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mercoledì 5 marzo 2014

Il Sireneo e la cantilena pastorale

 
"..basta dare al proprio basso ventre il nome di Cristo e saremo tutti buoni cristiani.."

Così soleva il "Monsignor parroco" metter noi regazzini dell’ 84 in guardia contro il franceschismo a venire, e così si potrebbe riassumere la capziosa e sirenaica prolusione di Magic Kasper (da oggi in poi, "il Sireneo"..) volta a presentare spunti di riflessione per trovare soluzioni al "problema" dei cristiani adulterini.
Un canto tanto suadente e infiorato di assòlo da brivido, che solo l'illustre De Mattei (*) sembra aver potuto affrontare con orecchie ben aperte e mani slegate, pronte a ferir di penna chi d'ugola ammàlia.

Su come si creino ad hoc "problemi" che in realtà non son tali (stile "le-mamme-col-doppio-lavoro-che-portano-i-bambini-a-scuola" erette a categoria metafisica, ‘sì care al “neofrancesco” della sponda Repubblicana del Tevere, “Frenzi” ), rimandiamo a Gnocchi e Palmaro e la donna divorziata che ha abortito.

Su come la crisi alimenti se stessa, "più crisi c'è meglio è" proprio perchè permette ai modernisti di sbizzarrirsi con apparenti "soluzioni pastorali" che hanno come unico fine la creazione di una nuova "Chiesa" a misura d'uomo di mondo ( e la conseguente punizione di tutti coloro che la risolvano concretamente tornando alla Fede Cattolica Tradizionale, vedi i Francescani dell'Immacolata), rimandiamo alle balle di Natale di Schönborn.

…Vogliamo invece soffermarci, coca-cola e pop-corn alla mano, sul trailer già visto de "La cantilena pastorale": faranno del Matrimonio quello che hanno fatto alla Messa.


Erano i lontani, smaglianti happy days degli anni sessanta: forti di una Tradizione millenaria (fonte della Rivelazione, mica tricche&ballacche), degli anatèmi del Concilio di Trento contro chi sostenga che la Messa debba esser celebrata solo in lingua volgare, le condanne di Pio VI al Sinodo di Pistoia ( Auctorem Fidei  §6, cap. XXXIII), delle argomentazioni luminose sgorganti dall'enciclopedica perizia di Dom Guéranger (Institutions Liturgiques, Libro I cap.XIV), del "non vulgaris" di Pio XI inteso come “natura stessa” della Santa Messa e della Mediator Dei di PioXII... il Beato Giovanni XXIII, otto mesi dopo aver firmato la Costituzione Apostolica Veterum Sapientia con la più grande solennità (all'Altare della Confessione, attorniato da una schiera galattica di Vescovi, Cardinali e tutto l'equipaggio dell'Enterprise di Pietro) apriva il Concilio Vaticano II, concilio interessato soprattutto a "[…] che il sacro deposito della dottrina cristiana sia custodito e insegnato in forma più efficace...[...]vuole trasmettere integra, non sminuita, non distorta, la dottrina cattolica" e che affermò "categorico": “ l'uso della lingua latina, salvo diritti particolari, sia conservato nei riti latini..[…]..si conservi e si incrementi con grande cura il patrimonio della musica sacra[…]riconosce il canto gregoriano come canto proprio della liturgia romana; perciò nelle azioni liturgiche, a parità di condizioni, gli si riservi il posto principale..”

La dottrina Tradizionale sulla Messa e l'ortoprassi celebrativa (che ne indica esteriormente l'intima essenza) erano salve!

POI....una breccia pastorale diede il "La", o meglio, il "Ma":  “latino e gregoriano sì, MA..non solo". Proprio "in continuità" col Concilio di Trento! Il "ma", si sa, è come le ciliege: una tira l'altra con i prevedibili effetti collaterali. Ai primi "ma", se ne aggiunsero altri, una valanga di “MA”: l'orientamento della preghiera liturgica; "attenzione!" intonò il Sireneo di allora: "NESSUNO intende cambiare l'orientamento tradizionale, che rimane e sempre sarà! MA...!" Tu chiamale se vuoi, opzioni pastorali.

