In questi
ultimi tempi va diffondendosi un inatteso apprezzamento per l'opera
teologica e per il pensiero di Walter Kasper; apprezzamento espresso
anche dalla più alta cattedra del mondo. La manifestazione di tanta
stima ci spinge ad approfondire le motivazioni che tanti encomii
hanno sucitato, ovvero gli alti presupposti e le profonde intuizioni
che animano il pensiero teologico del porporato tedesco. Siamo
ansiosi noi pure di gustare l'afflato mistico che – si dice -
vibra tra le pagine di Kasper e che pone il suo insegnamento come
modello rimarchevole di "teologia in ginocchio".
1. Un salto nella notte nera...
Il pensiero
di F. Schelling (1775-1854) è estremamente complesso e presenta
diverse fasi di sviluppo. Egli riconduce l'esistente ad un Principio
assoluto e infinito, ponendosi decisamente nell'alveo dell'Idealismo
tedesco. L'Assoluto (Dio?) non corrisponde all'infinito oggettivo di
Spinoza né all'infinito soggettivo di Fichte; d'altra parte, non si
identifica neppure con il razionale assoluto di Hegel. Schelling
concepisce l'Assoluto come un'identità indifferenziata di
Natura e Spirito, di oggetto e soggetto, di finito e infinito, di
reale e ideale, di inconscio e conscio. Questa coincidentia
oppositorum emerge da subito
come una caratteristica peculiare del pensiero di Schelling,
attirandosi, tra l'altro, le severe critiche di Hegel (la famosa
immagine della "notte nera nella quale tutte le vacche sono
nere").
La
Natura, "preistoria dello Spirito", è un'entità
spirituale inconscia e immanente, che procede verso l'autocoscienza;
rimane con ciò radicalmente escluso ogni modello
finalistico-teologico del creato. Nel momento in cui la Natura
diviene conscia, essa coincide con lo Spirito; l'evoluzione dello
Spirito procede a sua volta verso il punto più luminoso, cioè
l'autocoscienza o coscienza di sè, che si attua mediante un'
"intuizione intelletrtuale". L'Assoluto, pertanto è
limitato nella Natura e illimitato nello Spirito, e si
sviluppa in quanto limite (il
reale) e superamento del medesimo limite (l'ideale). Come si vede
ogni realismo metafisico è qui abbandonato; la verità non consiste
più in una relazione (adaequatio)
tra due elementi realmente distinti, il soggetto conoscente (ideale)
e l'oggetto conosciuto (reale), ma in un rapporto dialettico tra due
momenti dell'unico Assoluto. La verità, pertanto, perde ogni
consistenza immutabile ed eterna e coincide con la storia, con il
divenire, sintesi di inconsapevolezza e consapevolezza, reale e
ideale; la storia è rivelazione dell'Assoluto "continua e
gradatamente svolgentesi" (Sistema dell'Idealismo
trascendentale, 274).
Schellig
percepisce la difficoltà di concepire l'identità tra l'infinito e
il finito (si tratta, infatti, di una violazione del principio di non
contraddizione, il quale rimane scolpito anche negli animi più
irretiti dalla menzogna) e, nell'ultima fase del suo pensiero, tenta
di offrire una soluzione convincente. Egli ritiene che il passaggio
dall'infinito al finito sia possibile perché il finito, in
qualche modo, si trova già in Dio.
Se si concepisce Dio come Atto puro e perfezione assoluta – pensa
Schelling – non si può spiegare il perché del finito e
l'esistenza del male. Occorre abbandonare il concetto metafisico
tradizionale di Dio, per postulare un Assoluto che sia egli stesso in
divenire e sede di una contrapposizione dialettica di contrari (si
tratta della reinterpretazione schellinghiana del dogma trinitario):
Dio non è l'essere perfettissimo, creatore e signore del cielo e
della terra, ma il divenire assoluto dispiegato nella storia. Dio è
un processo di opposti – irrazionalità e razionalità, necessità
e libertà, egoismo e amore – che si distende nel tempo mediante
un progressivo trionfo del positivo sul negativo: egli non è esse
purum, ma explicatio.
La storia, dunque, è parte di
Dio, ovvero manifestazione del divenire divino; la creazione è un
momento necessario della vita divina la quale non può produrre se
stessa se non producendo il mondo. La consistenza degli opposti, del
finito e dell'infinito, è perciò condizione necessaria della
libertà assoluta di Dio.
