Elemosine e Liturgie: Francesco le vuole così
di S. Magister, da ChiesaEspressonline .it del 11.10.2013
di S. Magister, da ChiesaEspressonline .it del 11.10.2013
ROMA, 11 ottobre 2013 – La riforma complessiva della curia vaticana è
ancora tutta da scrivere, da parte degli otto cardinali ad essa
deputati. Ma intanto papa Francesco procede per conto suo. Con i fatti.
Un ufficio, quello dell'elemosiniere pontificio, l'ha già riformato in pieno. Collocandovi un uomo di sua fiducia e mettendolo subito all'opera in modo nuovo.
E anche in un'area cruciale come la liturgia ha iniziato a fare dei cambiamenti tali da creare un'attesa febbrile su quelli che saranno i passi successivi.MANO DEL PAPA TRA I POVERI
Dal 3 agosto il nuovo elemosiniere pontificio è l'arcivescovo Konrad Krajewski, 50 anni, polacco, che è stato a lungo uno dei cerimonieri delle liturgie papali, ma che papa Francesco ha premiato soprattutto per l'attività volontaria che contemporaneamente svolgeva, quella di mettersi al confessionale ogni pomeriggio, di visitare dei malati e di avvicinare ogni sera i poveri che popolano i dintorni della basilica di San Pietro, portando loro cibo e conforto.
Nominandolo suo elemosiniere, papa Jorge Mario Bergoglio gli ha detto anche come ridisegnare i compiti di questo ufficio: "Non starai dietro una scrivania a firmare pergamene. Ti voglio sempre tra la gente. A Buenos Aires uscivo spesso la sera per andare a trovare i poveri. Ora non posso più: mi è difficile uscire dal Vaticano. Lo farai tu per me".
Così ha riferito Krajewski a "L'Osservatore Romano" del 4 ottobre, in un'intervista in cui spiega le sue nuove mansioni.
Tradizionalmente, l'elemosiniere pontificio spediva pergamene con la benedizione papale a chi ne faceva richiesta. E con il ricavato, assieme ad altre offerte, faceva arrivare a persone in stato di bisogno delle "modeste elargizioni", che ultimamente ammontavano a poco meno di un milione di euro all'anno.
Con papa Francesco, l'elemosiniere porterà gli aiuti di persona. Dice Krajewski:
"Faccio un esempio. Se qualcuno chiede aiuto per pagare una bolletta [della luce o del gas], è bene che io vada, se possibile, a casa sua a portare materialmente l’aiuto, per fargli capire che il papa, attraverso l’elemosiniere, gli è vicino".
Nei giorni scorsi, dopo che centinaia di profughi in fuga dalla Siria, dall'Eritrea e da altri paesi africani erano annegati nel Mediterraneo di fronte a Lampedusa, Krajewski si è recato in quell'isola, già visitata da Francesco l'8 luglio, a benedire i corpi ricuperati dal mare, a visitare i superstiti, a far percepire loro la vicinanza del papa e a "dare a ciascuno un consistente aiuto per le necessità più immediate". Ogni sommozzatore che scendeva in acqua per ricuperare un corpo – ha informato "L'Osservatore Romano" – "portava con sé una coroncina del rosario benedetta da papa Francesco".
Per la futura curia riformata, l'elemosiniere pontificio dunque c'è già. E rimesso a nuovo.
Quanto al predecessore di Krajewski, l'arcivescovo Guido Pozzo, già stretto collaboratore di Joseph Ratzinger alla congregazione per la dottrina della fede, è stato rimandato in un ruolo a lui più congeniale, quello di segretario della "Ecclesia Dei", la commissione pontificia che vigila sull'applicazione del motu proprio "Summorum pontificum", ha in cura i gruppi cattolici più tradizionalisti e si sforza di riconciliare con la Chiesa di Roma i seguaci dell'arcivescovo scismatico Marcel Lefebvre.
