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venerdì 26 aprile 2019

Don Philippe Laguérie (IBP): "Ordinare uomini sposati? La constatazione di un fallimento!"

Alcuni amici  ci hanno tradotto e inviato per la pubblicazione un interessante articolo del Superiore Generale e  fondatore dell'Istituto Buon Pastore Don Philippe Laguérie  (foto sopra).
Grazie!
Luigi


Risposta pubblicata dal Rev. Don Philippe Laguérie, Superiore Generale e Fondatore dell’Istituto del Buon Pastore, in risposta ai propositi dell’Arcivescovo di Poitiers.

« Poitiers: l'archevêque favorable au mariage des prêtres »

Mons. Pascal Wintzer, arcivescovo di Poitiers [foto sotto] si é pronunciato a favore dell’autorizzazione delle ordinazioni sacerdotali per gli uomini sposati.
È la prima volta nella storia della Chiesa Cattolica Francese.

«Il sacerdote non é un uomo sacro, e nemmeno il vescovo. Penso che, come già nel caso delle Chiese Orientali, degli uomini sposati possano essere chiamati. ».

Questo è quanto dichiarato dal prelato sulle onde di Radio RCF lo scorso venerdì, ribadito poi su France 3, nella sera della domenica successiva.

« Questo cambierebbe la concezione sacra di cosa è il sacerdote, dipingendolo come se non fosse uomo, negando la sua sessualità, come se tutti gli esseri umani ne fossero esentati.

Avere preti sposati permetterebbe di vederli come degli uomini, come tutti. Penso che, una delle cause di questi crimini commessi su bambini o donne venga anche da questa concezione sacra del sacerdote. »

Risposta di don Laguérie

Ho conosciuto abbastanza bene Sua Eccellenza Mons. Wintzer, Arcivescovo di Poitiers, nella diocesi nel quale ho risieduto per quasi due anni.

Di bella presenza, alto, affabile e sorridente, aveva dovuto accogliermi per forza2.

Benché battezzato, cristiano, cresimato e ordinato sacerdote ben prima di lui, l’arcivescovo aveva precisato che la mia era un’accoglienza “in qualità di cittadino francese”.

Mi era anche stata concessa la facoltà di confessare, unitamente al mio segretario dell’epoca, don Billot, ma solo per la casa nella quale risiedevo; potevo dunque confessare ovunque sulla terra tranne che nel territorio della diocesi di Poitier.

Sua Eccellenza avrebbe potuto utilizzare i due nuovi sacerdoti residenti per qualche apostolato, in una diocesi ormai sinistrata, non a causa sua, ma da una lunga litania di predecessori ma… così non avvenne. Aveva già nella sua diocesi una dozzina di sacerdoti in abito talare che lo infastidivano notevolmente. Si sarebbe perfino potuto riaprire il seminario diocesano chiuso da molto tempo! Sappiamo ormai che in certe diocesi francesi, che preferisco non nominare, é più facile ottenere la cura di una parrocchia se si é criminali psicopatici, piuttosto che preti tradizionalisti.

Occorreva comunque trovare una soluzione alla terribile desertificazione sacerdotale delle diocesi di provincia; questa preoccupazione onora l’Arcivescovo di Poitiers perché un altro vescovo, suo vicino, auspicava nel mentre una Chiesa senza sacerdoti. Ora é cosa ormai fatta, o imminente, di procedere all’ordinazione di uomini sposati… questa é la trovata di Mons. Wintzer !

Almeno é il primo a dire a voce alta ciò che altri, purtroppo, pensano da molto tempo. Attenzione alle malevoli considerazioni! Non si tratta di far sposare i ministri già ordinati, questi hanno firmato, promesso e giurato… dovevano pensarci prima! Non diamo a queste povere anime sacerdotali, già tormentate da ogni tipo di fantasma, la speranza di una chimera matrimoniale.

