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mercoledì 15 ottobre 2014

Mi spezzo ma non mi piego

di Don Alfredo M. Morselli 

"Bravo don Morselli" - dirà qualche mi affezionato lettore, leggendo il titolo di questo articolo - "gli avranno impedito di celebrare in latino, oppure gli avranno imposto le chitarre, ma lui ha tenuto duro e ha proseguito imperterrito…" 
 Ecco che vengono a galla i legami tra il tradizionalismo e l'estrema destra… questi sono tutti fascisti…" - dirà invece qualche lurker progressista, spiritualmente resuscitato dopo la rinuncia di Benedetto XVI, venuto qui a curiosare rosicando, tra una speranza e l'altra che Francesco abolisca il motu proprio… 
Niente di tutto questo, semplicemente non mi piego, anzi, non solo non mi piego, ma non cammino quasi più, a motivo di un'artrosi particolarmente fetente - come direbbero al sud - che non mi lascia un osso libero. 
In questi ultimi due anni i medici mi hanno rivoltato come un calzino, esaminato in utroque iure, e si sono rassegnati a una terapia palliativa. 
Circa due anni fa ho cominciato rinunciando alle genuflessioni, ma celebravo ancora in piedi: offrivo tra le lacrime la rinuncia alla più bella e santa tra le pur tutte sante e benedette rubriche, che difendono il povero fedele dal libidinoso ad libitum del prete: libidinoso talvolta di arrampicarsi sugli specchi di una verbosità vuota quanto ampia, pur di non dire un semplice "Il Signore sia con voi"… Ma torniamo alla mia rubrica preferita: immediatamente dopo la consacrazione, il sacerdote statimgenuflexus… adorat
Il Signore mi stava chiedendo, impedendomelo fisicamente, di rinunciare a quella rubrica che segna l'aut aut tra due modi di concepire la liturgia. "Fedeli, ho obbligato Dio a scendere dal Cielo e a nascondersi nell'Ostia, adoriamolo subito… come indugiare…, perché aspettare…" 
 Quanto mi costava questa rinuncia! 
Poi, dopo le caviglie e le ginocchia, è venuta la zona lombo sacrale, e di lì, come raggi dal sole, dolori ovunque, affezionatissimi, talmente amici che non mi lasciano un istante. 
È così ho cominciato a celebrare da seduto, con la mia fedele perpetua Argentina che mi spostava il messale, ed era l'unica che mi aiutava all'altare senza farmi male; e alla fine, il 4 ottobre, I sabato del Mese - lo stesso giorno 34 anni fa in cui partii per il seminario - ho celebrato l'ultima Messa a Stiatico, non permettendomi la salute di reggere ancora la parrocchia. 
Mentre facevo il ringraziamento, mi sono immaginato un colloquio con Nostro Signore, un colloquio alla don Camillo; avendo mangiato io in vita troppi tortellini, non potrò mai elevarmi alla mistica vera. "Signore, come mi avete ridotto, io che saltavo i fossi per la lunga, come potrò servirvi adesso che non sarò più neanche parroco..." 
Al che, si fa sentire un doloretto alla schiena, ben distinguibile dal background solito.  
"Perché, Signore, che cosa ho detto di male?" 
"Non ti ricordi le parole che hai rivolto al papà di quella suora di clausura, Suor ****?" 
"Gli ho detto che sua figlia potrebbe essere più utile alla Chiesa di mille missionari, perché con la preghiera sarebbe arrivata dappertutto, mentre un missionario non può andare in più di un posto alla volta"
"E allora, tu prega e vedrai che farai più danni che se fossi solo a Stiatico"
"Danni al nemico, intendete, vero?"
Nessuna risposta.
Allora ho proseguito: "Signore, ma perché questi dolori sono venuti proprio a me, non potevate farli venire a quei cinghiali - parole Vostre - che devastano la vostra vigna - che so, Enzo Bianchi, il Cardinale Kasper… siamo in così pochi noi tradizionalisti…"
Non avevo ancora finito di parlare che una terribile fitta mi fece vedere le stelle…
"Ma Signore, dicevo per il loro bene spirituale, naturalmente, voglio che siano santi anche loro…" 
Altra stoccata allucinante… "Signore, con Voi non vale, Voi scrutate cuore e reni, è una lotta impari" "Coraggio, don Alfredo, anche il Re David, che - non ti offendere - ti sta molto sopra, una volta si è lamentato con me, dicendomi che per poco non vacillavano i suoi passi al vedere l'empio ergersi come cedro…
"E cosa gli avete risposto?" 
"Leggi il breviario tutti i giorni e non lo sai…?" 
"Visto che sono molto sotto il Vostro caro Re David, non potreste supplire con una ripetizione, come per gli studenti rimandati?
"Alfredo, non sai che, nelle complesse vicende umane, io vedo anche l'ultima puntata? 
Quando mi hanno crocifisso, chi dei presenti, a parte la nostra Madre (quando ha detto "nostra Madre", il tono era diverso, dolce e solenne nello stesso tempo), chi poteva prevederne i frutti? 
E quando Longino mi colpì con disprezzo il Cuore, chi poteva prevederne l'esito? 
Vedi, il diavolo è come quel poveretto che ha cercato di rovinare la Pietà di Michelangelo; solo che, se sopportate i suoi colpi nella fede, anziché rovinarvi vi rende più belli; più picchia forte più scolpisce in voi la mia immagine: lui lo sa, ma il suo odio gli impedisce di trattenersi
A quel punto non mi sono trattenuto e l'ho sparata grossa: "Signore, volete forse dire che avete pronta la soluzione Luciani?
Mi aspettavo come minimo un infarto, ma niente: chiusura della comunicazione, nonostante ripetuti atti di contrizione. 
E così, veramente con la coda tra le gambe, ho completato i preparativi per la triste partenza. Stamattina ho celebrato la prima Messa nella mia nuova destinazione, un santuarietto - dove sono solo ospite - attiguo alla casa di riposo che mi funge da base d'appoggio. 
Non sono riuscito a celebrare sull'Altare, perché la predella era troppo piccola per la sedia; e così ho sistemato la tavola calda (cito Guareschi) davanti all'altare della Madonna del Rosario. 
Dopo l'ultima sparata, giustamente, avevo perso la comunicazione con il piano di sopra. 
Ho celebrato dunque sulla tavola, guardando però la Madonna. 
Alla fine, dopo il Magnificat di ringraziamento, risento la voce della Madre santissima: "Don Alfredo, grazie: erano più di cinquant'anni che non sentivo più la Messa di sempre, e che quest'altare è rimasto inutilizzato; hai celebrato sulla tavola, ma è come se avessi celebrato al mio altare
"Madre, avete detto Messa di sempre, allora Voi siete... dei nostri
Nella mia fantasia, mi sono immaginato che la cara Regina del Santissimo Rosario strizzasse l'occhio.
E così ho potuto concludere il ringraziamento: "Grazie, Madre Santa; ma sarà meglio che non lo dica a nessuno, se no Vi mandano il commissario"