Walter
Kasper ha dedicato al pensiero di Schelling uno studio importante e
appassionato, "L’Assoluto
nella Storia nell’ultima filosofia di Schelling"
(ed.
tedesca del 1965); egli ritiene che le ultime intuizioni del filosofo
di Leomberg costituiscono uno strumento valido per esporre il
messaggio cristiano in modo comprensibile all'uomo moderno. In altre
parole, ripudia la metafisica classica, che da sempre sorregge la
teologia cattolica, e propone una riformulazione del dogma cristiano
a partire dalle categorie filosofiche delli'Idealismo schellinghiano.
Questa
palingenesi teologica è esplicitamente postulata nelle opere
principali di Kasper. Egli analizza lungamente il fenomeno
dell'ateismo moderno e ne attribuisce
la causa proprio alla metafisica dell'essere. Procedendo dagli
effetti alla Causa, attraverso l'analogia entis,
la teologia scolastica è giunta a pronunciare “giudizi
essenziali” su Dio (attribuzione di un predicato al soggetto),
concependolo come sostanza. Questi giudizi hanno indotto molti a
ritenere Dio un oggetto delimitato e finito e, conseguentemente, a
rifiutarlo, dando origine all'ateismo. Perciò
la teologia classica ha esaurito il proprio compito; Dio deve essere
ripensato come Soggetto non più in termini essenziali, bensì in
termini dinamici, mediante la nozione fondamentale di libertà. Dio è
in se stesso limite superato e perciò non è essere perfectus,
ma padrone dell'essere del quale può disporre in termini di assoluta
volontà.
L'uomo
non può conoscere Dio con certezza mediante l'esercizio della
ragione, ma può intuire l'Assoluto nell'esperienza della storia; si
tratta di un calco dell' "intuizione intellettuale" di
Schelling. Dio, d'altra parte, non si rivela mediante i decreti della
propria volontà immutabile ed eterna, poiché la verità così
concepita non esiste punto. Con ciò – anche se esplicitamente non
lo si afferma mai - viene completamente rifiutato il modello di
Rivelazione solennemente sancito dal Concilio Vaticano I (Cost. Dei
Filius).
Dio si rivela nella storia in quanto storia, manifesta il proprio
essere nel divenire: l'evento
diviene l'unico luogo teologico possibile, l'occasione d'incontro tra
Dio e l'uomo e, tra tutti gli eventi, la Croce è l'evento
supremo
– quo maius
cogitari nequit
- poiché si configura come il limite estremo dell'Assoluto e,
insieme, l'assoluto superamento del limite (quale prossimità con la
theologia crucis
di
Lutero!).
Non
si tratta di un relativismo generico, ma – potremmo dire – di un
"relativismo dogmatico", per il quale tutto ciò che è
diviene e solo l'esperienza, ovvero l'intuizione, è garante della
vera conoscenza. Le assonanze con i principi basilari del modernismo
sono evidenti.
All'interno di tale prospettiva, come è facile
prevedere, non ha senso parlare di verità in termini oggettivi e
immutabili, così come non è possibile attribuire un valore
oggettivo alla conoscenza. Le ben note posizioni di Kasper in materia
morale-disciplinare non sono altro che un corollario delle posizioni
filosofiche-teologiche che presiedono all'interezza del suo sistema.
"La dottrina della Chiesa non è un sistema chiuso: il Concilio
Vaticano II insegna che c’è uno sviluppo, nel senso di un
approfondimento possibile" ha di recente affermato il porporato
tedesco. Queste parole sembrerebbero presupporre la classica
distinzione tra progresso oggettivo e progresso soggettivo del
dogma, dei quali il primo non può in alcun modo essere ammesso,
poiché il "deposito della fede" non può conscere nessun
aumento e nessuna riduzione; il secondo, invece, è sempre possibile
nel senso di una conoscenza sempre più chiara e profomda del
contenuto oggettivo del dogma. Dobbiamo, tuttavia, domandarci se la
distinzione tra oggetto e soggetto della conoscenza ha realmente
senso nell'ambito della riflessione kasperiana? In realtà, oggetto e
soggetto sono due momenti dell'unico Assoluto e, pertanto,
"divengono" insieme. Sviluppo della dottrina, dunque,
significa effettivamente sviluppo della verità, progresso del
perenne divenire nel quale gli opposti coincidono senza alcuna
difficoltà.
3.
