Comunicato di P. Volpi, apparso sul sito dei Francescani dell'Immacolata ieri, il 18.02.2015, dopo la Mediazione Civile che lo ha visto convenuto nella vertenza a suo carico per l'asserita diffamazione nei confronti della famiglia Manelli.
Non abbiamo parole.
Non abbiamo parole.
Roberto
LETTERA CIRCOLARE DEL COMMISSARIO APOSTOLICO DEI FRATI FRANCESCANI DELL’IMMACOLATA A TUTTI I RELIGIOSI DELL’ISTITUTO
Oggetto: Chiarimento in merito all’azione civile intrapresa contro il commissario Apostolico ed alcuni commenti pubblicati al riguardo.
Carissimi Confratelli,
PACE E BENE!
Mi rivolgo a voi con animo paterno, conscio delle inquietudini che può avere suscitato nel vostro animo di Religiosi la diffusione di notizie riferite alla mia persona con l’evidente scopo di far venir meno lo spirito di fraterna comunione instaurato positivamente nell’Istituto, e che contraddistingue il nostro comune e solidale sforzo, volto a ripristinare tra i Francescani dell’Immacolata il carisma originario che ha contraddistinto il servizio reso alla Chiesa.
Vi prego dunque di seguire attentamente la breve ricostruzione delle vicende che mi hanno coinvolto ed intorno alle quali si cerca maliziosamente di montare uno scandalo.
Il Divino Maestro disse: “Oportet ut eveniant scandala”, e questo principio vale certamente per noi tutti, a condizione che sappiamo discernere la verità dalla menzogna, e sappiamo trarre dai fatti in cui siamo coinvolti il giusto insegnamento.
In occasione della Solennità dell’Immacolata del 2013, celebrando la nostra Celeste Patrona e Protettrice, scrissi una lettera circolare indirizzata a tutti voi, riepilogando le vicende trascorse a partire dalla mia nomina a Commissario Apostolico.
In tale documento non potevo prescindere dal trattare una delle più difficili prove da noi solidalmente affrontate e superate, con spirito francescano ed illuminati dalla celeste protezione di Maria Santissima: mi riferisco alla sottrazione all’Istituto della disposizione delle temporalità ad esso conferite, necessarie per l’espletamento della nostra missione.
Riferendomi alle modifiche apportate agli Statuti delle due Associazioni, munite di personalità giuridica di Diritto Civile, titolari della proprietà dei beni dell’Istituto, affermavo che questi beni erano stati posti nella disponibilità, tra gli altri, di alcuni familiari di Padre Manelli.
Questa affermazione non aveva nessun carattere di mendacità, ed era facilmente verificabile.
Tuttavia, i fratelli e le sorelle carnali del Fondatore, insieme con un suo cognato, ritenendosi offesi da quanto asserito nella mia lettera circolare, promuovevano nei miei confronti una azione civile, volta ad ottenere il risarcimento del danno da costoro presuntamente sofferto.
In base alle vigenti norme processuali civili, ogni azione può dare luogo ad un giudizio soltanto dopo che sia stato esperito un tentativo di mediazione tra le parti.
In tale sede, “pro bono pacis” e nello spirito di fraternità del Serafico, sono addivenuto il 12 febbraio scorso ad un accordo transattivo con la controparte che, senza nulla riconoscere se non un evidente chiarimento, aveva il solo scopo di evitare il prosieguo del giudizio civile dinanzi al Tribunale di Roma, con ulteriori spese a carico dell’istituto.
In base a questo accordo, mi impegnavo tra l’altro a pubblicare sul sito ufficiale dell’Istituto una precisazione, concordata con la controparte.
Mi accingevo a dare esecuzione a quanto concordato, quando, il 15 febbraio scorso, appariva su di una pubblicazione elettronica un articolo, la cui “unica fonte” – a detta del suo redattore – era tale “don Camillo”, qualificato come “vicino alla famiglia Manelli”.
In tale scritto si affermava testualmente quanto segue:
“Padre Volpi, dopo avere ammesso il suo reato di calunnie e menzogne, il 12 febbraio è stato condannato …”
Risultava evidente l’intenzione dell’estensore, dichiaratosi espressamente legato alla famiglia di Padre Stefano Maria Manelli, di menomare presso voi tutti, cari Confratelli, il mio prestigio e l’autorità a me conferita.
Non sono stato infatti condannato per alcun reato, né sottoposto ad alcun procedimento penale, né mai ho ammesso in alcuna sede, giudiziale o extra giudiziale, di aver commesso un reato, né di avere espresso calunnie o menzogne”.
Ho dunque dato mandato ai miei legali di predisporre querela per il reato di diffamazione a mezzo stampa nei confronti dei responsabili, ed ho comunicato ai familiari di Padre Manelli la mia volontà di non adempiere alla transazione sottoscritta il 12 febbraio 2015, considerandola non più valida per grave inadempimento della controparte.
Cari Confratelli,
So di contare sulla vostra “sapientia cordis” ritenendovi partecipi del mio sentimento, che mi induce a considerare la campagna di diffamazioni nuovamente intrapresa nei miei confronti, approfittando dello spirito francescano con cui avevo deciso di porre fine alla controversia con i familiari di Padre Manelli, come un tentativo di minare la concordia da cui fino ad ora siamo stati tutti animati nel promuovere il bene dell’Istituto e della Chiesa.
