"L'ha detto il Papa" !
Una frase che ha fatto e fa tremare indistintamente sia i pretini di provincia che i monsignori della Curia Romana.
Da decenni un sinedrio progressista, nascosto dietro la frase "l'ha detto il Papa", ha fatto entrare il cinghiale del bosco nella Vigna del Signore per devastarla selvaggiamente.
Nell'attuale regime di "magistero liquido"la frasetta "l'ha detto il Papa" è capace di produrre scempi inimmaginabili!
Ricordiamo che in passato durante il pontificato di Paolo VI un'invasata suorina militante nell'empia NLI (Nuova Inquisizione Liturgica) al grido "l'ha detto il Papa" si recò in alcune cattedrali di provincia per spogliare "alla maniera luterana" gli altari e i presbiteri da ogni "residuato" tridentino artistico/devozionale.
Mons.Lefebvre ebbe a smascherare mirabilmente, con una sola frase, la dittatura che stava distruggendo la Chiesa : «Il capolavoro, (le coup magistral) di Satana è l'esser riuscito a gettare nella dissobbedienza in nome (par la vertu) dell'obbedienza».
Buona lettura!
AC
Una frase che ha fatto e fa tremare indistintamente sia i pretini di provincia che i monsignori della Curia Romana.
Da decenni un sinedrio progressista, nascosto dietro la frase "l'ha detto il Papa", ha fatto entrare il cinghiale del bosco nella Vigna del Signore per devastarla selvaggiamente.
Nell'attuale regime di "magistero liquido"la frasetta "l'ha detto il Papa" è capace di produrre scempi inimmaginabili!
Ricordiamo che in passato durante il pontificato di Paolo VI un'invasata suorina militante nell'empia NLI (Nuova Inquisizione Liturgica) al grido "l'ha detto il Papa" si recò in alcune cattedrali di provincia per spogliare "alla maniera luterana" gli altari e i presbiteri da ogni "residuato" tridentino artistico/devozionale.
Mons.Lefebvre ebbe a smascherare mirabilmente, con una sola frase, la dittatura che stava distruggendo la Chiesa : «Il capolavoro, (le coup magistral) di Satana è l'esser riuscito a gettare nella dissobbedienza in nome (par la vertu) dell'obbedienza».
Buona lettura!
AC
Chi parla a nome del papa? Quanti "prestanome"
di Marco Tosatti
Nei giorni scorsi si è svolto il VII Corso alla Pontificia Università
della Santa Croce dedicato ai giornalisti interessati all’informazione
vaticana.
Nel primo giorno una tavola rotonda ha dibattuto il problema
delle fonti; hanno contribuito David Wiley, una firma storica della BBC,
Luigi Accattoli, il prof. Giovanni Tridente, della PUSC, e chi scrive.
Una delle particolarità del momento storico ed ecclesiale
che stiamo vivendo è emersa dal contesto.
Ci ricordavamo, per esempio,
dell’epoca di Giovanni Paolo II.
In quei tempi era chiaro che il Papa,
quando non parlava egli stesso – come per esempio faceva sull’aereo,
inaugurando una consuetudine che i suoi successori hanno mantenuto,
anche se non con la stessa libertà – aveva una persona delegata a farlo
in suo nome.
E questa persona era Joaquin Navarro Walls.
Che godeva di un rapporto di fiducia estremo con papa Wojtyla.
Tanto che quando – dopo che aveva rivelato, nel corso del viaggio in
Ungheria, che Giovanni Paolo II soffriva di sindrome extrapiramidale –
una forma di Parkinson – la lettera
di licenziamento preparata dalla
Segreteria di Stato fu bloccata proprio dall’Appartamento.
Anche il
segretario particolare, l’adesso cardinale Stanislao Dziwisz, ogni tanto
concedeva qualche frammento della mens pontificia, ma con parsimonia.
Benedetto XVI aveva padre Lombardi, e, in
estemporanea e salesiana, il suo Segretario di Stato, il cardinale
Tarcisio Bertone. Con quali rismaniera ultati l’abbiamo visto.
Non si
può parlare di un rapporto felice con i media, nel suo caso.
E adesso c’è Francesco, ma il problema si pone in
maniera del tutto diversa.
Alla domanda: chi è il portavoce del Papa?
Non è così semplice rispondere.
Certo, c’è Greg Burke (nessuna parentela
con l’omonimo cardinale) che ha ereditato dal padre Federico Lombardi,
SJ, il ruolo di direttore della Sala Stampa della Santa Sede.
