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mercoledì 11 gennaio 2012

P. Giovanni Cavalcoli (O.P., Docente emerito di Teologia) scrive a Castellucci, regista dello spettacolo blasfemo a Milano

Oltre al Rev.do Sac. padre Serafino dei Frati F. I., anche un altro religioso, noto al mondo tradizionalista e non, -ci aveva anche scritto un anno fa-, si è sollecitamente impegnato nella difesa della Fede e Religione Cattolica.
Dal sito di Riscossa Cristiana, leggiamo la lettera a firma del Rev.do padre Giovanni Cavalcoli O.P., docente emerito di Teologia Sistematica alla Facoltà Teologica di Bologna. Il professore analizza da un punto di vista teologico e pastorale le scene incriminate, il titolo ("espressione
ancora più precisa, direi teologica"), e cerca di interpretare gli antefatti, prospettando al Regista alcune interpretazioni, spiegazioni (che forse Castellucci ignorava) al suo atteggiamento ostile e astioso nei confronti del Volto di Gesù, suggerendo altresì anche spunti e incoraggiamenti per una sincera conversione.

"Caro Castellucci,
chi Le scrive è un romagnolo come Lei. Sono di Ravenna. Conosco bene pertanto il “sangue romagnolo”, capace di eccessi ma anche di audacie, unisce la spavalda empietà con la passione per la giustizia, abituati come siamo da un secolo e mezzo a convivere con anarchici, massoni, anticlericali, sovversivi, garibaldini e rivoluzionari. Abituato dunque sin da piccolo a dialogare in questo clima, spero che anche questa volta con Lei mi vada bene, benchè apparteniamo a sponde opposte: io prete, Lei “libero pensatore”.

Entro dunque in argomento. Lei esprime una ribellione, una ripugnanza per non dire un odio e un rancore contro Gesù Cristo, contro il “volto del Figlio di Dio”, secondo l’esatta espressione che Lei usa come titolo del suo spettacolo, espressione in se stessa conforme al linguaggio della fede di noi cattolici.
Anzi, Lei parla di un “concetto del volto del Figlio di Dio”, espressione ancora più precisa, direi teologica, che mostra come la fede cristiana si esprime in concetti: non si tratta solo di vedere fisicamente il volto del Figlio di Dio, come in una raffigurazione pittorica (per esempio quella di Antonello da Messina), ma di “concepire” con l’intelletto l’essenza di questo volto, domandarci: come va concepito questo volto? Che atteggiamento prendere nei suoi confronti? Come questo volto si rapporta ed è presente nella vita di noi uomini? E’ l’opera della teologia.
Lei ha voluto svolgere questo tema in un’opera teatrale. In linea di principio l’impresa non è facile e può essere utile, col fascino dell’arte, in affiancamento con la teologia, per far luce sull’essenza e la maestà del volto di Cristo, chiedendoci come dobbiamo concepire questo volto.

A questo punto, però, sorge una questione molto seria. Lei non può negare che nella sua rappresentazione il volto di Cristo viene insultato, sporcato ed imbrattato. E non può negare il significato di un gesto del genere: anche un ragazzo capisce che esprime odio, derisione e disprezzo, come avvenne nel corso della Passione di Cristo e come è avvenuto un’infinità di volte nella storia del cristianesimo da parte dei nemici di Cristo. O forse anche da parte di qualche amico in un momento di rabbia o di disperazione, sollecitato da un impulso alla disobbedienza e alla ribellione, salvo poi ad intervenire subito il rimprovero da parte della coscienza.

Come negare, secondo le parole del Cardinale Martini, che anche noi cattolici possiamo sentire nel nostro intimo la voce di un non-credente, che ci dice in riferimento a Cristo: non voglio servirti, non sei il mio pastore, voglio fare la mia volontà e non la tua.
Forse che a volte anche noi non sentiamo Cristo, come ci suggerisce Satana, non come un benefattore o un salvatore, ma al contrario un nemico e un oppressore? Non vorremmo forse ucciderlo, toglierlo dalla nostra vista, farlo scomparire, secondo quanto ha descritto così bene Nietzsche? Non vedere questo volto?
Ma inoltre non è forse la stessa Bibbia, non è forse il Vangelo stesso a descriverci con racconti e constatazioni quella che è la nostra ribellione di peccatori a Cristo, alla Parola di Dio? E S.Giovanni non ha forse detto: “venne tra i suoi e i suoi non lo hanno accolto”? E gli indemoniati non gli dicono forse: “Che c’è tra me e te, Figlio di Dio”?
Quante volte noi sacerdoti in confessionale sentiamo delle persone che dichiarano di aver provato rancore e ribellione nei confronti di Cristo, di essere esasperate per il suo comportamento che ha permesso il seguito di una disgrazia dietro all’altra, che proibisce loro di fare certe cose che vorrebbero fare, che hanno la convinzione di non essere amate ma odiate da Cristo.

