Continuiamo l'analisi su Amoris Laetitia che stiamo facendo dalla sua uscita.
Riteniamo l'argomento esiziale per la vita della Chiesa.
L.
di S. Magister, del 25.07.2017
Ricevo da un autorevole uomo di Chiesa e pubblico, acconsentendo alla richiesta di non rendere noto il suo nome.
*
TUTTI RISPONDONO AI "DUBIA" FUORCHÉ IL PAPA. QUESTA VOLTA È TOCCATO A SCHÖNBORN
di ***
Il 13 luglio 2017 il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di
Vienna, ha parlato per quattro ore, in due conferenze e una
conversazione a domande e risposte, presso il Mary Immaculate College, a
Limerick, in Irlanda.
Il porporato austriaco è intervenuto nel contesto dell'evento "Let's
Talk Family: Let's Be Family" (Parliamo di famiglia, siamo famiglia),
che fa parte di una serie di manifestazioni organizzate in preparazione
dell'incontro mondiale delle famiglie (1), a cura del dicastero per i
laici, la famiglia e la vita, che si svolgerà a Dublino dal 21 al 28
agosto 2018.
Dopo aver letto i reportage dell'evento offerti dai principali media specializzati (2), non posso che constatare che ai "dubia"
sottoposti al papa da quattro cardinali rispondono tutti fuorché lui; e
che, in questo modo, al coro caotico dei commenti e delle
interpretazioni più disparate di "Amoris laetitia" – che tutto fanno
fuorché chiarire ai fedeli e ai confessori i problemi suscitati dal
documento – si è aggiunta una nuova voce, o meglio, della nuova nebbia.
Questo perché gli argomenti offerti dall'arcivescovo di Vienna –
almeno per come sono stati riportati dai media più affidabili – sono
tutt'altro che convincenti. Vediamone i principali.
1. Un rimprovero inopportuno
In primo luogo Schönborn rimprovera i cardinali dei "dubia". Li
accusa, per il fatto che hanno chiesto rispettosamente udienza, di aver
esercitato pressione sul papa. Avrebbero potuto chiedere udienza, ma
senza dirlo pubblicamente. Ecco le parole esatte dell'arcivescovo
austriaco:
"Che dei cardinali, che dovrebbero essere i più vicini collaboratori
del papa, cerchino di forzarlo e di far pressione su di lui affinché dia
una risposta pubblica alla loro lettera resa pubblica è un
comportamento assolutamente sconveniente. Mi scuso se lo dico. Se
vogliono avere un'udienza con il papa, che chiedano un'udienza, ma che
non rendano pubblico di aver chiesto un'udienza" (3).
Mi chiedo se il cardinale Schönborn abbia letto e/o creda a queste
parole del papa, in merito alle discussioni sorte già nel corso degli
ultimi sinodi dei vescovi, e poi continuate dopo la pubblicazione di
"Amoris laetitia". Riporto solo alcuni stralci:
"Una condizione generale di base è questa: parlare chiaro. Nessuno
dica: 'Questo non si può dire; penserà di me così o così…'. Bisogna dire
tutto ciò che si sente con parresia. Dopo l'ultimo concistoro
(febbraio 2014), nel quale si è parlato della famiglia, un cardinale mi
ha scritto dicendo: peccato che alcuni cardinali non hanno avuto il
coraggio di dire alcune cose per rispetto del papa, ritenendo forse che
il papa pensasse qualcosa di diverso. Questo non va bene, questo non
è sinodalità, perché bisogna dire tutto quello che nel Signore si sente
di dover dire: senza rispetto umano, senza pavidità. E, al tempo stesso,
si deve ascoltare con umiltà e accogliere con cuore aperto quello che
dicono i fratelli. Con questi due atteggiamenti si esercita
la sinodalità" (4).
"Personalmente mi sarei molto preoccupato e rattristato se non ci
fossero state queste tentazioni e queste animate discussioni; questo
movimento degli spiriti, come lo chiamava Sant'Ignazio (EE, 6) se tutti
fossero stati d'accordo o taciturni in una falsa e quietista pace" (5).
"La complessità delle tematiche proposte ci ha mostrato la necessità
di continuare ad approfondire con libertà alcune questioni dottrinali,
morali, spirituali e pastorali" (6).
"Abbiate il coraggio di insegnarci che è più facile costruire ponti che innalzare muri!" (7).
