...Fellay dice no.
di A. Tornielli, Sacri Palazzi, del 03.02.2012
"Cari amici da ieri sera il blog è stato sotto attacco: qualcuno è entrato ed è riuscito a introdurre un virus che ha bloccato tutto fino a ora. Ringrazio i bravi tecnici di Byweb per aver risolto il problema. Non era mai accaduto e spero proprio che non si tratti di un piccolo avvertimento legato agli articoli che ho scritto negli ultimi giorni sul caso Viganò, pubblicati su Vatican Insider.
Mi scuso per la breve parentesi autoreferenziale, ma dovevo spiegare qualcosa sui problemi di funzionamento del blog. La notizia, che potete leggere su Vatican Insider, a firma di Alessandro Speciale, riguarda le parole pronunciate da mons. Bernard Fellay in una omelia tenuta nel seminario tradizionalista San Tommaso d’Aquino a Winona, Minnesota, negli Stati Uniti. Il superiore ha detto che la Società Sacerdotale San Pio X “è obbligata a dire no” alla proposta di riconciliazione arrivata dal Vaticano. L’omelia è stata pubblicata sul sito del seminario.
Mons. Fellay spiega ai suoi confratelli che la Santa Sede “ha accettato tutte le nostre richieste” dal punto di vista organizzativo e pratico, migliorando l’offerta fatta il 14 settembre scorso, ma che rimane ancora una distanza profonda dal punto di vista dottrinale. La Pontificia Commissione Ecclesia Dei, incaricata dei rapporti con i gruppi tradizionalisti, secondo Fellay, chiede ai lefebvriani di accettare che “i punti controversi del Concilio (Vaticano II, ndr) – punti ambigui, su cui c’è contrasto – come l’ecumenismo e la libertà religiosa, devono essere letti in coerenza con la dottrina perpetua della Chiesa. Se quindi c’è qualcosa di ambiguo nel Concilio, dovete leggerlo come la Chiesa l’ha sempre insegnato nel corso della storia”.
Il problema, per il superiore lefebvriano, è che come esempio di continuità tra la dottrina tradizionale della Chiesa e gli insegnamenti del Concilio il Vaticano presenta proprio le questioni dell’ecumenismo e della libertà religiosa “così come vengono intepretati dal Catechismo della Chiesa cattolica, che sono esattamente i punti che noi rimproveriamo al Concilio”.
“Penso che non ci potrebbe più confusione di così”, commenta il leader tradizionalista, che ironizza sul fatto che le parole “tradizione” e “coerenza” abbiano un significato per la gerarchia cattolica rispetto a quello loro attribuito da lefebvriani. “E’ per questo – tira le somme Fellay – che siamo obbligati a dire. Non firmeremo. Siamo d’accordo sul principio ma vediamo che le conclusioni sono opposte”.
La risposta lefebvriana è già stata inviata a Roma ed è ora all’esame della Commissione Ecclesia Dei: “Ci stanno ancora riflettendo, il che vuol dire che probabilmente sono imbarazzati”, commenta il superiore tradizionalista. “Abbiamo detto loro molto chiaramente – conclude – se ci accettate così come siamo, senza cambiamenti, senza costringerci ad accettare queste cose, siamo pronte. Ma se volete farci accettare queste cose, allora non lo siamo”.
Queste parole chiarissime attestano, a mio modesto avviso, tre cose:
1) La Fraternità ha avanzato richieste, ha ottenuto ciò che chiedeva (liberalizzazione della messa antica, revoca delle scomuniche, dialoghi dottrinali) ma durante i dialoghi non ha fatto neanche mezzo passo nella direzione delle richieste della Santa Sede, chiedendo invece che la Santa Sede di fatto misconoscesse il Concilio Vaticano II.
2) E’ evidente che questa decisione segna la vittoria dell’ala dura dei lefebvriani, contrari fin dall’inizio a qualsiasi accordo con Roma.
