ufficio delle Tenebre ( foto Riscossa Cristiana QUI )