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martedì 18 ottobre 2016

Trento: Vescovo che celebra il riso, la festa, il piercing e la “gente un po' fuori”... teologia del nulla!

"Gesù rideva, non è l'uomo triste che vi hanno sempre descritto, gli piaceva la gente borderline, era un festaiolo... è amico delle persone un po' fuori, dei ragazzi con il piercing, della gente che ha voglia di fare festa, di urlare e danzare. Perché anche lui danzava, cantava e faceva feste" (v.video QUI )
Chi ha temeriamente proferito queste stupidaggini?
Un irriverente attore in cerca di notorietà? 
Un regista o un uomo di spettacolo bramoso di facili consensi televisivi? ( Tanto applaudono tutti... se poi la battuta è contro contro la Chiesa Cattolica... più forte è l'applauso...)
No! 
La responsabilità è di un Vescovo, di un Successore degli Apostoli che rivolto ad una vasta platea di giovani  ha detto, tra l'altro, la frase tra virgolette sopra riportata.
Con la paura che " tanto non te se fila più nessuno..." il Vescovo si è mostrato spavaldamente "amico del mondo" spingendosi a dire delle pericolosissime affermazioni che , da educatori , ci inquietano e ci inalberano! (v.sotto articolo)
Coloro che sono veramente e constantemente missionari fra i giovani (genitori, insegnanti, educatori, medici, psicologi... esorcisti) si raccomandano di non  avallare in alcun modo la mania pericolosissima del piercing che mortifica il corpo e lo spirito. (v. QUI un post realizzato  in collaborazione con alcuni ragazzi e genitori) 
Il Papa in un'omelia  aveva ammonito: "C’è il pericolo dell’idolatria: l’idolatria che è portata a noi con lo spirito del mondo.
E Gesù, in questo, era chiaro: lo spirito del mondo, no.
E chiede al Padre che ci difenda dallo spirito del mondo, Gesù, nell’ultima cena, perché lo spirito del mondo ci porta all’idolatria.
L’idolatria – è sottile...
L’Apostolo Giacomo, quando dice 'Chi è amico del mondo, è nemico di Dio', incomincia dicendo: 'Adulteri!'
Ci rimprovera, ma con quell'aggettivo: adulteri.
Perché? Perché chi è 'amico' del mondo è un idolatra, non è fedele all’amore di Dio!
La strada per non essere lontano, per avanzare, per andare avanti nel Regno di Dio, è una strada di fedeltà che assomiglia a quella dell’amore nuziale”. (v. Omelia di Papa Francesco a Santa Marta QUI )
Quell'imprudente Pastore alla ricerca dei  facili applausi e dei consensi della stampa ( v.sotto un articolo laudativo) risponderà davanti a Dio Onnipotente delle sue responsabilità e dei danni che le sue temerarie parole provocheranno inevitabilmente sulla fede e sulla socialità degli adolescenti più deboli e suggestionabili.
Nessuno fra i preti e i religiosi che circondano quel Vescovo ha pensato di consigliarlo  che per la buona ed armoniosa crescita  dei ragazzi sarebbe assai più costruttivo creare dei piccoli gruppi di giovani autenticamente cristiani in modo che possano gradatamente fare da "
sale e livito" dei loro coetanei? 
Non basta affittare un palasport con mega impianti sonori per "
sballare" i giovani a ritmo assordante di rock e dir loro quello che essi desiderano sentire per "tenerseli buoni"...


"Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato?"

AC


Il vescovo Tisi: "Gesù è amico dei ragazzi con il piercing, della gente che ha voglia di fare festa e un po' fuori di testa" 
Una predica fuori dall'ordinario quella che il presule ha tenuto in occasione dell'incontro della Pastorale giovanile: "Gesù si circondava di gente borderline" 
TRENTO. 
La teologia della risata, la dottrina del piercing, l'apologia dei festaioli. 

