Messa in rito antico, un valore da non perdere
su La Nuova Bussola Quoditiana del 07.08.2013
La vicenda del commissariamento della
congregazione dei Francescani dell'Immacolata ha suscitato molte
reazioni e anche perplessità, in modo particolare per il divieto di
celebrazione della Messa secondo il rito antico (Vetus Ordo), che è
parso una negazione di quanto stabilito da papa Benedetto XVI con il
Motu Proprio "Summorum Pontificum". Senza entrare nel merito della
vicenda dei Francescani dell'Immacolata, riteniamo però utile ricordare
il valore della messa in rito antico e la sua prospettiva conciliare
secondo il Magistero di Benedetto XVI. Per questo abbiamo chiesto un
contributo all'autore del recente libro "Il Concilio restituito alla
Chiesa" (editrice Fontana di Siloe).
Alcune vicende di questi giorni hanno riportato all’attualità i
grandi temi della messa secondo il rito antico in connessione con il
problema del Concilio. E’ forse utile tornare a ribadire il contorno
della complessa questione.
La messa secondo il rito antico è stata resa possibile, come forma straordinaria dell’unica liturgia eucaristica della Chiesa, da Benedetto XVI con il motu proprio Summorum Pontificum del 7 luglio 2007. Successivamente, il 30 aprile 2011, la Commissione Ecclesia Dei ha emanato una Istruzione sull’applicazione del motu proprio. Leggendo questi testi e i numerosi interventi di Benedetto XVI sull’argomento – compresa la famosa lettera, drammatica nei toni e nei contenuti, a tutti i Vescovi del mondo del 10 marzo 2009 – si comprende che la introduzione della possibilità di celebrare secondo il rito antico assume una grande importanza per la liturgia e in generale per la vita della Chiesa, al di là della quantità di fedeli che la richiedano e quindi da misurazioni di successo o di insuccesso quantitativo.
Questo atto di Benedetto XVI in qualche modo attesta ulteriormente che la liturgica seguita al Concilio non si oppone a quella in uso nei secoli precedenti e risulta a vantaggio anche della riforma liturgica stessa. Il divieto precedente, solo per il fatto di esserci, insinuava l’idea di una “rottura”. Come se quanto si era fatto prima fosse sbagliato.
La celebrazione secondo il rito antico non è da vedersi in concorrenza con il Novus Ordo determinato dalla riforma postconciliare, perché non è in dissonanza con la Costituzione conciliare sulla liturgia Sacrosanctum Concilium. Inoltre, la messa secondo il Vetus Ordo può contribuire a correggere gli abusi liturgici che purtroppo continuano ad esserci. Contribuisce ad infondere il senso del sacro e dell’adorazione a fronte degli orizzontalismi di alcune celebrazioni eucaristiche. Contrapporre tra loro in modo reciprocamente escludente i due riti, ordinario e straordinario, è inaccettabile in quanto vorrebbe dire contrapporre due Chiese e due religioni diverse, rompendo la tradizione. Purtroppo è successo spesso che la messa secondo il rito antico sia stata osteggiata ed ostacolata, quando non impedita. La grave lettera di Benedetto XVI a tutti i Vescovi del mondo adombra questa vera e propria opposizione. Come è inaccettabile questo atteggiamento ostativo nei confronti della messa antica, è inaccettabile il rifiuto della messa postconciliare da parte di alcune aree tradizionaliste.
La messa secondo il rito antico doveva essere, negli intendimenti di Benedetto XVI, un elemento fondamentale della “riforma della riforma” e della nascita di un ”nuovo movimento liturgico” che comprendesse ambedue le forme, antica e nuova, della messa e le facesse gradualmente convergere verso una nuova consapevolezza liturgica diffusa. Questa è la strada su cui continuare a camminare. All’inizio del suo Pontificato, a Papa Francesco fu posta la questione da parte dei vescovi della Puglia in visita ad limina. Egli rispose che la Chiesa ha bisogno di cose vecchie e di cose nuove insieme.
Spesso coloro che sono attratti dalla messa antica vengono accusati di non accettare il Concilio. In certi casi è così, ma non sempre e non automaticamente. Del resto, credo che molti di quanti rifiutano pregiudizialmente la messa antica non accettino il Concilio pure loro. Senz’altro non ne accettano la lettera, i testi – elementi su cui Benedetto XVI fino all’ultimo ha invitato tutti a concentrarsi –, il suo collegamento con la tradizione e il ruolo del magistero nella sua interpretazione ed attuazione.
