Sappiamo bene che
quello della Comunione ai divorziati risposati non è un argomento strettamente
liturgico, ma ben più serio e importante, trattando un basilare pilastro della
dottrina e della teologia. La nostra preoccupazione sta nel fatto che si sta
cercando di modificare un fondamento della religione cattolica c.d. "di
fondazione divina", in quanto insegnata da Gesù Cristo in persona (e
confermata da San Paolo) e non elaborata dai Padri della Chiesa nè da eminenti
teologici scolastici. Se si tocca questo, crolla tutto, come ha detto p. Buzzi.
Ma se è vero che l'ars celebrandi e l'ars orandi (a cui siamo particolarmenti attenti) è intimamente connessa con l'ars credendi, non possiamo noi passare in silenzio il grave attentanto che si sta per compiere ad opera di irresponsabili porporati (per non dire peggio) al sacramento del matrimonio, a quello della confessione e a tutto il bimellenario concetto di "peccato" e di "misericordia" elaborato e tramandanto immutato fino ad oggi da Santa Romana Chiesa.
E' questo il motivo per cui da qualche tempo stiamo dando ampio spazio all'argomento, perchè qui è in gioco non solo la difesa di un importante insegnamento (divino) della Chiesa in campo morale, ma, come aveva spiegato p. Buzzi, di tutta la dottrina cattolica, che verrebbe di conseguenza incrinata fino a polverizzarsi, per un semplice concatenarsi di sillogismi (più o meno intenzionali e volontari).
Ma se è vero che l'ars celebrandi e l'ars orandi (a cui siamo particolarmenti attenti) è intimamente connessa con l'ars credendi, non possiamo noi passare in silenzio il grave attentanto che si sta per compiere ad opera di irresponsabili porporati (per non dire peggio) al sacramento del matrimonio, a quello della confessione e a tutto il bimellenario concetto di "peccato" e di "misericordia" elaborato e tramandanto immutato fino ad oggi da Santa Romana Chiesa.
E' questo il motivo per cui da qualche tempo stiamo dando ampio spazio all'argomento, perchè qui è in gioco non solo la difesa di un importante insegnamento (divino) della Chiesa in campo morale, ma, come aveva spiegato p. Buzzi, di tutta la dottrina cattolica, che verrebbe di conseguenza incrinata fino a polverizzarsi, per un semplice concatenarsi di sillogismi (più o meno intenzionali e volontari).
Roberto
Comunione “di desiderio”. Martinetti obietta, Ratzinger risponde
da Settimo Cielo (di S. Magister) del 22.05.2014
Letto in www.chiesa
il secondo, folgorante intervento di padre Carlo Buzzi, missionario in
Bangladesh, sulla questione della comunione ai divorziati risposati,
Alessandro Martinetti ci scrive di concordare “con molte delle
affermazioni fatte dal padre”, ma obietta che la comunione eucaristica
“di desiderio” – proposta per loro da padre Buzzi – non è propriamente
un sacramento.
A essere precisi, nemmeno padre Buzzi lo afferma in modo tassativo. Pone piuttosto questa domanda:
“Perché la comunione di desiderio non potrebbe essere considerata una
vera comunione sacramentale, come il battesimo di desiderio e la
confessione di desiderio in punto di morte?”.
Da come la domanda è costruita, si ricava che per padre Buzzi il battesimo di desiderio è comunque un vero sacramento.
Ma è proprio questa pietra d’appoggio che Martinetti contesta, sulla
base del Catechismo della Chiesa cattolica ai nn. 1258-1259:
”Da sempre la Chiesa è fermamente convinta che quanti subiscono la
morte a motivo della fede, senza aver ricevuto il battesimo, vengono
battezzati mediante la loro stessa morte per Cristo e con lui. Questo
battesimo di sangue, come pure il desiderio del battesimo, porta i
frutti del battesimo, anche senza essere sacramento."
“Per i catecumeni che muoiono prima del battesimo, il loro desiderio
esplicito di riceverlo, unito al pentimento dei propri peccati e alla
carità, assicura loro la salvezza che non hanno potuto ricevere mediante
il sacramento”.
Su questo passaggio del Catechismo Martinetti appoggia queste sue considerazioni:
“Come si vede, il battesimo del desiderio, anche senza essere
sacramento, porta i frutti del battesimo sacramentale in quanto chi lo
riceve non solo ha desiderio di ricevere il sacramento del battesimo, ma
è pentito del proprio peccato.
Ed è appunto il pentimento del proprio peccato che manca nel
divorziato risposato convivente more uxorio con chi suo coniuge non è
davanti a Dio. È questo difetto di pentimento che non lo pone in
condizione di ricevere l’assoluzione sacramentale e la comunione
sacramentale cioè eucaristica”.