12 commenti:

  1. Anche se malandato, Lei può esser utile alla santa causa, con la parola, l'esempio e la preghiera.

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  2. Tanti carissimi auguri a Don Alfredo.
    Però ricordo che nella Messa le donne non possono avvicinarsi all'Altare, se poi sono argentine.......

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  3. Si tratta di un'emergenza, era come un'infermiera, e poi Argentina è il nome di Battesimo

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  4. Carissimi auguri Don Alfredo;farà ancora tanto per ognuno di noi

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  5. Un articolo fra i più belli che mi sia capitato di leggere da tempi immemorabili, mi sembrava di vedere i vecchi film di don Camillo che parlava col crocefisso.....le auguro che il suo giogo sia ogni giorno più lieve da sopportare,la sua fede e la sua bonaria ironia le saranno senz'altro di aiuto. Che Dio la benedica!

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  6. Caro Don Morselli, grazie per l'elevazione spirituale in questo articolo, e grazie per la sofferenza che Lei offre a Dio.
    Però, più terra terra, ha provato , come rimedio coadiuvante, a assumere il CLOURO DI MAGNESIO ? E' molto semplice, lo compra in farmacia in bustine da 33 grammi. Ne scioglie una bustina in una bottiglia da un litro di acqua, e poi ne beve una piccola tazzina tre volte al giorno ,finché è in fase così acuta, poi può ridurle a due e anche a una.
    Essendo un uomo pio, può offrire a Dio anche il sapore amaro della bevanda. . . ma è un amaro che passa subito, e fa bene. E comunque sempre Sursum Corda - Habemus ad Dominum.

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  7. Caro Don Alfredo, siamo pochi... è vero, ma rappresentiamo la quasi totalità del cattolicesimo... sarà per questo che siamo tanto importanti
    che ci perseguitano e ci commissariano. A noi i dolori agli atei il brodo di giuggiole, perché la via per la salvezza è sempre una croce.

    Ogni dolore offerto a Gesù resta scritto nel libro d'oro del cielo e Don Alfredo, nonostante i tortellini, qualche capoverso lo può certo vantare.

    Grazie.

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  8. Caro don Alfredo, sopporta il mio abbraccio mentre bisbiglio un'ave Maria.
    (Hai scritto benissimo, hai commosso il mio vecchio cuore!)
    Roberto Niboli

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  9. Caro don Alfredo, sei nelle mie preghiere, ti ricordo con affetto e stima dopo averti conosciuto a Serramazzoni per gli esercizi ignaziani alcuni anni fa, e anche se non mi sono mai fatto vivo non ti dimentico.
    Uniti nel Signore!
    FC

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  10. il mio ex parroco che non ha ancora raggiunto i 65 anni, ha dato le dimissioni per una banale lombalgia (mal di schiena ).

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  11. Don Alfredo, insista con questi articoli guareschiani, sono stupendi, forza che magari ci verrà fuori un libro.
    Gliene suggerisco intanto uno sul Sinodo

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  12. Caro Reverendo Morselli, sono dispiaciuta due volte: primo per la sua condizione di salute, e a tal proposito le faccio i miei più cari auguri; in secondo luogo per non essere mai riuscita a venire a farle visita presso la sua parrocchia. Saremo uniti nella preghiera anche se non ci siamo mai conosciuti,

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