Va anche osservato che porre delle serie e fondate critiche a certi aspetti della riforma postconciliare non vuol dire rifiutare il Concilio, in quanto alcune di queste riforme non trovano adeguato sostegno nella lettera della Sacrosanctum Concilium. Il cardinale Joseph Ratzinger lo aveva fatto molte volte. Stabilire se l’uso della messa antica è fatta con una mens di rifiuto del Concilio è cosa da appurare di caso in caso. Come pure da appurare di caso in caso sarebbe stabilire se il rifiuto della messa antica esprima una mens contraria al Concilio, seppure di segno opposto.
Per esempio, sostenere che nel Concilio ci sono state delle discontinuità di fatto con gli insegnamenti precedenti e che queste discontinuità vanno spiegate, come del resto il magistero ha già fatto in questi cinquant’anni e continuerà a fare, non significa negare il Concilio. Questo, infatti, è stato detto anche da Benedetto XVI nel discorso del 22 dicembre 2005. Dire che alcune di queste discontinuità riguardano anche la celebrazione della messa e che pure queste vanno spiegate dal magistero, oltre a quanto già è stato spiegato, non significa essere contro il Concilio. Come dicevo sopra, l’introduzione della possibilità di celebrare secondo il rito antico aveva proprio lo scopo di favorire questi chiarimenti.
Dire che il Concilio è stato solo pastorale e quindi non ha autorità significa di fatto negare il Concilio. Ma dire che il carattere pastorale del Concilio ha posto e pone diversi problemi, alcuni dei quali sono ancora in attesa di essere risolti e spiegati non vuol dire essere contro il Concilio. Anzi, ciò appartiene all’attuazione del Concilio, che non può essere fatta se la Chiesa non se ne appropria completamente, togliendolo alle interpretazioni del mondo, e non lo inserisce pienamente nell’unità della sua tradizione. Perfino nell’ultimo discorso prima di rinunciare al Pontificato, Benedetto XVI ha parlato di un Concilio di cui si erano impossessati i media, ossia le interpretazioni mondane.
La messa secondo il rito antico è stata resa possibile, come forma straordinaria dell’unica liturgia eucaristica della Chiesa, da Benedetto XVI con il motu proprio Summorum Pontificum del 7 luglio 2007. Successivamente, il 30 aprile 2011, la Commissione Ecclesia Dei ha emanato una Istruzione sull’applicazione del motu proprio. Leggendo questi testi e i numerosi interventi di Benedetto XVI sull’argomento – compresa la famosa lettera, drammatica nei toni e nei contenuti, a tutti i Vescovi del mondo del 10 marzo 2009 – si comprende che la introduzione della possibilità di celebrare secondo il rito antico assume una grande importanza per la liturgia e in generale per la vita della Chiesa, al di là della quantità di fedeli che la richiedano e quindi da misurazioni di successo o di insuccesso quantitativo.
Questo atto di Benedetto XVI in qualche modo attesta ulteriormente che la liturgica seguita al Concilio non si oppone a quella in uso nei secoli precedenti e risulta a vantaggio anche della riforma liturgica stessa. Il divieto precedente, solo per il fatto di esserci, insinuava l’idea di una “rottura”. Come se quanto si era fatto prima fosse sbagliato.
La celebrazione secondo il rito antico non è da vedersi in concorrenza con il Novus Ordo determinato dalla riforma postconciliare, perché non è in dissonanza con la Costituzione conciliare sulla liturgia Sacrosanctum Concilium. Inoltre, la messa secondo il Vetus Ordo può contribuire a correggere gli abusi liturgici che purtroppo continuano ad esserci. Contribuisce ad infondere il senso del sacro e dell’adorazione a fronte degli orizzontalismi di alcune celebrazioni eucaristiche. Contrapporre tra loro in modo reciprocamente escludente i due riti, ordinario e straordinario, è inaccettabile in quanto vorrebbe dire contrapporre due Chiese e due religioni diverse, rompendo la tradizione. Purtroppo è successo spesso che la messa secondo il rito antico sia stata osteggiata ed ostacolata, quando non impedita. La grave lettera di Benedetto XVI a tutti i Vescovi del mondo adombra questa vera e propria opposizione. Come è inaccettabile questo atteggiamento ostativo nei confronti della messa antica, è inaccettabile il rifiuto della messa postconciliare da parte di alcune aree tradizionaliste.
