I matti non sono solo in manicomio.
Ma la teoria del "piano inclinato", applicata alla sociologia è sempre più attuale.
Luigi
Pro Vita, 31-1-19
I dirigenti di Google hanno eliminato la parola “famiglia” dalle presentazioni aziendali dopo che i dipendenti si sono lamentati che era un termine “offensivo” e “omofobico”, così denunciano i media americani. La redazione di Daily Caller ha letto i documenti interni all’azienda che suggeriscono il bando del termine “famiglia” dalle riunioni interne, in quanto implica una coppia legata da matrimonio con figli. Molti dipendenti avrebbero bollato la “famiglia” di essere «offensiva, inappropriata, omofobica e sbagliata». Questo è un modo di parlare che è irrispettoso. Se intendi “bambini”, dì “bambini”; dire “adatto alla famiglia” e usarlo come sinonimo di “kid friendly” (adatto ai bambini) significa, per me, “tu e il tuo partner non contate come una famiglia se non avete figli”.
Questa in breve la polemica che si sarebbe scatenata in una serie di incontri interni al gigante del web. Per evitare l’accusa di essere omofobica e discriminante, la parola famiglia dovrebbe essere usata esplicitamente con la specificazione che essa non implica né una coppia eterosessuale, né i figli. Secondo quanto riferito, la polemica ha prodotto delle conseguenze: addirittura il vicepresidente di Google, Pavni Diwanji, avrebbe scritto allo staff chiedendo loro di aiutare Google a “essere più coscienzioso” nell’uso del linguaggio. «Per favore aiutaci a parlare in modo inclusivo, se senti che non lo stiamo facendo bene. Come gruppo abbiamo una cultura molto inclusiva e vogliamo fare bene in questo settore». Dunque, invece di riportare al proprio significato le parole e spiegarne il senso, il gigante del web si piega alla evoluzione del linguaggio a causa del quale ogni parola possiede il significato che ciascuno vuole attribuirgli. Questa involuzione non porterà a una migliore comprensione, al contrario produrrà solo maggiori fraintendimenti e problemi di comunicazione interna ed esterna per Google.
Luca Volontè