Nel perverso e ridicolo balletto di chierici e di laici che dopo il 13 marzo 2013 hanno riscoperto l'italica arte dell'"ossequio al Prence" ( alias lecchinaggio, autocastrazione mentale e trasformazione in "cloni" del Prence preferendo rinunciare alla cristiana dignità di uomini liberi) il Cardinale Camillo Ruini, figura di altissimo spessore, si è distinto per nobile e dignitoso distacco.
La figura dell'anziano Porporato ci fa pensare ai tempi passati quando alcuni esponenti della Nobiltà che non condividevano appieno le direttive del Sovrano preferivano "rifugiarsi" nella loro residenza di campagna per scriver libri di storia o per rispolverare le memorie della casata...
La consapevolezza dell'attuale situazione ecclesiale induce pian piano i chierici che la Provvidenza ha investito dell'impegnativa Successione Apostolica a rompere l'assordante ed imbarazzante silenzio.
Questo non significa minimamente far mancare "il filiale rispetto e obbedienza" al 266mo Successsore dell'Apostolo Pietro pur continuando ad avere "opinioni diverse dalle sue soprattutto per ciò che non è direttamente di fede o per affermazioni non supportate dalle Scritture e dalla Tradizione così come vengono ricevute dai Santi Padri, dai 21 Concili Ecumenici e dall'insegnamento costante della Chiesa".
Finora sono stati solo i laici a prendere coraggiosamente la parola, dovendo anche usare toni forti e parole chiare, per ribadire , per solo amore nei confronti di Santa Madre Chiesa, quel che altri dovrebbero dovuto dire.
Aspettiamoci però che anche l'anziano, dignitoso Porporato venga accusato di "bergogliofobia" da quei soliti vaticanisti buoni per tutte le stagioni ...
"Con parole come islamofobia, xenofobia, lgbtealiifobia, ecc. ecc. si mettono infatti a tacere le coscienze: è possibile che anche chi ci ha mostrato di essere fedele custode della retta fede si lasci ammutolire e tetanizzare, si autocensuri, ceda a minacce e subdoli richiami e-o rimproveri se non bastonate?"
Ci complimentiamo con l'E.mo Cardinale Camillo Ruini per la sua ultima iniziativa editoriale autenticamente cattolica di cui avevamo veramente bisogno.
AC
La figura dell'anziano Porporato ci fa pensare ai tempi passati quando alcuni esponenti della Nobiltà che non condividevano appieno le direttive del Sovrano preferivano "rifugiarsi" nella loro residenza di campagna per scriver libri di storia o per rispolverare le memorie della casata...
La consapevolezza dell'attuale situazione ecclesiale induce pian piano i chierici che la Provvidenza ha investito dell'impegnativa Successione Apostolica a rompere l'assordante ed imbarazzante silenzio.
Questo non significa minimamente far mancare "il filiale rispetto e obbedienza" al 266mo Successsore dell'Apostolo Pietro pur continuando ad avere "opinioni diverse dalle sue soprattutto per ciò che non è direttamente di fede o per affermazioni non supportate dalle Scritture e dalla Tradizione così come vengono ricevute dai Santi Padri, dai 21 Concili Ecumenici e dall'insegnamento costante della Chiesa".
Finora sono stati solo i laici a prendere coraggiosamente la parola, dovendo anche usare toni forti e parole chiare, per ribadire , per solo amore nei confronti di Santa Madre Chiesa, quel che altri dovrebbero dovuto dire.
Aspettiamoci però che anche l'anziano, dignitoso Porporato venga accusato di "bergogliofobia" da quei soliti vaticanisti buoni per tutte le stagioni ...
"Con parole come islamofobia, xenofobia, lgbtealiifobia, ecc. ecc. si mettono infatti a tacere le coscienze: è possibile che anche chi ci ha mostrato di essere fedele custode della retta fede si lasci ammutolire e tetanizzare, si autocensuri, ceda a minacce e subdoli richiami e-o rimproveri se non bastonate?"
Ci complimentiamo con l'E.mo Cardinale Camillo Ruini per la sua ultima iniziativa editoriale autenticamente cattolica di cui avevamo veramente bisogno.
AC
Il doppio messaggio di Ruini al Papa
Il rischio di “mettere in difficoltà le coscienze delle pecore fedeli”
E’ alla fine della lunga intervista concessa ieri al Corriere della Sera sull’Aldilà per il lancio del suo libro (“C’è un dopo? La morte e la speranza”, Mondadori) che il cardinale Camillo Ruini sfodera la frase che mette in risalto l’interrogativo che tanto ha fatto scrivere e meditare sul pontificato corrente: “Prego il Signore perché l’indispensabile ricerca delle pecore smarrite non metta in difficoltà le coscienze delle pecore fedeli”.
Si tratta sì d’un auspicio affinché i gesti e le parole di Francesco (comprese quelle a braccio sul terrorismo che sarebbe nulla a confronto della guerra o sui battezzati che ammazzano le suocere e quindi non sono troppo diversi dagli sgozzatori di preti sull’altare) non vengano fraintesi, diventando oggetto di dispute più o meno alte che mettano la sordina ai propositi giusti e meritori di ridare vigore a un cristianesimo in occidente sempre più apatico.
Le parole di Ruini valgono però anche come constatazione che attorno alla rivoluzione quotidiana innescata dal vescovo di Roma preso quasi alla fine del mondo – sempre più disponibile a entrare in dialogo con il mondo non cattolico e assai propenso a richiamare i cattolici con toni non sempre improntati alla paterna dolcezza – c’è un disagio che non coinvolge solo editorialisti da salotto o cosiddetti tradizionalisti nostalgici, ma anche tanti cattolici che pure non tengono sul comodino la Summa Theologiae di Tommaso.
La chiosa ruiniana è l’indizio d’un disorientamento che serpeggia, ovattato, nella gerarchia episcopale italiana, che Ruini conosce bene anche ora che è stata innestata di forze fresche più vicine al nuovo corso improntato alla ricerca di pastori con l’odore delle pecore.
Fonte : Il Foglio
Il cardinale prega e pure io, per la medesima intenzione
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