La messa secondo il rito antico doveva essere, negli intendimenti di Benedetto XVI, un elemento fondamentale della “riforma della riforma” e della nascita di un ”nuovo movimento liturgico” che comprendesse ambedue le forme, antica e nuova, della messa e le facesse gradualmente convergere verso una nuova consapevolezza liturgica diffusa. Questa è la strada su cui continuare a camminare. All’inizio del suo Pontificato, a Papa Francesco fu posta la questione da parte dei vescovi della Puglia in visita ad limina. Egli rispose che la Chiesa ha bisogno di cose vecchie e di cose nuove insieme.
Spesso coloro che sono attratti dalla messa antica vengono accusati di non accettare il Concilio. In certi casi è così, ma non sempre e non automaticamente. Del resto, credo che molti di quanti rifiutano pregiudizialmente la messa antica non accettino il Concilio pure loro. Senz’altro non ne accettano la lettera, i testi – elementi su cui Benedetto XVI fino all’ultimo ha invitato tutti a concentrarsi –, il suo collegamento con la tradizione e il ruolo del magistero nella sua interpretazione ed attuazione.
Va anche osservato che porre delle serie e fondate critiche a certi aspetti della riforma postconciliare non vuol dire rifiutare il Concilio, in quanto alcune di queste riforme non trovano adeguato sostegno nella lettera della Sacrosanctum Concilium. Il cardinale Joseph Ratzinger lo aveva fatto molte volte. Stabilire se l’uso della messa antica è fatta con una mens di rifiuto del Concilio è cosa da appurare di caso in caso. Come pure da appurare di caso in caso sarebbe stabilire se il rifiuto della messa antica esprima una mens contraria al Concilio, seppure di segno opposto.
Per esempio, sostenere che nel Concilio ci sono state delle discontinuità di fatto con gli insegnamenti precedenti e che queste discontinuità vanno spiegate, come del resto il magistero ha già fatto in questi cinquant’anni e continuerà a fare, non significa negare il Concilio. Questo, infatti, è stato detto anche da Benedetto XVI nel discorso del 22 dicembre 2005. Dire che alcune di queste discontinuità riguardano anche la celebrazione della messa e che pure queste vanno spiegate dal magistero, oltre a quanto già è stato spiegato, non significa essere contro il Concilio. Come dicevo sopra, l’introduzione della possibilità di celebrare secondo il rito antico aveva proprio lo scopo di favorire questi chiarimenti.
Dire che il Concilio è stato solo pastorale e quindi non ha autorità significa di fatto negare il Concilio. Ma dire che il carattere pastorale del Concilio ha posto e pone diversi problemi, alcuni dei quali sono ancora in attesa di essere risolti e spiegati non vuol dire essere contro il Concilio. Anzi, ciò appartiene all’attuazione del Concilio, che non può essere fatta se la Chiesa non se ne appropria completamente, togliendolo alle interpretazioni del mondo, e non lo inserisce pienamente nell’unità della sua tradizione. Perfino nell’ultimo discorso prima di rinunciare al Pontificato, Benedetto XVI ha parlato di un Concilio di cui si erano impossessati i media, ossia le interpretazioni mondane.
Ottimo questo articolo di Stefano Fontana: equilibrato e semplicmente cattolico!
RispondiEliminaSe noi tutti cattolici tradizionali ( e non tradizionalisti come ben sottolineano i F.F.I:) fossimo capaci di compartire questo testo penso che avremmo un reale impatto sullo sviluppo della Chiesa nei decenni a venire.
Potrebbe anche servire da fondamento programmatico.
Bravo Sig Fontana e grazie!
