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giovedì 16 agosto 2012

L'Assunzione della Vergine - II parte

(segue dalla prima parte qui)

ADDORMENTAMENTO, RESURREZIONE, ASSUNZIONE DELLA VERGINE

Alcuni autori cristiani, sparsi lungo il corso dei secoli, hanno pensato che la Vergine ha potuto essere trasferita in Cielo senza conoscere la morte, come avverrà, ci dice san Paolo, di quelli che saranno trovati vivi alla fine del mondo: “Noi che siamo vivi, rimasti per la venuta del Signore, non preverremo quelli che sono morti... Quelli che sono morti nel Cristo risorgeranno dapprima; poi, noi che siamo vivi, che siamo superstiti, saremo trasportati con loro sopra le nubi incontro al Signore” (I Tessalonicesi, IV, 15-16). E ancora: “Ecco, io vi rivelo un mistero: tutti non moriremo, ma tutti saremo mutati...” (I Corinti, XV, 51). L'Apostolo dice altrove: “Noi sappiamo che se la nostra dimora terrestre, che è come una tenda, viene a dissolversi, abbiamo da Dio un edificio, una dimora eterna, non fatta da mano d'uomo, nei cieli. E, a dire il vero, noi sospiriamo gemendo in questa tenda, nel nostro desiderio ardente di essere rivestiti della nostra dimora celeste... Sì, davvero, noi che siamo in questa tenda, gemiamo aggravati, perché vorremmo non già essere spogliati, ma essere rivestiti dall'alto, affinchè quello che è mortale sia assorbito dalla vita” (II Corinti, V, 1-4).

Questo desiderio, che ci è naturale, di rivestire l'immortalità senza passare attraverso la morte, gli autori di cui parliamo pensano che Gesù avrà potuto esaudirlo in Maria. In ragione del suo amore filiale, non potendo lasciare a lungo in luogo d'esilio questa Madre senza peccato, da cui aveva avuto il suo corpo ora glorificato, egli l'avrebbe attirata direttamente nei Cieli.
Se si vuol tenere conto di quest'opinione, per quanto fragile, si distingueranno due punti nella dottrina dell'Assunzione: il punto della morte o addormentamento della Vergine; e il punto della sua assunzione propriamente detta al Cielo in corpo e anima.
La definizione dogmatica verte unicamente sul secondo punto, quello dell'assunzione corporale della Vergine al Cielo, e lascia in disparte il primo punto, quello della morte e della resurrezione della Vergine. Tuttavia non contesta in nessun modo né la realtà di questa morte e di questa resurrezione, comunemente insegnata dai teologi, né le profondità misteriose che esse significano, non appena sono messe in rapporto con il destino comune degli uomini che è, malgrado il loro desiderio naturale di eludere la morte, di morire con il Cristo, per risuscitare con il Cristo e con il Cristo salire al cielo.
Quello che Dio, da tutta l'eternità, ha voluto creare, non è solamente un Cristo glorioso e una Chiesa gloriosa: è un Cristo risuscitato e una Chiesa risuscitata. “Non era forse necessario che il Cristo soffrisse queste cose ed entrasse così nella sua gloria?” (Luca, XXIV, 26). La legge della Sposa è uguale a quella del Cristo.

L'ASSUNZIONE È INCLUSA NEL DEPOSITO RIVELATO INIZIALE IN MANIERA REALE MA IMPLICITA, CIOÈ PRECONCETTUALE E INFORMULATA

Che si sia inclini o meno a credere nella morte della Vergine, mostriamo, ancora una volta, come la verità dell'Assunzione è inclusa in maniera reale, ma informulata, nel deposito rivelato iniziale.

