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domenica 8 gennaio 2012

Esclusiva di MiL: il nuovo fonte battesimale nella Cappella Sistina dedicato a Papa Benedetto XVI

Cari amici, fra pochi minuti sarà possibile ammirare il nuovo fonte battesimale realizzato e donato al Papa per i Battesimi che è solito amministrare una volta l'anno nella Cappella Sistina.
Facciamo precedere la descrizione “ufficiale” del pregevole manufatto da una bella nota introduttiva che è stata scritta per MiL da un qualificato Docente di Liturgia che ringrazio di cuore per questa collaborazione augurandomi che possa continuare anche per il futuro.
Andrea Carradori
PS Le parti in rosso sostituiscono, nella grafica del nostro sito, quelle in grassetto , della nota ufficiale.
Le foto sono state postate più tardi perché quelle della nota ufficiale sono in versione Word.


L'arte moderna può essere utile alla Chiesa?

Questa è la domanda di partenza, venendo a conoscenza del fatto che, proprio oggi, il Santo Padre inaugurerà il nuovo Fonte battesimale realizzato per le cerimonie che avranno luogo in Vaticano, ed in particolare nella Cappella Sistina.
Non sembra azzardato dire che tale opera - esito di un articolato cammino progettuale in cui la mano dell'artista, l'Architetto Alberto Cicerone, è stata docile alle indicazioni del teologo, il Rev.do don Salvatore Vitiello - sia fi fatto una risposta concreta, e positiva, a tale domanda.
Si tratta certamente di un progetto innovativo, ma nel solco della vera tradizione, alla scuola della "Bellezza" della quale il primo docente è proprio il Santo Padre Benedetto XVI. Ed è anche un segno concreto nato all'interno di una scuola, questa sì accademicamente strutturata, che è il Master in Architettura, Arti Sacre e Liturgia, attivo presso l'Università Europea di Roma e l'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum e del quale i due autori sono parte del Consiglio Direttivo.
Si tratta, in sintesi, di un inchino alla bellezza della Cappella Sistina: il Fonte, infatti, nella sua parte superiore, è costituito da una sfera finita in oro 24K, con una superficie perfettamente riflettente che permetterà di far risplendere, proprio dinnanzi agli occhi del Papa, tutta la bellezza di quanto l'arte michelangiolesca, che non ha certamente paragoni in tutta la produzione artistica della storia dell'umanità, è riuscita a creare.
Il Santo Padre, pertanto, mentre battezzerà nuovi cristiani, vedrà l'immagine della creazione e quella del giudizio universale proprio nel punto in cui raccoglierà l'acqua santificatrice, espressione della nuova creazione e della chiamata alla santità di quei nuovi fratelli nella fede.
Si tratta, ancora, di un'opera che nella sua semplicità è però profondamente simbolica, senza restare perciò incomprensibile, ma altamente evocativa: proprio ciò che l'arte dovrebbe fare.

DM


NOTA UFFICIALE SUL NUOVO FONTE BATTESIMALE


Sintesi del commento biblico-teologico
al nuovo Fonte battesimale per Sua Santità Benedetto XVI
realizzato dall’Arch. Alberto Cicerone e dal Rev. Salvatore Vitiello