POI: la comunione sulla mano; "certo" rassicurò il Sireneo di turno, "rimane sempre una deroga pastorale alla norma, da proporre in situazioni limite, dopo attento discernimento, caso per caso.." Non rendendosi "forse" conto che:
1) una norma che sancisce lo spirito di sovversione al diritto vigente arrendendosi allo stato delle cose invece che governarle ("siccome tutti passano col rosso, prendiamone atto e deroghiamo qui e là") sarà essa stessa fagocitata dalla sovversione che ha ipso facto accolto come "fonte del diritto";
2) creare improbabili scatole cinesi di discernimento e di controllo da attivarsi caso per caso, in un contensto di diffusa noncuranza (o aperta disobbedienza) alle norme più elementari significa "se foutre de la gueule du monde", prendere per i fondelli chi ancora accorda un benchè minimo valore alle indicazioni della Chiesa, dando con una mano un contentino che rassicuri questi ultimi poveri mentecatti (che seguirebbero una moda..) mentre con l'altra mano stai picconando vigorosamente la staccionata che recinge l'ovile di pecore ebbre d' innamorato Ammmmore per ben altri pascoli.

POI, una notte di settembre mi svegliai: La Messa era dappertutto in lingua volgare, l'assemblea ripiegata su se stessa col "presbitero" che "presiedeva" alla celebrazione rivolto verso quest'ultima, il gregoriano era scomparso e la comunione sulla mano è un diritto acquisito. Aggiungerei: "era breve e non c'era il Vangelo di Giovanni", ma la cosa assumerebbe un tono millenaristico.
Che è successo?

E' successo che il Sireneo ha piazzato il colpo grosso; intendiamoci: ogni epoca post-conciliare (ogni cinque anni se ne cambia una, a sentire certi applauditi porporati honduregni per i quali la Familiaris Consortio è buona per Fred&Wilma, Barney&Betty e altri simpatici cavernicoli) ha il suo Magic Kasper, il suo pifferaio magico, la sua cantilena pastorale...

Un "cireneo" tanto prodigo nel comprender la sofferenza altrui, disposto a cambiar tutto della Croce per dimostrare ai poveri cristi che è dalla loro parte. Un "cireneo" che della Quinta Stazione mantiene lo spirito (forse, a patto che "caricarsi della Croce" sia inteso come tensione romantica) e l'estasi stendhaliana della bella pittura con cui la Statio è raffigurata: ma la Croce, quella che uccide realmente, quella NO. Il "cireneo" muta la C in S, diventa maestro di errori presentati con linguaggio trascinante, che infiamma i cuori per cause seducenti ma funeste.
Il Sireneo sa benissimo che il Sacramento del Matrimonio, la sua indissolubilità, la sua santità, il suo costituire piccole "chiese domestiche" da fecondare con la Grazia sacramentale... farà la stessa fine del Rito della Messa: la dottrina è rimasta la stessa (**)! Certo, anche il Novus Ordo "può" esser celebrato in latino, versus Deum, comunione in ginocchio sulla lingua, musica sacra e gregoriano; MA uscite per strada, per chiese, campi giovani, campi scout, messe col Vescovo, GMG a Rio....e trovatemene di Messe così.

A cinquant'anni dal Sireneo, trovatemene di Matrimoni cristiani "così".


Profezie di sventura? Ridicole scempiaggini?
Il Card. Stickler ricorda in Témoignage d'un expert au Concile (ed. CIEL 2001, pag 36) che un Vescovo siciliano fece scoppiar in fragorose risate l'intera aula del Concilio quando scongiurò di procedere con prudenza e intelligenza sulla questione della lingua liturgica, altrimenti si correva il rischio di veder la Messa celebrata totalmente in lingua volgare.

Ora c'è da chiedersi cosa ci fosse da ridere..


(*)cogliamo l'occasione per invitare tutti i quaresimandi a offrire un bouquet spirituale in azione di grazie per il Prof. De Mattei e a sostegno della sua azione: ad multos annos!
(**) precisazione del 6 Marzo : non è mia intenzione toccare alle questioni di fondo sulla teologia della Messa in questo articolo; se la dottrina fosse la stessa, non ci sarebbe questa guerra dissennata e fratricida per un po' di latino e di Palestrina.
Zac

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