L'amatissimo nostro Papa Benedetto XVI nella monumentale Omelia della Festa del Corpus Domini ha, fra l'altro, detto : « il sacro ha una funzione educativa, e la sua scomparsa inevitabilmente impoverisce la cultura, in particolare la formazione delle nuove generazioni. Se, per esempio, in nome di una fede secolarizzata e non più bisognosa di segni sacri, venisse abolita questa processione cittadina del Corpus Domini, il profilo spirituale di Roma risulterebbe “appiattito”, e la nostra coscienza personale e comunitaria ne resterebbe indebolita».
I Vescovi italiani avranno letto l'Omelia del Papa?
Ricordando l'organizzazione del XXV Congresso Eucaristico di Ancona, appena un anno fa ( per rinfrescarsi la memoria vedere qui ), ci viene da pensare che molti Vescovi Italiani siano affetti da miopia e/o da improvvisi vuoti di memoria : non riescono cioè a vedere le cerimonie papali e a ricordarne il significato e il linguaggio liturgico ...
Inoltriamo idealmente questo articolo-sondaggio del Messaggero ai Vescovi con una domanda individuale : " Secondo la sua coscienza, Eccellenza, la distruzione del sacro ha giovato alla fede del popolo italiano, immunizzandolo contro gli attacchi, organizzati e potenti, del secolarismo? "
Purtroppo questo angosciante interrogativo è vecchio di almeno ... 35 anni ...
Ci è dato di ricordare infatti che la benemerita Associazione Una Voce Italia 35 anni fa promosse una serie di Conferenze, nel territorio nazionale con quello stesso titolo... ma anche allora i Vescovi non vedevano, non sentivano e non ... rispondevano...
Ci è dato di ricordare infatti che la benemerita Associazione Una Voce Italia 35 anni fa promosse una serie di Conferenze, nel territorio nazionale con quello stesso titolo... ma anche allora i Vescovi non vedevano, non sentivano e non ... rispondevano...
A.C.
CITTA’ DEL VATICANO - Gli italiani? Un popolo di (quasi) senza Dio.
Almeno stando ad una ricerca sulla religiosità nel nostro Paese dalla quale emerge che il 70 per cento della popolazione si caratterizza per non essere più in contatto con alcuna forma organizzata di religione.
A questo siaggiunge la realtà relativa agli atei che si attestano al 7 per cento della popolazione.
Ma se l’ateismo risulta pressoché costante, il fenomeno più interessante sembra essere costituito dell’aumento di persone talmente tiepide nei confronti della religione, fino a rasentare l’indifferenza.
I risultati di una ricerca sull'ateismo e l'irreligiosità del Cesnur, Centro Studi sulle Nuove Religioni dal titolo «Gentili senza cortile», diretta dal sociologo torinese Massimo Introvigne e dal vice-direttore Pier Luigi Zoccatelli, non offre grossi spiragli.
La ricerca, spiegano al Cesnur, è stata condotta nella Sicilia Centrale, in un'area che già tre precedenti ricerche sociologiche avevano identificato come rappresentativa dell'Italia in generale.
«Abbiamo distinto - spiega Introvigne - due categorie di atei.
Gli atei forti, in grado di motivare il loro ateismo con ragioni ideologiche, sono il 2,4% e sono più presenti tra le persone più anziane e meno istruite, dove sorprendentemente è forte anche un ricordo dell'ateismo comunista.
«Abbiamo distinto - spiega Introvigne - due categorie di atei.
Gli atei forti, in grado di motivare il loro ateismo con ragioni ideologiche, sono il 2,4% e sono più presenti tra le persone più anziane e meno istruite, dove sorprendentemente è forte anche un ricordo dell'ateismo comunista.
E gli atei deboli, meno ideologici ma che considerano Dio e la religione irrilevanti in un mondo dove contano solo il lavoro, il denaro e le relazioni affettive; questi sono il 5% e sono più numerosi fra i più giovani e fra le persone più colte».
Gli atei tuttavia non sono pochi, se si pensa che sul numero totale degli italiani adulti sono circa tre milioni di persone
La ricerca ha individuato che il loro numero tende a rimanere stabile, senza crescere, dagli anni 1990 a oggi. «Ben diverso però - spiegano Introvigne e Zoccatelli - è il discorso sui lontani dalla religione, una cifra che, comprendendo anche gli atei, arriva nella ricerca al 70,8% della popolazione.
Si tratta di persone che nella grande maggioranza non si dicono atee ma hanno perso ogni contatto con la religione: vanno in chiesa solo per i matrimoni e i funerali, e se pure si dicono religiose o spirituali mettono credenze disparate. Si tratta ormai di una solida maggioranza degli italiani».
La ricerca ha individuato che il loro numero tende a rimanere stabile, senza crescere, dagli anni 1990 a oggi. «Ben diverso però - spiegano Introvigne e Zoccatelli - è il discorso sui lontani dalla religione, una cifra che, comprendendo anche gli atei, arriva nella ricerca al 70,8% della popolazione.
Si tratta di persone che nella grande maggioranza non si dicono atee ma hanno perso ogni contatto con la religione: vanno in chiesa solo per i matrimoni e i funerali, e se pure si dicono religiose o spirituali mettono credenze disparate. Si tratta ormai di una solida maggioranza degli italiani».
La ricerca indaga anche sulle cause che tengono così tanti italiani lontani dalla religione istituzionale e in particolare dalla Chiesa Cattolica.
Gli intervistati hanno delineato ragioni ideologiche - tra cui l'idea che la scienza renda obsoleta la religione - anche se ai primi posti delle risposte fornite vi è la convinzione che ormai la religione abbia poco da dire sui problemi concreti della vita contemporanea.
Gli intervistati hanno delineato ragioni ideologiche - tra cui l'idea che la scienza renda obsoleta la religione - anche se ai primi posti delle risposte fornite vi è la convinzione che ormai la religione abbia poco da dire sui problemi concreti della vita contemporanea.
Si aggiungono il rifiuto degli insegnamenti morali delle Chiese, gli scandali dei preti pedofili e le polemiche sulle ricchezze e i privilegi fiscali della Chiesa.
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