Ma con un papa come Francesco, non solo una rappacificazione con i lefebvriani appare esclusa, ma anche per i cattolici tradizionalisti il futuro si profila incerto. Già le prime mosse di Bergoglio in campo liturgico hanno precipitato questi ultimi nello sconforto.
TRE RAGIONI DI UN ALLARME
In campo liturgico le decisioni pubbliche prese finora da papa Bergoglio sono state due.
La prima è quella che ha fatto più rumore: il divieto imposto alla congregazione dei frati francescani dell'Immacolata di celebrare la messa in rito antico: (La prima volta che Francesco contraddice Benedetto)
Tale divieto è stato visto come una limitazione di quella libertà per tutti di celebrare la messa in rito antico che Benedetto aveva assicurato con il motu proprio del 2007 "Summorum pontificum".
L'intenzione di papa Ratzinger – espressa in una lettera ai vescovi di tutto il mondo – era di restituire alla liturgia cattolica lo "splendore di verità" offuscato da tante innovazioni postconciliari, grazie a un vicendevole arricchimento tra le due forme antica e moderna del rito romano.
L'opinione in proposito di papa Francesco è invece più riduttiva. Nell'intervista a "La Civiltà Cattolica" ha detto che la facoltà di celebrare in rito antico è una semplice concessione alle nostalgie di "alcune persone che hanno questa sensibilità".
Con i tradizionalisti Bergoglio non è tenero. Nella stessa intervista ha giudicato "preoccupante il rischio di ideologizzazione del 'vetus ordo', la sua strumentalizzazione". E in altre due occasioni li ha bollati come fautori di una "restaurazione di condotte e forme superate che neppure culturalmente hanno capacità di essere significative".
La seconda decisione presa da papa Francesco in campo liturgico è stata di sostituire in blocco i cinque consultori dell'ufficio delle celebrazioni papali.
Mentre i precedenti erano in sintonia con lo stile celebrativo di Benedetto XVI, tra i nuovi ricompaiono invece alcuni dei più accesi fautori delle innovazioni introdotte negli anni di Giovanni Paolo II sotto la regia dell'allora maestro delle cerimonie pontificie Piero Marini.
Corrono voci in Vaticano – nel terrore degli amanti della tradizione – che Piero Marini possa essere nominato da Bergoglio addirittura prefetto della congregazione per il culto divino. Ma anche se queste voci risultassero infondate, resta il fatto che le attuali liturgie papali si differenziano vistosamente da quelle di Benedetto XVI.
Il picco di questa diversità è stata la messa celebrata da Francesco sulla spiaggia di Copacabana, al termine della giornata mondiale della gioventù di Rio de Janeiro, con il "musical" fatto irrompere nel cuore stesso della liturgia, con solisti, cori e ritmi da stadio.
Ma pur senza arrivare a questi eccessi, vi sono elementi ricorrenti, nello stile celebrativo dell'attuale papa, che hanno negativamente colpito quei fedeli a cui ha dato voce accorata – in una lettera aperta del 23 settembre che ha fatto il giro del mondo – la cattolica messicana Lucrecia Rego de Planas, madre di nove figli, docente universitaria e amica di lunga data dello stesso Bergoglio:("Carissimo papa Francesco…")
Nella lettera, Lucrecia Rego de Planas dice tra l'altro di "soffrire" al vedere Bergoglio che anche da papa "non si genuflette davanti al tabernacolo né durante la consacrazione", come faceva già a Buenos Aires.
E in effetti è così. Nella messa, dopo la consacrazione del pane e del vino, papa Francesco non fa mai la genuflessione prescritta dalla liturgia, ma solo si inchina. E a Rio de Janeiro, durante la veglia notturna trasmessa in mondovisione, nell'adorazione del santissimo sacramento non si è messo in ginocchio, ma è stato in piedi o seduto.
