di Enrico Salvi
Se ci si solleva di qualche spanna verso l’alto, quindi
svincolandosi un poco dai particolari per acquisire uno sguardo d’insieme verso
il basso, tutto ciò che sta accadendo nel mondo dice con estrema chiarezza che
è venuto ormai normalizzandosi un contraddittorio e virulento neo manicheismo
democratico: i “buoni” da una parte e i “cattivi” dall’altra. I “buoni”, auto
investiti tali poiché ispirati, secondo loro, dal principio del bene, sono i
sedicenti “democratici” sostenitori del pensiero unico politicamente corretto,
cui si oppongono i “cattivi”, antidemocratici e ispirati ovviamente dal
principio del male.
I “buoni”, valendosi
dello strapotere mediatico, vogliono imporre – si sottolinea imporre – il
pensiero unico politicamente corretto malgrado che ad ogni occasione non
manchino di inneggiare alla “democrazia”, cadendo così in una contraddizione
della quale però non si vergognano. Valendosi dello scempio del linguaggio da
essi stessi perpetrato, e di cui, in fondo, sono anch’essi vittime incoscienti,
i “buoni” si permettono di tutto, soprattutto le contraddizioni.
I “buoni” si riempiono la bocca di tolleranza ma non
tollerano che possano esserci dei “cattivi” che si oppongono al loro programma
avanzante sulla sottile linea che divide e unisce la diabolicità e la demenza:
il diavolo, infatti, pur nella sua intelligenza non cessa di essere demente
(opporsi a Dio non può essere che demenziale), ed anzi tanto più demente quanto
più intelligente, combinazione che lo rende quanto mai temibile, fermo restando
che per i “buoni” il diavolo non esiste e l’inferno è vuoto.
I “buoni” pretendono di gestire democraticamente ma in
proprio, altra contraddizione, il
vivere nel mondo, e dalle loro bocche non
cessa il rigurgito delle tre parole di cui abusano senza ritegno e con cui
esercitano il loro caotico e distruttivo operare: amore, pace, libertà. Dicono
“amore”, ma, oltre al fatto che si amano (si fa per dire) soltanto fra di loro
e nel migliore dei casi disprezzano aspramente i “cattivi”, ne hanno fatto una
giustificazione della diabolica teoria lgbt: basta che ci sia amore, dicono i
“buoni”, e tutto va bene. Dicono “pace”, ma la intendono come mancanza di
opposizione al loro programma di anonima e dissacrata massificazione delle
persone e quindi dei popoli. Dicono “libertà”, ma la intendono come anarchia
della coscienza quale loro esclusivo appannaggio e come scusa per tappare la
bocca ai “cattivi”, la cui coscienza, ovviamente, vale zero. E già, perché il
“buoni” una coscienza ce l’hanno mentre i “cattivi” no. Insomma, i “buoni”
possono liberamente permettersi di tutto e spaziare dappertutto, mentre i
“cattivi” debbono affogare nel pensiero unico politicamente corretto.
E qui veniamo al punto più dolente. Al gioco planetario e
allucinatorio dei “buoni” partecipano attivamente molti, troppi sedicenti
cattolici, sia ecclesiastici che laici, anzi laicisti, che di cattolico hanno
meno di niente, se mai l’hanno avuto, e tuttavia hanno il potere di imporre il
loro programma blasfemo, l’ecclesialmente corretto che va spudoratamente a
braccetto col politicamente corretto, in oblio del Sacro e intriso di un
umanitarismo olistico che niente ha di umano e che con diabolica astuzia hanno
verniciato di “misericordia”; un umanitarismo totalitario per il quale troppi
pseudo preti hanno fatto del Vangelo un manuale di conduzione dei centri di
accoglienza e che s’impone (c’è sempre l’imposizione di mezzo) attraverso la
parola d’ordine più impiegata, appunto “accoglienza”, parola onnidirezionale
tranne, s’intende, che verso i “cattivi”, e che sembra (sembra) avere tanto più
successo quanto più ciecamente e irresponsabilmente pronunciata, unitamente
all’altra distruttrice parola d’ordine: “integrazione”. Amore, pace, libertà,
misericordia, accoglienza e integrazione: grumo di parole d’ordine dietro cui
si nasconde, ormai neanche troppo, il disegno di annacquamento prima e
distruzione poi della nostra identità, ovvero delle nostre radici prima
greco-romane e poi soprattutto cristiane, o, meglio, cattoliche.
