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mercoledì 27 settembre 2017

Correzione filiale: la verità che i lettori meritano. di Mons. Livi, uno dei firmatari

Riportiamo una lettera aperta che uno dei firmatari, Mons. Antonio, ha scritto al Direttore al quotidiano di La Nuova Bussola Quotidiana  di oggi 27.09.2017 in cui dò una spiegazione autentica degli scopi della Correctio Filialis. Ad onore della verità. 
(Mons. Livi ieri aveva anche spiegato il proprio pensiero a LaFedeQuotidiana in un articolo "Costretti alla Correzione, la Chiesa è allo sbando").
Roberto

Caro direttore,

immagino che i lettori (ma anche alcuni tuoi collaboratori), vedendo la mia firma in calce alla Correctio filialis, si siano domandati se questa mia iniziativa sia in linea con quanto vado scrivendo da anni nei miei libri, negli articoli di riviste scientifiche e anche in tanti articoli che tu mi hai chiesto e hai pubblicato nella NBQ. So peraltro che molte interpretazioni giornalistiche dell’evento lo caricano di connotazioni negative: si parla di un «affronto al Papa», di un «gesto di ribellione» eccetera. Soprattutto, da parte di chi non ha alcun reale interesse per ciò che concerne la fede cattolica, si trascura il contenuto propriamente dottrinale del documento, limitandosi a inquadrarlo nella lotta intra-ecclesiale tra conservatori e progressisti. Io avrei partecipato dunque a un atto eversivo, gravemente lesivo dell’unità della Chiesa sotto la guida del supremo Pastore. Le cose non stanno affatto così, e i lettori della NBQ meritano un’informazione più veritiera, sia riguardo al documento in sé che riguardo al fatto che io lo abbia firmato. Cerco di chiarire tutto per ordine.
1) Io personalmente ho firmato quel documento per un motivo esclusivamente teologico-pastorale, ossia per quell’impegno apostolico che san Giovanni Paolo II chiedeva a tutti i cattolici nel motu proprio Ad tuendam fidem  (18 maggio 1998). Altri lo avranno fatto per altri motivi e in rappresentanza di ambienti e schieramenti ecclesiali che si autodefiniscono “tradizionalisti”. Io invece parlo e scrivo a nome della Chiesa, se si tratta di comunicare la fede nella catechesi e nell’insegnamento della teologia; se poi si tratta di esporre, non il dogma ma delle ipotesi di interpretazione del dogma (ossia, delle opinioni), parlo a nome mio personale, senza mescolare la certezza assoluta della fede con le certezze relative delle ideologie.
Per questo, io non sono mai stato e continuo a non essere un conservatore e nemmeno un
tradizionalista. Rispetto chi ama etichettarsi ed essere etichettato così ma a me basta e avanza la qualifica di cattolico. Sono semplicemente un cattolico che studia da tutta una vita la verità della fede cristiana, la trasmette attraverso il suo ministero sacerdotale, ne mostra il mirabile progresso storico (giustamente denominato «evoluzione omogenea del dogma»), allo stesso tempo che ne combatte le adulterazioni secolaristiche e anche i riduzionismi ideologico-politici , non importa se di stampo conservatore o di stampo progressista (lo sanno bene i molti lettori del mio trattato su Vera e falsa teologia. Come distinguere l’autentica “scienza della fede” da un’equivoca filosofia religiosa, ormai giunto alla terza edizione).
2) Quel documento io l’ho attentamente letto in bozza prima di apporre la mia firma, e l'ho anche corretto in alcune espressioni che ritenevo improprie. Alla fine mi è sembrato opportuno, nel momento presente, rivolgere questo accorato appello al Papa affinché metta un freno, per quanto è in suo potere, alla deriva antidogmatica di certa teologia tendenzialmente eterodossa (da Karl Rahner e Teilhard de Chardin a Hans Küng e Walter Kasper), che è diventata egemone nei centri di formazione ecclesiastica, nell’episcopato cattolico, e persino nei dicasteri pontifici, arrivando a inquinare il linguaggio e i riferimenti teologici di taluni documenti del magistero pontificio, come è avvenuto con l’esortazione apostolica Amoris laetitia.
3) E’ lecito un appello del genere, sia pure nei termini rispettosi con cui è stato redatto e consegnato al Papa? Certamente è moralmente lecito e canonicamente legittimo. Esso, infatti, contrariamente a come è stato presentato da commentatori poco attenti o inclini al sensazionalismo, non intende accusare il Papa di eresia ma lo richiama rispettosamente a non favorire ulteriormente la deriva chiaramente ereticale che inquina la vita della Chiesa. Il che significa, in pratica, chiedergli rispettosamente la rettifica di alcuni suoi indirizzi pastorali che sono risultati ambigui o fuorvianti, soprattutto perché contrari a una tradizione dogmatica e morale ormai consolidata, fatta propria dal magistero solenne e ordinario dei suoi immediati predecessori.
