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martedì 5 marzo 2013

Fede e diplomazia. Convegno alla Cattolica di Milano per l'Anno della Fede


Da qualche tempo, e soprattutto in questi ultimi giorni, sembra che una cattiva luce abbia colpito  la "diplomazia" della Santa Sede e gli ecclesiastici  "diplomatici", spacciati come carrieristi e pronti al complotto più immorale pur di salvare o servire la raison d'état. 
Nel periodo del "pre-conclave" inoltre si è letto di una fazione di cardinali "diplomatici" che starebbe lavorando per raccogliere consensi attorno ad un candidato, in opposizione alle altre fazioni del Sacro Collegio, assicurando battaglia. 

La gramigna esiste in tutte gli ambienti, e quello "diplomatico" non fa eccezione. Ma ovviamente essa non compromette la bontà del sistema: la maggiore parte dei sacerdoti che curano le relazioni diplomatiche è sana, fedele alla Sede Apostolica, e serve con diligenza e coscienza la causa della Sede Apostolica. 

Il Convegno Internazionale di Studio che tra qualche giorno prenderà il via presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (ahinoi!, colpevole tempo fa di avere imposto agli studenti un "codice" anticristiano, si veda qui e qui, salvo poi assicurare di modificarlo) permette di conoscere meglio la natura e la funzione delle relazioni diplomatiche della Santa Sede in quanto organo di governo centrale della Chiesa universale (e quindi non dello Stato del Vaticano) e di apprezzarne il grande servizio svolto ad utilitatem totius Ecclesiae Sanctae. 
L'occasione del Convegno, a cui prendono parte personaggi diplomatici ed accademici di alto profilo, è l'Anno della Fede: il titolo è eloquente e esplicita chiaramente che anche la diplomazia è strumentale e necessaria alla Fede.  Soprattutto in certe Nazioni o in seno ad Alte Istituzioni Internazionali.
Siamo certi che al termine delle relazioni, molti dei più scettici avranno compreso l'importanza dell'attività diplomatica della S. Sede. Le relazioni diplomatiche, insieme con l'attività missionaria, con quella caritatevole, e quella orante degli ordini di clausura, è necessaria per permettere alla  Chiesa di svolgere appieno il proprio mandato. 
Roberto