Ai “buoni”, che siano
ecclesiastici o laicisti, credenti o non credenti, divorziati o risposati,
eterosessuali o omosessuali (un guazzabuglio perfetto che puzza dello zolfo più
puro, ovvero la gnostica coniunctio oppositonun) è propria l’inconsistenza mentale
che li piomba in utopistiche astrazioni producenti nient’altro che una mortale
confusione. Sì, i “buoni” sono i portatori del virus del pensiero unico politicamente ed ecclesialmente corretto, il
virus dell'immunodeficienza. I “buoni” vogliono rendere le persone e i popoli
immunodeficienti nei confronti del pensiero unico politicamente ed
ecclesialmente corretto, e in tal modo soverchiare i “cattivi” che osano
resistere all’ondata di “misericordia” e di “pace” con la quale vogliono
sommergere il mondo.
I “buoni”, laicisti o ecclesiastici che siano, sono per il
“dialogo” ma, altra contraddizione, senza nessuna intenzione di dialogare con i
“cattivi”, i quali, sempre secondo loro, non sanno fare altro che “propaganda”,
per cui finiscono per dialogare soltanto fra di loro perché i “cattivi” sono
“populisti”, “suprematisti”, “fascisti”, “razzisti”, “xenofobi”,
“tradizionalisti”, “sedevacantisti” ed “eretici”. In una parola reietti e
nemici. Sicché i sedicenti cattolici, ecclesiastici o laicisti che siano, finiscono
per cantarsela e suonarsela fra di loro contravvenendo il Vangelo, del quale
evidentemente non gliene importa nulla: «Avete inteso che fu detto: amerai il
tuo prossimo e odierai il tuo nemico; mai Io vi dico: amate i vostri nemici».
Ecco lo scoglio per i “buoni”: amare i propri nemici.
I “buoni” sono (apparentemente) abili con le parole ma
fallimentari nei fatti proprio perché il loro parlare nasce da un arrogante e
contraddittorio dispotismo democratico, un neo idealismo con il quale
pretendono di plasmare una realtà posticcia che li fa annaspare nelle tenebre
delle loro “verità” ammorbanti sempre più capillarmente il mondo. E non
potrebbe essere diversamente dato l’oblio in cui hanno relegato la Luce di Dio.
I “buoni”si illudono che al terrorismo che grida “Allah
akbar” si possa rispondere con manifestazioni di piazza, con cartelli “no al
terrorismo”, con fiaccolate in ricordo dei morti assassinati, con vuote e
monotone parole di circostanza fra le quali spicca “inaccettabile”, rigurgitata
sempre dopo che la strage ha dovuto gioco forza essere accettata (davvero
patetica e disperata l’ostentata e “virile” inaccettabilità del già accaduto!),
con la caparbia affermazione “non cambieremo il nostro modo di vivere”, quando
è proprio questo modo libertario e libertino, quindi in spregio di Dio, che ha
prodotto il vuoto arido delle anime: un vuoto religioso, morale e civile
contrabbandato per “progresso”, ma, qui casca l’asino, inesorabilmente riempito
dall’islam sia armato che moderato.