In Pace
Articolo molto equilibrato che inquadra argomentativamente il problema. Ed è una risposta esauriente a molti rancorosi, quanto vuoti di contenuto, commenti che in questo blog ho letto. Soprattutto raddrizza le gambe a coloro che mostrano tutto il livore verso "i pochi" che frequentano il VO, riducendo il valore di un rito al numero dei frequentanti, che sarebbero ben più numerosi se potessero partecipare alla Messa antica nelle varie parrocchie e che pertanto sono in qualche modo costretti a rinunciarvi. Si mettono in luce anche le colpe dei vescovi, l'intento di Benedetto XVI, ed i motivi per cui i documenti conciliari possono essere soggetti ad esame ed eventualmente sottoposti a critica. Mettere in risalto gli equivoci di alcuni testi, soprattutto dovuti alle contorsioni linguistiche tese a conciliare le posizioni divergenti di gruppi di Padri, è lecito, come è lecito chiederne una riformulazione più persuasiva (difficile ad ottenersi) o almeno una corretta e definitiva spiegazione in linea con il Magistero precedente, che non si limiti al ribadire, senza nulla chiarire, le identiche parole dei testi conciliari come sinora è accaduto.
RispondiEliminagent.Fratel Pacifico,premetto che fra i livorosi c'è il sign cireneo,qui molto più mellifluo.Egli ,in altra sede,contesta accanitamente ,impartendo timbri di eresia e scisma, la possibilità,giustamente da lei ricordata,di porre in evidenza gli equivoci di alcuni testi del pastorale concilio(ovviamente in campo dogmatico contraddizione non vi può essere.)La corretta e definitiva spiegazione,(in forma solenne o come magistero ordinario)porrebbe fine ai problemi,ripristinando il linguaggio dogmatico, veritativo della S Chiesa,linguaggio proprio del Corpo Mistico di Gesù Cristo(il Logos incarnato,la Verità) cui gli altri linguaggi,(il pastorale,l'omiletico,l'artistico,il musicale...) devono inchinarsi,come utili servitori.Però occorrerebbe appunto un preciso pronunciamento papale(un nuovo Sillabo,secondo mons.Schneider)non basta l'enunciazione,sia pur papale,di un'imprecisata ermeneutica della continuità
EliminaAbbiamo già vinto !!!
RispondiEliminaLa Santa Tradizione ha già vinto !!!
Le celebrazioni "vetus ordo" dilagano per ogni dove.
I seminari "della tradizione" traboccano di sante vocazioni.
Gli unici ordini religiosi vivi e fecondi sono quelli che hanno optato per il "biritualismo" con gli intrepidi Francescani dell'Immacolata.
Al di fuori della Santa Tradizione vi é soltanto un panorama di macerie.
Ad ottobre, ancora una volta, la Messa di sempre verrà celebrata sulla tomba di San Pietro, 10 anni or sono sarebbe stata follia il solo pensarlo.
Il cammino é ancora lungo, la Tradizione verrà ancora osteggiata e combattuta.
A chi ci osteggia e combatte ... laico o chierico che sia ... rivolgo l'augurio di Gamaliele: "Non vi accada o fratelli di trovarvi a combattere contro Dio".
Ottimo articolo approvo in pieno!
RispondiEliminaAnonimo delle 8,59, è possibile che da un post all'altro riporti sempre lo stesso commento? Non sai trovare altre parole? Il concetto che esprimi è valido, ma via, invece di gridare posta un ragionamento, una volta tanto.
RispondiEliminaAl di là degli inni vittoriosi ( mi fanno piacere gli entusiasmi giovanili di cui sopra ) non mi sento per niente rappresentato dalla sacerdotessa Siccardi e neppure dai gran sacerdote de Mattei & company.
RispondiEliminaUn certo mondo tradizionalista é famoso per la sua ottusità e, salvo malafede, in questa faccenda ne sta facendo uno sfoggio non indifferente. Chi consiglia la ribellione non si dimostra un vero amico dei frati . Vale per De Mattei, come per il duo Gnocchi, Siccardi o qualche altro che lavora dietro le quinte. E' ora di finirla con questi che dovrebbero essere accusati di " conflitto d'interesse " e invece scrivono indisturbati anche qua.
Come si può lanciare vaghe accuse di "ottusità mentale" conclamata verso non si sa chi, senza giustificarle ed utilizzandole solamente come mezzo per portare acqua al proprio mulino?
EliminaVergognati: ad attaccare etichette sono capaci tutti.