È rivelato in san Paolo, che, per i membri del Cristo che sono toccati dal peccato originale, che è un peccato di natura, la legge di conresurrezione, o almeno di conglorificazione (“tutti non moriremo, ma tutti saremo mutati”, I Cor., XV, 51) nel Cristo, si trova impedita nella sua attuazione sino alla fine del mondo, vale a dire al momento in cui il peccato originale, in quanto peccato di tutta la natura umana, sarà vinto pienamente: a) mediante l'interruzione della generazione, che lo propaga, b) mediante la resurrezione di tutti coloro che esso avrà condannato alla morte: (“L'ultimo nemico che sarà distrutto è la morte”, (I Cor., XV, 26). È questa una rivelazione generale.

La proposizione correlativa generale è anch'essa rivelata: per i membri del Cristo che non fossero toccati dal peccato originale la legge di conresurrezione (o di conglorificazione) nel Cristo non troverebbe impedimenti e si applicherebbe subito, come per il Cristo.

Ecco ora, sempre nella Scrittura, una rivelazione concernente la Vergine in particolare. È implicitamente rivelato in san Luca, (I, 26), che la Vergine, per il fatto che l'angelo la saluta come toccata dalla grazia, e più ancora per il fatto che in tutto questo racconto ella appare scelta per essere la degna Madre del Dio Salvatore, è membro del Cristo senza essere stata nemmeno sfiorata, dal peccato originale. La legge di conresurrezione, o almeno di conglorificazione (se si tiene conto dell'opinione secondo la quale la Vergine non sarebbe morta), nel Cristo, le si applica, dunque subito.

San Paolo non ci rivela solamente che i fedeli risusciteranno (o saranno glorificati) alla fine del mondo. Ci rivela anche perché la legge dei fedeli è di non risuscitare (o di non essere glorificati) che alla fine del mondo. E san Luca, suo discepolo, rivelandoci l'assoluta santità di Maria, degna Madre del Dio Salvatore, ci rivela nello stesso tempo che la sua legge era di risuscitare (o di essere glorificata) senza indugio.

C'era, nel senso della Chiesa aderente al deposito rivelato iniziale, una intuizione di profondità ancora implicite, preconcettuali, informulate, sia riguardo agli effetti del peccato originale, sia riguardo alla dignità della Madre di Dio.

Di queste profondità, già possedute inizialmente, con le definizioni solenni dell'Immacolata Concezione e dell'Assunzione la Chiesa prende oggi coscienza esplicita, concettuale, formulata.

LE FIGURAZIONI ICONOGRAFICIIE DELL'ASSUNZIONE DELLA VERGINE
Cfr. J. Duhr, S. J., “L'évolution iconographiqne de l'Assomption”, e “La Dormition de Marie dans l'art chrétien”, in Nouvelle Revue Théologique, 1946, p. 671; 1950

Quali sono le ripercussioni della dottrina dell'Assunzione nell'arte? Entriamo per un istante nel dominio delle costruzioni dell'immaginazione, della poesia e delle leggende.

La festa dell'Addormentamento della Vergine compare dapprima in Oriente, probabilmente a Gerusalemme, intorno all'anno 530. Verso il 620, Giovanni di Tessalonica dice che è celebrata quasi ovunque. Egli ci trascrive un racconto dettagliato, che crede autentico, della morte della Vergine. Questo racconto non è che una leggenda; ma per secoli l'arte se ne ispirerà tanto in Oriente che in Occidente.

Si può constatare l'esistenza di due principali tradizioni artistiche.

La tradizione bizantina, che passa del resto in Occidente, rappresenta la Vergine già morta, stesa su di un letto mortuario, avvolta nel suo gran mantello regale, le mani incrociate sul petto. Il Cristo appare dietro il letto; riceve nelle sue mani l'anima di Maria raffigurata da un fanciullino cinto di fasce e l'affida agli angeli venuti a cercarla.

La tradizione occidentale ci fa vedere la Vergine sul punto di spirare, così come la si rappresentava nei Misteri del XV secolo, circondata dagli apostoli che celebrano intorno a lei i riti liturgici degli agonizzanti. A volte è coricata; a volte invece attende la morte in ginocchio, come nel grandioso postergale in legno dorato e policromato di Nostra Signora di Cracovia (XV sec.).