Il nuovo Fonte battesimale, realizzato per il Santo Padre Benedetto XVI, si compone di tre elementi simbolici: l’albero di ulivo, sui cui rami sono distribuiti ventiquattro frutti; la pietra, dall’alveo del fiume Giordano, nella quale l’albero è radicato; il sole, sostenuto dalle fronde dell’albero, come il sovrano che siede in trono, sfera che aprendosi contiene l’acqua per il sacramento del Battesimo.
La chiave di lettura che si è voluta dare al Fonte battesimale è costituita dalla visione di Giovanni, riportata nel Libro dell’Apocalisse: «In mezzo alla piazza della città e da una parte e dall’altra del fiume si trovava l’albero della vita» (Ap 22,1-2).
L’albero – La simbologia dell’albero proviene dall’immaginario religioso-culturale mesopotamico, ereditato dallo stesso popolo di Israele. Vi sono sottintesi due significati: c’è una vita “trattenuta” e non “data pienamente”, e c’è chi cerca di “avere pienamente” la vita. Quella ricercata è “qualitativamente altra” rispetto alla mera vita biologica. L’immagine dell’albero è strettamente connessa alla persona del sovrano: segno della sovranità è il bastone – piccolo albero sradicato e “addomesticato” – e con il frutto di un albero – l’ulivo – si unge il capo del sovrano.
Nella visione di Giovanni confluiscono nell’albero più realtà: il sovrano, «il trono di Dio e dell’Agnello» (Ap 22,3), e la nuova vita. L’albero della vita – prosegue la visione – «fa dodici frutti e […] porta il suo frutto ogni mese; e le foglie dell’albero sono per la guarigione delle nazioni» (Ap 22,2). Nel Fonte, i frutti sono ventiquattro, a indicare i dodici mesi dell’anno, ripetuti due volte – quindi la sovrabbondanza che non viene mai meno –, ed il compimento della storia della Salvezza, dalla chiamata di Israele, diviso in dodici tribù, segnate sulle porte della Nuova Gerusalemme, fino ai dodici Apostoli, il cui nome è segnato sui basamenti, su cui poggiano le mura della Città.
I Padri della Chiesa identificarono presto l’albero con la Croce e questa con il Crocifisso: Cristo Signore è lo stesso albero; il Corpo di Lui ne è il tronco, la Sua carne il legno, la Sua Vita la linfa che dà il frutto, e chi ne mangia vivrà in eterno. Alla descrizione dell’albero, inoltre, l’Autore sacro aveva premesso la visione del «fiume puro dell’acqua della vita, limpido come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell’Agnello» (Ap 22,1). Le acque di questo fiume sono le stesse che, nel Libro di Ezechiele, scaturivano dal lato Tempio e confluivano nel mare sanandone le acque. Giovanni le identifica, ora, con il torrente che sgorga dal costato trafitto di Cristo e sana l’umanità dai propri peccati.
Il sole – Nella visione di Giovanni il sole è anch’esso simbolo della sovranità; infatti, scrive: «La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello» (Ap 21,23). Si afferma, così, come il vero sovrano sia Dio soltanto. Sull’albero della vita, cioè sul trono, siede l’Agnello immolato, Colui che è «Luce per illuminare le genti e Gloria del suo popolo» (Lc 2,32).
Il Fonte, plasmato dalla visione giovannea, appare perciò come il Sole assiso fra le fronde. L’immersione nell’acqua si configura come l’immersione nel Sole, cioè in Dio. Dentro l’Eterno, il battezzato vede immergere la propria mortalità, per risorgere immortale, partecipe della divinità di Cristo (Cfr. 1Pt 1,4).
La pietra posta a fondamento del Fonte rappresenta Colui che è il fondamento della Chiesa, «la pietra scartata dai costruttori [che] è divenuta pietra angolare» (Sal 118,22), perché «scelta e preziosa davanti a Dio» (1Pt 2,4).
Nel fonte vengono divinamente forgiate le pietre vive per la costruzione dell’“Edificio spirituale”, del quale Dio stesso ha posto la prima pietra, il Suo Figlio Unigenito, Gesù di Nazaret, Signore e Cristo. Il Fonte si innalza, dunque, come Cristo e sta in piedi, ricco di tutta la simbologia della vita, della regalità e dell’eternità, che appartengono al Figlio di Dio fatto uomo, e che vengono promesse e partecipate, sacramentalmente, ai battezzati.

Breve relazione tecnico - descrittiva
del nuovo Fonte battesimale per Sua Santità Benedetto XVI
realizzato dall’Arch. Alberto Cicerone e dal Rev. Salvatore Vitiello

Il Fonte battesimale, così come si presenta, è l’esito di un articolato cammino progettuale, nel quale si è cercato di tener conto, sintetizzandoli, dei fondamentali canoni dell’arte, come la storia ce li ha consegnati e come la stessa Cappella Sistina, così mirabilmente realizza.
I tre elementi presentati nella descrizione biblico-teologica (roccia, albero e sole) sono stati “composti” in un’armonia che ha voluto obbedire a precise proporzioni e relazioni numeriche. Influenzati dal genius locii e facendo riferimento ai parametri veterotestamentari indicanti le norme costruttive per il Tempio di Salomone, e non senza riferimento all’Arca dell’alleanza in esso custodita, si è assunto, come unità di misura generale del Fonte, il cubito sacro ebraico.
Infatti, l’Opera ha un “catino” di 55cm di diametro (pari ad 1 cubito salomonico riconosciuto come un grado di meridiano), ed è alta, a catino chiuso, 2 cubiti e ½ (pari a 137,5cm), mentre a catino aperto è pari a 2 cubiti (110cm). La profondità e larghezza sono pure di 1cubito e ½.
Quindi la larghezza, la profondità e l’altezza (1cubito e ½ - 1cubito e ½ - 2cubiti ½) richiamano, in verticale, quelle che furono le esatte dimensione dell’Arca dell’alleanza del Tempio di Salomone . Il Fonte battesimale è stato così interamente progettato in obbedienza alle proporzioni determinate dalla sezione aurea (Φ = 1,618); in particolare nel rapporto di 55cm e 89cm che corrispondono al menzionato catino ed all’altezza del solo albero (89:55=1,618).