Insomma, la “Correctio filialis” non afferma che il Papa sia incorso in eresia con atti interpretabili come vero e proprio magistero pontificio (quello che viene denominato «magistero ordinario e universale»); non afferma cioè che nelle sue encicliche e nell’esortazione apostolica post-sinodale sia rilevabile qualche eresia propriamente detta, ossia un insegnamento dogmatico materialmente incompatibile con la fede già definita dalla Chiesa. Se la “Correctio filialis” contenesse siffatta accusa, io non l’avrei certamente sottoscritta. Io l’ipotesi di un Papa eretico l’ho energicamente respinta in un libro pubblicato di recente (Teologia e Magistero, oggi, Leonardo da Vinci, Roma 2017), adducendo argomenti che ritengo teologicamente inoppugnabili, anche in polemica con alcuni studiosi che pure sono firmatari della “Correctio filialis” (ad esempio, Roberto de Mattei).  
La “Correctio filialis” afferma invece che la prassi pastorale del Papa sta contribuendo alla diffusione delle eresie, sia per gli argomenti che adopera nei suoi discorsi e documenti (argomenti chiaramente desunti da consiglieri ben noti per la loro cattiva dottrina), sia per le sue decisioni di governo (nomine di alcuni e dimissioni o allontanamento di altri) che finiscono per conferire potere e prestigio nella Chiesa ai teologi che tali eresie da tempo insegnano, mentre allontana da sé e dai dicasteri della Santa Sede i teologi di retto criterio.
4) Chi dà a me e tutti gli altri firmatari il diritto di rivolgere questo appello al Papa? Non sarà eretico proprio il fatto di contraddire l’insegnamento di un Papa o negare la sua autorità dottrinale? No, non è un atto eretico, perché c’è eresia solo dove si contraddice formalmente un dogma, e con quelle osservazioni critiche della “Correctio filialis” non si contraddice alcun dogma formulato da papa Francesco né alcuna dottrina morale da lui proposta come verità che obblighi tutti i cattolici a ritenerla irreformabile. La “Correctio filialis” denuncia proprio il contrario, cioè il fatto che alcune indicazioni pastorali di papa Francesco rimettono in discussione la dottrina che i suoi predecessori avevano proposto come verità ormai definita.
5) Ora, richiamare l’attenzione del Papa sull’effetto nocivo che questa prassi – anche se probabilmente dettata da buone intenzioni pastorali – sta producendo nell’opinione pubblica cattolica non è offensivo nei riguardi del Papa e non nasce da presunzione o spirito di polemica o di divisione. Si tenga presente che la prassi dell’autorità ecclesiastica è fatta di decisioni prudenziali, che possono essere giudicate (da Dio) più o meno sagge e opportune, ma si possono sempre rettificare alla vista dei loro effetti. Ho detto che solo Dio è giudice di queste azioni dei suoi ministri. Ma anche ai fedeli può essere concesso di avere un’opinione (non la certezza assoluta, che in questa materia gli uomini non possono avere) sull’opportunità o l’utilità di tali scelte prudenziali dell’autorità ecclesiastica.
Io sono arrivato alla certezza (solo relativa, s’intende) che questa prassi di un magistero non dogmatico, “liquido”, riformista, anzi addirittura rivoluzionario non sia utile al vero bene delle anime, ossia al progresso della vita cristiana di tutti fedeli della Chiesa cattolica. La mia è un’opinione che mi sono formato innanzitutto sulla scorta della mia personale esperienza di amministrazione dei sacramenti, e poi raccogliendo anche le esperienze di quei miei confratelli sacerdoti che sono in crisi di coscienza su come intendere e come applicare le nuove direttive pastorali della Amoris laetitia.
6) L’iniziativa della “Correctio” è contraria al sensus ecclesiae? La correzione fraterna tra i discepoli di Cristo è comandata da Cristo stesso nel Vangelo. Io, come ogni cristiano, intendo il sensus ecclesiae come responsabilità nei confronti del Vangelo, che deve essere vissuto personalmente e professato comunitariamente. Inoltre, come sacerdote, sono e mi sento partecipe della missione apostolica del collegio episcopale (la «sollicitudo omnium ecclesiarum»), che vivo mantenendomi sempre in comunione di fede e di disciplina ecclesiastica con il mio ordinario diocesano, che è il Papa stesso, Vescovo di Roma (io appartengo infatti al clero romano). L’applicazione pratica di questa partecipazione, affettiva ed effettiva, alla missione apostolica del collegio episcopale è la preoccupazione per come gli insegnamenti e le direttive pastorali della Chiesa sono recepiti e vissuti, contribuendo positivamente all’edificazione del Popolo di Dio nella fede e nella carità.
Tale preoccupazione è oggi acuita dal gravissimo disorientamento pastorale provocato dall’interpretazione ideologica dei documenti del Vaticano II e anche del magistero post-conciliare secondo quella «ermeneutica della rottura» che fu denunciata a suo tempo da papa Benedetto e che consiste nella diffusa percezione che non c’è più una «dottrina della fede» ma solo programmi di riforma della Chiesa cattolica per omologarla alle altre religioni sulla base di una «etica  mondiale» patrocinata anche dalle ideologie politiche dominanti nel mondo (vedi la mia Introduzione teologica al libro di Danilo Quinto, Disorientamento pastorale, Leonardo da Vinci, Roma 2016). In tali circostanze ecclesiali, ho scritto recentemente sulla NBQ, ciascuno dei fedeli cattolici deve fare ciò che è alla sua portata, e quindi io faccio ciò che posso, per quello che mi sembra utile.