La figurazione orientale non è ignorata in Occidente: la ritroviamo sulla facciata sud. della cattedrale di Strasburgo (metà del XIII secolo) e presso l'Angelico.

Il Collocamento nella tomba da parte degli apostoli compare sulle facciate di Sens e di Amiens: “È una scena che i critici confondono ordinariamente con la Morte della Vergine. È tuttavia facile osservare che la Vergine non è stesa su di un letto, ma sospesa sopra la tomba in cui sta per esser deposta, mentre gli apostoli, reggendo il lenzuolo, contemplano un ultimo, istante la Madre del loro Dio” (Emile Male, “L'art religienx du XIII siècle en France”, Paris, 1923, p. 254).

La scena della Resurrezione della Vergine “è stata anch'essa confusa sovente con quella della Morte della Vergine. Ci si può sbagliare al primo colpo d'occhio. Così il meraviglioso timpano della cattedrale di Parigi non rappresenta, come di solito si dice, la Morte di Maria, ma la sua Resurrezione. Due angeli tremanti di rispetto, traggono la Vergine dalla tomba. La portano dolcemente su di un lungo velo, perché non osano toccare il suo corpo sacro”. Gesù, che ha toccato sua Madre con la mano sinistra, alza la destra per benedirla. “Gli apostoli meditano pensosi su questo mistero. Maria è bella, rivestita di una giovinezza eterna: la vecchiaia non ha osato avvicinarlesi” (Ibid.).

L'Assunzione della Vergine è rappresentata ora con una mano uscita dal cielo, che viene a prendere la Vergine mentre prega in mezzo agli apostoli (sarebbe questa la scena scolpita su di un sarcofago di Saragozza, del IV secolo?); ora con la Vergine che è portata in cielo dagli angeli (stoffa ricamata del VII o dell'VIII secolo, conservata a Sens, con l'iscrizione: Cum transisset Maria Mater Domino de apostolis), o che s'innalza grazie al solo slancio della sua preghiera (affresco di san Clemente in Roma, IX secolo). Queste due tradizioni iconografiche, l'una in cui la Vergine è presa dall'alto, l'altra in cui viene sollevata, si ricollegano alle due maniere di rappresentare l'Ascensione del Salvatore: l'una in cui egli è assunto al cielo (Atti, I, 11), l'altra in cui viene portato verso il cielo (Luca, XXIV, 52).

L'Ufficio dell'Assunzione applica a Maria i versetti del salmista: “La regina si è seduta alla sua destra vestita con una veste d'oro”, o ancora: “Egli ha posato sul suo capo una corona di pietre preziose”. Tuttavia prima del XII secolo non si ebbero nell'iconografia riferimenti alle parole liturgiche. L'Incoronazione della Vergine di Senlis è la più antica che vi sia in Francia (Emile Male, ibid., p. 356; “L'art religieux du XII siècle in France”, Paris, 1922, p. 184): la Vergine, già incoronata, è benedetta dal Cristo. Un po' più tardi, si vedono gli angeli (cattedrale di Parigi), poi lo stesso suo Figlio (Sens, Auxerre, Reims) imporle la corona. “Questo bel gruppo della madre incoronata dalla mano del figlio suo, che i nostri avori resero popolare all'estero, incantò tutta l'Europa: lo si ritrova in Italia, in Spagna, in Germania. Segna l'apogeo del culto della Vergine nel XIII secolo” (“L'art religieux du XIII siècle”, p. 258).
Nel secolo XIV compare una quarta formula dell'Incoronazione “che sarà quella della fine del medio evo: la Vergine si inginocchia davanti a Gesù Cristo per ricevere la corona: è l'umiltà della Vergine che l'artista celebra, e non più la sua grandezza” (Ibid.).

L'ASSUNZIONE CORPORALE DELLA VERGINE NELLA CHIESA ORIENTALE

L'arte iconografica sembra aver rappresentato solo l'Addormentamento della Vergine. Ma l'idea chiara e precisa della Resurrezione della Vergine e della sua Assunzione corporale è ben viva nella Chiesa orientale e celebrata in testi seducenti.