L’Albero, le radici e le foglie sono stati realizzati secondo la tradizionale tecnica della fusione a cera persa, reinterpretata e utilizzata in modo innovativo; interamente in bronzo, brunito e lucidato, essi insistono su una pietra (roccia appenninica) sulla quale si è incastonata una pietra proveniente dal Sito del Fiume Giordano della Custodia di Terra Santa.

La pietra a sua volta poggia su un basamento di bronzo fuso a terra, delle dimensioni auree di 70cm x 43,26cm (70:43,26=1,618).

Tra i rami dell’albero vi è il “sole che sorge”, rappresentato da una sfera finita in oro 24k, con una superficie perfettamente riflettente, divisibile in 2 semisfere, delle quali la superiore viene a costituire il copri-Fonte asportabile (da depositare nella Liturgia su apposito cuscino da 80cm di lato), mentre l’inferiore semisfera, fissata all’albero, rappresenta il vero e proprio catino battesimale la cui forma interna a conchiglia è immediatamente riconoscibile.
Anche la valva della conchiglia del catino è stata realizzata artigianalmente in rame martellato e successivamente finito in oro 24k ed è suddivisa il 24 coste, 12 per lato rispetto alla costa centrale. In cima alla valva è stato apposto un bassorilievo argenteo dello stemma del Pontefice Regnante.
L’intera Opera è custodita in uno “scrigno” appositamente realizzato, in legno e polimetilmetacrilato, che ne consente il sollevamento, l’agevole trasporto, la costante visione.


Profilo essenziale degli Autori:

Alberto Cicerone (1966) è Laureato in Architettura presso l’Università “G. D’Annunzio” di Pescara ed ha conseguito il Master di II Livello in Architettura, Arti Sacre e Liturgia presso il Pontificio Ateneo Regina Apostolorum - Università europea di Roma nell’a.a. 2008-2009 con votazione di 70/70lode.
Coniugato, con un figlio, il suo ambito di maggiore impegno è quello della progettazione architettonica, nella quale è particolarmente attento alla composizione degli spazi. Affrescatore, pittore e designer ha progettato l’adeguamento liturgico della sua Parrocchia di residenza di San Pio X ad Avezzano (AQ), ha realizzato il restauro del tabernacolo settecentesco della Parrocchia Beata Vergine della Grazie in Civitella Casanova (PE) ed affrescato interamente il Battistero (100mq) della nuova Parrocchia di San Giuseppe Artigiano in Avezzano (AQ). Dall’a.a. 2011/2012 è assistente sulla cattedra di Composizione architettonica del citato Master.

Salvatore Vitiello (1972) è sacerdote dell’Arcidiocesi di Torino dal 1997. Laureato in Teologia presso la Pontificia Università Lateranense ed in Scienze storiche presso l’Università “La Sapienza” di Roma, è Docente di Teologia sacramentaria all’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Torino ed insegna Introduzione alla teologia ed all’ecclesiologia nella facoltà di Diritto Canonico della P.U.L. Docente presso l’Università cattolica del Sacro Cuore in Roma, dal novembre 2011 è pure Coordinatore del Master in Architettura, Arti Sacre e Liturgia del Pontificio Ateneo Regina Apostolorum - Università Europea di Roma, nel quale ha insegnato sin dalla prima edizione del 2007.

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Nota : « Farai il coperchio, o propiziatorio, d'oro puro; avrà due cubiti e mezzo di lunghezza e un cubito e mezzo di larghezza. Farai due cherubini d'oro: li farai lavorati a martello sulle due estremità del coperchio. Fa un cherubino ad una estremità e un cherubino all'altra estremità. Farete i cherubini tutti di un pezzo con il coperchio alle sue due estremità. I cherubini avranno le due ali stese di sopra, proteggendo con le ali il coperchio; saranno rivolti l'uno verso l'altro e le facce dei cherubini saranno rivolte verso il coperchio. Porrai il coperchio sulla parte superiore dell'arca e collocherai nell'arca la Testimonianza che io ti darò. Io ti darò convegno appunto in quel luogo: parlerò con te da sopra il propiziatorio, in mezzo ai due cherubini che saranno sull'arca della Testimonianza, ti darò i miei ordini riguardo agli Israeliti» (Es 25,17-22).

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