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lunedì 6 agosto 2018

Il vero senso della S. Messa

Un riassunto di un'omelia che ci è stata segnalata nei giorni scorsi.
L


"Verrà un tempo in cui gli uomini impazziranno, e quando vedranno uno che non è pazzo, lo assaliranno dicendogli: “sei pazzo!” per il solo fatto che non è come loro.


S. Antonio Abate"

SE MORISSE TUO FIGLIO

Questo racconto trae spunto da una storia vera, svoltasi negli anni ’90 a Roma.
Protagonista è una donna di mezza età, cattolica praticante, di intensa fede e preghiera, madre di sei figli e catechista in parrocchia. La chiameremo convenzionalmente Alba.
Santa Messa quotidiana, Santo rosario quotidiano, Adorazione eucaristica il più frequente possibile alimentavano il suo impegno di madre, di catechista e di credente. Ma era presente nel cuore di Alba un grande cruccio: il poco silenzio, la poca concentrazione, la poca spiritualità delle celebrazioni liturgiche. 

Spesso alla Santa Messa, specialmente a quella domenicale, proprio nei momenti di più intensa preghiera e unione spirituale con il Sacrificio Eucaristico celebrato Alba si trovava estraniata, disturbata, distolta dal rumore presente in chiesa: canti eccessivamente chiassosi e di scarso spessore spirituale, segni della pace esagerati e dispersivi, poco silenzio e molte altre cose.
In questo malessere inoltre si sentiva sola. Anzi, si sentiva contrastata. Nelle riunioni delle catechiste, spesso emergeva addirittura l’ esigenza di “animare” maggiormente le celebrazioni.
Si era proprio in vista di una di queste riunioni, incentrata addirittura sul tema “animazione liturgica”!
Il cuore di Alba era in subbuglio. Tante volte aveva desiderato proporre l’argomento che le stava tanto a cuore, ed ora si teneva una riunione con l’espresso programma di muoversi nel senso contrario: aumentare la dispersione, invece che arginarla.
Tante volte si era chiesta in preghiera: sto inseguendo i miei gusti o il volere di Nostro Signore? 

Domanda indispensabile, ma a cui dava risposta la sua netta percezione interiore durante la Santa Messa: non era lei la “parte offesa”, ma Nostro Signore stesso, ed anche la stessa assemblea dei fedeli, che perdeva gran parte delle grazie a disposizione nella celebrazione Eucaristica, momento anche di festa e comunione fraterna, ma anzitutto di lode, adorazione, ringraziamento per l’Unico ed Eterno Sacrificio che miracolosamente ogni volta si ripresenta sull’altare.
Come affrontare l’assemblea delle colleghe catechiste, senza testimoniare questa forte spinta interiore, ma nel contempo senza ferirle, senza dare l’impressione di personalismo e superbia?
Alba allora fa la sola cosa che ha imparato a praticare, quando le manca una chiara visione della situazione: intensifica la preghiera, offrendo a Gesù la sofferenza di quella prova. E durante la preghiera arriva la luce dall’alto. Sente nel suo cuore cosa dire e come dirlo, e una pace sovrumana prende il posto dell’agitazione.
Arriva il giorno dell’incontro. Alba prende posto al tavolo in modo da poter intervenire per ultima. Ascolta con calma tutte le proposte di “animazione”, rimanendo interiormente in preghiera.
Poi, arrivato il suo turno, si alza e interviene cosi: “Carissime sorelle, apprezzo tutti i vostri sforzi, le vostre proposte e le intenzioni che le animano. Ma prima di decidere come rendere più festosa, più animata la Santa Messa, ognuna di noi si deve chiedere: “E’ proprio questo che tu vorresti, se oggi morisse tuo figlio?. Perché è il Figlio di Dio che si immola sull’altare della nostra chiesa!”
Grande fu la crisi delle colleghe a queste parole, a cui però era impossibile controbattere: non erano pronunciate contro nessuno, ma per puro amore verso Dio.
La riunione fu aggiornata ad altra data, nella quale i discorsi presero totalmente un’altra direzione.

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