È anche vero, però, che al termine della giornata di preghiera e digiuno per la pace da lui indetta il 7 settembre, nell'adorazione eucaristica in piazza San Pietro è stato a lungo in ginocchio.
E va anche ricordato che nel volo di ritorno da Rio de Janeiro papa Francesco ha espresso ammirazione per le liturgie orientali, dense di sacralità e di mistero e fedelissime alla tradizione. Con queste parole:
"Le Chiese ortodosse hanno conservato quella pristina liturgia, tanto bella. Noi abbiamo perso un po' il senso dell'adorazione. Loro lo conservano, loro lodano Dio, loro adorano Dio. Abbiamo bisogno di questo rinnovamento, di questa luce dell’Oriente".
Tra i cinque nuovi consultori dell'ufficio delle celebrazioni papali Francesco ha infatti incluso anche un monaco di rito orientale, Manuel Nin, rettore del Pontificio Collegio Greco di Roma. Al fianco di consultori di tutt'altre vedute come il servita Silvano Maggiani e il monfortano Corrado Maggioni, entrambi della squadra di Piero Marini.
C'è insomma in Bergoglio un'oscillazione nelle nomine, nei gesti e nelle parole che rende difficile interpretare le sue decisioni e ancor più prevedere le sue mosse future.
Ma oltre alle due decisioni citate, papa Francesco ne ha presa in via riservata anche una terza: ha bloccato l'esame intrapreso dalla congregazione per la dottrina della fede sulle messe delle comunità neocatecumenali.
L'ordine di accertare se in queste messe si compiano degli abusi liturgici, e quali, era stato dato personalmente da Benedetto XVI nel febbraio del 2012: (Quella strana messa che il papa non vuole)
L'avvio dell'esame era risultato decisamente sfavorevole al "Cammino" fondato e diretto da Francisco "Kiko" Argüello e Carmen Hernández, da sempre molto disinvolti nel modellare le liturgie secondo i loro criteri.
Ma ora essi si sentono al sicuro. Hanno avuta la conferma dello scampato pericolo dallo stesso papa Francesco, in una udienza loro accordata il 5 settembre.
Quello che è certo è che l'attuale papa, in quell'intervista a "La Civiltà Cattolica" che è il manifesto del suo avvio di pontificato, nel descrivere la riforma liturgica postconciliare mostra di concepirla in termini puramente funzionali:
"Il lavoro della riforma liturgica è stato un servizio al popolo come rilettura del Vangelo a partire da una situazione storica concreta".
Se Bergoglio fosse un allievo del professor Ratzinger – grandissimo studioso e innamorato di quella liturgia che il Concilio Vaticano II ha definito "culmine e fonte" della vita della Chiesa – vedrebbe queste sue righe segnate con la matita blu.
Un ufficio, quello dell'elemosiniere pontificio, l'ha già riformato in pieno. Collocandovi un uomo di sua fiducia e mettendolo subito all'opera in modo nuovo.
E anche in un'area cruciale come la liturgia ha iniziato a fare dei cambiamenti tali da creare un'attesa febbrile su quelli che saranno i passi successivi.MANO DEL PAPA TRA I POVERI
Dal 3 agosto il nuovo elemosiniere pontificio è l'arcivescovo Konrad Krajewski, 50 anni, polacco, che è stato a lungo uno dei cerimonieri delle liturgie papali, ma che papa Francesco ha premiato soprattutto per l'attività volontaria che contemporaneamente svolgeva, quella di mettersi al confessionale ogni pomeriggio, di visitare dei malati e di avvicinare ogni sera i poveri che popolano i dintorni della basilica di San Pietro, portando loro cibo e conforto.
Nominandolo suo elemosiniere, papa Jorge Mario Bergoglio gli ha detto anche come ridisegnare i compiti di questo ufficio: "Non starai dietro una scrivania a firmare pergamene. Ti voglio sempre tra la gente. A Buenos Aires uscivo spesso la sera per andare a trovare i poveri. Ora non posso più: mi è difficile uscire dal Vaticano. Lo farai tu per me".
