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lunedì 6 luglio 2015

L'urgente riscoperta del Monachesimo :"Abbiamo bisogno di uomini che tengano lo sguardo dritto verso Dio, imparando da lì la vera umanità"

La Chiesa vive la sua unione esclusiva con Cristo Sposo : un amore sponsale, preparato nell'Antico Testamento ed attuato nella pienezza dei tempi " in un mirabile scambio di amore, che inizia nell'Incarnazione, raggiunge l'apice oblativo nella Passione e si perpetua come dono nell'Eucaristia". Il Monachesimo è l'irradazione dello splendore liturgico della Chiesa: "il monaco: respira l’aria della liturgia, si nutre dalla liturgia, si muove nel mondo creato dalla liturgia, senza la liturgia muore spiritualmente"
(Cfr.P. Cassian Folsom, O.S.B.7 maggio 2015 in IL RAPPORTO TRA MONACHESIMO E LITURGIA

"Proprio nel progressivo distacco da ciò che nel mondo lo ostacola nella comunione col suo Signore, il monaco ritrova il mondo come luogo ove si riflette la bellezza del Creatore e l'amore del Redentore. 
Nella sua orazione il monaco pronuncia una epiclesi dello Spirito sul mondo ed è certo che sarà esaudito, perché essa partecipa della stessa preghiera di Cristo. 
E così egli sente nascere in sé un amore profondo per l'umanità, quell'amore che la preghiera in Oriente così spesso celebra come attributo di Dio, l'amico degli uomini che non ha esitato ad offrire suo Figlio perché il mondo fosse salvo. 
In questo atteggiamento è dato talora al monaco di contemplare quel mondo già trasfigurato dall'azione deificante del Cristo morto e risorto. 
Qualunque sia la modalità che lo Spirito gli riserva, il monaco è sempre essenzialmente l'uomo della comunione. 
Con questo nome si è indicato fin dall'antichità anche lo stile monastico della vita cenobitica. 
Il monachesimo ci mostra come non vi sia autentica vocazione che non nasca dalla Chiesa e per la Chiesa. Ne è testimonianza l'esperienza di tanti monaci che, rinchiusi nelle loro celle, portano nella loro preghiera una straordinaria passione non solo per la persona umana ma per ogni creatura, nell'invocazione incessante affinché tutto si converta alla corrente salvifica dell'amore di Cristo."
(San Giovanni Paolo II ORIENTALE LUMEN PER LA RICORRENZA CENTENARIA DELLA ORIENTALIUM DIGNITAS DI PAPA LEONE XIII). " Il monaco si occupa più di Dio e di coloro che da Dio sono amati, che non di se stesso" (Cfr.Thomas Merton OCSO : Cos’è la vita monastica


La forte esperienza di spiritualità monastica  vissuta da alcuni fedeli dei nostri Coetus nei "tre giorni a Norcia"   deve suscitare  noi una "santa inquietudine" :  l'urgente riscoperta del Monachesimo  per la salvezza della Chiesa. 
"Ciò di cui abbiamo soprattutto bisogno in questo momento della storia sono uomini che, attraverso una fede illuminata e vissuta, rendano Dio credibile in questo mondo. 
La testimonianza negativa di cristiani che parlavano di Dio e vivevano contro di Lui, ha oscurato l’immagine di Dio e ha aperto la porta all’incredulità. 
Abbiamo bisogno di uomini che tengano lo sguardo dritto verso Dio, imparando da lì la vera umanità. 
Abbiamo bisogno di uomini il cui intelletto sia illuminato dalla luce di Dio e a cui Dio apra il cuore, in modo che il loro intelletto possa parlare all’intelletto degli altri e il loro cuore possa aprire il cuore degli altri. 
Soltanto attraverso uomini che sono toccati da Dio, Dio può far ritorno presso gli uomini. 
Abbiamo bisogno di uomini come Benedetto da Norcia il quale, in un tempo di dissipazione e di decadenza, si sprofondò nella solitudine più estrema, riuscendo, dopo tutte le purificazioni che dovette subire, a risalire alla luce, a ritornare e a fondare a Montecassino, la città sul monte che, con tante rovine, mise insieme le forze dalle quali si formò un mondo nuovo. 
Così Benedetto, come Abramo, diventò padre di molti popoli. 
Le raccomandazioni ai suoi monaci poste alla fine della sua regola, sono indicazioni che mostrano anche a noi la via che conduce in alto, fuori dalle crisi e dalle macerie. “Come c’è uno zelo amaro che allontana da Dio e conduce all’inferno, così c’è uno zelo buono che allontana dai vizi e conduce a Dio e alla vita eterna. 
È a questo zelo che i monaci devono esercitarsi con ardentissimo amore: si prevengano l’un l’altro nel rendersi onore, sopportino con somma pazienza a vicenda le loro infermità fisiche e morali… 
Si vogliano bene l’un l’altro con affetto fraterno… 
Temano Dio nell’amore… 
Nulla assolutamente antepongano a Cristo il quale ci potrà condurre tutti alla vita eterna” (capitolo 72)". 
(Joseph Ratzinger, dalla Conferenza : "L’Europa nella crisi delle culture" del 1 aprile 2005 a Subiaco, al Monastero di Santa Scolastica, in occasione della consegna all’autore del Premio San Benedetto “per la promozione della vita e della famiglia in Europa”  QUI


Foto gentilmente fornite da Guillaume Ferluc: Primo giorno del Pellegrinaggio a Norcia Sulle orme di Benedetto 

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