San Germano, patriarca di Costantinopoli (+733) canta: “Il tuo corpo verginale, tutto santo, tutto casto, tutto intero abitacolo di Dio, non conoscerà il disfacimento, essendo stato trasformato ed essendo passato al grado supremo della vita incorruttibile. Non era possibile difatti che questa dimora di Dio, questo tempio vivente della divinità santissima del Figlio unigenito, divenisse preda della morte nella tomba. Quaggiù il tuo corpo fu per lui la dimora del riposo, o Theotókos; ora è lui, o degna di ogni lode, che diviene il luogo del riposo tuo” (Citato in Martin Jugie, A. A. “La mort et l'assomption de la Sainte Vierge”, Città del Vaticano, 1944, p. 231). E san Giovanni Damasceno (+749): “Bisognava che la carne incorruttibile e Immacolata della Vergine, così come l'oro, passasse attraverso il crogiuolo della morte per deporre il peso terrestre e opaco della mortalità, e risuscitare dal sepolcro tutta raggiante del fulgore dell'incorruttibilità” (Ibid., p. 347).

La Chiesa ortodossa dissidente continua, pur accogliendo qualche volta altre versioni, a celebrare l'Assunzione corporale della Theotókos. Pietro Moghila (+1646) insegnerà nel suo ultimo catechismo: “Secondo la dottrina di san Giovanni Crisostomo, tutti i santi devono risuscitare nell'ultimo giorno, ad eccezione della santa Vergine, che è già stata innalzata al cielo col suo corpo” (Ibid., p. 355).

Un testo acatisto russo del XVII secolo celebra così la Vergine: “Salve, o nostra vita, tu che sei risuscitata nella pace del Signore. Il Creatore ti ha trasportato in cielo con la tua anima e il tuo corpo. Maria è stata portata in cielo nell'integrità della sua persona” (Ibid., p. 357). Nicodemo l'Agiorita (+1809), monaco dell'Athos, scrive: “La Vergine non è semplicemente emigrata: ma è anche risuscitata, poiché la sua anima assolutamente Immacolata è stata di nuovo ricongiunta col suo corpo, ricettacolo di Dio; ed è così ch'ella fu assunta al cielo, dove regna con Colui che è suo Figlio e suo Dio” (Ibid., p 349). Un canone slavo della vigilia dell'Addormentamento, dovuto all'editore ufficiale del Santo Sinodo, nel 1895, reca: “Gesù, il Signore tutto risplendente della gloria divina, nato dal tuo seno per misericordia verso di noi, ti ha sollevato dalla terra, o Madre di Dio, con la tua anima e il tuo corpo” (Ibid., p. 356).

QUAL È LA RAGIONE PROFONDA DELLA DEFINIZIONE DELL'ASSUNZIONE
Essa può apparire solo a coloro che hanno penetrato l'intima solidarietà che lega la Chiesa alla Vergine e la Vergine alla Chiesa.

La Donna vestita di sole e che è nelle doglie del parto (Apocalisse, XII), è la Chiesa che sin dall'inizio del mondo si sforza di dare a Dio dei figli.
Nel momento supremo della sua esistenza, le viene domandato di dare alla luce non solamente dei figli d'adozione, ma il Figlio unigenito di Dio. In quest'istante decisivo, in cui la Chiesa è se stessa più che non lo sia mai stata e più che non potrà esserlo mai, essa è tutta quanta contenuta nella Vergine.
La Vergine che genera il Figlio unigenito, il quale è il Capo, è il modello o la forma della Chiesa, la quale genera i figli d'adozione, che sono le membra. Essa è il punto d'intensità suprema, al quale bisogna che la Chiesa tocchi una volta nella sua vita, per poter essere quello che deve essere per tutto il resto della sua vita. Maria è così, nella Chiesa, più madre che non la Chiesa, più sposa che non la Chiesa, più vergine che non la Chiesa; è madre, è sposa, è vergine prima della Chiesa e affinché la Chiesa possa esserlo. È per una eccellenza misteriosa che si diffonde cominciando da Maria, che la Chiesa può essere, a sua volta, così veramente madre, così veramente sposa, così veramente vergine.