Così ha riferito Krajewski a "L'Osservatore Romano" del 4 ottobre, in un'intervista in cui spiega le sue nuove mansioni.
Tradizionalmente, l'elemosiniere pontificio spediva pergamene con la benedizione papale a chi ne faceva richiesta. E con il ricavato, assieme ad altre offerte, faceva arrivare a persone in stato di bisogno delle "modeste elargizioni", che ultimamente ammontavano a poco meno di un milione di euro all'anno.
Con papa Francesco, l'elemosiniere porterà gli aiuti di persona. Dice Krajewski:
"Faccio un esempio. Se qualcuno chiede aiuto per pagare una bolletta [della luce o del gas], è bene che io vada, se possibile, a casa sua a portare materialmente l’aiuto, per fargli capire che il papa, attraverso l’elemosiniere, gli è vicino".
Nei giorni scorsi, dopo che centinaia di profughi in fuga dalla Siria, dall'Eritrea e da altri paesi africani erano annegati nel Mediterraneo di fronte a Lampedusa, Krajewski si è recato in quell'isola, già visitata da Francesco l'8 luglio, a benedire i corpi ricuperati dal mare, a visitare i superstiti, a far percepire loro la vicinanza del papa e a "dare a ciascuno un consistente aiuto per le necessità più immediate". Ogni sommozzatore che scendeva in acqua per ricuperare un corpo – ha informato "L'Osservatore Romano" – "portava con sé una coroncina del rosario benedetta da papa Francesco".
Per la futura curia riformata, l'elemosiniere pontificio dunque c'è già. E rimesso a nuovo.
Quanto al predecessore di Krajewski, l'arcivescovo Guido Pozzo, già stretto collaboratore di Joseph Ratzinger alla congregazione per la dottrina della fede, è stato rimandato in un ruolo a lui più congeniale, quello di segretario della "Ecclesia Dei", la commissione pontificia che vigila sull'applicazione del motu proprio "Summorum pontificum", ha in cura i gruppi cattolici più tradizionalisti e si sforza di riconciliare con la Chiesa di Roma i seguaci dell'arcivescovo scismatico Marcel Lefebvre.
Ma con un papa come Francesco, non solo una rappacificazione con i lefebvriani appare esclusa, ma anche per i cattolici tradizionalisti il futuro si profila incerto. Già le prime mosse di Bergoglio in campo liturgico hanno precipitato questi ultimi nello sconforto.
TRE RAGIONI DI UN ALLARME
In campo liturgico le decisioni pubbliche prese finora da papa Bergoglio sono state due.
La prima è quella che ha fatto più rumore: il divieto imposto alla congregazione dei frati francescani dell'Immacolata di celebrare la messa in rito antico: (La prima volta che Francesco contraddice Benedetto)
Tale divieto è stato visto come una limitazione di quella libertà per tutti di celebrare la messa in rito antico che Benedetto aveva assicurato con il motu proprio del 2007 "Summorum pontificum".
L'intenzione di papa Ratzinger – espressa in una lettera ai vescovi di tutto il mondo – era di restituire alla liturgia cattolica lo "splendore di verità" offuscato da tante innovazioni postconciliari, grazie a un vicendevole arricchimento tra le due forme antica e moderna del rito romano.
L'opinione in proposito di papa Francesco è invece più riduttiva. Nell'intervista a "La Civiltà Cattolica" ha detto che la facoltà di celebrare in rito antico è una semplice concessione alle nostalgie di "alcune persone che hanno questa sensibilità".
Con i tradizionalisti Bergoglio non è tenero. Nella stessa intervista ha giudicato "preoccupante il rischio di ideologizzazione del 'vetus ordo', la sua strumentalizzazione". E in altre due occasioni li ha bollati come fautori di una "restaurazione di condotte e forme superate che neppure culturalmente hanno capacità di essere significative".
