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lunedì 6 maggio 2013

Omelia di Papa Francesco nella Santa Messa per i membri delle Confraternite

Domenica 5 maggio, sul Sagrato della Basilica Vaticana, il Santo Padre Francesco ha celebrato la Santa Messa per i membri delle Confraternite di tutto il mondo, giunti pellegrini a Roma in occasione della Giornata delle Confraternite e della Pietà popolare nell’ambito dell’Anno della fede. 
Lungo tutto il Colonnato del Bernini erano posti i crocifissi e gli stendardi delle diverse Confraternite, mentre l’immagine della Madonna di Quintiliolo, portata da Tivoli, era collocata sul sagrato, accanto all’altare. Prima della Celebrazione Eucaristica, S.E. Mons. Salvatore Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione, ha rivolto al Papa un indirizzo di saluto.  
Questo il testo dell’omelia che Papa Francesco ha pronunciato dopo la lettura del Santo Vangelo:

Cari fratelli e sorelle, siete stati coraggiosi a venire con questa pioggia… 
Il Signore vi benedica tanto! 
Nel cammino dell'Anno della fede, sono contento di celebrare questa Eucaristia dedicata in modo speciale alle Confraternite: una realtà tradizionale nella Chiesa, che ha conosciuto in tempi recenti un rinnovamento e una riscoperta. 
Vi saluto tutti con affetto, in particolare le Confraternite venute da varie parti del mondo! Grazie per la vostra presenza e la vostra testimonianza! 
 Nel Vangelo abbiamo ascoltato un brano dei discorsi di addio di Gesù, riportati dall'evangelista Giovanni nel contesto dell'ultima Cena. 
Gesù confida agli Apostoli i suoi ultimi pensieri, come un testamento spirituale, prima di lasciarli. Il testo di oggi insiste sul fatto che la fede cristiana è tutta incentrata sul rapporto con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. 
Chi ama il Signore Gesù accoglie in sé Lui e il Padre e grazie allo Spirito Santo accoglie nel proprio cuore e nella propria vita il Vangelo. 
Qui ci è indicato il centro da cui tutto deve partire e a cui tutto deve condurre: amare Dio, essere discepoli di Cristo vivendo il Vangelo. Benedetto XVI rivolgendosi a voi, ha usato questa parola: evangelicità. 
Care Confraternite, la pietà popolare, di cui voi siete un’importante manifestazione è un tesoro che ha la Chiesa e che i Vescovi latinoamericani hanno definito, in modo significativo, come una spiritualità, una mistica, che è uno «spazio di incontro con Gesù Cristo». 
Attingete sempre a Cristo, sorgente inesauribile, rafforzate la vostra fede, curando la formazione spirituale, la preghiera personale e comunitaria, la liturgia. 
Nei secoli le Confraternite sono state fucine di santità di tanta gente che ha vissuto con semplicità un rapporto intenso con il Signore. 
Camminate con decisione verso la santità; non accontentatevi di una vita cristiana mediocre, ma la vostra appartenenza sia di stimolo, anzitutto per voi, ad amare di più Gesù Cristo. 
Anche il brano degli Atti degli Apostoli che abbiamo ascoltato ci parla di ciò che è essenziale. 
Nella Chiesa nascente ci fu subito bisogno di discernere ciò che era essenziale per essere cristiani, per seguire Cristo, e che cosa non lo era. 
Gli Apostoli e gli altri anziani fecero una riunione importante a Gerusalemme, un primo "concilio", su questo tema, per i problemi che erano nati dopo che il Vangelo era stato annunciato ai pagani, ai non ebrei. 
Quella fu un'occasione provvidenziale per capire meglio che cosa è essenziale, cioè credere in Gesù Cristo morto e risorto per i nostri peccati, e amarsi come Lui ci ha amati. 
Ma notate come le difficoltà furono superate non al di fuori, ma nella Chiesa. 
E qui c’è un secondo elemento che vorrei richiamarvi, come fece Benedetto XVI, e cioè l’ecclesialità. 