Papa Francesco non fa altro che parlare di parresia, di sinodalità,
di non fare muri ma ponti. Ha detto che si sarebbe preoccupato e
rattristato se durante il sinodo non ci fossero state discussioni
animate. Ha scritto nel documento stesso che è oggetto di queste animate
discussioni, cioè in "Amoris laetitia", che è necessario "continuare ad
approfondire con libertà alcune questioni dottrinali, morali,
spirituali e pastorali".
E ora, questo stesso pontefice, nonostante le suddette parole, decide
di non ricevere quattro cardinali che gli hanno umilmente e
legittimamente chiesto udienza… E questi avrebbero dovuto anche non dire
niente? Il cardinale Schönborn ha proprio uno strano concetto di
parresia!
2. Confusione dottrinale
2. Confusione dottrinale
Ma dopo questa infondata lamentela da parte dell'arcivescovo di Vienna, veniamo alle questioni più dottrinali.
Raccolgo qui tre affermazioni di Schönborn:
- "La teologia morale si regge su due piedi: i principi e quindi i passi prudenziali per applicarli alla realtà" (8).
- In 'Amoris laetitia' Francesco "spesso ritorna a quanto ha detto in
'Evangelii gaudium', che un piccolo passo verso il bene fatto in
circostanze difficili può valere di più rispetto a una solida vita
morale in situazione confortevole" (9).
- "Il 'bonum possibile' in teologia morale è un importante concetto
che è stato così spesso trascurato […] Qual è il bene possibile che una
persona o una coppia può realizzare in circostanze difficoltose?" (10).
Cominciamo ad analizzare la prima affermazione. Che cosa sono i passi
prudenziali per applicare i principi della morale alla realtà?
La prudenza, "recta ratio agibilium", sceglie i mezzi in ordine al
fine; essa non li sceglie arbitrariamente, ma è vincolata alla verità.
Di conseguenza, la prudenza, per essere tale, non può scegliere mezzi
cattivi, ovvero atti intrinsecamente cattivi, che sono necessariamente
sempre imprudenti. Infatti un atto prudente deve essere in sé buono; se
non è buono non è prudente. E a rendere un atto buono – e quindi
eventualmente anche prudente – non sempre sono sufficienti le intenzioni
o le circostanze.
Questo è quanto è infallibilmente propone a credere la Chiesa. Così
insegnava san Giovanni Paolo II nell'enciclica "Veritatis splendor":
"Ciascuno di noi conosce l'importanza della dottrina che rappresenta
il nucleo dell'insegnamento di questa enciclica e che oggi viene
richiamata con l'autorità del successore di Pietro.
Ciascuno di noi può avvertire la gravità di quanto è in causa, non solo
per le singole persone ma anche per l'intera società, con la
riaffermazione dell'universalità e della immutabilità dei comandamenti
morali, e in particolare di quelli che proibiscono sempre e senza
eccezioni gli atti intrinsecamente cattivi" (11).
Il fine non giustifica mai i mezzi, quindi il fine non rende mai
un'azione cattiva prudente o proporzionata al fine ultimo. Quindi, se è
vero che "la teologia morale si regge su due piedi: i principi e quindi i
passi prudenziali per applicarli alla realtà", la convivenza "more
uxorio" di due persone che non sono marito e moglie non sarà mai
un'applicazione prudente dei principi alla realtà oggettiva (12).
La seconda affermazione elogia i piccoli passi verso il bene,
soprattutto quelli compiuti in stato di difficoltà. Ma quelle azioni che
sono sempre cattive, prescindendo dalle circostanze, non sono mai un
piccolo passo verso il bene, ma un passo – più o meno grave – verso il
male. Ci possono essere tanti piccoli passi verso il bene, compiuti da
persone che vivono in stato di peccato (carità, preghiera,
partecipazione alla vita della Chiesa, ecc.), ma ad avvicinarli non sono
certo gli atti che li costituiscono in stato di peccato: questi si
oppongono inevitabilmente al cammino verso il bene, al moto della
creatura razionale verso Dio, direbbe san Tommaso d'Aquino (13).