Non sono d'accordo con alcune cose dette in questo thread.Anzitutto vorrei dire che secondo me il Summorum Pontificum contrasta con quanto previsto dalla Cost.Dogmatica Sacrosantum Conclilium la quale aveva ordinato la riforma generale della liturgia.Cioè la SC ha voluto che il Messale di Pio V fosse riformato per
RispondiEliminapermettere la più attiva e fruttuosa partecipazione alla liturgia non ha previsto la coesistenza dei due Messali.Lo stesso Papa Paolo VI nel 1976 disse proprio questo.E' vero quando si dice che il Messale di Pio V non fu mai giuridicamente abrogato,ma ciò non fu fatto perchè i due Messali dovessero coesistere ma perchè si voleva venire incontro ai Sacerdoti più anziani che non si sarebbero facilmente abituati al NO.Secondo le intenzioni di Papa Paolo VI il Novus Ordo doveva sostituire il Vetus non coesistere.
Paolo VI e B XVI la pensavano all'opposto è un dato di fatto.Prima o poi ci sarà un Papa che si ricoderà di quello che ha detto Papa Paolo VI e riporterà le cose al loro posto.E' vero che Papa B.XVI aveva tutta l'autorità di derogare da quanto dicono i documenti del Vaticano II e infatti lo ha fatto lecitamente ma rimane il fatto che il Vaticano II aveva auspicato la riforma della liturgia.Poi non capisco in che modo il VO può essere un rimedio agli abusi che si fanno nel NO?Anzitutto il VO si celebra in pochissime chiese mentre la maggior parte delle parrocchie usa il NO.Nelle parrocchie ordinarie nemmeno si a cosa è il VO.
Solo una piccola parte dei sacerdoti celebra secondo il VO mi chiedo in quale modo possa influire.Ma poi se,come diceva B.XVI,i due Messali dovevano arricchirsi a vicenda,quale parte e cosa del NO dovrebbe arricchire il VO?E poi voi tradizionalisti lo accettereste?
Ma secondo te la chiesa esisteva prima di Paolo VI?
EliminaMi sa che lei abbia un po' di confusione in testa. Io, come molti altri, abbiamo abbondantemente risposto a queste false insinuazioni sul Messale di San Pio V. Le suggerisco, prima di muovere le dita per battere sulla tastiera le frasi che scrive, di leggersi attentamente la Bolla Quo Primum Tempore e vedrà che troverà risposta sul perché il Messale Tridentino non può e non potrà mai essere abrogato dalla Chiesa Cattolica ma solamente riformato (vedi l'Editio Tipica attualmente utilizzata del 1962). A patto ovviamente di essere di fronte a qualcosa di diverso dalla Chiesa Cattolica.
EliminaNelle parrocchie ordinarie nessuno sa che cosa è il Vo perché nessun prete si è degnato di spiegarlo ai fedeli
EliminaDalla sera alla mattina. zac come un branco di pecore sono stati condotti in un altro pascolo e siccome quelle hanno fiducia nei loro preti hanno brucato e brucano l'erba del nuovo prato senza accorgersi che è diversa e così continuando tra poco si ritroveranno luterani convinti di essere cattolici
NOTA PER LA REDAZIONE:
RispondiEliminaVorrei segnalare che nel topic sui bicchieri di plastica, l'utente che si firma mario, nonostante già censurato, continua ad offendere gli altri e, dopo aver negato nel suo intervento rimosso la santità della Chiesa, bestemmia anche il SS. Sacramento verso il quale, secondo, lui non bisognerebbe rendere culto come al corpo di Gesù.
Non so a quale setta appartenga costui, avendo trovato in alcuni protestanti più rispetto per le cose sacre, ma certo non penso che sia il caso di continuare ad approvare i suoi post che possono mettere confusione e dubbio nei fedeli meno preparati, oltre che essere lesivi per l'onore di Dio e della Chiesa.
Grazie.
TB
Anonimo delle 12,03
RispondiElimina------------------
Se il Rito Antico è stato sempre in vigore, e quindi la sua celebrazione era legittima anche dopo la promulgazione del NO (e la proibizione dell'uso del Messale cosiddetto di S. Pio V è stata iniqua, cioè in contrasto con la legge ecclesiastica) cosa vuoi? Addirittura un Papa che abroghi la legge universale del Motu Proprio? Si vede che auspichi davvero la divisione nella Chiesa e non mi meraviglia: già siete una setta che purtroppo parte della Gerarchia ancora non ha capito (o non vuole capire perché ben foraggiata se ne infischia) quale cancro nutra nel suo seno. Francesco ha detto che la Messa antica non si tocca. Io spero che non si faccia manipolare. Perché se si fa manipolare in questo campo resterà schiavo per sempre dei poteri forti curiali.