Fede e diplomazia: la conciliazione possibile
da Vatican Insider del 04.03.2013

In occasione della presentazione degli auguri del Corpo Diplomatico presso la Santa Sede lo scorso 7 gennaio, S. S. Benedetto XVI (ora Pontefice emerito) ha illustrato nei seguenti termini il ruolo della religione per l’ordine e la pace internazionali: «Secondo una concezione ormai diffusa, l’impegno per la pace si riduce alla ricerca di compromessi che garantiscano la convivenza fra i Popoli, o fra i cittadini all’interno di una Nazione. Al contrario, nell’ottica cristiana esiste un’intima connessione tra la glorificazione di Dio e la pace degli uomini sulla terra, così che la pace non sorge da un mero sforzo umano, bensì partecipa dell’amore stesso di Dio».A prima vista “fede” e “diplomazia” sembrano richiedere comportamenti diversi: la prima richiama certezze assolute e fermezza di atteggiamenti, la seconda necessita invece la pratica di uno “scetticismo tollerante” e duttilità. Nella storia questi due elementi hanno trovato una sintesi del tutto peculiare nella diplomazia pontificia, la più antica del mondo.Essa ha operato ad majorem Dei gloriam in conformità a principi immutabili, che hanno dovuto però confrontarsi con i diversi sistemi internazionali del momento: dalla Respublica Christiana medievale all’Europa degli Stati sovrani fondata sull’equilibrio di potenza, dall’avvento delle ideologie e dei totalitarismi al confronto bipolare della Guerra Fredda. Anche in assenza di una sovranità territoriale, come si verificò tra la debellatio dello Stato Pontificio nel 1870 e la nascita dello Stato della Città del Vaticano nel 1929, la Santa Sede ha continuato a essere un attore in campo internazionale e ad avere una sua diplomazia, intrattenendo piene relazioni diplomatiche con diversi Stati.L’attività diplomatica della Santa Sede al servizio dell’opera della Chiesa cattolica per la diffusione e la difesa della fede nei diversi contesti nazionali è al centro del convegno internazionale di studio “Fede e Diplomazia”, che si svolgerà mercoledì 6 marzo 2013 nella Cripta dell’Aula Magna dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. L’iniziativa, promossa dal Dipartimento di Scienze Politiche con il patrocinio dell’Archivio Segreto Vaticano, del Pontificio Comitato di Scienze Storiche e dell’Accademia Bulgara delle Scienze, intende offrire un significativo contributo storiografico alla riflessione sui temi al centro dell’“anno della fede” indetto da Benedetto XVI per il 2012-2013, valorizzando in modo particolare le più recenti ricerche archivistiche.Sul palco dei relatori durante la prima sessione del convegno – presieduta dal Presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche Padre Bernard Ardura – si susseguiranno Roberto Regoli (Pontificia Università Gregoriana), che prenderà in esame le istruzioni inviate dalla Santa Sede ai Nunzi apostolici durante il pontificato di Pio VII, Umberto Castagnino Berlinghieri (Università Europea di Roma) con una relazione sui rapporti tra la Santa Sede e il Regno Unito dal 1870 al 1914, e Giovanni Battista Varnier (Università di Genova), il cui contributo verterà sulle ipotesi di ritorno del Potere Temporale durante la Grande Guerra.Una seconda sessione, presieduta dal Prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano monsignor Sergio Pagano, sarà dedicata interamente a Pio XI, al centro del dibattito storiografico in seguito all’apertura dei fondi archivistici relativi al suo pontificato, avviata nel 2003 e definitivamente compiuta nel settembre 2006. I temi presi qui in considerazione spaziano dai rapporti tra la Santa Sede e gli Stati Uniti – oggetto della relazione di Cristina Rossi (Università Europea di Roma) – alla persecuzione religiosa messicana [di cui tratta il film Cristiada, n.d.r.], di cui si occuperà Paolo Valvo (Università Cattolica del Sacro Cuore).L’attività diplomatica di Mons. Angelo Giuseppe Roncalli (futuro papa Giovanni XXIII) in Bulgaria e Turchia è al centro delle relazioni di Kiril Plamen Kartaloff e Lorenzo Botrugno (entrambi Università Cattolica del Sacro Cuore). Giovanni Coco (Archivio Segreto Vaticano) affronterà con la sua relazione i rapporti tra la Santa Sede e la II Repubblica Spagnola, a partire dalla vicenda personale del cardinale arcivescovo di Toledo Pedro Segura.Particolarmente ricca si presenta la terza e ultima sessione del convegno, presieduta dall’ambasciatore italiano presso la Santa Sede S. E. Francesco Maria Greco. Il ruolo svolto dalla diplomazia pontificia durante la persecuzione antiebraica è l’oggetto dell’intervento di Matteo Luigi Napolitano (Università Guglielmo Marconi), che si concentrerà sulla figura di Monsignor Gennaro Verolino, Uditore della Nunziatura apostolica di Budapest. Numerose sono le relazioni dedicate al periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale, a cominciare da quella di Massimo de Leonardis (Università Cattolica del Sacro Cuore), dedicata al ristabilimento delle piene relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e il Regno Unito (1965-1982) e basata principalmente su documenti d’archivio britannici recentemente declassificati. Sull’Ostpolitik vaticana, esaminata nei diversi scenari dell’Europa orientale, si soffermeranno Emilia Hrabovec (Università Comenio, Bratislava) e Krysztof Strzałka (Università Jagellonica, Cracovia), con particolare riferimento rispettivamente alla Cecoslovacchia e alla Polonia.La relazione di Romeo Astorri (Università Cattolica del Sacro Cuore) offrirà una panoramica dei concordati stipulati dalla Santa Sede dopo il Concilio Vaticano II, mentre Giorgio Feliciani (Facoltà di Diritto Canonico San Pio X, Venezia) esaminerà il fondamentale ruolo giocato dalle conferenze episcopali nelle relazioni internazionali della Santa Sede. Massimiliano Valente (Università Europea) chiuderà i lavori della sessione con un intervento sull’atteggiamento della Santa Sede in merito al processo d’integrazione europea.Il convegno sarà inaugurato con l’Introduzione del Professor Massimo de Leonardis (Ordinario di Storia delle relazioni e delle istituzioni internazionali e Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche che ha promosso il convegno) e dalla Prolusione di monsignor Dominique Mamberti, Segretario ai Rapporti con gli Stati della Santa Sede. La conclusione, dopo il dibattito successivo alle relazioni, è stata affidata a Francesco Margiotta Broglio (Università di Firenze).

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