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lunedì 12 dicembre 2011

Sul Convegno a Torino del prof. de Mattei

E' stato senz'altro molto partecipato, nonostante il silenzio in proposito dei media cattolici, il convegno svoltosi a Torino, giovedì 1° dicembre scorso, per la presentazione del nuovo libro scritto dal prof. Roberto de Mattei "Apologia della Tradizione".
Quasi duecento persone sono infatti accorse al Teatro San Giuseppe per ascoltare le profonde considerazioni dell'illustre cattedratico precedute dal vivace intervento introduttivo della scrittrice Cristina Siccardi. Quest'ultima, dal canto suo, ha ricordato il movimento di rinnovamento del clero torinese nel XIX secolo, ma non ha mancato altresì di ricordare, con legittimo disappunto, il recente "caso Gnocchi" nel quale, in aperta disobbedienza al Papa, si è negato al padre del famoso giornalista il diritto al funerale religioso secondo l'antico rito.
L'evento si è posto idealmente come la conclusione del giro di presentazioni del precedente volume "Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta", insignito del premio Acqui Storia 2011, e come inizio del lancio della nuova opera, “Apologia della Tradizione”, che intende approfondire alcune tematiche emerse in quest'anno di accesi dibattiti sul tema.
Nella sua relazione il prof. de Mattei ha esordito rivendicando con fierezza la distinzione fra il ruolo dello storico e quello del teologo nei confronti della ricerca su un avvenimento così rilevante per la storia della Chiesa come il Concilio Vaticano II.
Lo storico infatti ha il compito di studiare i fatti e non di interpretare i documenti. In questo quadro non vi è ragione alcuna per limitare ideologicamente l'opera dello storico che ha come fine soltanto ed esclusivamente il raggiungimento della verità dei fatti.
In tal senso il relatore ha citato anche un importante discorso di Leone XIII pronunciato in occasione dell'apertura al pubblico di alcuni archivi vaticani. Il pontefice, in tale occasione, sostenne apertis verbis che l'emergere di eventuali comportamenti negativi attribuibili a uomini di Chiesa non può far altro che dimostrare ancor di più l'assistenza soprannaturale che Dio riserva alla sua sposa mistica.
Fatte queste premesse l'oratore si è addentrato nell'analisi del contenuto del nuovo volume.
La Tradizione, egli ha affermato, sta alla base stessa della civiltà umana e dunque della Chiesa. Essa è superiore alla Scrittura perché è la Tradizione che ha dato vita ad essa e non viceversa.
E' la Tradizione inoltre che interpreta la Scrittura e anche il Magistero.
A questo punto il prof. de Mattei ha affrontato, senza riserve o reticenze, il problema centrale del rapporto fra Tradizione e Magistero che gli è stato fortemente contestato, in quest'ultimo anno, specialmente da alcuni studiosi di ambiente cattolico "conservatore".
Il Magistero, come esprime la parola stessa, è l'insegnamento del Papa e della Chiesa docente. Ma l'insegnamento non può avere un valore assoluto a prescindere dalla materia insegnata.
Il maestro di matematica, in altre parole, è autorevole e va seguito, solo se insegna la vera matematica e non a prescindere da essa.
Non sono mancati, in tal senso, esempi emblematici nella storia della Chiesa in cui le autorità, in stragrande maggioranza, si erano allontanate dalla vera dottrina. In tali occasioni, non di rado, sono stati i fedeli, i laici battezzati, ricorrendo al proprio "sensum fidei" a riportare i pastori nell'alveo dell'ortodossia.
Il volume riporta in proposito numerosi casi, a partire da quello, per molti versi drammatico, dell'arianesimo.
Non sono inoltre mancati episodi nei quali documenti, legittimamente approvati da Concili Ecumenici, sono poi stati modificati o addirittura abrogati. Tipico fu l'esempio del Concilio di Costanza (1414 -1418).
Non tutti i Concili Ecumenici poi hanno la medesima autorevolezza magisteriale. Alcuni di essi, come il Concilio Lateranense V (1512 - 1517) possono, ad ogni effetto, essere considerati quasi dei "concili mancati": esso infatti varò una riforma della Chiesa che rimase inattuata e non riuscì a prevenire la catastrofe dello scisma luterano.
Venendo quindi al Vaticano II, il prof. de Mattei ha affermato che, sul piano storico, almeno per taluni importanti aspetti, anch'esso può essere considerato "mancato". In particolare si rivelò un tragico errore l'aver omesso la condanna del comunismo ateo. Proprio l'assise che si proponeva di valutare i "segni dei tempi", si dimenticò completamente del segno più importante e non fu capace di percepirne la crisi ormai imminente.
La conferenza si è conclusa con un riferimento alla cosiddetta "ermeneutica della riforma nella continuità" esposta da Benedetto XVI nel famoso discorso alla Curia Romana del 22 dicembre 2005. Secondo l'autore di "Apologia della Tradizione" tale discorso, al di là delle effettive intenzioni del Pontefice, ha di fatto aperto la strada ad una sana discussione scientifica e teologica sul valore del Concilio Vaticano II e dei suoi documenti. Ciò non significa negare che tale Concilio sia esistito e che faccia parte del Magistero solenne della Chiesa.

Marco BONGI

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