Ma Lei, caro Castellucci, che cosa ha voluto fare esattamente con la sua rappresentazione? Non è assolutamente chiaro. Ha voluto esprimere anche Lei questo odio o, come sembra voler dire nella sua dichiarazione esplicativa, ha inteso mostrare la sublimità e maestà del volto di Cristo, che campeggia e domina la scena nonostante e al di là delle offese che subisce e che guarda con occhio divino il “martirio dell’uomo”?
Che cosa ha voluto fare: prendersela col volto di Cristo, forse anche Lei esasperato da qualche delusione o turbato da qualche crisi di coscienza o denunciare i peccati che gli uomini compiono contro Cristo, il cui volto comunque campeggia e permane nel destino degli uomini?
Se Lei ha peccato, si penta sinceramente e non troverà più un volto odioso, ma amabile ed adorabile. Non sentirà più il desiderio di imbrattarlo, ma di contemplarlo come amico e fratello, “il più bello tra i figli degli uomini”, secondo la splendida, millenaria ed impareggiabile tradizione iconografica soprattutto della nostra Italia. Avrà pietà del volto sfigurato dai suoi uccisori e vedendo in ciò le conseguenze dei peccati di tutti noi, che Egli ha preso su di Sé per redimerci, chiederà perdono ed otterrà misericordia. Così troverà veramente la pace.

Le dico francamente il mio parere: mi sembra e non solo a me, ma anche a moltissime altre persone, non solo cattolici, ma anche non credenti o semplici amanti della libertà religiosa o della convivenza civile o del buon costume o del rispetto per i fanciulli, che Lei in realtà vuole esprimere un forte rancore contro Cristo, per motivi che non conosco, ma che posso comprendere o immaginare, data la mia lunga esperienza di guida delle anime.

Il mio parere pertanto è che Lei ha mascherato questo suo stato d’animo sotto la facciata di una non convincente denuncia dell’odio contro Cristo, quasi a coprire la sua interna inquietudine col prendersi gioco di noi tutti cattolici. Un rancore anche verso di noi?
Non credo che una cosa del genere Le convenga assolutamente. Certamente non Le dà pace, quella pace che Lei certamente cerca. Che cosa infatti Lei costruisce in questo modo? In nome di quali valori? La “libertà dell’arte”? Ma ne vale proprio la pena? E’ vera arte quella che esprime empietà, odio e rancore? Non sarà forse arte demoniaca?
Lei dice d’aver subito violenza. Ma si chieda se non è stato Lei per primo a farla. E come dice Cristo? “Chi di spada ferisce, di spada perisce”. Non giustifico chi Le ha fatto violenza, dico solo che doveva aspettarsela. Ma crede così di fare il martire? Martire di Cristo o di chi? Martire di se stesso? Allora Lei vale più di Cristo?

I cristiani, sul modello di Cristo stesso che si è lasciato mettere in croce, non sono come i musulmani, inesorabili vendicatori di chi insulta Maometto, però si ricordi che offendere Dio non è senza conseguenze, già da questa vita e soprattutto nell’altra. Inoltre offendere Dio non è solo offendere una religione, ma è offendere la libertà religiosa, il diritto degli altri e lo stesso buon costume giuridicamente protetto dalle leggi dello Stato.

E’ vero, ormai “la frittata è fatta”, ma Lei potrà avere sempre un ripensamento e Cristo è pronto a riaccoglierLa. Lei fa’ bene a perdonare i suoi nemici, ma si ricordi che è innanzitutto Lei che ha bisogno di essere perdonato. Non li giudichi degli “ignoranti”: semmai è Lei che non si è spiegato e forse non ha voluto spiegarsi."

Padre Giovanni Cavalcoli,O.P.
Docente emerito della Facoltà Teologica di Bologna

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fonte: Riscossa Cristiana

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