Post in evidenza

Luis Badilla. "Per Papa Francesco visitare la Francia era già un problema nel 2014"

Grazie a Luis Badilla per questa nuova analisi sulla ritrosia di Francesco a fare viaggi apostolici in Francia. QUI ancora Badilla sulla ma...

mercoledì 9 agosto 2017

Pera vs Francesco

Proponiamo la dura riflessione dell'ex Presidente del Senato pubblicata da il Mattino (si veda qui). 
Pubblichiamo un commento di Magnani del 10.07.2017 per il Sussidiario
L.


Un attacco durissimo quello che Marcello Pera, ex presidente del Senato, fa contro Papa Francesco in una piena di livore apparsa sul Mattino di Napoli. I problemi dei migranti, il tema dell’accoglienza sono lo spunto centrale che avrebbe animto l’attacco e il fastidio che Pera prova nel vedere la Chiesa lontana dal periodo di Papa Giovanni Paolo II e Benedetto XVI - con il quale ha scritto anche un famoso libro a quattro mani, Senza Radici. Europa, Relativismo, Cristianesimo, Islam - e impegnata oggi, a suo avviso, nella “sola politica”. Nell’ultima intervista rilasciata da Bergoglio a Eugenio Scalfari su Repubblica, il tema dell’accoglienza senza limiti e la paura per un G20 contro le ondate migratorie mettono in luce l’attenzione ancora incentrata dal Papa per i poveri, esuli e immigrati. Ma Pera non ci sta, e lo fa senza mezzi termini: “questo Papa non lo capisco, quanto dice è al di fiori di ogni comprensione razionale. […] Perché insiste sull’accoglienza totale? Il Papa lo fa perché detesta l’Occidente, aspira a distruggerlo e fa di tutto per raggiungere questo fine”, spara dritto l’intellettuale cattolico da sempre molto vicino alle istanze della Chiesa e del Cristianesimo contro la dittatura del relativismo.
Non piace però il nuovo magistero di Bergoglio che infatti secondo Pera “non è Vangelo, ma è solo politica. Francesco è poco o per niente interessato al cristianesimo come dottrina, all’aspetto teologico. […] Le sue affermazioni sembrano basate sulla Scrittura, in realtà sono fortemente secolariste”, attacca ancora l’ex membro di Forza Italia. Secondo Pera il Papa oggi non è preoccupato della salvezza delle anime ma solo della sicurezza e del benessere sociale. “Se poi si entra nel merito, egli suggerisce ai nostri stati di suicidarsi, invita l’Europa a non essere più se stessa: il Papa riflette tutti i pregiudizi del sudamericano verso l’America del Nord, verso il mercato, le libertà, il capitalismo”.
Sul punto nodale dei migranti, nell’intervista al quotidiano napoletano viene chiesto a Pera se l’attacco unilaterale contro la “politica” di Bergoglio sul fronte accoglienza immigrazione non prende spunto in realtà dal Vangelo stesso. “Così come non ci sono motivazioni razionali, non ve ne sono neanche evangeliche che spieghino quel che il Papa dice”. Secondo Pera, Bergoglio fa solo politica, cerca l’applauso facile dell’Onu e si fa anche “sindacalista”: “la sua visione politica, sociale e sui migranti è la stessa del giustizialismo peronista, non ha nulla a che vedere con la tradizione occidentale delle libertà politiche e con la sua matrice cristiana”. Non solo, secondo Pera l’Italia viene lasciata sola non soltanto dall’Europa nel gestire la complessa vicenda dei migranti, ma è la Chiesa stessa a mettere in difficoltà invitando a spalancare le porte. “Temo una brutta reazione, temo che la protesta del popolo possa saldarsi e trovare uno sbocco non augurabile. Del resto, anche le contraddizioni del Papa verranno fuori”, si espone l’ex presidente del Senato, sottolineando una non “perfetta sintonia tra i cattolici conservatori e il resto della Chiesa”.
Non solo Papa Francesco fa politica secondo Pera che sempre nell’intervista al Mattino sostiene come “è in atto uno scisma nascosto nel mondo cattolico e che esso è perseguito da Bergoglio con ostinazione e determinazione”. Secondo l’ex presidente del Senato, molto legato alla vasta teologia e al magistero di Benedetto XVI e Giovanni Paolo II, il “nuovo corso” di Francesco non convince per nulla e si slancia in un altro paragone molto forte: “è finalmente esploso in tutta la sua radicalità rivoluzionaria il Concilio Vaticano”. Secondo Marcello Pera infatti le idee che portano al suicidio della Chiesa e che sarebbero portatrici del magistero di Bergoglio si ritrovano nel Concilio iniziato da Giovanni XXIII. “Quell’aggiornamento del cristianesimo laicizzò la Chiesa, innescò un cambiamento che fu molto profondo anche se esso, che rischiava di portare ad uno scisma, fu tenuto a bada negli anni successivi”.
Sono infatti Ratzinger e Wojtyla ad aver “salvato la Chiesa, assumendo una visione tragica verso la realtà, resistettero e cercarono di mediare il nuovo con la tradizione. Lo fecero in maniera eccelsa”, sottolinea ancora l’ex presidente del Senato nel governo Berlusconi. Ora però, con Francesco, tutto sarebbe di nuovo in discussione: “i diritti dell’uomo, tutti e senza esclusione, sono diventati il riferimento ideale e la bussola per la Chiesa, per i diritti di Dio e della tradizione non c’è più quasi spazio”. Pera riporta poi alcune frange della Chiesa non più tanto certe della guida di Bergoglio: “i giovani, alcune parti del clero e le persone semplici di provincia, che vivono i problemi di sicurezza che i migranti creano nelle nostre periferie”.