La terza affermazione valorizza la categoria di bene possibile. È una
bella categoria se interpretata correttamente (pensiamo al detto:
"State buoni se potete", di san Filippo Neri). Ma è fuorviante se si
dimenticassero le parole di san Paolo: "Nessuna tentazione, superiore
alle forze umane, vi ha sorpresi; Dio infatti è degno di fede e non
permetterà che siate tentati oltre le vostre forze ma, insieme con la
tentazione, vi darà anche il modo per poterla sostenere" (14). È
fuorviante se andasse contro a quanto definisce infallibilmente il
Concilio di Trento: "Nessuno, poi, per quanto giustificato, deve
ritenersi libero dall'osservanza dei comandamenti, nessuno deve far
propria quell'espressione temeraria e proibita dai Padri sotto pena di
scomunica, esser cioè impossibile per l'uomo giustificato osservare i
comandamenti di Dio" (15). È fuorviante se, contro la dottrina cattolica
della giustificazione, si aprissero le porte – pur in altri termini –
alla concupiscenza invincibile di sapore giansenista, o al
condizionamento dei fatti sociali più forte della grazia se non
addirittura del libero arbitrio.
3. "Amoris laetitia" è cattolica: garantisce Schönborn
Il sito "Crux" riporta anche un episodio, raccontato dallo stesso cardinale:
"Schönborn ha rivelato che quando ha incontrato il papa dopo la
presentazione di 'Amoris laetitia', Francesco lo ha ringraziato e gli ha
chiesto se il documento era ortodosso. 'Gli dissi: Santo Padre, è
pienamente ortodosso'. Schönborn ha aggiunto che pochi giorni dopo
ricevette da Francesco una piccola nota che diceva: 'Grazie per quella
parola, che mi ha confortato'". (16).
Questo racconto, se da un lato rivela l'umiltà di Francesco che
chiede un parere ai suoi teologi di fiducia, non toglie il fatto che
dovrebbe essere il papa a dare risposte ai teologi, ai vescovi, ai
cardinali i quali, con la parresia richiesta e incorggiata dallo stesso
pontefice, gli esprimono gravi preoccupazioni per lo stato della Chiesa.
Questa, infatti, è veramente divisa e ferita dalle interpretazioni
contrastanti con cui "Amoris laetitia" è stata proposta da vari
episcopati.
4. Conclusione
Il cardinale Carlo Caffarra, in un discorso al comitato scientifico
dell'Istituto "Veritatis Splendor" di Bologna (17), individuò alcune
sfide attuali a cui i cristiani avrebbero dovuto rispondere:
relativismo, amoralismo e individualismo.
Circa l'amoralismo, l'allora arcivescovo di Bologna disse:
"Ho parlato di amoralità in un senso preciso. Nel senso che
l’affermazione secondo la quale 'esistono atti che, per se stessi ed in
se stessi indipendentemente dalle circostanze, sono sempre gravemente
illeciti' [Es. Ap. 'Reconciliatio et penitentia' 17; EV 9/1123], non è
fondata, [secondo la mentalità attuale]".
Il Card. Caffarra allora mise in guardia contro alcune pseudo-soluzioni dei suddetti problemi:
"Una prima pseudo-soluzione è l’evasione dal confronto vero e serio
con queste sfide. Un’evasione che assume genericamente il volto
del fideismo, del rifiuto della dimensione veritativa della fede
cristiana. È una vera e propria indisponibilità, non necessariamente
intenzionale, al confronto serio e rigoroso sul piano propriamente
culturale. È l’evasione in una fede solamente esclamata e non
interrogata, solamente affermata e non pensata".
L’evasione "in una fede solamente esclamata e non interrogata"!
Quante volte sentiamo esclamate le parole misericordia, coscienza,
maturità, responsabilità, ecc., rifiutando però una vera ricerca
dell'"intellectus fidei", della comprensione profonda delle ragioni
della fede.
Le argomentazioni di Schömborn sono state inquadrate "ante litteram"
proprio da queste considerazioni del cardinale Caffarra circa il rifiuto
sostanziale (non necessariamente intenzionale) della
"dimensione veritativa della fede cristiana":
- "etsi veritas non daretur", come se non esistesse la verità immutabile sull'uomo e sui sacramenti;
- "etsi bonum non daretur", come se non ci fossero un bene oggettivo
da fare e un male altrettanto oggettivo da evitare, entrambi non decisi,
ma ritrovati e scelti liberamente dall'uomo nella coscienza;
- "etsi gratia non daretur", come se l'uomo fosse dimenticato da Dio
in una situazione-trappola, dove non c'è altra scelta che peccare.