La seconda decisione presa da papa Francesco in campo liturgico è stata di sostituire in blocco i cinque consultori dell'ufficio delle celebrazioni papali.
Mentre i precedenti erano in sintonia con lo stile celebrativo di Benedetto XVI, tra i nuovi ricompaiono invece alcuni dei più accesi fautori delle innovazioni introdotte negli anni di Giovanni Paolo II sotto la regia dell'allora maestro delle cerimonie pontificie Piero Marini.
Corrono voci in Vaticano – nel terrore degli amanti della tradizione – che Piero Marini possa essere nominato da Bergoglio addirittura prefetto della congregazione per il culto divino. Ma anche se queste voci risultassero infondate, resta il fatto che le attuali liturgie papali si differenziano vistosamente da quelle di Benedetto XVI.
Il picco di questa diversità è stata la messa celebrata da Francesco sulla spiaggia di Copacabana, al termine della giornata mondiale della gioventù di Rio de Janeiro, con il "musical" fatto irrompere nel cuore stesso della liturgia, con solisti, cori e ritmi da stadio.
Ma pur senza arrivare a questi eccessi, vi sono elementi ricorrenti, nello stile celebrativo dell'attuale papa, che hanno negativamente colpito quei fedeli a cui ha dato voce accorata – in una lettera aperta del 23 settembre che ha fatto il giro del mondo – la cattolica messicana Lucrecia Rego de Planas, madre di nove figli, docente universitaria e amica di lunga data dello stesso Bergoglio:("Carissimo papa Francesco…")
Nella lettera, Lucrecia Rego de Planas dice tra l'altro di "soffrire" al vedere Bergoglio che anche da papa "non si genuflette davanti al tabernacolo né durante la consacrazione", come faceva già a Buenos Aires.
E in effetti è così. Nella messa, dopo la consacrazione del pane e del vino, papa Francesco non fa mai la genuflessione prescritta dalla liturgia, ma solo si inchina. E a Rio de Janeiro, durante la veglia notturna trasmessa in mondovisione, nell'adorazione del santissimo sacramento non si è messo in ginocchio, ma è stato in piedi o seduto.
È anche vero, però, che al termine della giornata di preghiera e digiuno per la pace da lui indetta il 7 settembre, nell'adorazione eucaristica in piazza San Pietro è stato a lungo in ginocchio.
E va anche ricordato che nel volo di ritorno da Rio de Janeiro papa Francesco ha espresso ammirazione per le liturgie orientali, dense di sacralità e di mistero e fedelissime alla tradizione. Con queste parole:
"Le Chiese ortodosse hanno conservato quella pristina liturgia, tanto bella. Noi abbiamo perso un po' il senso dell'adorazione. Loro lo conservano, loro lodano Dio, loro adorano Dio. Abbiamo bisogno di questo rinnovamento, di questa luce dell’Oriente".
Tra i cinque nuovi consultori dell'ufficio delle celebrazioni papali Francesco ha infatti incluso anche un monaco di rito orientale, Manuel Nin, rettore del Pontificio Collegio Greco di Roma. Al fianco di consultori di tutt'altre vedute come il servita Silvano Maggiani e il monfortano Corrado Maggioni, entrambi della squadra di Piero Marini.
C'è insomma in Bergoglio un'oscillazione nelle nomine, nei gesti e nelle parole che rende difficile interpretare le sue decisioni e ancor più prevedere le sue mosse future.
Ma oltre alle due decisioni citate, papa Francesco ne ha presa in via riservata anche una terza: ha bloccato l'esame intrapreso dalla congregazione per la dottrina della fede sulle messe delle comunità neocatecumenali.
