Sono cento e provengono davvero da tutto il mondo: sono i laici cattolici che si sono riuniti a Roma, nella centralissima piazza San Silvestro, dalle 14 alle 15 di oggi, per rompere con il loro silenzio il muro del silenzio. Ne abbiamo parlato nei due post precedenti, illustrando le motivazioni dell’iniziativa, che si colloca significativamente alla vigilia del vertice tra i presidenti di tutte le Conferenze Episcopali che si aprirà dopodomani in Vaticano. Sono i fedeli romani, ovviamente, ma anche tanti altri provenienti dal nord e dal sud: dalla Lombardia, dalla Campania, dall'Emilia e da altre regioni d'Italia. I ragazzi che reggono gli stendardi con i simboli degli evangelisti, ai lati della piazza, sono veneti. Poi ci sono gli stranieri: inglesi, americani, francesi, tedeschi…
Non possiamo dire che si ascoltino tutti gli idiomi, perché la consegna del silenzio non viene rotta: ma il fatto che tanti cattolici abbiano affrontato un viaggio talora impegnativo per venire a Roma e pretendere – si, pretendere: osiamo dirlo – che i pastori della Chiesa facciano il loro dovere, dimostra visivamente, nel cuore di una Roma dedita alle occupazioni di un normale giorno feriale, che non tutto è perduto, che il sensus fidei dei buoni cristiani è ancora vivo e vigile.
L’inizio della manifestazione (ma non siamo certi che “manifestazione” sia la parola giusta per descriverla) è segnato da un'invocazione: Auxilium Christianorum, ora pro nobis. Poi un’ora di silenzio, fino all'invocazione finale: Acies Ordinata, ora pro nobis. Nel mezzo, i più recitano silenziosamente il Rosario, ma molti leggono. Notiamo in mano ai partecipanti i testi della Tradizione: chi ha con se il Liber Gomorrhianus di S. Pier Damiani, chi L'Imitazione di Cristo…
Al termine, mentre la gran parte dei partecipanti si reca nella chiesa di S. Silvestro per la conclusiva recita comunitaria del Rosario, nella vicina sede della Stampa Estera si tiene l’annunciata conferenza stampa, destinata soprattutto agli osservatori stranieri.
Il punto centrale, sostenuto da tutti i relatori (che rappresentavano tutte le aree geografiche) è stato questo: se non si affronta il problema dell’omosessualità la conferenza vaticana che si apre giovedì può considerarsi fallita prima ancora di iniziare.
Molto interessante, in proposito, la risposta che Michael Matt (USA), direttore della rivista Remnant, ha dato ad una domanda di Marco Tosatti su ciò che si aspettano gli americani nel presente travagliato momento della storia della Chiesa: essi si aspettano che la crisi sia affrontata secondo verità, scoprendo – diremmo noi italiani – "tutti gli altarini”. In America ci si ricorda ancora che nel 2002, in occasione del primo scatenarsi dello scandalo, furono fatte solenni promesse di trasparenza e di riforma, e che il garante di queste promesse era un vescovo che rispondeva al nome di Theodor McCarrick…
A breve vedremo di recuperare i testi della conferenza stampa con un ulteriore post.
Luigi
A breve vedremo di recuperare i testi della conferenza stampa con un ulteriore post.
Luigi