Vi invito dunque a stringere ulteriormente questo legame di solidarietà che ci unisce con il Santo Padre e con tutta la Chiesa militante, così come ci unisce tra noi, sotto il manto protettore della Vergine, Madre e Patrona dell’Istituto dei Frati Francescani dell’Immacolata, cui eleviamo la nostra comune preghiera, propiziatrice di celesti grazie, in un momento tanto difficile della nostra vicenda.
Abbraccio voi tutti, ricordandovi il motto evangelico: “NON PREVALEBUNT!” e vi benedico.
Roma, 18 febbraio 2015
Padre Fidenzio Volpi OFMCapp.
Commissario Apostolico
ENGLISH VERSION
Letter of the Apostolic Commissioner of the Franciscan Friars of the Immaculate to All the Religious of the Institute
Object: Clarification concerning
the civil lawsuit brought against the Apostolic Commissioner and some
comments published on the subject
Dear Confreres
Pax et Bonum!
I wish to address you paternally, aware
of the concerns that the dissemination of news concerning me may have
aroused in your minds. This information has been spread with the clear
purpose of harming fraternal communion in the Institute—a communion that
distinguishes our common, united effort to restore among the
Franciscans of the Immaculate the original charism that has
characterised the service the Institute has rendered to the Church.
I ask you, therefore, to give your
careful attention to the following account of events in which I have
been involved, and in respect of which there is a malicious attempt to
generate scandal.
The divine Master said: “Oportet ut eveniant scandala—It
must needs be that scandals come”; this principle certainly applies to
us all, so long as we are capable of discerning the truth from
falsehood, and we know how to draw the correct lesson from the events we
encounter.
On the occasion of the solemnity of the
Immaculate Conception in 2013, celebrating our Heavenly Patroness, I
wrote a circular letter to all of you, summarizing the events that had
taken place since my appointment as Apostolic Commissioner.
In that letter I could not fail to
address one of the more difficult trials that, together, we have tackled
and overcome, in a Franciscan spirit and with the heavenly protection
of the Blessed Virgin Mary: I refer to the subtraction from the
Institute of the capacity to use the temporal goods conferred upon it
that are necessary for the accomplishment of our mission.
Referring to changes made to the Statutes
of the two Associations with legal personality under civil law which
own the physical assets of the Institute, I stated that these goods had
been placed under the control of persons that include some family
members of Fr. Manelli. This statement was no lie, and could easily be
verified.
However, the brothers and sisters of the
Founder (I mean, brothers and sisters according to flesh and blood),
together with a brother-in-law, considering themselves offended by what I
asserted in my circular letter, took up a civil action against me to
obtain compensation for the damage which they had allegedly suffered.
According to current civil procedural
regulations, any action may give rise to a judgement only after
mediation between the parties has been attempted.
In these circumstances, on February 12 this year, “pro bono pacis”
and in the fraternal spirit of our Seraphic Father, I reached for a
settlement agreement with the opposite party which did not involve any
acknowledgment on my part except by way of a clarification, and which
had the sole purpose of avoiding further civil proceedings before the
Court of Rome, with consequent additional costs to the Institute.
On the basis of this agreement, I
committed myself, among other things, to publish on the official website
of the Institute a clarification, agreed with the counterparty.
I was about to do what had been agreed,
when, on 15 February, an article appeared in an electronic publication,
whose “sole source”—in the words of its editor—was a certain “don
Camillo”, qualified as “close to the Manelli family”.
In this text, it was stated verbatim as follows:
“Padre Volpi, dopo avere ammesso il suo reato di calunnie e menzogne, il 12 febbraio è stato condannato… — Father Volpi, after having admitted his crime of slander and lies, was sentenced on the 12 February...”
The intention of the author, identified
expressly as linked to the family of Fr. Stefano Maria Manelli, seems
clear enough: to diminish my prestige and the authority conferred upon
me in the sight of you all, dear Confreres.
I have not, in fact, been convicted of
any offence, nor subjected to any criminal proceedings; nor have I
ever—in court or outside—admitted committing a crime, or uttering
slander or lies.
I have therefore instructed my lawyers to
prepare a lawsuit for the crime of defamation through the press against
those responsible, and I have made known to the members of Fr.
Manelli’s family my intention to no longer comply with the terms of the
agreement signed on February 12, 2015, which I consider no longer valid
on account of a severe failure of compliance by the counterparty.
Dear Confreres,
I know I rely on your “sapientia cordis”
in considering you partakers of the sentiment that makes me regard the
campaign of defamation waged against me once again—taking advantage of
the Franciscan spirit with which I had resolved to put an end to the
dispute with certain relations of Fr. Manelli—as an attempt to undermine
the harmony which, until now, has animated all of us in promoting the
good of the Institute and the Church.
I invite you therefore to strengthen
further the bond of solidarity that unites us with the Holy Father and
with the whole Church militant, just as it unites us among ourselves,
under the mantle of the Virgin, Mother and Patroness of the Institute of
the Franciscan Friars of the Immaculate. Let us raise to Her our united
prayer for heavenly grace in a particularly difficult moment in our
history.
I embrace you all, reminding you of the saying in the Gospel: “NON PREVALEBUNT!”—and I bless you.
Rome, February 18, 2015
Fr. Fidenzio Volpi, OFM Cap
Apostolic CommissionerFr. Fidenzio Volpi, OFM Cap