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martedì 7 ottobre 2014

" Il mio Papa ": a favore del latino ma... con una 'svista' sul "Summorum Pontificum".

Chiamateci diffidenti, iper-sensibili e puntigliosi ma dopo aver letto l'articolo di Benedetta Capelli "Il latino, la lingua ufficiale del Vaticano" su " Il mio Papa " ("nuovissimo settimanale della Mondadori... primo esperimento in occidente di magazine interamente dedicato non solo al Papa, ma ad una persona") ci siamo meravigliati alquanto che la Giornalista fra le tante cose belle che giovano alla buona causa dell'ideale liturgico si è espressa in modo del tutto sbagliato sul  Motu Proprio "Summorum Pontificum" ignorandolo "in toto" e con esso la disciplina, la  pastorale e l'assetto giuridico delle celebrazioni liturgiche in uso nella Santa Chiesa.
Nell'articolo citato l'indicazione della celebrazione nell'antico rito della Chiesa - la S. Messa cosiddetta Tridentina - è stata riassunta con la frase errata: "Si può, se il vescovo dà il permesso", evidenziata dai caratteri in "grassetto". 
Forse la Giornalista pensava che la Chiesa fosse rimasta ancora ferma alle provvisorie disposizioni dei due Indulti di San Giovanni Paolo II o forse non è stata adeguatamente informata sull'attuale disciplina della Chiesa riguardo le forme (ordinaria e straordinaria) del rito romano.
Abbiamo ora un buon motivo per donare alla Giornalista Benedetta Capelli alcune pubblicazioni sul Motu Proprio "Summorum Pontificum" e sulla Liturgia romana antica (cosiddetta Tridentina) con il caloroso all'invito di seguire sul web MiL e gli altri blog,  frutto della sensibilità e del volontariato di tanti fedeli giovani e meno giovani, per ammirare come in Italia e nel mondo il Motu Proprio "Summorum Pontificum" viene attuato,  per merito soprattutto dei laici, per la sola gloria di Dio e per la santificazione delle anime.
Oltre alla lingua latina (anche la Messa nel rito di Paolo VI può esser celebrata legittimamente in latino)  amiamo ed ameremo  "usque ad effusionem sanguinis" ad imitazione   dei Martiri antichi e moderni il venerabile Rito Apostolico-Gregoriano con le sue preghiere, la sua sacra gestualità, la sua  postura e la sua arte (musicale, pittorica, scultorea , architettonica e ricamatoria). 
Elementi che appartengono in modo esclusivo ed inscindibile  all'antica  Liturgia della Chiesa :  patrimonio spirituale, culturale ed artistico dell'umanità.
Επίσης, σε μας τους αμαρτωλούς 

Il latino, la lingua ufficiale del Vaticano
di B. Cappelli, da "Il mio Papa " del 07.10.2014

Ascoltando la Messa presieduta da papa Francesco a Tirana, qualcuno avrà avuto un tuffo al cuore: «La messa in latino, come tanti anni fa! Che bella!». ( Desideriamo con l'occasione congratularci per la bella lezione liturgica che  nostri fratelli d'Albania ci hanno offerto in occasione della Messa Papale : dai chierici ai cantori fino ai fedeli che ha dato prova di grande devozione assumento  nella quasi totalità la Santa Comunione sulla bocca. "Una cosa normale per noi", ci ha detto un giovane Sacerdote albanese.  N.d.R.)
Qualcuno, invece, sarà rimasto perplesso: «E chi la capisce!?». 
Non c’è nulla di strano se in Albania e prima ancora in Corea del Sud, Francesco ha fatto ricorso alla liturgia in latino nella celebrazione della messa. 
Il latino, infatti, è una lingua “morta” solo per chi non l’apprezza: in realtà è la lingua ufficiale della Città del Vaticano e la Chiesa l’utilizza da sempre per diffondere il messaggio del Vangelo. 
Quando Benedetto XVI ha istituito nel 2012 la Pontificia Accademia di Latinità con un Motu proprio (altra definizione in latino! 
È un documento in cui è indicata la volontà del Santo Padre), ha ribadito che è necessario conoscere lingua e cultura latina «per lo studio delle fonti a cui attingono numerose discipline ecclesiastiche». 
Il latino è anche lingua universale per eccellenza e perciò è usato per scrivere i libri liturgici, i documenti e gli atti del magistero del Papa. 
Il valore di “universalità” del latino per la Chiesa l’aveva proclamato in maniera chiara ancora papa Ratzinger nel 2007, invitando a celebrare le messe in latino durante gli incontri internazionali (eccezion fatta per letture, omelia e preghiera dei fedeli) per sottolineare l’unità della Chiesa. Francesco, dunque, si è allineato a una consuetudine. 
 