L'ha predicata il vescovo Lauro Tisi in occasione dell'incontro della Pastorale giovanile che ieri al PalaTrento ha attirato più di mille adolescenti. “Gesù rideva, non è l'uomo triste che vi hanno sempre descritto, gli piaceva la gente borderline, era un festaiolo”. 
Se voleva avvicinarsi ai giovani c'è riuscito. 
La sua voce, che si può riascoltare qui, assomiglia a quella delle poche catechesi in sala Nervi tenute da papa Luciani: un po' acuta ma delicata, con la flessione dialettale e le parole semplici. 
Ma parole strane, talmente strane che le devi ascoltare per forza. 
Che scuotono e scandalizzano, che scompaginano la liturgia e leggono il sacro con umanità. 
“Gesù non era affatto un uomo triste, l'hanno reso triste preti e catechiste. 
Gesù era un festaiolo, lo chiamavano mangione e beone, era uno che sfruttava le feste per incontrare gli altri. 
Ma vi dico di più – ha continuato l'arcivescovo rivolto ai ragazzi incuriositi – faceva feste borderline, con gente borderline. 
Altro che gente con orecchino e piercing: si circondava di persone che oggi un buttafuori le avrebbe buttate fuori veramente. 
Feste incredibili. 
E anche oggi è amico delle persone un po' fuori, dei ragazzi con il piercing, della gente che ha voglia di fare festa, di urlare e danzare. 
Perché anche lui danzava, cantava e faceva feste”. 
Ora Tisi tocca il rapporto genitori-figli, un tema che gli adolescenti subiscono e dal quale spesso rifuggono. “Gesù era così perché aveva feeling con suo padre, con Dio”. 
Ma parlare di padri è difficile: “Adesso questo vescovo ci tira fuori anche il padre, proprio in questo momento che mio padre e mia madre rompono come i matti”, dice rivolgendosi ai ragazzi un po' spaesati. 
Lo sa come funzione a quell'età, “lo so che con il padre e la madre non si sta tanto bene e si ha voglia di andare spesso altrove”. 
Quel migliaio di giovani ormai il vescovo li ha conquistati, parla di quando disse a una bambina che Dio è come un papà, che la bimba rispose che allora Dio era cattivo. 
Il padre le aveva fatto violenza e non lo sapeva. “Da quel giorno dico che Dio è un padre alternativo, diverso da mamma e papà”
Poi il vescovo ritorna a parlare della festa, di quel momento in cui tutti devono gioire, “non diventate voi stessi la festa, non monopolizzatela, è orribile: la festa è bella se la si fa con gli altri”. 
E imparate ad ascoltare gli amici, Gesù in questo era formidabile. 
Quando invece trovi uno che sa solo parlare e parlare ci si annoia. 
E una cosa bella – spiega Lauro Tisi – una cosa che ti fa stare bene è trovare gente sincera, essere falsi è uno schifo”. 
Il vescovo parla dei social, “tra Whatsuapp e Facebook vanno in giro gossip, poi sei fregato: Gesù non parlava mai alle spalle, diceva le cose dritte in faccia”. 
Che dire, una predica così non si sente spesso. 
Nemmeno da un prete, figurarsi da un vescovo. 
E poi sul fatto che Gesù abbia riso il Vescovo Tisi supera di gran lunga addirittura quel Guglielmo di Baskervill protagonista de “Il nome della rosa” di Umberto Eco: Guglielmo dimostra all'anziano dell'abazia, citando la poetica di Aristotele, che il riso non è peccato. 
L’anziano frate benedettino obietta, maledice Aristotele e nasconde un altro libro del filosofo, per il quale uccide e brucia la biblioteca, quello dedicato proprio al riso. 
Allora Guglielmo rappresentava la rottura con la tradizione, con la chiesa stanca e cupa del Medioevo. 
Oggi Tisi celebra il riso, la festa, il piercing e la “gente un po' fuori”. 
E riesce a parlare con i giovani portando la Chiesa trentina nel solco della svolta di papa Francesco, lasciandosi alle spalle l'esperienza del vescovo di prima che quando provò a rivolgersi ai giovani seppe solo metterli in guardia dicendo che se usano profumi da donna facile facile che diventano gay.

Fonte: Il Dolomiti

APPROFONDIMENTO VISIVO
In questo video con la citata Omelia di S.E.R. Mons. Lauro Tisi QUI


Immagine: Giotto, Gesù che caccia i mercanti dal Tempio (part.). Padova, Cappella degli Scrovegni.

2 commenti:

  1. Sono stata recentemente a Loreto e anche nel Santuario della S. Casa sono state tolte le panche , ne rimangono un decina posizionate in fondo . Chi vuole inginocchiarsi lo faccia lontano dall'altare.

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  2. Ben intenzionato il Vescovo, non ne dubito, ma l'esito temo che sarà disastroso. Infatti cosa possono aver capito dei neppure diciottenni? Che ci si può sballare e che tanto Gesù è contento e si sballa assieme a noi. Un ulteriore modo per lasciarli permanere nell'adolescenza anche ben oltre l'età anagrafica propria dell'adolescenza. Insomma, tutto il contrario di quello che dovrebbe fare un maestro. E francamente di schiere di adolescenti 30-40-50enni ve ne sono fin troppe.
    Lessi una volta un articolo di Messori sulle politiche per i "gggiovani" dove lo scrittore concludeva magnificamente: i giovani hanno un solo dovere, che è diventare adulti; ed un solo diritto, che è essere aiutati a diventarlo. Ecco, questo sarebbe un principio pastorale degno per un'Istituzione che, nel declino epocale dell'Occidente, avesse almeno la minima ambizione di rimanere seria. Mi rendo conto però che non è l'obiettivo della Chiesa della misericordia 2.0.

    Michele

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