Ecco che cosa s'intende dire quando si dice che Maria è il prototipo della Chiesa; tutto il destino della Chiesa è foggiato su quello di Maria. E allora si comprende come la Chiesa non possa progredire nella presa di coscienza del proprio destino, senza avanzare di pari passo nella presa di coscienza del destino della Vergine, dei suoi dolori e delle sue grandezze.

All'indomani della caduta comincia l'urto tra la città di Dio e la città del male, tra la Chiesa e il mondo, il quale ultimo è tutto in potere del Maligno (I Giovanni, V, 19). “Due amori, dice sant'Agostino, hanno edificato due città. L'amore di sé fino al disprezzo di Dio, la città terrestre; l'amore di Dio fino al disprezzo di sé, la città celeste” (De Civitate Dei, libro XIV, cap. 28). L'una prepara la venuta dell'Anticristo; l'altra, parallelamente, prepara la venuta del Signore Gesù, il quale “col soffio della sua bocca e con lo splendore della sua venuta” annichilirà l'Anticristo (II Tess., II, 8).

Ma i tempi di questa lotta grandiosa si succedono. Essa raggiunge il parossismo della sua intensità, nel momento in cui la Donna, vale a dire la Chiesa eterna, rappresentata allora dalla Vergine, da’ alla luce il Messia: “Il Dragone stette davanti alla Donna che stava per partorire, al fine di divorare il suo figliolo, quando l'avesse dato alla luce. Ed ella partorì un Bambino, un Figlio maschio... E il suo Figliolo fu innalzato verso Dio e verso il suo trono. E la Donna fuggì nel deserto” (Apoc., XII, 4-6).

Da questo momento la Chiesa entra nella fase delle lotte definitive che si incalzeranno sino alla fine del mondo: “Figliuolini miei, è l'ultima ora. Avete sentito dire che l'Anticristo viene, ebbene! vi sono ora molti anticristi. Da questo noi sappiamo che è l'ultima ora” (I Giov., II, 18).

Dio, che la sostiene, la illumina progressivamente dall'interno, affinché essa prenda coscienza sempre più esplicita del gigantesco antagonismo nel quale si trova impegnata.
Bisogna che la Chiesa sappia in maniera sempre più precisa, sempre meglio formulata, che essa costituisce un Regno che senza dubbio è in questo mondo, ma che non è di questo mondo (Giov., XVIII, 36); che è inviata come gli agnelli in mezzo ai lupi (Luca, X, 3); che, sul terreno delle cose di questo mondo, la sua legge è di essere sconfitta: il Cristo è stato vinto dall'ingiustizia e condannato a morte.

Contemporaneamente bisogna che prenda coscienza sempre più precisa, meglio formulata, delle grandezze, delle magnificenze, delle potenze di conquista che sono in lei. Bisogna che dica a tutti i suoi figli che essi sono nel mondo non per odiarlo, né per disinteressarsene, ma per lavorare nel Cristo alla sua salvezza con la loro preghiera e la loro sofferenza corredentrici; che stando uniti al Cristo mediante l'amore, essi sono più forti del mondo: “Io sono sicuro che né la vita né la morte, né le cose presenti né le cose future, né l'altezza né la profondità, né alcun'altra cosa creata potrà mai separarci dall'amore di Dio nel Cristo Gesù, nostro Signore” (Romani, VIII, 38-39); che la legge di resurrezione della carne e d'ascensione corporale ai cieli, essendo la legge del Cristo, è la loro propria legge, poiché essi sono membra di Lui.

