All'instancabile Redattrice di Chiesa e post Concilio, va riconosciuto il merito di essere arrivata prima assoluta nell'analisi della conferenza- presentazione alla Gregoriana di Roma del libro sul Pontificato di Papa Benedetto XVI di Roberto Regoli (v.sotto).
Sappiamo che arriveranno altri "frizzanti" articoli di alcuni giornalisti che abbiamo scorto qua e là nell'affollata sala dell'Ateneo così, come nelle grandi occasioni, "frizzavano" i cellulari a presentazione terminata... "stanno applicando il filtro politicamente corretto alla figura di Benedetto XVI in modo che non rechi danno neppure con la memoria all'attuale conduzione della Chiesa" è stato il lapideo commento "a caldo" tramite il classico sms da parte di un invitato.
Dedichiamo idealmente questo studio di Chiesa e post Concilio ai Sacerdoti, ai tanti Seminaristi e a tutti coloro che sono intervenuti alla presentazione del libro su Benedetto XVI molti dei quali si chiedevano man, mano :" Ho forse sbagliato sala?"
Ci "congratuliamo" infine con gli organizzatori della conferenza-presentazione per NON aver dettagliatamente illustrato il vero ( e forse unico) "capolavoro di Benedetto XVI : il Motu Proprio "Summorum Pontificum".
Ritorneremo sull'argomento.
AC
Ci "congratuliamo" infine con gli organizzatori della conferenza-presentazione per NON aver dettagliatamente illustrato il vero ( e forse unico) "capolavoro di Benedetto XVI : il Motu Proprio "Summorum Pontificum".
Ritorneremo sull'argomento.
AC
Ieri 20 maggio alle ore 18, presso l’Aula Magna della Pontificia università Gregoriana, è stato presentato il volume “Oltre la crisi della Chiesa. Il pontificato di Benedetto XVI (Lindau 2016, pp. 512) di Roberto Regoli, direttore del Dipartimento di storia della Chiesa nella stessa Università.
L’incontro era moderato da Paolo Rodari, vaticanista di La Repubblica.
Relatori: padre Nuno da Silva Gonçalves, decano della Facoltà di storia e beni culturali della Chiesa; monsignor Georg Gänswein, prefetto della Casa Pontificia e lo storico Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio.
Nel darne notizia, col titolo: Gänswein: nessun corvo o traditore ha spinto Benedetto XVI alla rinuncia, Radio Vaticana riporta, insieme ad altre sottolineature :
... mons. Gänswein, commentando il libro, ha offerto una sua sintesi della figura di Benedetto XVI, a partire dalla battaglia contro il relativismo: "A una dittatura del relativismo, che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io, aveva contrapposto il Figlio di Dio e vero uomo come misura del vero umanesimo".
La notizia sarebbe interessante di per sé, ma per noi lo diventa ancor
più, dal momento che apprendo, da una fonte attendibile che l'ha
ascoltata in quel contesto, l'affermazione di Mons. Georg Gänswein
secondo cui in buona sostanza
La cosa più grande del pontificato di Benedetto XVI è l'istituzione del Papa emerito, evento che apre la porta ad un futuro diverso.
La cosa più grande del pontificato di Benedetto XVI è l'istituzione del Papa emerito, evento che apre la porta ad un futuro diverso.
Dal testo di Radio Vaticana riprendo:
"... Quello scandalo [Vatileaks] era troppo piccolo per una cosa del genere e tanto più grande è stato il ben ponderato passo di millenaria portata storica che Benedetto XVI ha compiuto".
"Dall’elezione del suo successore, Papa Francesco - il 13 marzo 2016 -
non ci sono dunque due Papi, ma di fatto un ministero allargato con un
membro attivo e uno contemplativo.
Per questo, Benedetto non ha rinunciato né al suo nome né alla talare bianca. Per questo, l’appellativo corretto con il quale bisogna rivolgersi a lui è ancora 'Santità'.
Inoltre, egli non si è ritirato in un monastero isolato, ma all’interno del Vaticano, come se avesse fatto solo un passo di lato per fare spazio al suo Successore e a una nuova tappa della storia del Papato che egli, con quel passo, ha arricchito con la centralità della preghiera e della compassione posta nei Giardini vaticani".
Detta in questi termini, viene meno l'ambiguità che ci consentiva ancora di avere dei dubbi. L'abdicazione di Benedetto XVI con la contestuale istituzione della figura, inedita e non codificata, del papa emerito - peraltro senz'alcuna motivazione teologica o canonica, ma semplicemente agita e rappresentata secondo una prassi che oltrepassa ogni regola -, non è altro che l'ennesima inedita anomala innovazione.
Emergerebbe infatti la premeditazione consapevole della svolta incongrua impressa al papato e la variazione che essa comporta.
Per questo, Benedetto non ha rinunciato né al suo nome né alla talare bianca. Per questo, l’appellativo corretto con il quale bisogna rivolgersi a lui è ancora 'Santità'.
Inoltre, egli non si è ritirato in un monastero isolato, ma all’interno del Vaticano, come se avesse fatto solo un passo di lato per fare spazio al suo Successore e a una nuova tappa della storia del Papato che egli, con quel passo, ha arricchito con la centralità della preghiera e della compassione posta nei Giardini vaticani".
Detta in questi termini, viene meno l'ambiguità che ci consentiva ancora di avere dei dubbi. L'abdicazione di Benedetto XVI con la contestuale istituzione della figura, inedita e non codificata, del papa emerito - peraltro senz'alcuna motivazione teologica o canonica, ma semplicemente agita e rappresentata secondo una prassi che oltrepassa ogni regola -, non è altro che l'ennesima inedita anomala innovazione.
Emergerebbe infatti la premeditazione consapevole della svolta incongrua impressa al papato e la variazione che essa comporta.
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(interessanti, come sempre, anche i commenti dei lettori...da leggere eugualmente )
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