La pietà popolare è una strada che porta all’essenziale se è vissuta nella Chiesa in profonda comunione con i vostri Pastori. 
Cari fratelli e sorelle, la Chiesa vi vuole bene! Siate una presenza attiva nella comunità come cellule vive, pietre viventi. 
I Vescovi latinomericani hanno scritto che la pietà popolare di cui siete espressione è «una modalità legittima di vivere la fede, un modo di sentirsi parte della Chiesa» (Documento di Aparecida, 264). 
E’ bello questo! Una modalità legittima di vivere la fede, un modo di sentirsi parte della Chiesa. Amate la Chiesa! Lasciatevi guidare da essa! Nelle parrocchie, nelle diocesi, siate un vero polmone di fede e di vita cristiana, un’aria fresca! In questa Piazza vedo una grande varietà prima di ombrelli e adesso di colori e di segni. 
Così è la Chiesa: una grande ricchezza e varietà di espressioni in cui tutto è ricondotto all’unità; la varietà ricondotta all’unità e l’unità è l’incontro con Cristo. 
Vorrei aggiungere una terza parola che vi deve caratterizzare: missionarietà. 
Voi avete una missione specifica e importante, che è quella di tenere vivo il rapporto tra la fede e le culture dei popoli a cui appartenete, e lo fate attraverso la pietà popolare. 
Quando, ad esempio, voi portate in processione il Crocifisso con tanta venerazione e tanto amore al Signore, non fate un semplice atto esteriore; voi indicate la centralità del Mistero Pasquale del Signore, della sua Passione, Morte e Risurrezione, che ci ha redenti, e indicate a voi stessi per primi e alla comunità che bisogna seguire Cristo nel cammino concreto della vita perché ci trasformi. 
Ugualmente quando manifestate la profonda devozione per la Vergine Maria, voi indicate la più alta realizzazione dell’esistenza cristiana, Colei che per la sua fede e la sua obbedienza alla volontà di Dio, come pure per la sua meditazione della Parola e delle azioni di Gesù, è la discepola perfetta del Signore (cfr Lumen gentium, 53). 
Questa fede, che nasce dall'ascolto della Parola di Dio, voi la manifestate in forme che coinvolgono i sensi, gli affetti, i simboli delle diverse culture... 
E così facendo aiutate a trasmetterla alla gente, e specialmente alle persone semplici, a coloro che nel Vangelo Gesù chiama «i piccoli». 
In effetti, «il camminare insieme verso i santuari e la partecipazione ad altre manifestazioni della pietà popolare, portando con sé anche i figli e coinvolgendo altre persone, è in se stesso un'azione di evangelizzazione» (Documento di Aparecida, 264). 
Quando voi andate ai santuari, quando portare la famiglia, i vostri figli, voi state facendo proprio un’azione di evangelizzazione. 
Bisogna andare avanti così! Siate anche voi veri evangelizzatori! Le vostre iniziative siano dei "ponti", delle vie per portare a Cristo, per camminare con Lui. 
E in questo spirito siate sempre attenti alla carità. 
Ogni cristiano e ogni comunità è missionaria nella misura in cui porta e vive il Vangelo e testimonia l’amore di Dio verso tutti, specialmente verso chi si trova in difficoltà. 
Siate missionari dell’amore e della tenerezza di Dio! 
Siate missionari della misericordia di Dio, che sempre ci perdona, sempre ci aspetta, ci ama tanto! Evangelicità, ecclesialità, missionarietà. 
Tre parole! Non dimenticarle! 
Evangelicità, ecclesialità, missionarietà. 
Chiediamo al Signore che orienti sempre la nostra mente e il nostro cuore verso di Lui, come pietre vive della Chiesa, perché ogni nostra attività, tutta la nostra vita cristiana sia una testimonianza luminosa della sua misericordia e del suo amore. 
E così cammineremo verso la meta del nostro pellegrinaggio terreno, verso quel santuario tanto bello, la Gerusalemme del Cielo. 
Là non c’è più alcun tempio: Dio stesso e l’Agnello sono il suo tempio; e la luce del sole e della luna cedono il posto alla gloria dell’Altissimo. 
Così sia.