Si può, se il vescovo dà il permesso  
Ma com’erano i tempi in cui tutte le messe erano dette in latino? 
La celebrazione seguiva il rito di san Pio V del 1570, detto tridentino, perché seguiva i canoni del Concilio di Trento. 
Il sacerdote, per esempio, dava la schiena ai fedeli [bah .... N.d.R.]  perché l’Eucaristia doveva essere assolutamente centrale. 
Questo rito ["mai giuridicamente abrogato e, di conseguenza, in linea di principio, restò sempre permesso" Benedetto XVI, Lettera ai Vescovi... N.d.R.]    venne rinnovato con il Concilio Vaticano II: nel 1970 si adottò il messale promulgato da Paolo VI che istituiva la celebrazione come è oggi. 
Ma questo, ripetiamo, non significava che il latino non si possa più usare. 
Oggi un sacerdote può celebrare in latino, se il vescovo lo autorizza.   [Sic! Non cambiamo le carte in tavola  N.d.R.]
Da anni lo fa don Romano Nicolini nella chiesa di San Nicolò al Porto di Rimini. [QUI un articolo di MiL nel lontano 2010 a sostegno del bravo e coraggioso Sacerdote riminese N.d.R.]
Don Romano ha pubblicato e distribuito più di 20mila copie di un fascicolo di introduzione al latino per gli studenti delle medie, ma non ama definirsi un fanatico del latino, bensì della messa «detta bene», perché in Chiesa «si incontra Dio, non il prete », dice. 
Ogni domenica alle 11, la sua chiesa si riempie di giovani che partecipano rispondendo «anche in modo giusto». 
«Certo, oggi è una lingua che va scomparendo», commenta don Romano. «Sono lontani i tempi quando, da seminarista, al Concilio Vaticano II parlavo con i vescovi solo in latino…». 
Questa consuetudine, però, è rimasta, soprattutto nei Sinodi, le riunioni con vescovi da tutto il mondo. 
Il latino, comunque, resta anche nella vita quotidiana della Chiesa. 
Abbiamo già raccontato della presenza in Vaticano di bancomat che, tra le lingue a disposizione, hanno anche il latino. 
L’ultima novità è stata il profilo Twitter del Pontefice in latino. 
Oggi circa 280mila persone leggono i messaggi di Bergoglio in latino: il traduttore è monsignor Daniel Gallagher, latinista americano, che porta nella lingua di Cicerone anche parole nuovissime. 
L’impresa più ardua l’ha affrontata un anno fa, quando Francesco ha scritto: «Non esiste un cristianesimo low cost», cioè a basso costo; monsignor Gallagher ha tradotto così: «Nulla pretii parvi christiana reperitur religio». 
Impeccabile. Altro che “lingua morta”!

10 commenti:

  1. Credo più che altro ci sia un po di confusione nell'articolo. Si confonde il rito straordinario col rito in latino, quando in realtà esistono:
    1. il rito romano nella forma straordinaria, rigorosamente in latino
    2. il rito romano nella forma ordinario che è in latino + nelle lingue comuni

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  3. Manca lo stupidario che di solito condisce le discettazioni "bene informate" sulla messa in latino: che la gente non capiva, che diceva il rosario invece di seguire, che adesso siamo tornati al cristianesimo dei primi secoli e via gorgheggiando.

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  5. In questo caso varrebbe ricordare l'ordine di S. Paolo: in ecclesiis mulieres taceant.

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    1. Leodavinci bis in idem8 ottobre 2014 alle ore 11:58

      eh già, si dovesse offendere qualcuno !

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  7. Intanto Papa Francesco ha deciso che il latino non sarà la lingua del sinodo. Ciò accelererà i lavori.

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  8. Ormai a noi amanti della sana Tradizione e della Vera Messa dicono che abbiamo fissazioni liturgiche e che siamo modaioli, trattandoci di fatto come sempliciotti. E' ora di finirla con queste calunnie, come se mia nonna che per oltre 50 anni ha seguito il Rito Tridentino andassero a dire che è stata modaiola....rimango ogni giorno sempre più basito.

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  9. Gli interventi al Sinodo sono tutti in lingua italiana.....faccio notare che all'annuncio delle dimissioni di Ratzinger, fatte correttamente in latino, lingua usata per circa 2000 anni dalla chiesa cattolica, il pesante silenzio caduto sui cardinali presenti non era dovuto alla gravità delle parole pronunciate dal Santo Padre, ma dal fatto che nessuno, salvo 2 o 3 aveva capito una beneamata mazza, intervenne l'Angelo che già tutto sapeva, altro che fulmine a ciel sereno,quello vero si sarebbe schiantato di lì a poco sul cupolone con estrema violenza. Don Romano è un prete straordinario, con o senza il latino, che Dio lo conservi a lungo,per lui e per le bellissime omelie che tiene ogni volta che celebra messa.

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