Ma
possiamo dire che finora ha preferito tenere un profilo piuttosto
riservato, almeno come portaparola del Pontefice.
E non è che gli
manchino né capacità né esperienza.
Ha fatto il giornalista per molti
anni, e ha lavorato come consigliere per i media per vari anni in
Segreteria di Stato. Però si sente poco, per ora; e certamente non cerca
il palcoscenico.
Per il Papa però parlano molti altri (oltre al Pontefice stesso, che non è certo taciturno…). Abbiamo Scalfari, con le sue interviste non registrate e riportate “ad sensum”.
Che presentano però agli esegeti lo stesso problema di alcune, anche
famose, apparizioni e rivelazioni sovrannaturali: non sempre è chiaro se
il Veggente esprime pensieri e parole sue, oppure del Protagonista
dell’apparizione.
Poi c’è naturalmente padre Antonio Spadaro, SJ, Direttore de La Civiltà Cattolica,
il vero uomo dei media – compresi i social media, con qualche piccola
scivolata – del Pontefice. Che di recente, parlando al SIR, l’agenzia
stampa dei vescovi, ha parlato addirittura di “odio” nei confronti del
Pontefice.
“Quanti criticano pregiudizialmente il Pontefice sono poche
persone, che però si esprimono sui social network dove fanno grande
chiasso.
L’impressione è che siano tanti, ma in realtà il rumore è
frutto dell’eco.
E le dinamiche di odio (sottolineatura nostra) che si sviluppano non hanno nulla di cristiano”. Così padre Antonio Spadaro.
Il direttore ha affermato che “Il rispetto della
laicità dello Stato è fondamentale.
Francesco mostra che per costruire
una società non bisogna vincere sugli altri, ma mettere in dialogo tutte
le forze vive”.
D’altra parte, prosegue, “le persone hanno voglia di
partecipare al dibattito culturale e politico, ma faticano a trovare
fonti attendibili.
Purtroppo prevale la dinamica da ‘camera dell’eco’:
chi la pensa in un certo modo, ascolta solo chi la pensa come lui”.
Sarà
per questo motivo che Padre Spadaro “blocca” (e anche altri divulgatori
del cerchio magico del Papa lo imitano) su Twitter le voci perplesse o
critiche.
Fanno come due delle tre scimmiette: non vedono e non sentono…
Alla Congregazione per i vescovi invece la parola del Pontefice,
soprattutto in tema di nomine, la porta il suo segretario particolare,
Fabián Edgardo Marcelo Pedacchio Leániz; ma non si possono considerare
questi interventi come esternazioni pontificie.
Qualcuno invece si trova
nominato portaparola papale su designazione diretta.
E’ accaduto a
Schönborn quando è stato chiesto al Pontefice quale fosse
l’interpretazione corretta dell’Amoris Laetitia.
Ogni tanto – raramente – entra in campo come relatore della mens
papale il Sostituto alla Segreteria di Stato, l’arcivescovo Angelo
Becciu, mentre appare defilato in questo campo il Segretario di Stato,
il card. Pietro Parolin.
Non mancano neanche sortite più occasionali.
Memorabile quella dell’arcivescovo Bruno Forte, che
ha svelato un retroscena del Sinodo sulla Famiglia, relativo al
Pontefice. In un incontro pubblico, il presule ha raccontato che
Francesco gli avrebbe detto: “Se parliamo esplicitamente di comunione ai
divorziati risposati questi non sai che casino che ci combinano. Allora
non ne parliamo in modo diretto, fa in modo che ci siano le premesse,
poi le conclusioni le trarrò io.”
Dopo aver riportato questa battuta lo
stesso Forte ha scherzato dicendo: “Tipico di un gesuita”.
E’ sembrato che parlasse a nome del Pontefice, in
maniera indiretta, anche il Decano della Sacra Rota, mons. Pio Vito
Pinto, quando suggeriva lo “sberrettamento” dei quattro cardinali dei Dubia,
anche se adesso, dopo il pasticcio con lo Stato italiano a proposito
degli avvocati e della registrazione delle sentenze di nullità sembra
essere scivolato di qualche gradino nella corte pontificia.
Il cardinale
Coccopalmerio è sembrato rispondere a nome del Papa ai Dubia,
mentre in Germania chi parla senza timore dicendo che cosa il Pontefice
pensa e vuole è il cardinale di Monaco, Marx.
Insomma, non mancano
certo i canali di diffusione del papa-pensiero; e si capisce perché in
questa folla Greg Burke preferisca non sgomitare.
Fonte: La nuova bussola quotidiana
Fonte: La nuova bussola quotidiana
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