L'ordine di accertare se in queste messe si compiano degli abusi liturgici, e quali, era stato dato personalmente da Benedetto XVI nel febbraio del 2012: (Quella strana messa che il papa non vuole)
L'avvio dell'esame era risultato decisamente sfavorevole al "Cammino" fondato e diretto da Francisco "Kiko" Argüello e Carmen Hernández, da sempre molto disinvolti nel modellare le liturgie secondo i loro criteri.
Ma ora essi si sentono al sicuro. Hanno avuta la conferma dello scampato pericolo dallo stesso papa Francesco, in una udienza loro accordata il 5 settembre.
Quello che è certo è che l'attuale papa, in quell'intervista a "La Civiltà Cattolica" che è il manifesto del suo avvio di pontificato, nel descrivere la riforma liturgica postconciliare mostra di concepirla in termini puramente funzionali:
"Il lavoro della riforma liturgica è stato un servizio al popolo come rilettura del Vangelo a partire da una situazione storica concreta".
Se Bergoglio fosse un allievo del professor Ratzinger – grandissimo studioso e innamorato di quella liturgia che il Concilio Vaticano II ha definito "culmine e fonte" della vita della Chiesa – vedrebbe queste sue righe segnate con la matita blu.
Lunga vita a Papa Francesco, senza virgolette!!!
RispondiEliminaUn orrore, nemmeno i massoni o i giudei scrivono Papa con le virgolette.
Eliminal fatto che la messa VO faccia spesso da polo aggregatore per gruppi integralisti di destra e fondamentalisti è vero, vedi i FFI, è necessario che i cattolici si riappropino loro della messa VO o questi estremisti ne decreteranno la fine.
RispondiEliminaParole sacrosante del nuovo : il fatto che la messa VO faccia spesso da polo aggregatore per gruppi integralisti di destra e fondamentalisti è vero. E' qunque necessario che i cattolici si riappropino loro della messa VO o questi estremisti ne decreteranno la fine.
EliminaChe noia questo nuovo!!!!!
EliminaChe disco rotto, con queste vuote accuse di "fondamentalismo". Li sappiamo a memoria i suoi post: veleno contro la Messa di sempre, battutine contro i fedeli che preferiscono il rito bimillenario, vomito sulla Fraternità S. Pio X e disprezzo per chi non professa le sue balzane idee progressiste.
Bello darsi un tono a forza di proclami e pensieri preconfezionati, vero?
Complimenti a Magister & Co., sempre più efficaci ... nella loro parte. Sarebbero queste le notizie nuove sulla Liturgia? Che solfa. Guardate che il "giro" si è capito!
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiEliminaSei pentecostale? TdG? La via è stretta e non è quella percorsa daivetero-cattolici di Verrua, ma dal Pontefice, capo visibile di una Chiesa su cui le tenebre mai caleranno.
EliminaVogliamo invece parlare della massiccia presenza di massoni fra i cosiddetti "tradizionalisti" e viceversa? Le evidenze stanno venendo a galla.
t.
Malachi Martin, The Keys of This Blood, Simon and Schuster, 1990.
RispondiElimina- Riflessioni di 23 anni fa
http://fidesetforma.blogspot.it/2013/09/riflessioni-di-23-anni-fa.html
- Il meglio deve ancora venire
http://fidesetforma.blogspot.it/2013/09/il-meglio-deve-ancora-venire.html
m
bergoglio, l'amaro calice che dovremo trangugiare come fiele fino all'ultima goccia come espiazione dei nostri peccati. comunque oncordo, non tremeremo anche se saremo costretti a dire parole che mai ci saremmo sognati di dovere pronunciare!
RispondiEliminaAddirittura Papa messo fra virgolette: ormai i criptosedevacantisti gettano la maschera e si mostrano per quello che sono, cioè lupi travestiti da agnelli, sedevacantisti palesi. Noi Cattolici Tradizionalisti non mancheremo di pregare per la vostra conversione. Lunga vita a Papa Francesco.
RispondiEliminaguelfo, tu sei meno vicino ai Cattolici Tradizionalisti di quanto io lo sia al Paradiso. e sono un peccatore, vedi tu.
