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martedì 29 novembre 2016

Fedeli "sfrattati" e "migranti": agenzia di stampa cattolica solidale

L'Agenzia di stampa cattolica ZENIT è voluta essere vicina  ai Fedeli del Coetus della Messa in latino di Tolentino "sfrattati" e "migranti" sulla costa a causa dell'infinito terremoto che ininterrottamente sta colpendo quella (già) tranquilla area geografica. 
AC 

 Marche: la terra trema, la fede resta salda  

A un mese dalle ultime forti scosse, viaggio in una comunità di fedeli di Tolentino, dove forte è la sete di spiritualità malgrado la paura e le chiese lesionate. 

di Federico Cenci 

L’Arciconfraternita del Sacratissimo Cuore di Gesù ha le spalle larghe. 
Nata nel 1805 e radicata ancora oggi a Tolentino, nelle Marche, per promuovere la devozione verso il Sacro Cuore, l’Eucarestia e la Passione, è abituata a far fronte alle difficoltà. 
Dopo appena tre anni, nel 1808, fu oggetto delle soppressioni napoleoniche e fu costretta a cessare la sua opera. 
Ciò a cui non rinunciarono i confratelli, tuttavia, fu una fervente fede. 

A spronarli affinché confidassero in Dio e nella protezione di Maria Santissima, malgrado i tempi tragici, fu il loro fondatore San Vincenzo Maria Strambi, vescovo di Macerata e Tolentino. 
Saldi in Dio e nei sacramenti, resistettero all’ondata di livore anti-cattolico proveniente dalla Francia e nel 1815 uno scritto del vescovo Strambi ripristinò l’Arciconfraternita. 
La quale chiese e ottenne da papa Gregorio XVI che le fosse assegnata la chiesa di San Benedetto da Norcia, abbandonata dai monaci dopo la soppressione. 
Fu in questo edificio, intitolato al Sacro Cuore e a San Benedetto, che ripresero le attività dei confratelli di penitenza, carità e pietà popolare. 
Negli anni non mancarono però altre prove. Il terremoto dell’Umbria del 1997 lesionò l’edificio, così i confratelli non esitarono a metter mano al portafogli per finanziare la ristrutturazione. 
Generosità e forza di volontà sono rimaste intatte anche dopo queste nuove terribili scosse che hanno colpito il Centro Italia. 
Dopo il sisma del 24 agosto i confratelli hanno ospitato le celebrazioni – in primis l’Adorazione eucaristica – di due comunità parrocchiali che avevano la chiesa inagibile. 
La terra è poi tornata a tremare ad ottobre. 
Due scosse il 26 e in particolare una del 30 ottobre hanno provocato lesioni all’interno nonché sulla facciata della chiesa e hanno fatto cadere e frantumare la lapide ottocentesca inneggiante le grazie che il Sacro Cuore di Gesù concede ai fedeli. 
Fedeli che ora si riuniscono per celebrare, essendo inagibili tutte le chiese del centro storico di Tolentino, nell’oratorio parrocchiale della chiesa del Sacro Cuore oppure in alcune chiese di Civitanova Marche, lungo la costa marchigiana. 
In occasione della celebrazione dell’Immacolata e della notte di Natale i confratelli e altri fedeli tolentinati si sposteranno nella chiesa Santa Maria degli Angeli, a Civitanova Alta, un luogo carico di suggestione, giacché è dove Maria è apparsa nel ‘500. 
Le Messe saranno celebrate, come da abitudine per questa Arciconfraternita, in rito antico. Ha la voce rotta dalla commozione Andrea Carradori, priore dell’Arciconfraternita del Sacratissimo Cuore di Gesù e direttore del Coro della Basilica di San Nicola da Tolentino, quando, intervistato da ZENIT, spiega il valore che assume questo tipo di celebrazione specie in un momento di prova come l’attuale. 
L’aura mistica di questo rito offre un afflato d’amore che è difficile spiegare a parole”, spiega. Celebrare in lingua latina “è un modo per sentirci in comunione con la Chiesa trionfante e con i santi”, aggiunge. 

Carradori sottolinea poi quanto “incisiva” sia stata la protezione della schiera celeste: “L’altare maggiore della chiesa ha resistito alle scosse, dunque sono integre le reliquie dei santi che vi sono custodite, quella di Sant’Emidio, di San Gabriele dell’Addolorata, di Santa Madre Teresa di Calcutta, di Santa Gianna Beretta Molla, del nostro fondatore San Vincenzo Maria Strambi”. 
Ma il valore della Chiesa universale si esprime anche materialmente, con gli attestati di solidarietà concreti che in modo costante giungono alle popolazioni colpite dal terremoto. “Eminenti cardinali, vescovi, semplici sacerdoti e religiosi, fedeli laici: tanta è la gente che si è mobilitata per starci vicino con la preghiera, l’affetto e il sostegno concreto”, racconta Carradori. 
Vicinanza che si rivela proficua. 
La situazione che descrive Carradori è quella di una popolazione per nulla fiaccata nella sua fede dalla calamità. 
La gente – afferma – è assetata di spiritualità, partecipa con costanza alla Messa, i luoghi in cui stiamo celebrando in questi giorni sono sempre gremiti, si registra inoltre un aumento delle persone che partecipano al Santo Rosario comunitario”. 
La passione tracima dalle parole di Carradori, che dunque aggiunge: “Innanzitutto, quando sarà di nuovo agibile la chiesa del Sacro Cuore, riprenderemo l’Adorazione eucaristica. 
Ho visto gente in lacrime perché il terremoto ci ha privato della possibilità di adorare il Santissimo Sacramento a Tolentino”. 
Le scosse non si fermano, ma la speranza resiste. Ieri, 28 novembre, sono iniziati i lavori per mettere in sicurezza la chiesa del Sacro Cuore. 

*** 

Per aiutare la comunità di Tolentino scrivere a: confr.scuore-sacconi@email.it


Fonte : ZENIT