Il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella e il Presidente della Repubblica d'Albania Ilir Meta hanno presenziato a San Demetrio Corone ( Consenza) dove è fiorente una comunità arbëreshë le commemorazioni del 550° anniversario della morte di Giorgio Castriota Skanderbeg, eroe del popolo albanese che difese il suo cristianissimo Paese dall'invasione musulmana meritando da Papa Callisto III gli appellativi di Atleta di Cristo e Difensore della Fede.
Nel discorso ufficiale il Presidente della Regione Calabria Mario Oliverio ha detto tralaltro "...I nostri sono due Paesi uniti da un percorso secolare che ha visto la Calabria come terra di approdo e di accoglienza. Gruppi di uomini e donne albanesi in fuga dalla patria invasa, depredata, in cui erano venute meno le condizioni per poter vivere, hanno
trovato nel mezzogiorno d’Italia, sulle coste calabresi un approdo sicuro dove poter iniziare una nuova vita.
Un popolo alla ricerca di luoghi dove poter affermare la propria indipendenza, difesa dal tenace Giorgio Castriota Skanderbeg, che oggi celebriamo e la cui mitica presenza permea le comunità arberesh presenti in Calabria. Non si è mai spento lo spirito di libertà che ha portato il popolo albanese sulle nostre sponde, grazie alle narrazioni ed una ricca letteratura che hanno tenuto vive le gesta del grande condottiero.
È stato un fattore di arricchimento culturale ed umano accogliere le comunità albanesi nel corso dei secoli. ..."
Non ci aspettavamo ovviamente da un politico alcun cenno del motivo della fuga e della conseguente diaspora di migliaia di Albanesi CRISTIANI fuggiti dalla loro amata patria assediata dagli islamici turchi per salvare la loro identità CRISTIANA.
Ci avrebbe però fatto piacere un cenno di quella che è stata la fraterna accoglienza nel nome dei comuni ideali cristiani dei profughi albanesi e l'ammirevole protezione che la Santa Sede ha accordato a più riprese a quelle comunità rendendo il Clero di quelle sfortunate comunità cristiane indipendente liturgicamente e canonicamente dalla disciplina "romana". Per questo "la gran parte delle cinquanta comunità italo-albanesi conserva tuttora il rito bizantino. Esse fanno capo a due eparchie: una in Calabria, con sede a Lungro (CS), per gli albanesi dell'Italia continentale e l'altra in Sicilia, con sede a Piana degli Albanesi (PA), per gli albanesi dell'Italia insulare. Le due sedi sono circoscrizioni della Chiesa Italo-Albanese, che comprende il Monastero Esarchico di Grottaferrata (RM), i cui monaci provengono in gran parte dagli insediamenti albanesi. Il gruppo etnolinguistico albanese è riuscito a mantenere la propria identità avendo nel clero il più forte tutore e il fulcro dell'identificazione etnica".
Ci avrebbe però fatto piacere un cenno di quella che è stata la fraterna accoglienza nel nome dei comuni ideali cristiani dei profughi albanesi e l'ammirevole protezione che la Santa Sede ha accordato a più riprese a quelle comunità rendendo il Clero di quelle sfortunate comunità cristiane indipendente liturgicamente e canonicamente dalla disciplina "romana". Per questo "la gran parte delle cinquanta comunità italo-albanesi conserva tuttora il rito bizantino. Esse fanno capo a due eparchie: una in Calabria, con sede a Lungro (CS), per gli albanesi dell'Italia continentale e l'altra in Sicilia, con sede a Piana degli Albanesi (PA), per gli albanesi dell'Italia insulare. Le due sedi sono circoscrizioni della Chiesa Italo-Albanese, che comprende il Monastero Esarchico di Grottaferrata (RM), i cui monaci provengono in gran parte dagli insediamenti albanesi. Il gruppo etnolinguistico albanese è riuscito a mantenere la propria identità avendo nel clero il più forte tutore e il fulcro dell'identificazione etnica".
La fraternità cristiana e l'appoggio della Santa Sede furono determinanti "dopo il 1478, -per risolvere- la lunga diaspora albanese nelle regioni meridionali della Penisola, compresa la Sicilia, dove il re di Napoli e il re di Sicilia offrirono loro altre zone in Puglia, Basilicata, Molise, Calabria, Campania e Sicilia[41]. Gli albanesi godettero anche di speciali concessioni e di consistenti privilegi, reali, ecclesiastici o baronali, nelle terre in cui furono accolti."
Nel 1467 i turchi invasero l'Albania ed arrivarono ad assediare la città di Scutari. Il 25 aprile un affresco raffigurante la Madonna con il Bambino si staccò miracolosamente da un muro della basilica di Scutari per essere posato a Genazzano in una chiesetta che una devota Petruccia di Ienco stava costrudendo.
Numerosissime sono , sopprattutto nel Sud Italia, le sacre Icone che gli Albanesi in fuga portarono nelle terre dell'accoglienza.
Numerosissime sono , sopprattutto nel Sud Italia, le sacre Icone che gli Albanesi in fuga portarono nelle terre dell'accoglienza.
«..all'aspetto religioso prima di tutto [...] insieme ad altre cause di natura economica e sociale, lo spirito di libertà e di indipendenza che ha animato il popolo albanese nel corso della sua storia, è stato uno dei moventi che lo hanno spinto all'abbandono dei luoghi aviti e alla ricerca di una nuova patria nei paesi d'oltremare quando l'Albania cadde sotto la dominazione turca.»
(Eqrem Çabej, 1976)
La Croce unisce, affratella ed accoglie : ieri come oggi.
La Croce unisce, affratella ed accoglie : ieri come oggi.
AC
Icona della Madonna dell'Elemosina , venerata a Biancavilla ( Catania ) ivi recata dai profughi albanesi. QUI
Il trasporto miracoloso dell'Immagine della Madonna del Buon Consiglio da Scutari a Genazzano
Madonna della consolazione portata a Burgio in Sicilia nel 1448 dai profughi Albanesi
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Per l'apertura del Teatro della Pergola di Firenze Antonio Vivaldi compose un dramma per musica in tre atti su libretto di Antonio Salvi intitolato all'eroe albanese Scanderbeg .
Video QUI
Non vi meravigliate che un politico di sinistra, ateo-laicista, abbia ignorato, come impone la sua ideologia, le vere motivazioni della fuga e quindi dell'accoglienza dei profughi cristiani scampati ai massacri mussulmani, evocando la solita e generica accoglienza, perché è il programma della suicida gerarchia cattolica che non difende, come suo dovere apostolico, l'identità cristiana dell'Europa, abbandonandola, con atteggiamenti arroganti e criminalizzanti i contrari, all'occupazione dei nemici dichiarati di Cristo.
RispondiEliminaA Roma, negli anni trenta del secolo scorso, nei pressi di Porta S. Paolo, fu dedicate una Piazza a quella Nazione con al centro un monumento equestre a quel grande eroe della fede cristiana. Ovviamente molti vescovi 'adeguati' lo condanneranno, con la rituale e lagnosa sinfonia, come un evento integralista, senza dialogo ed ecumenismo etc. etc.
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