Elimina"papa", papa(?), vescovo-di-roma...tutte espressioni che per fortuna indicano la stessa cosa. la verita. chi ha orecchie per intendere...
RispondiEliminapentecostalismo, carismatici, nuova religione mondiale..
RispondiElimina..Commenta il predicatore della casa pontificia, padre Raniero Cantalamessa:
« Il metro di appartenenza alla Chiesa è dato fondamentalmente dalla carità, cioè dallo Spirito Santo che uno ha, o non ha, e non dai legami puramente giuridici e istituzionali. Tra un'appartenenza puramente visibile alla Chiesa e un'appartenenza spirituale, c'è la stessa differenza che c'è nei sacramenti (per esempio nell'eucaristia) tra chi riceve solo il segno visibile (il pane e il vino consacrati) e chi riceve invece anche la grazia invisibile in esso contenuta (la res sacramenti). Qui sta il motivo della nostra comunione ecumenica con tutti i veri credenti in Cristo, anche al di fuori della nostra Chiesa. C'è dunque una comunione tra tutti i cristiani che non è solo in votis, cioè nei desideri e nel futuro, ma già presente ed effettiva. Come pensare che un fratello protestante o ortodosso (e ne conosciamo tutti degli esempi meravigliosi) che ama Gesù, che soffre per la fede, che ha posto tutta la sua vita al servizio del Regno e che vive nello Spirito, mi sia meno unito del fratello nella Chiesa Cattolica, battezzato ma che si disinteressa completamente di Gesù, della Chiesa, del papa, o se ne interessa solo per criticarli? Eppure, dobbiamo confessare che talvolta è più forte in noi il vincolo visibile e istituzionale che ci lega a tutti i cattolici, che non il vincolo spirituale che ci lega a quei fratelli innamorati di Gesù; la comunione dei sacramenti e più forte della comunione dei santi; i segni più sentiti della realtà. È vero che le due cose – segni e realtà, Chiesa istituzionale e Chiesa invisibile – non devono essere separate, ma dal momento che di fatto, per circostanze storiche, o meglio per il peccato degli uomini, c'è stata tale separazione, noi non possiamo ignorarla. »
http://it.wikipedia.org/wiki/Movimento_carismatico
neo gnosticismo, "il sentire"..
http://www.preghiereagesuemaria.it/sala/nuova%20religione%20mondiale.htm
http://www.preghiereagesuemaria.it/sala/errori%20del%20pentacostalismo.htm
La chiave dell’unità, ha sottolineato padre Raniero Cantalamessa, è l’amore: “Il nostro contributo all’unità è l’amore reciproco”, ha spiegato. Se alcuni vogliono costruire l’unità a partire della verità di fede, “noi vogliamo farlo partendo dal cuore”.
“L’unità che cerchiamo esiste già perché è stata conquistata da Cristo e si rende operante nella Chiesa attraverso lo Spirito Santo”, ha aggiunto. “Lo Spirito precede, l’istituzione non può far altro che seguirlo”.
Il predicatore vaticano ha segnalato che “c’è ancora molto da fare”, e che “da sola la via dell’ecumenismo ufficiale e teologico non raggiungerebbe mai l’unità dei cristiani. E’ necessario sostenere l’ecumenismo dottrinale con quello spirituale. E visto che entrambi procedono dallo stesso Spirito, non può esserci conflitto”.
http://www.zenit.org/it/articles/buenos-aires-7-000-cattolici-ed-evangelici-insieme-per-testimoniare-l-unita
quella chiesa moderna che fa acqua da tutte le parti (6)
RispondiEliminahttp://www.fedeecultura.it/file/past_inf.pdf
Errori del pentecostalismo
http://www.fedeecultura.it/file/pentecostalismo.pdf
Il boom del secolo. Seicento milioni di carismatici
C´era una volta Gioacchino da Fiore
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/7184