24 commenti:

  1. Santa Caterina da Siena laica consacrata quando le aveva da Dire al Papa le diceva senza tanti distinguo e non mi pare che sia stata scomunicata anzi è stata elevata agli onori degli altari.

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  2. Chiara precisazione che giustifica pienamente il dovere e la legittimità di una corretio filialis nei riguardi di posizioni eterodosse del papa, avvenuta già più volte, nella storia con il risultato di un salutare ripensamento.

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  3. Giorgio Bergoglio in arte Francesco odia Roma e la sua tradizione, succube dei teologi tedeschi. Gli consiglio di abbandonare quella cattedra romana che mai avrebbe dovuto salire. Prenda un biglietto del bus Roma Madrid con tappa a Peniscola, può risiedere se vuole nell'appartamento di Gil Munoz

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    1. Un commento molto stupido a un ragionamento pacato

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    2. Sì, ma sta di fatto che si è instaurata una diffusa antipatia in certi ambienti cattolici verso Bergoglio, cosa che lui ricambia cordialmente. Personalmente penso che la prudenza e la pacatezza di mons. Livi non sortirà risultati. Tutto proseguirà con il probabile risultato di creare e definire due chiese (almeno!) all'interno della struttura del mondo cattolico. Il papa argentino è troppo convinto di avere ragione per ripensarci su e tirerà diritto.

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    3. L'ha conquistata con le unghie e con i denti e non certo se la lascerà togliere da sotto ai piedi, i gesuiti fanno voto di non avere cariche ecclesiali, ma lui ha fatto il contrario!

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    4. Concordo, Anonimo 12:26. Qui ogni occasione è buona solo per denigrare il Sommo Pontefice. Se questi sono i "tradizionalisti", il diavolo può comodamente andarsene in pensione: ci pensano loro a sostituirlo!

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    5. Che ci va a fare a Madrid lui tifa san Lorenzo

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    6. Beh, non proprio stupido. Caustico si, ma stupido no.

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    7. Anonimo 21:47 dice che "ogni occasione è buona solo per denigrare il Sommo Pontefice". Beh, allora vuol dire che il Sommo Pontefice non perde occasione per farsi denigrare. In altri termini, che ne combina di tutti i colori in sequenza ininterrotta.

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    8. Non è "prudenza"...è paura di essere defenestrato e essere trasferito in Groelandia come altri prima di lui....

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  4. Mons. Livi ha avuto grande coraggio, ma sempre meno di Bergoglio.

    A monsignore chiedo: uno che afferma e propaga eresie come si defisce?

    O se preferibile: come si riconosce un eretico?