Sotto l'impulso dello Spirito che, per sostenerla nelle lotte supreme, la porta a riprendere ogni giorno coscienza della sua natura e del suo destino, la Chiesa vede illuminarsi davanti al suo sguardo, in maniera sempre più esplicita e meglio formulata, le esigenze divine della legge che la configura al Cristo, come la Sposa allo Sposo: la Sposa è “gloriosa, senza macchia né ruga né nulla di simile, ma santa e Immacolata”; la Sposa, prima riscattata dal Cristo, deve essere poi corredentrice del resto del mondo; la Sposa deve risuscitare col Cristo e con lui salire al cielo.
Ma prendendo coscienza della legge della Sposa, la Chiesa, grazie allo stesso sguardo, capisce che questa legge ha due realizzazioni ineguali: l'una personale nella Vergine, che ha generato il Figlio unigenito di Dio; l'altra collettiva nella Chiesa, che non genera se non figli d'adozione.
Personalmente la Vergine è Sposa, è Immacolata, è corredentrice del genere umano; personalmente può toccarla la legge di conresurrezione nel Cristo; ed è per questo che la sua resurrezione e la sua assunzione sono in anticipo sul ritmo collettivo del resto della Chiesa, e si regolano sul ritmo personale del destino del Cristo.


Alla domanda che formulavamo dianzi: qual è la ragione profonda della definizione dell'Assunzione? Qual è la ragione profonda dell'opportunità della definizione dell'Assunzione?, ecco dunque la risposta: è per preparare la Chiesa ai supremi combattimenti contro l'Anticristo, che il Cristo le fa prendere coscienza, in un modo giorno per giorno più esplicito, meglio formulato, delle magnificenze che egli ha posto nella Sposa, vale a dire anzitutto nella Vergine e poi nel resto della Chiesa.

IL PENSIERO DI SAN GRIGNION DE MONTFORT
Questo è il pensiero di san Grignion de Montfort. Quelli che egli chiama gli “apostoli degli ultimi tempi” saranno secondo lui devoti di Maria: “La formazione e l'educazione dei grandi santi che ci saranno verso la fine del mondo, le sono riservati; perché non c'è altri che questa Vergine singolare e miracolosa che può dare origine, in unione con lo Spirito Santo, alle cose singolari e straordinarie... Saranno i veri apostoli degli ultimi tempi, ai quali il Signore delle virtù darà la parola e la forza per operare meraviglie e per portare via ai suoi nemici bottini gloriosi. Essi dormiranno senza oro né argento e, ciò che più conta, senza sollecitudini in mezzo agli altri preti, ecclesiastici e chierici, inter medios cleros; e tuttavia avranno le ali inargentate della colomba per andare, con la pura intenzione della gloria di Dio e della salvezza delle anime, là dove lo Spirito Santo li chiamerà... Saranno dei veri discepoli di Gesù Cristo, che ne imiteranno la povertà, l'umiltà, il disprezzo del mondo e la carità, che insegneranno la via stretta di Dio nella pura verità, secondo il santo Vangelo e non secondo le dottrine del mondo, senza inquietarsi e senza aver riguardo per nessuno, senza risparmiare, ascoltare o temere nessun mortale per potente che sia” (Traitè de la vraie dévotìon à la Sainte Vierge, n. 62).

LA TRAGEDIA DELL'UNITÀ SOPRANNATURALE DELLA CHIESA
La Chiesa, ogni giorno che passa, ha sempre maggior bisogno che si realizzino dei progressi nella dottrina circa la Vergine e la Chiesa stessa. La ragione sta nel fatto che la Chiesa ha da prendere coscienza, in modo sempre più esplicito, di quella sua differenza specifica per cui essa è il sale della terra.

Per un tragico destino, questi progressi dottrinali rischiano di aumentare la distanza della Chiesa dai popoli che essa ha la missione di evangelizzare.

Le definizioni dogmatiche relative alla Vergine e alla Chiesa: ieri le definizioni dell'Immacolata Concezione e dell'infallibilità pontificia; nel secolo XVI le grandi definizioni tridentine della grazia, della giustificazione, della messa, dei sacramenti; oggi la definizione dell'Assunzione della Vergine, hanno per effetto, da una parte, di radunare le forze vive della Chiesa in vista delle lotte supreme; e, dall'altra, di allontanarla sempre di più da un mondo in seno al quale, tuttavia, la sua legge è di vivere, al fine di portargli il sangue della Redenzione.