Guardando dall’alto si vede benissimo che l’islam è uno solo
poiché uno solo è il Corano, libro difficile in cui sono contemplate tanto la
pace quanto la guerra agli infedeli e quindi sia la moderazione che
l’estremismo, tanto che chi volesse negarlo sarebbe un ignorante o in mala
fede. E poi, a ben vedere l’islam moderato è più insidioso di quello armato,
perché mentre l’islam estremo vede morire i suoi adepti, l’islam moderato,
grazie all’“accoglienza”, invade pacificamente e prolifica, le sue “bombe”
essendo i figli che fanno, i quali, crescendo, contribuiranno alla diffusione
della sharia e delle moschee, mentre da noi i “buoni” si sono inventati il
“diritto” all’aborto quale “segno di civiltà” e l’ateismo di stato
abbondantemente avallato dai “buoni” sedicenti cattolici ecclesiastici e
laicisti. Il tutto tenendo presente un fiorellino all’occhiello, se non
dell’islam in sé, della cultura (!) ruotante intorno ad esso: il tarrarush, il
gioco dello stupro o assalto sessuale di massa alle donne in pubblico.
Bazzicando in libreria, l’occhio si è posato sul libro del
filosofo Diego Fusaro intitolato "Pensare altrimenti", sulla cui copertina è
riportato quanto segue e che riassume molto appropriatamente quanto siamo
venuti fin qui osservando:
«L’ordine dominante non reprime, oggi, il dissenso. Ma opera affinché esso non si costituisca. Fa in modo che il pluralismo del villaggio globale si risolva in un monologo di massa. Perciò dissentire significa opporsi al consenso imperante, per ridare vita alla possibilità di pensare ed essere altrimenti».
Il monologo di massa, ovvero l’ammasso dei cervelli,
l’indistinzione caotica nella quale si disintegreranno (altro che
“integrazione”!) i popoli: ecco il “mondo migliore” a cui tende il virus del
pensiero unico politicamente ed ecclesialmente corretto. È chiaro, pertanto,
che chi dissente non è uno del villaggio globale, ossia non è un “cittadino del
mondo”, non è uno che vuol gettare il cervello all’ammasso, non è un “accogliente” e quindi non è “buono” ma
“cattivo”.
Per concludere una domanda: questa manicheizzazione
democratica laicista ed ecclesiastica del mondo è irreversibile e raggiungerà
il suo scopo di massificazione planetaria sotto il maglio del (dis)ordine
dominante (del nuovo ordine mondiale), o raggiungerà un punto di saturazione
che esploderà come un bubbone purulento con conseguenze tutt’altro che “buone”?
Da quel che si vede se si guarda dall’alto, e secondo la terza legge della
dinamica secondo la quale «ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e
contraria», l’intolleranza dispotica dei “buoni”, che vorrebbe imbavagliare il
dissenso, sta facendo montare anche l’intolleranza dei “cattivi”, talché è
lecito aspettarsi il peggio. Che, sempre guardando dall’alto, è già cominciato.
Grazie ai “buoni”.
L'errore più grande dopo il Concilio Vaticano II è stato e continua ad essere il permessivismo sia sull'interpretazione sia sull'applicazione dello Stesso, perché sul quel terreno crebbe e cresce il cosiddetto " Cattolico Adulto" che altro non è che la maschera della Superbia, della Pelosa Umiltà, della Pelosa Carità , della Pelosa Povertà e della Pelosa Tolleranza. IL Cardinal Siri ebbe a dire ripetutamente che I testi usciti dal Concilio Vaticano II andavano letti in ginocchio purtroppo tanti hanno letto solo i titoli altri solo il bianco e non il nero.
RispondiEliminaI buono celebrano secondo il rito di Pio V, i cattivi secondo il rito di Paolo VI
RispondiEliminaI cattolici torneranno in "catacombe" moderne. Ormai la Chiesa di cattolico ahimé non ha quasi più nulla in primis la Messa. Abbiamo Fede, non buonismo.
RispondiEliminaTutte le deviazioni dottrinali che si sono accumulate nella storia della Chiesa si stanno riunendo e soprapponendo in modo paradossale e disinvolto fino al delirio, in questo drammatico pontificato il cui nocchiero ruota il timone della navicella verso il naufragio delle sirene pseudoteologiche e sociopolitiche, ormai sempre più lontane dalla Rivelazione che hanno fatto propria ad uso delle ideologie anticattoliche.
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