In stretta connessione con la bella notizia che abbiamo dato ieri, sull'imminente istituzione della nuova Pontificia Academia Latinitatis per volere di Benedetto XVI (proprio nell'anno del 50° anniversario della Costituzione Apostolica Veterum Sapientia del Beato Giovanni XXIII sullo studio, sull'uso e sulla diffusione del latino ecclesiastico), pubblichiamo un interessante articolo di Sabino Acquaviva, penna del Messaggero di Sant'Antonio.
L'autore, ancora ignaro -o forse no- del volere papale di favorire la lingua latina, ha elogiato i caratteri di universalità del messaggio cattolico (lo ricordiamo, cattolico, in greco, significa proprio universale) mediato dall'universalità di una comune lingua della Chiesa: il latino. Secondo Acquaviva, passato il tempo del relativismo linquistico -e non solo- vissuto dalla Chiesa, o meglio dalle Chiese nazionali, sembra questo il momento di "riscossa" di una lingua, la latina, che avendo preso nuovamente coscienza di sè, si riscopre fedele al suo compito di "universalizzare" -nuovamente- la religione cattolica (così come intese esprimere Thomas Mann entrando in una chiesa cattolica in Australia in cui ancora sentì dire messa in latino... se pur in un posto così lontano da casa).
L'autore, ancora ignaro -o forse no- del volere papale di favorire la lingua latina, ha elogiato i caratteri di universalità del messaggio cattolico (lo ricordiamo, cattolico, in greco, significa proprio universale) mediato dall'universalità di una comune lingua della Chiesa: il latino. Secondo Acquaviva, passato il tempo del relativismo linquistico -e non solo- vissuto dalla Chiesa, o meglio dalle Chiese nazionali, sembra questo il momento di "riscossa" di una lingua, la latina, che avendo preso nuovamente coscienza di sè, si riscopre fedele al suo compito di "universalizzare" -nuovamente- la religione cattolica (così come intese esprimere Thomas Mann entrando in una chiesa cattolica in Australia in cui ancora sentì dire messa in latino... se pur in un posto così lontano da casa).
Roberto
Latino, lingua universale
di Sabino Acquaviva, da Oblò, del Messaggero di Sant'Antonio, marzo 2012
di Sabino Acquaviva, da Oblò, del Messaggero di Sant'Antonio, marzo 2012
Anni or sono il latino, quale lingua universale, pareva in agonia perchè sembrava abbandonato anche dalla Chiesa Cattolica. gli interventi in sua difesa, da parte di credenti e non credenti, di europei e intellettuali di ogni continente erano inutili, o sembravano tali.
Proprio in quel periodo lessi le parole di Thomas Mann. Raccontava che, entrando in una chiesa in Australia, dove allora officiavano ancora in latino, sentì vivo il significato universale del messaggio cristiano ascoltando gli stessi concetti, la stessa lingua, le stesse parole sentite poco tempo prima in Europa.
Poi ci fu la grande crisi, quella di un linguaggio universale, di una cultura che voleva essere espressione altrettanto universale di una religione, o meglio di un'esperienza religiosa.
Ma mentre il pianeta, con la globalizzazione, andava verso un'unità anzitutto linguistica, il Cristianesimo faceva il contrario. Di recente sono entrato, da turista, in chiese europee di altri paesi, le ho vissute come estranee, come espressione di un'altra cultura. Luoghi che non mi consentivano la percezione dell'universalità del messaggio vissuta da Mann.
Ora, mentre l'intera società vive l'esperienza della globalizzazione, sembra che il latino della Chiesa viva la stessa esperienza. Quasi come di una lingua che torna a porsi come espressione religiosa e culturale di un'universalità destinata ad arriva ovunque.
Sabino Acquaviva.
Proprio in quel periodo lessi le parole di Thomas Mann. Raccontava che, entrando in una chiesa in Australia, dove allora officiavano ancora in latino, sentì vivo il significato universale del messaggio cristiano ascoltando gli stessi concetti, la stessa lingua, le stesse parole sentite poco tempo prima in Europa.
Poi ci fu la grande crisi, quella di un linguaggio universale, di una cultura che voleva essere espressione altrettanto universale di una religione, o meglio di un'esperienza religiosa.
Ma mentre il pianeta, con la globalizzazione, andava verso un'unità anzitutto linguistica, il Cristianesimo faceva il contrario. Di recente sono entrato, da turista, in chiese europee di altri paesi, le ho vissute come estranee, come espressione di un'altra cultura. Luoghi che non mi consentivano la percezione dell'universalità del messaggio vissuta da Mann.
Ora, mentre l'intera società vive l'esperienza della globalizzazione, sembra che il latino della Chiesa viva la stessa esperienza. Quasi come di una lingua che torna a porsi come espressione religiosa e culturale di un'universalità destinata ad arriva ovunque.
Sabino Acquaviva.