Questa prima restrizione, si noti bene, è scomoda e oserei dire integralista. Se no vi è alcuna obiezione nello stesso sacerdozio per essere allo stesso tempo sacerdoti e sposati, perché permettere di essere ordinati dopo il matrimonio e non di essere sposati dopo l’ordinazione ? Si tratta solo di una sfortunata considerazione storica. « Qui il tempo, Monsieur, non c’entra niente con l’affare ! » avrebbe detto il vecchio Molière. Se si possono ordinare delle persone sposate perché non far sposare i sacerdoti ? « Ma hanno promesso », dice l’Arcivescovo di Poitiers, che finge di non sapere che la Chiesa potrebbe perfettamante avere il potere di sciogliere da questo obbligo.

Non voglio mettere in dubbio l’argomento della causa finale, fondata su buon senso matematico : « questo permetterebbe di rinvigorire il territorio dove numerose chiese aprono le porte solo per i funerali ». Occorre anche dire che é eccezionale e che probabilmente è la prima volta che un vescovo diocesano manifesta il suo allarme per la desertificazione delle nostre campagne. Bravo ! Ma vedo che questa considerazione viene fuori solo per sostenere l’ordinazione di uomini sposati…

La formazione di detti uomini, della durata attuale di sei anni o spesso anche più, non si pone come problema per Mons. Wintzer. « Un insegnamento specifico per questi nuovi rappresentanti della Chiesa non é affatto un’ utopia ». Quando si dice che é fattibile allora vuol dire che lo é !

Mi permetto di far presente a Sua Eccellenza che questi signori sono sposati ; hanno dunque una moglie che , per quanto sobria e modesta, può impegnare più o meno del loro tempo e necessitare di un poco di danaro. Inoltre, a norma della « Humanae vitae » può accadere che abbiano anche dei figli, che necessitano inevitabilmente anch’essi di cure, di soldi e di tempo. E tralascio volontariamente la considerazione dell’ impiego lavorativo. Delle lezioni serali per sei anni potrebbero nuocere all’equilibrio famigliare. Ma sicuramente non é un’utopia dato che sembra rendersi possibile.

Ripenso a Molière e i gradi ottenuti da Argante, il malato immaginario divenuto medico :

Mihi a docto Doctore
Domandatur causam et rationem quare
Opium facit dormire :
A quoi respondeo,
Quia est in eo
Virtus dormitiva,
Cujus est natura
Sensus assoupire.

Ma l’Arcivescovo con gli ultimi due argomenti va completamente fuori strada.

« Questo farebbe finire l’immagine del sacerdote come uomo sacro e di potere ». Ecco il male assoluto, imperdonabile e insopportabile. Questa è la deformazione che spiega gli abusi, legata « a certi squilibri psicologici che trovano forza in questa sacra aura che circonda il sacerdote ». Afferrate, dunque, il pensiero dell’Arcivescovo ? Il carattere sacro del prete e l’autorità che ne deriva genererebbero gli eccessi sessuali e le turpitudini che sconvolgono oggi i media! E naturalmente il matrimonio sarebbe la soluzione a tutto questo!

Noi pensiamo esattamante il contrario da 2000 anni : proprio quando un sacerdote rispetta il suo carattere altamente sacro e la temibile responsabilità che pesa sulle sue spalle, egli vive bene, ed evidentemente rispetta se stesso e le anime che gli sono affidate. Desacralizzando il sacerdote, a quale titolo poi?, si aumenterebbe ancor di più lo scandaloso baccanale e la ridicolaggine spettacolare della quale si é esempio dal concilio in poi. Occorrerebbe aprire gli occhi sulle vere cause di questa anarchia morale e della putritudine nauseabonda che ne scaturisce. Si é profanato il sacerdozio, se n’é fatto il ruolo di un operatore sociale o di un agitatore socio-politico, gli é stato tolto il sacro a tutti i livell : formazione, seminario, breviario, preghiera, messa, ordinazioni, dottrina, filosofia, teologia, patrologia, magistero, lingua sacra… ed ora ci si stupisce che il sacerdote vive come chiunque !

Se il sacerdote é « come chiunque » perché non dovrebbe vivere « come chiunque » e dunque… molto male. E così gli si vuole togliere anche l’ultima protezione che gli riman in quel misterioso celibato ?