5 commenti:

  1. Analisi ineccepibile ed esauriente sulle cause dell'attuale crisi della Chiesa trascinata dalle ideologie e psicopatie di Bergoglio verso l'apostasia dottrinale e morale e, pertanto, verso l'autodistruzione. La svolta antropologica ed il relativismo, iniziati con il CVII, sono arrivati alla loro massima attuazione. Giusta la difesa dei due papi precedenti, ma con qualche riserva su GPII il quale sull'ecumenismo ( il Carnevale di Assisi!) e sull'immigrazione ( ricordate le sua affermazione: " ciascuno ha il diritto di fissare la propria dimora dove vuole") ha posto le premesse per quanto sta accadendo ora senza freno.

    RispondiElimina
  2. Le rilevazioni di Pera sono oggettive e quindi condivisibili, ma poiché Pera è un "ateo devoto" (alla Giuliano Ferrara e Eugenio Scalfari)) le sue rilevazioni sono ... soggettive e inattendibili. Gli "atei devoti" costituiscono una genìa pericolosissima dalla quale la Chiesa, o meglio gli uomini della Chiesa, a cominciare dai Papi, dovrebbero prendere le distanze. Gli "atei devoti" non sono né carne né pesce e con la loro distanza ravvicinata rispetto alla Chiesa possono soltanto ingenerare confusione. Siamo alle solite: il famigerato "dialogo" che non porta niente di buono. L"ateo devoto" è un prodotto prettamente post-conciliare, rappresentando il tipo, abbastanza squallido, di chi vuol tenere un piede su due staffe. Insomma, Pera e quelli come lui, è un cerchiobottista di cui la Chiesa non sa che farsene.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Le testimonianze (quella di Pera à una delle tantissime) sulla grave crisi suicida della Chiesa cattolica da parte di veri e non faziosi uomini di cultura (non certo Scalfari),ovviamente invisi alla setta bergogliana, ciecamente negate dalla gerarchia, sono ormai le uniche che possono giovare alla Chiesa alla quale sono riconosciuti valori di grande civiltà e di ordine sociale. Papa Benedetto lo aveva capito bene con un dialogo con loro fondato sulla verità.

      Elimina
  3. L'analisi precisa, che al pari di quelle di tanti uomini di cultura credenti o meno, non tralascia nessuno degli aspetti negativi dell'ideologia socio-politica bergogliana che ha emarginato dottrina e magistero secolare della Chiesa cattolica portando alla massima attuazione i presupposti della deriva antropologica e modernista del CVII che papa Benedetto, aggredito da tante parti, ha cercato di frenare con alta dottrina e fede.

    RispondiElimina