Martinetti cita ampiamente la dichiarazione
del 7 luglio 2000 del pontificio consiglio per i testi legislativi
“Circa l’ammissibilità alla santa comunione dei divorziati risposati”.
E conclude:
“Se, come ipotizza padre Buzzi, esistesse una ‘vera comunione
sacramentale’, quella del desiderio, che potesse essere ricevuta da chi,
essendo in situazione di peccato grave, non può accostarsi alla
comunione sacramentale eucaristica, insorgerebbe un conflitto tra i
sacramenti: conflitto che ovviamente non può esserci, giacché tutti i
sacramenti si radicano in Cristo, e Cristo non può essere in
contraddizione con sé stesso”.
Martinetti, di Ghemme in provincia di Novara, è discepolo del filosofo Gustavo Bontadini e studioso di metafisica e teologia.
Va osservato però che il cuore della proposta di padre Buzzi non sta
tanto nell’affermare che la comunione di desiderio sia un sacramento
nella pienezza dogmatica del termine, quanto piuttosto nel valorizzare
grandemente “il desiderio della comunione” eucaristica in “chi non è in
stato di grazia e vorrebbe uscire da questo stato, ma per vari motivi
non può”.
A questo proposito, è illuminante rileggere ciò che Benedetto XVI
rispose a due coniugi brasiliani che gli parlarono del dolore di “quelle
coppie di risposati che vorrebbero riavvicinarsi alla Chiesa ma si
vedono rifiutare i sacramenti”, il 2 giugno 2012 a Milano, durante la veglia dell’incontro mondiale delle famiglie:
“In realtà, questo problema dei divorziati risposati è una delle
grandi sofferenze della Chiesa di oggi. […] Mi sembra un grande compito
fare realmente il possibile perché queste persone sentano di essere
amate, accettate, che non sono ‘fuori’ anche se non possono ricevere
l’assoluzione e l’eucaristia: devono vedere che anche così vivono
pienamente nella Chiesa. Se non è possibile l’assoluzione nella
confessione, tuttavia un contatto permanente con un sacerdote, con una
guida dell’anima, è molto importante perché possano vedere che sono
accompagnati, guidati. Ma poi è anche molto importante che sentano che
l’eucaristia è vera e partecipata se realmente entrano in comunione con
il corpo di Cristo. Anche senza la ricezione ‘corporale’ del sacramento,
possiamo essere spiritualmente uniti a Cristo nel suo corpo”.
In queste parole di papa Joseph Ratzinger la formula “comunione di
desiderio” non c’è. Ma la sostanza c’è tutta. “Anche senza la ricezione
‘corporale’ del sacramento possiamo essere spiritualmente uniti a Cristo
nel suo corpo”. Anche se la comunione di desiderio non è sacramento, è
pur sempre comunione “vera”, “partecipata”, “reale” con il corpo di
Cristo.
Lo scisma si avvicina.
RispondiEliminaC'è già: lo state facendo voi.
EliminaBum!
EliminaL'unica "istituzione divina" è il perdono dei peccati mediante il Sangue di Cristo.
RispondiEliminaPrendere un pezzettino del Vangelo o di una Lettera, senza né commento né interpretazione, significa Sola Scriptura.
La Chiesa è invece "Cattolica" perchè possiede le Scritture E L'INTERPRETAZIONE DI ESSE.
La Chiesa cosa dovrebbe fare - allora- con chi usa violenza ai bambini? mettergli una pietra da mulino intorno al collo e buttarlo dentro un fiume?
RispondiEliminaNO. Il pentimento dei peccati e la confessione che Cristo li redime è la Via, cioè Cristo stesso.
Altrimenti Cristo poteva camminare sulle acque anche una settiman, ma se non può perdonare e rimettere tutti i peccati, allora non è onnipotente.
Mentre Cristo ha dato agli Apostoli il potere di rimettere i peccati a quanti Lo confessavano Figlio di Dio SALVATORE.
parte la strampalata idea di mettere ai voti un dogma insegnatoci direttamente da Cristo, mi domando perché nessuno di codesti Alti Prelati si preoccupi delle vere vittime del divorzio, i figli.
RispondiEliminaSiamo arrivati al punto che dei piccoli, tanto amati da Nostro Signore, la Chiesa ufficiale non si interessa più? Non si vuole ascoltare il lacerante dolore provocato a questi innocenti dall’egoismo degli adulti? Turba forse l’idea che lo strazio di queste anime possa interferire sul radioso destino che ci aspetta?
A Ghemme c'è il vino buono!
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