E quindi uscimmo a
riveder le stelle
Al termine di queste osservazioni un cattolico non può
non rimanere perplesso. Difficilmente, infatti, le speculazioni
schelling-kasperiane potranno suscitare in lui quel senso di vibrante
commozione che la teologia, nelle sue pagine più elevate, sa
trasmettere al cuore dei credenti. La ragione si sente ottenebrata da
una metafisica dell'assurdo e il sensus fidei è conculcato
dall'evidenza dell'errore. Siamo ben lontani dal chiarore adamantino
della philosophia perennis, continuamente raccomadata dal
Magistero della Chiesa, e dal calore ristoratore della teologia dei
Santi. La teologia cattolica tra le mani di Kasper è veramente messa
"in ginocchio", ma attende di essere risollevata e
restituita al suo splendore.
Davvero interessante questo articolo per comprendere la radice degli errori di Kasper. Ma se Dio manifesta il proprio essere nel divenire è soggetto al tempo, senza il quale non si comprende il divenire. Ma allora il tempo preesisterebbe a Dio. Roba da far andare in tilt la mente di un povero prete della Bassa, come don Camillo. Allora verrebbe da prendere il famoso palo di gaggia e dare una spolverata alle zucche. Ma questo Kasper chi lo ha fatto cardinale?
RispondiEliminaNel caso dei cardinali tedeschi di solito(anzi quasi sempre) è l'obolo di San Pietro che crea i cardinali.
EliminaDai tempi di Luther tutti i teologi tedeschi si credono papi. Conosco un teologo che non si crede tale, Joseph Ratzinger eppure lui lo è per davvero. Caro Kasper persino la misericordia se è fatta senza umiltà è superbia.
RispondiEliminaKasper è solo un impostore eretico protestante travestito da cardinale e dovrebbe essere ridotto allo stato laicale oltre che pubblicamente scomunicato e non è il solo perché il pesce oramai puzza dalla testa.
RispondiEliminaNon c'è altro commento di questo: l'Anticristo si è scatenato. Non è la prima volta che c'è un falso Papa e falsi Cardinali. Cacciamoli dalla Chiesa a pedate, se ne tornino nei loro Paesi, la Terra del Fuoco è la destinazione migliore. Se si seguiranno le eresie di questi individui i soldi dell'8 per mille se li facciano dare da altri, da me neanche più un centesimo. Basta con i sorrisetti ebeti di un falso Papa e con la teologia marcia di questi falsi Cardinali tedeschi e ungheresi (e non solo). La questione è seria, il Demonio è arrivato in Vaticano. e' necessario eleggere un nuovo vero Papa, o liberare il Papa prigioniero in vaticano la prima cosa da fare è sciogliere, una volta per tutte questi inviati di Satana che sono i Gesuiti.
RispondiEliminaA Kasperio libera nos Domine.
RispondiEliminaSi deve studiare l'azione da fare prima che ci mettano ko, anche se l'ap. prevede la persecuzione ed il martirio, si faccia quel che si può:piena adesione
RispondiEliminaSiete degli ignoranti, voi giudicate una seria riflessione teologica peggio che superficialmente. Per colpa vostra e solo vostra la chiesa morirà, ogni anima persa ricadrà nel novero delle vostre colpe. Kasper non ha ragione su tutto ma si piazza sulla scia che lo spirito ha indicato con forza al conciglio vaticano secondo. Voi continuate in questa vuota acritica astorica e superficiale visione della fede cattolica, e siete i farisei di questo nostro mondo moderno.
RispondiEliminaPer chi vuole vivere in altri tempi viveteci, ma oggi siete destinati grazie a Dio all' estinzione.
Mentre la chiesa magari in futuro riunita e veramente cattolica ( universale) trionferà.
io dire che kasper non si può considerare che segua il filo nprotestante. Perchè i protestanti credono allo Spirito Santo e a Gesù come figlio di Dio lui no. Ma perchè il papa acconsente che le sue schifezze siano publicate. Io sinceramente da ex protestante sto rivedento il mio credo.Noi cattolici lasciamo che certi uomini della chiesa dicano di tutto e di più. Io da povera iggnorante dico che: Se avesse offeso maometto come ha offeso Gesu e il noistro credo. i musulmani lo avrebbero bruciato vivo. Ma noi cattolici ce ne stiamo zitti. Cosi molti preti cattolici lo seguono. E cosa succede: nelle omelie dicono che Gesu non ha fatto il miracolo dei pani e dei pesci è un'envenzione degli aposti. Ma la gente più ricca che lo seguiva aveva dietro da mangiare è ha condiviso con gli altri. Questo ha detto il mio prete domenica scorsa nell'omelia della Domenica. I miracoli secondo alcuni non sono mai esistiti. Questa è la scuola che sta prendendo piede fra i giovani preti. Abbiamo una chiesa divisa. E tutto questo mi ha destabilizata. Il Mio pensiero va verso i protestanti fedeli a Cristo
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