È la legge del soprannaturale, quaggiù, di non poter cominciare a riunire se non spezzando molte cose. Sin da principio il Cristo non può annunziare il sacramento per eccellenza dell'unità della sua Chiesa senza provocare divisioni: “Da quel momento molti dei suoi discepoli si tirarono indietro, e non andavano più con lui...” (Giov., VI, 66).

La medesima legge continua a reggere la Chiesa. Ma poiché non la si comprende con abbastanza magnanimità, nel tempo in cui si prepara qualche nuova definizione dogmatica del magistero solenne, sia alla vigilia della definizione dell'Immacolata Concezione, sia alla vigilia della definizione dell'Assunzione, molti cristiani, i quali restano malgrado tutto e sino in fondo fedeli alla loro fede cattolica, si lasciano ciò nonostante assalire e ferire da considerazioni che sono troppo umane perché qualcuno di noi possa credersene totalmente esente.

Li vediamo, quando tentano di pensare personalmente, dividersi in due gruppi estremi. Gli uni si esaltano alla vista del successo delle loro imprese e al pensiero di gettare nuove sfide al mondo, al fine di aggravarne la situazione e precipitarne la catastrofe. Gli altri sono desolati di vedere ingrandirsi lo squarcio che separa la Chiesa non solo dal mondo, ma anche dalle Chiese dissidenti; si affliggono per quello che osano chiamare un indurimento progressivo della rivelazione evangelica, e perorano in tutta la sincerità del loro cuore la causa dell'inopportunità delle nuove definizioni.

L'anima fedele è invitata a salire più in alto, dove potrà vedere chiaramente che lo Spirito Santo, e non una creatura umana, è — Egli solo — Maestro immediato del progresso storico e della dialettica della Chiesa. E allora tutto il suo turbamento cederà il posto ad una grande pace.

L'AVVENIRE DELLA FEDE
Forse che la divisione dei credenti a proposito della rivelazione divina, dei cristiani stessi a proposito del Cristo e della sua Chiesa, continuerà sino alla fine dei tempi a scandalizzare i deboli e a fornire facili, troppo facili pretesti a quanti non cercano ne' Dio ne' il suo Cristo?

Da una parte, sappiamo che, purtroppo, le divisioni, più durano, più tendono ad accentuarsi. Tutto cammina col tempo. A meno di tradire il Vangelo, la Chiesa non può conservare il tesoro della rivelazione, che è un tesoro vivente, se non sviluppandolo. D'altra parte, nelle forme religiose separate da lei, il principio del dissidio sviluppa anch'esso inesorabilmente le sue conseguenze. Così i credenti si dividono.

Ma se il mondo va verso la catastrofe, lo Spirito Santo scende di grado in grado per rialzarlo. I santi ci dicono che più i tempi sono disperati, più le provvidenze divine sono meravigliose. L'irruzione massiccia sul proscenio della storia, per la prima volta da che esiste il mondo, di quello che viene chiamato l'ateismo, ma che è in realtà un antiteismo, e più precisamente un anticristianesimo, contro il quale la Chiesa, prendendo coscienza ogni giorno più netta del suo destino di Sposa, tenacemente resiste, non potrebbe forse essere ordinata, nel piano del Dio onnipotente, che può servirsi di mali spaventevoli per far nascere beni adorabili, a preparare, attraverso vie note a lui solo, qualche vasto raggruppamento di tutti i credenti? Lo spirito lucido del grande Dragone, del Seduttore di tutta la terra non fa fatica a discernere i veri contorni della Chiesa e l'esatta posizione della Donna vestita di sole. Aizzando contro di lei le Bestie più selvaggiamente che per il passato, non finirà forse per rivelare, senza volerlo, a tutti i veri fedeli il luogo della loro vera Patria?


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