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    1. Il vero Papa è ancora Benedetto XVI perché l’11/02/2013 ha solo annunciato le sue dimissioni dal Papato per le 20:00 del 28/02/2013 e poi a quest’ultima data non ha fatto alcunché per cui è a tutti gli effetti l’unico vero Papa, e J. M. Bergoglio è ancora un semplice Cardinale.
      Tutto questo è scritto molto più estesamente in questo libro:
      Pace C. M., Il vero Papa è ancora Benedetto XVI, Youcanprint, Tricase (LE) 2017:
      https://books.google.it/books/about/Il_vero_Papa_%C3%A8_ancora_Benedetto_XVI.html?id=v2EIDgAAQBAJ&redir_esc=y
      oppure:
      https://www.youcanprint.it/religione/religione-cristianit-cattolica/il-vero-papa-ancora-benedetto-xvi-9788892646698.html
      Se non si riconosce questo fatto l'opposizione a Bergoglio diventa molto meno efficace.
      In ogni caso hanno fatto bene ad accusare Bergoglio per quelle sette affermazioni eretiche oltre che per il suo sciagurato appoggio a Lutero e al Modernismo.
      D’altra parte, ricordo anche che San Paolo si oppose giustamente a San Pietro pur essendogli inferiore per gerarchia: perciò chiunque, se è sicuro che Bergoglio sta sbagliando gravemente, può opporsi a Bergoglio anche senza essere Cardinale o Vescovo o presbitero o diacono! Dire che solo un Cardinale può parlare contro Bergoglio è solo un modo per coprire una propria colpevole vigliaccheria, anche se è vero che la parola di un Cardinale ha un peso maggiore di quella di un non Cardinale. Però anche un Cardinale come Burke potrebbe essere ridotto come Don Minutella e anche peggio se attaccasse Bergoglio e poi accettasse tutte le punizioni di Bergoglio come ha fatto Don Minutella che si è sottomesso completamente al suo vescovo.
      In conclusione la cosa migliore da fare è riconoscere che incontrovertibilmente il vero Papa è ancora Benedetto XVI, e poi attaccare il Cardinale Bergoglio.

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  5. Quindi, stando a quanto scrive monsignor Livi, "la Correctio filialis non afferma che il Papa sia in corso in eresia etc. etc", però, afferma sempre monsignore, "la prassi pastorale del Papa sta contribuendo alla diffusione delle eresie etc. etc". In tutta sincerità non vedo dove sia la differenza sostanziale. Monsignor Livi è un valentissimo teologo, ma dal suo intervento è chiara la sua intenzione di dire e non dire, ovvero, come si dice, di dare una botta al cerchio e una alla botte. E forse non è un caso che egli affermi: "non sono mai stato e continuo a non essere un conservatore e nemmeno un tradizionalista" e però abbia firmato un documento conservatore e tradizionalista, o, quanto meno, antimodernista.

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  6. Monseñor Antonio Livi dice que la Amoris Laetitia no contiene herejías."La Correción no pretende acusar al Papa de herejía". Entonces qué son las 7 proposiciones heréticas de la Amoris Laetitia? Donde queda el Magisterio auténtico y ordinario de los Papas?
    Esto es una confusión.

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  7. In pratica un documento che NON SERVE A NULLA e NON DICE NULLA....hanno ragione i modernisti/progressisti....lanciano il sasso e nascondono la mano....

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    1. I modernisti/progressisti non hanno mai ragione. Meglio un'iniziativa quale che sia che nessuna iniziativa. La guerra interna alla Chiesa è una realtà inconfutabile e prima o poi dovrà succedere qualcosa di eclatante. I modernisti/progressisti non vinceranno, e su questo non ci piove.

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    2. Si però alla fine dei Tempi, per ora hanno loro il coltello dalla parte del manico....

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  8. Qui si continua fare melina, intanto il sudamericano sta demolendo tutto.

    Quando arrivera la resa dei conti questo tenere i piedi in due scarpe servira solo a dimostrare che bisogna che si sia si e no sia no, tutto il resto viene da Bergoglio.

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  9. A Madrid? L' aereo per Baires. Gil Munoz era il suo predecessore l' 6antipapa Clemente VIII

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  10. Come Clemente VII, fatto di rispetti, di se, di ma, di forse, di perché, di non so, di non intendevo
    Poi venne il 1527

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  11. E' arduo arguire il significato della frase non sono un tradizionalista, se è per questo neanche noi lo siamo, siamo cristiani veri, fedeli, e basta!Fedeli a 2000 anni di storia, al Vangelo tradito, a San Paolo e ai Concili.
    Questi distinguo non richiesti avvalorano il sospetto della exusatio non petita manifesta accusatio.
    Francesco può dormire sonni tranquilli, regnum in se divisum desolabitur.
    Una delle cose più tragiche della papolatria moderna datata solo da Pio IX è stata la distruzione della coscienza dei cattolici.
    Brindo alla coscienza e al card. Newmann

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  12. MOnsignor Livi scrive: "Come sacerdote,sono e mi sento partecipe della missione apostolica del collegio episcopale (la «sollicitudo omnium ecclesiarum»), che vivo mantenendomi sempre in comunione di fede e di disciplina ecclesiastica con il mio ordinario diocesano, che è il Papa tesso". Una domanda sorge spontanea: come fa monsignore a mantenersi in comunione di fede con questo Papa dal momento che questo Papa fa di tutto per inquinare la fede? E quale è questa fede? Quella che monsignor Livi ha messo a posto alla meno peggio nella sua coscienza? Una sorta di compromesso tra la fede di sempre e quella che sta propalando questo Papa?

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  13. Bergoglio: "La psicoanalisi mi ha aiutato molto". Non abbastanza.

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