*
NOTE
(1) Per informazioni vedi: http://www.worldmeeting2018.ie/
(2) Non essendo stati pubblicati integralmente gli interventi del cardinale Schönborn, mi rifaccio a quanto riporta il sito "Crux",
che tra i siti consultati, ci è sembrato il più completo . Gli editori
stessi definiscono "Crux" un "independent Catholic news site, operated
in partnership with the Knights of Columbus". I testi in inglese
riportati nelle note sono tutti ripresi da questo sito. Un altro
reportage abbastanza esaustivo si trova su "Catholic Ireland".
(3) "That cardinals, who should be the closest collaborators of the
pope, try to force him, to put pressure on him to give a public response
to their publicized, personal letter to the pope - this is absolutely
inconvenient behaviour, I’m sorry to say. If they want to have an
audience with the pope, they ask for an audience; but they do not
publish that they asked for an audience".
(4) Prima congregazione generale della III Assemblea generale
straordinaria del Sinodo dei Vescovi, Parole del Santo Padre Francesco
ai Padri sinodali, 6 ottobre 2014
(5) Discorso del Santo Padre Francesco per la conclusione della III
Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi, 18 ottobre
2014.
(6) Esortazione "Amoris laetitia" 2.
(7) Nel corso della veglia di preghiera con i giovani al Campus Misericordiae, durante la XXXI Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia.
(8) "Moral theology stands on two feet: Principles, and then the prudential steps to apply them to reality".
(9) "Often comes back to what he said in 'Evangelii Gaudium', that a
little step towards the good done under difficult circumstances can be
more valuable than a moral solid life under comfortable circumstances".
(10) "The 'bonum possibile' in moral theology is an important concept
that has been so often neglected. […] What is the possible good that a
person or a couple can achieve in difficult circumstances?".
(11) Lettera enciclica "Veritatis splendor" 115, 6 agosto 1993, con sottolineature mie.
(12) Basta riportare, a titolo di esempio, quanto afferma la
Dichiarazione della congregazione per la dottrina della fede circa
alcune questioni di etica sessuale "Persona humana" del 29 dicembre
1975: "Secondo la tradizione cristiana e la dottrina della Chiesa, e
come riconosce anche la retta ragione, l'ordine morale della sessualità
comporta per la vita umana valori così alti, che ogni violazione diretta
di quest'ordine è oggettivamente grave".
(13) "De motu rationalis creaturae in Deum": "Summa theologiae", Iª q. 2 pr.
(14) 1 Cor 10, 13.
(15) Decreto sulla giustificazione del 13 gennaio 1547, Sessio VI, cap. 11 (DS/36 1536).
(16) "Schönborn revealed that when he met the Pope shortly after the
presentation of 'Amoris', Francis thanked him, and asked him if the
document was orthodox. 'I said, Holy Father, it is fully orthodox’,
Schönborn told us he told the pope, adding that a few days later he
received from Francis a little note that said: 'Thank you for that word.
That gave me comfort'."
(17) "Il cristiano e le sfide attuali", Incontro del Comitato Scientifico dell'Istituto "Veritatis Splendor", 3 giugno 2005.
Sbaglia Papa Francesco chiedendo al Cardinale Schönborn se Amoris Laeticia è ortodossa. Questo è compito del Cardinale Prefetto della Dottrina della Fede, allora Sua Eminenza Müller. Ed anche il Teologo della Casa Pontificia, l'antico Maestro del Sacro Palazzo Apostolico.
RispondiEliminaNon è sbaglio ma necessità, per tentare di avere ragione, quella di chiedere consenso solo ai suoi tirapiedi.
EliminaSubdolo intervento per mettere le bergogliane mani sull'Incontro delle famiglie, come fatto per il Sinodo, per trascinarlo ad accettare le sue ideologie sovversive sulla famiglia e sulla tradizionale morale della Chiesa cattolica fondata sul Vangelo.
RispondiEliminaAl viennese non resta che arrampicarsi sugli specchi con argomentazioni deboli e solo accusatorie, tendenti a disprezzare gli avversari, per giustificare le ideologie bergogliane che si rivelano sempre più confuse e contraddittorie non certo, come si afferma, inventate per il bene dei fedeli.
RispondiEliminal'apostata della pampas non risponderà mai, e anche se lo facesse a che servirebbe?
RispondiEliminaQuando la chiesa gerarchica deciderà di liberarsi di questo impostore oriundo e della sua ganga di cortigiani sarà sempre troppo tardi.