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martedì 17 gennaio 2012

La rivista VitaPastorale è in evidenzte opposizione al Papa!

Un lettore si rivolge alla Redazione della rivista cattolica (?) "VitaPastorale" per chiedere consigli e sapere su quali tasti debba insistere per fare breccia sulla "sensibilità" del parroco -"pure tutto dedito alla preghiera e alla predicazione"- per convincerlo a non commettere due abusi gravissimi, lesivi dell'automonia e dell'autodeterminazione dei parrocchiani, visti sia come assemblea sia individualmente.
Quali sono questi abusi? Il parroco, a cui va TUTTA LA NOSTRA SOLIDARIETA' e TUTTO IL NOSTRO INCORAGGIAMENTO, si permetterebbe, abusivamente, di dare la S. Comunione in bocca ai fedeli inginocchiati e di usare la lingua latina durante le celebrazioni! Quale gravissimi oltraggi per i suoi parrocchiani, cattolici adulti! Quale affronto!
Ecco allora che uno di loro si rivolge all'Oracolo VitaPastorale, per ricevere disposizioni contro questo parroco (quarantenne) che "si è messo a fare il riformatore".
Ed ecco che alla lettera scandalizzata del lettore, risponde don Gianni Cavagnoli (tra l'altro Parroco di Cristo Re a Cremona, Insegnante presso il Seminario Vescovile "S. Maria della Pace", e Resp. Sez. Pastorale Liturgica e Membro del Consiglio Presbiterale Diocesano). Il testo, incredibile e sconvolgente per la malizia, lo potete leggere qui sotto, cliccando sull'immagine.


cliccare sull'immagine per ingrandire e leggere
(Vita Pastorale, n. 1 genn. 2012, pag. 10)


Quello che fa rabbia e scandalizza (ci riferiamo alla risposta, ovviamente) è l'artificiosità dei concetti: accozzaglia di informazioni (alcune addirittura inesatte), ma, soprattutto, incomplete, che danno una versione artefatta e faziosa della Verità.
Un esempio: il continuo riferimento al sacerdote come "presidente"; il vedere la parrocchia come singola cellula "assembleare", i cui bisogni e le cui esigenze (!!!) vanno anteposte alla Verità e alla Liturgia di cui il parroco si fa (e dovrebbe) garante (questo è davvero arroganza!); presentare documenti in materia di liturgia limitatamente alla parte che interessa per i proprio scopo (relativismo in mala fede?).
MA SOPRATTUTTO quello che altera di più è la volontà espressamente manifestata di sminuire l'esempio e la volontà del Papa, circoscrivendo il suo ruolo in ambito di Liturgia alle sole celebrazioni papali, valevoli, secondo la rivista, solo ad personam. GRAVISSIMO (se pur diffuso).
E sì, perchè il parroco incriminato di dare la S. Comunione in bocca, ai fedeli inginocchiati e di usare il latino, ha spiegato ai suoi parrocchiani (la lettera in questione dice che il parroco "si difende": è facile immaginare la rivolta dei laici impegnati di fronte a scelte così tradizionali e tradizionaliste del sacerdote) "che segue l'esempio del Papa". Quale maggior offesa per i cattolici adulti della sua parrocchia, seguire l'esempio del Papa???
E don Cavagnoli, che si impegna nel rispondere al lettore offeso, di fronte ad un riferimento così alto, quale quello al Sommo Pontefice, contro cui nessuno può più fare appello, che fa? Invece di invitare, pur controvoglia, il fedele ad una umile docilità ed opportuna obedienza del Parroco (che, nella propria parrocchia può addirittura più del Vescovo diocesano!) che segue l'esempio del Papa, che dice? Tenetevi forte: "Dispiace leggere relazioni come questa circa comportamenti di presbiteri che dovrebbero tener conto anzitutto dell'assemblea che non è quella presieduta dal Papa in San Pietro a Roma o in qualsiasi altra località geografica!" Come dire: il Papa fa una cosa, ma vale solo per il Papa, e a Roma. Mica vorrà dare l'esempio da seguire?
In queste parole risuona l'ormai triestemente noto (ma pare in forte calo) adagio: "Il Papa comandi a Roma, Qui il Parroco/Vesovo sono io e si fa come voglio io ".
Pur riservandoci in altra sede di correggere e integrare le risposte e le parziali citazioni presentate dal Rev.do Cavagnoli, diciamo che tutti i suoi documenti citati, le norme ecc., pur giuste e lecite, perderebbero di qualsivoglia valore ed efficacia di fronte all'autorità del Papa in ogni luogo della Terra, e non limitatamente a Roma, come don Cavagnoli avrebbe fatto subdolamente ed erroneamente intendere al lettore.
Il Vescovo di Roma, che piaccia o no, ha "integra potestà primaziale su tutti, sia pastori sia fedeli. in forza del suo ufficio di viario di Cristo e di pastore di tutta la chiesa, ha sulla chiesa una potestà piena, suprema e universale che può sempre liberamente esercitare."
Dove l'abbiamo letto? Nella Lumen Gentium, n. 22, secondo paragrafo. E il Codice di Diritto Canonico, al canone 331 aggiunge anche "ordinaria" ed "immediata". Forse in riferimento anche all'esempio che il Papa dà, magari anche durante le celebrazioni papali?
E' vero: le liturgia papali hanno le loro regole, appunto perchè "papali". Ma altre regole (o esempi) rispettate dal Sommo Pontefice sono "ordinarie": valevoli, cioè, in ogni liturgia cattolica!

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