3) Il Papa dovrà ora decidere il da farsi: va ricordato che, anche se le scomuniche ai vescovi ordinati da mons. Lefebvre senza il mandato pontificio sono state tolte, il clero della Fraternità San Pio X permane in una posizione canonicamente irregolare. Vedremo che cosa accadrà. Di fronte a una risposta negativa, la Santa Sede potrebbe prendere atto del fallimento dei colloqui, ma non è detto che non vengano messi in atto ulteriori tentativi."
Mi scuso per la breve parentesi autoreferenziale, ma dovevo spiegare qualcosa sui problemi di funzionamento del blog. La notizia, che potete leggere su Vatican Insider, a firma di Alessandro Speciale, riguarda le parole pronunciate da mons. Bernard Fellay in una omelia tenuta nel seminario tradizionalista San Tommaso d’Aquino a Winona, Minnesota, negli Stati Uniti. Il superiore ha detto che la Società Sacerdotale San Pio X “è obbligata a dire no” alla proposta di riconciliazione arrivata dal Vaticano. L’omelia è stata pubblicata sul sito del seminario.
Mons. Fellay spiega ai suoi confratelli che la Santa Sede “ha accettato tutte le nostre richieste” dal punto di vista organizzativo e pratico, migliorando l’offerta fatta il 14 settembre scorso, ma che rimane ancora una distanza profonda dal punto di vista dottrinale. La Pontificia Commissione Ecclesia Dei, incaricata dei rapporti con i gruppi tradizionalisti, secondo Fellay, chiede ai lefebvriani di accettare che “i punti controversi del Concilio (Vaticano II, ndr) – punti ambigui, su cui c’è contrasto – come l’ecumenismo e la libertà religiosa, devono essere letti in coerenza con la dottrina perpetua della Chiesa. Se quindi c’è qualcosa di ambiguo nel Concilio, dovete leggerlo come la Chiesa l’ha sempre insegnato nel corso della storia”.
Il problema, per il superiore lefebvriano, è che come esempio di continuità tra la dottrina tradizionale della Chiesa e gli insegnamenti del Concilio il Vaticano presenta proprio le questioni dell’ecumenismo e della libertà religiosa “così come vengono intepretati dal Catechismo della Chiesa cattolica, che sono esattamente i punti che noi rimproveriamo al Concilio”.
“Penso che non ci potrebbe più confusione di così”, commenta il leader tradizionalista, che ironizza sul fatto che le parole “tradizione” e “coerenza” abbiano un significato per la gerarchia cattolica rispetto a quello loro attribuito da lefebvriani. “E’ per questo – tira le somme Fellay – che siamo obbligati a dire. Non firmeremo. Siamo d’accordo sul principio ma vediamo che le conclusioni sono opposte”.
La risposta lefebvriana è già stata inviata a Roma ed è ora all’esame della Commissione Ecclesia Dei: “Ci stanno ancora riflettendo, il che vuol dire che probabilmente sono imbarazzati”, commenta il superiore tradizionalista. “Abbiamo detto loro molto chiaramente – conclude – se ci accettate così come siamo, senza cambiamenti, senza costringerci ad accettare queste cose, siamo pronte. Ma se volete farci accettare queste cose, allora non lo siamo”.
Queste parole chiarissime attestano, a mio modesto avviso, tre cose:
1) La Fraternità ha avanzato richieste, ha ottenuto ciò che chiedeva (liberalizzazione della messa antica, revoca delle scomuniche, dialoghi dottrinali) ma durante i dialoghi non ha fatto neanche mezzo passo nella direzione delle richieste della Santa Sede, chiedendo invece che la Santa Sede di fatto misconoscesse il Concilio Vaticano II.
2) E’ evidente che questa decisione segna la vittoria dell’ala dura dei lefebvriani, contrari fin dall’inizio a qualsiasi accordo con Roma.
3) Il Papa dovrà ora decidere il da farsi: va ricordato che, anche se le scomuniche ai vescovi ordinati da mons. Lefebvre senza il mandato pontificio sono state tolte, il clero della Fraternità San Pio X permane in una posizione canonicamente irregolare. Vedremo che cosa accadrà. Di fronte a una risposta negativa, la Santa Sede potrebbe prendere atto del fallimento dei colloqui, ma non è detto che non vengano messi in atto ulteriori tentativi."
Nessun commento:
Posta un commento