Scrive sopra un ANONIMO:
RispondiEliminaCost.Dogmatica Sacrosantum Conclilium
-------------------
Lasciamo perdere il latino che pure non è un optional, ma sei proprio sicuro che la Sacrosanctum Concilium sia una Costituzione Dogmatica? L'hai mai letta? Chi l'ha dichiara dogmatica? Lo sai che anche nelle costituzioni cosiddette dogmatiche ci sono affermazioni così equivoche che rasentano l'errore? Nella Lumen gentium si affossava il Primato Petrino, tanto che su pressione di oltre 200 vescovi e cardinali Paolo VI dovette chiedere al Cardinale Ottaviani, Prefetto dell'ex S. Uffizio, di scrivere una nota, la famosa nota praevia, in cui si chiarisce che il concilio delibera validamente solo con e sotto il Papa, mentre il Papa ha il pieno potere sulla Chiesa. Non ci sono due poteri sovrani, ma uno solo, quello del Papa che può esercitarlo da solo o insieme al collegio episcopale. E la famosa nota fu promulgata dopo che la Costituzione dogmatica era stata approvata. Questo per dirti che la confusione delle lingue al concilio dominava. Ti pare possibile che un documento dogmatico possa esser corretto dopo la sua promulgazione? Questo può avvenire solo perché il concilio era stata indetto, proclamato e svolto come semplicemente pastorale. E guarda che quella famosa nota praevia, che doveva esser premessa, perché appunto praevia, alla costituzione, fu posta, negli Atti del concilio, alla fine d'essa. Perché? Chiaro, perché ai più sfuggisse la necessità della correzione. I modernisti son furbi.
Il Novus Ordo, non avrebbe mai dovuto vedere la luce, e vi spiego il perche:
RispondiEliminaTanto perche' il concilio vat.II, era venuto fuori come concilio di aggiornamento e pastorale, ed era stato detto che non essendo dogmatico, non avrebbe potuto toccare colonne fondamentali della Fede Cattolica. In seguito ha toccato la cosa piu' dogmatica della Chiesa - non solo l'ha toccata, ma l'ha rivoluzionata, l'ha eliminata (e Bugnini con i suoi accoliti sanno quello che hanno fatto) dalla S.Messa Apostolica, offertoriale dell'Agnello sacrificale, hanno inventato una nuova liturgia comunitaria che nulla ha che vedere con la vera S.Messa.
Pertanto e' ora dopo il M.P. di B.XVI tutte le caselle tornino al loro posto.
Dio vede e provvede.
L'Onnipotente ci sta' mnettendo alla prova, sta facendo attraversare una apostasia silenziosa senza precedenti, Chiese vuote, seminari vuoti, perdita totale delle genti della cosa piu' cara -LA FEDE ED IL CREDO - altre dottrine ci stanno sovrastando e cercheranno di distruggerci.
Ma la Fede in Dio ci dara' la forza di combattere contro le forze del male interne ed esterne alla Chiesa Cattolica ed Apostolica.
Ma alla fine dice Maria IL MIO CUORE IMMACOLATO TRIONFERA' e con esse trionfera' il Cristo che ha redento il mondo.
Chi ha tentato di offendere il Dio Trinitario, avra' davanti le fiamme dell'inferno, e quelle si' che sono eterne.
Ricordiamoci sempre una cosa fondamentale, non cerchiamo di essere sempre i soliti ipocriti, chi si mette contro Dio (e l'esempio e' l'angelo piu' bello) perde sempre.
Attenzione, non tutto cio' che fa' un successore di Pietro (se non coperto dall'infallibilita' e se non contro le Leggi Divine) e' ben accetto da Dio.
RispondiEliminaTroppe volte la gerarchia ha fatto degli errori per non dire orrori, ma il popolo di Dio, i fedeli (guarda caso oggi non e' piu' chiamato cosi' -aggiornamento -) han pagate ingiuste conseguenze.
In fondo Dio a volte ci da' una gerarchia che ci meritiamo altre volte ce la infligge ecc.
Chissa' per quanto tempo dovremo assistere a questa passio Ecclesiae e nostra passio.