San Giovanni Crisostomo ci ripete nel suo trattato sul sacerdozio che il sacerdote deve essere elevato, niente meno, al di sopra del laico come il cielo si eleva sulla terra. San Pio X nella “Haerent animo” definisce la verginità “ il più bel ornamento del nostro ordine [sacerdotale]”

L’argomento ormai vetusto che i primi apostoli fossero sposati è semplicemente grottesco. Quando il Cristo é venuto il celibato e la verginità non esistevano perché sarà lui, e la Sua Santa Madre, ad inventarli. Gesù scelse dunque obbligatoriamente i suoi apostoli fra persone sposate, come avrebbe potuto fare diversamente ?

Ma tutta la Sua predicazione ed ancor di più il Suo esempio incitano giustamante a liberarsi di questo peso. Alcuni, come Giovanni, Stefano, Paolo e Barnaba lo capiranno subito, segutiti da tanti altri. Credete seriamente che Pietro abbia portato sua moglie con lui ad Antiochia e poi a Roma ? E San Tommaso la sua in India ? San Paolo ci spiega, in Corinzi 7, 1 e 7, che é buono per un uomo di non toccare una donna e che sarebbe auspicabili che tutti gli uomini fossero come lui sotto questo aspetto. Argomenta poi come anche gli Apostoli solevano portare con se, come aiuto, una sorella, cioé una cristiana… dunque non la propria sposa. Ma visto che è pensiero comune vedere il grande San Paolo come un gran misogino e che « lo stimolo nella carne e gli schiaffi di Satana » potrebbero portare una qualche perversione sessuale, si rilegga allora il Signore stesso in Matteo 19, 12.

«Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca»

Questo sembra non fare il Vescovo in questione…capire, appunto.

La questione del celibato ecclesiastico non é inoltre una questione morale o dogmatica ma piuttosto spirituale e teologica. Non c’e dunque da stupirsi se questo nostro mondo attuale, edonista, consumista, individualista e egoista non possa concepirne il senso.

Ma cosa ha a che fare il mondo con queste cose ? Il prete é segnato nell’anima, per l’eternità, del carattere di ministro di Gesù Cristo, non come mero funzionario. Il sacerdote é il prolungamento ontologico di Cristo-Sacerdote perché lo Spirito Santo ha segnato la sua anima con il potere sacerdotale che gli permette di celebrare il sacrificio di Cristo come strumento indispensabile alla remissione dei peccati… un potere essenzialmente divino.

E ancor di più, il prete partecipa a quella grazia intima che fa sì che il Cristo sia il Cristo, sacerdote, pontefice tra Iddio e gli uomini, quella stessa grazia dell’Incarnazione attraverso la quale l’umanità del Cristo sussiste nella Persona Divina del Verbo: la grazia di unione.

Vi é fra il sacerdozio dei fedeli e quello dei preti non una differenza di grado ma di specificità. E ora si vuole che quest’uomo sia come gli altri e che prenda moglie : ciechi che guidano altri ciechi ! Ciò che anche i pagani vedono in maniera confusa non si é più capaci di riconoscerlo. Essi vedono a tastoni il carattere sacro del prete cattolico, radicalmente differente da ogni altro tipo di ministro di culto. Un pastore luterano o anglicano non sono altro che predicatori della parola più o meno capace. Il sacerdote cattolico é sacrosanto di Cristo, vivo e vero, sua icona, Sue mani e addirittura prolungamento stesso della Sua persona.

Questo poi l’ultimo tiro di Mons. Wintzer : « Gli uomini di Dio devono obbedire alla giustizia del loro paese. Non siamo uomini sacri al di sopra delle leggi, noi siamo cittadini come tutti gli altri, giustiziabili come chiunque. »

Ammetto di non capire il riferimento a questa ammirabile definizione di « uomini di Dio » dopo tutto quello che ci é stato detto e che ci verrà ncora detto. Cosa sono questi « uomini di Dio » che non hanno nessun carattere sacro e che sono dei cittadini come gli altri ? Sicuramente l’espressione é tratta dal grande San Paolo , I Timoteo, l’ammirabile « O homo Dei », che esprime il carattere sacro del vescovo, un uomo celibe ordinato dall’apostolo.

