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mercoledì 9 settembre 2015

Fino a quando sopporterò questa generazione? Opzione preferenziale per la famiglia. Cento domande e cento risposte intorno al Sinodo

Opzione preferenziale per la famiglia Cento domande e cento risposte intorno al Sinodo (*)

Prefazione 
Sembra una valutazione oggettivamente vera dire che la famiglia stia attraversando una crisi grave e profonda. 
Davanti a questa realtà non sarebbe saggio un atteggiamento che la ignori o la minimizzi: va presa in considerazione, si devono misurare le sue dimensioni e la sua magnitudine ed è necessario individuare i mezzi per superarla. 
A ciò mira il volume “Opzione preferenziale per la Famiglia” che ora presento. 
La crisi della famiglia non è l’unica che affligge il mondo odierno. 
Ce ne sono altre e non di rado esistono fra di esse relazioni e reciproci condizionamenti. 
Pensiamo, ad esempio, all’uso della falsità in tutte le sue forme come risorsa legittima per affrontare situazioni complesse; alla proliferazione di condotte egoiste; ai dislivelli scandalosi fra chi gode di uno smisurato e persino lussuoso benessere e la moltitudine di coloro che sono privi dello stretto necessario; alla mostruosa espansione del narcotraffico e della tossicodipendenza e in altri fatti che minacciano le radici della convivenza umana. 
Ci sono quelli che credono che la soluzione di questi problemi risieda principalmente nella moltiplicazione delle leggi e dei controlli.
Senza negare la reale importanza di tali risorse sociali, un cristiano dovrebbe ricordare le parole di Gesù: “Dal cuore, infatti, provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adultèri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie. 
 Queste sono le cose che rendono immondo l'uomo” (Mt 15, 19s, ved. anche Mc 7, 21-23) 
Dunque, è capitale la conversione del cuore, senza la quale gli strumenti esterni avranno soltanto una efficacia effimera e limitata.
Orbene la conversione del cuore presuppone una radicale purificazione del pensiero, come avverte san Paolo: “Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformarerinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (Rm 12,2). 
Molte realtà di questo mondo portano l’impronta del Maligno (v. 1 Gv 5, 19), di colui che Gesù chiama “menzognero e padre della menzogna” (Gv 8, 44), e quella impronta si manifesta preferenzialmente in forma di errori con apparenza di verità, che falsano le opzioni per ciò che è il vero bene dell’essere umano. 
Naturalmente, la conversione del cuore postula, nel campo della famiglia, una viva coscienza nei confronti della sua natura come immagine dell’amore sponsale di Dio per il suo popolo e di Cristo per la sua Chiesa. 
La famiglia cristiana nasce da un vincolo sacramentale, da una effusione della grazia e, per ciò stesso, da una vocazione alla santità di coloro che sono stati chiamati a vivere la fede nello stato matrimoniale e nelle responsabilità parentali, le quali non si limitano al benessere temporale,bensì devono proiettarsi necessariamente nell’ambito della grazia durante il pellegrinaggio terreno, per sfociare gioiosamente nel destino di gloria e beatitudine al quale ci chiama la nostra vocazione battesimale. 
La famiglia cristiana è, per sua natura stessa, una realtà religiosa e lo è sostanzialmente; non solo come un qualificativo accidentale che può, indifferentemente, essere o non essere presente. 
Per gli sposi cristiani vale, come per ogni discepolo di Cristo, l’affermazione programmatica di san Paolo: “se noi viviamo, viviamo per il Signore” (Rom 14, 8). 
E ciò in ogni circostanza, senza che si possa scappare dalla gaudiosa conseguenza di aver ricevuto la consacrazione battesimale, e di viverla, coloro che sono sposati, nella “chiesa domestica” del focolare. 
Onde la responsabilità dell’annuncio della fede ai figli da parte dei genitori e, anche, della preghiera quotidiana in famiglia, davanti all’altare o all’immagine che presiede l’abitazione. 
I membri della famiglia, come tutti i cristiani, possono sperimentare debolezze e persino commettere peccati. 
In quei casi è aperta per loro la possibilità di trovare accoglienza nella infinita e paterna misericordia di Dio che li invita alla conversione attraverso un sincero pentimento che è secondo l’insegnamento del Concilio di Trento “il dolore dell’animo e la riprovazione del peccato, accompagnati dal proposito di non peccare più in avvenire” (v. Denz 1676). 

Cardinale Jorge A. Medina Estévez 

(*) Mons. Aldo di Cillo Pagotto SSS 
Mons.Robert F.Vasa 
Mons.Athanasius Schneider 
Opzione preferenziale per la Famiglia 
Cento domande e cento risposte intorno al Sinodo 
Prefazione Cardinale Jorge A. Medina Estévez 
Edizioni Supplica Filiale