Monsignor Wintzer riviene poi sulla sua amata tesi dell’uomo come gli altri sotto l’aspetto penale sul quale oggigiorno siamo tutti d’accordo. Scopriamo forse un po’ tardi che un prete che si é abbandonato a dei tali crimini (stupro e pedofilia) deve essere punito molto di più di un altro, giustamente a causa del carattere sacro che é stato violato. Un tempo vi era il privilegio del foro3 che rendeva esenti i chierici dal giudizio civile, sottomettendoli esclusivamente ai tribunali ecclesiastici. Togliendo questo privilegio la Chiesa si è privata di giudicare essa stessa i suoi mebri e li abbandona ai tribunali di diritto comune. Quando la Chiesa se ne serviva ancora, in molto perfettamente efficiente, per altro, non vi erano e non vi sarebbero tutt’ora vescovi disposti a tollerare le mostruosità di questi rei ministri. Esisteva anche una celebrazione di degradazione, pubblica e infante per il delinquente ma, da ormai 60 anni i chierici delinquenti possono operare in totale impunità : la Chiesa copre gli affari scabrosi e lo stato non osa (ancora) metterci il naso convinto del corretto espletamento delle attuali procedure ecclesiastiche.

Per giunta, forti della morale imperante che « Andremo tutti in Paradiso », avendo come unico limite l’effimera protezione dei diritto dell’uomo, i crimini impuniti, anche se conosciuti, vanno moltiplicandosi sempre di più.

Oggi sommergono la Chiesa, quotidianamente veniamo sommersi di nuovi fatti in tutti i livelli insospettabili della gerarchia. Cosa fare allora con i frutti solidi e nauseanti de « l’aggiornamento » trionfante degli anni 60 ? Ordiniamo sacerdoti degli uomini sposati per canalizzare la loro libido incontrollabile e tutto andrà bene ! La crisi sarà controllata e « merci » al valente promotore della causa salvifica.

Mi permetto, per concludere con un sorriso, di dare qualche consiglio ironico a questi futuri ordinati e ai loro teoretici. Non prendeteli troppo giovani per paura che la loro libido non abbia ancora pronunciato la sua ultima parola e possa giocarvi brutti scherzi… Presbitero significa anziano, quindi non c’é fretta. Con una buona entrata di anziani si potrà sicuramente ringiovanire l’età media del clero francese, attualmente di 72 anni. Per la loro formazione pensate a delle borse di studio, perché la loro condizione di lavoro subirà un rovescio. Siate attenti anche alle qualità delle loro mogli affinché non si corrà il rischio che possano estorcere nel privato del talamo, qualche segreto della confessione che le divora. Se qualche anima santa, non voglia Iddio, si legasse troppo a uno di loro, come capita immancabilmente con i sacerdoti, occorrerà che la loro signora non ne sappia niente perché, ordinare degli uomini sposati é cosa difficile ma, cosa fare poi con i sacerdoti divorziati ?

Non sarebbe forse meglio riattivare i seminari, con l’abito ecclesiatico, il latino e la castità? Provate… vi dico che funziona! Ma sopratutto, dite che per Gesù Cristo ne vale bene la pena e che non li deluderà mai.

Don Philippe Laguérie, IBP

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1(traduzione e resa in italiano per MiL di un sacerdote)

2(Nota del traduttore). Per due anni la sede del Superiore Generale dell’IBP é stata provvisoriamente nell’arcidiocesi di Poitiers.

3 Canonicamente questo privilegio del foro é stato abolito nel 1988 anche se di fatto lo era ben prima. La riduzione allo stato laicale avveniva generalmente su richiesta dei soggetti e non inflitte in maniera penale.

vedi l’originale:

L’antefatto in sintesi, vedi l’originale :