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venerdì 16 dicembre 2011

Cattedrale di Reggio Emilia: ecco la croce "gloriosa" progettata e installata ma poi fatta rimuore dal Vescovo. (Forse per via delle proteste?)

Ecco la croce: in Duomo per un giorno, poi nascosta.
Installata nonostante il niet dei mesi scorsi e fatta togliere dal vescovo
di Andrea Zambrano, dal Giornale di Reggio 15/12/11, pag. 8


Se fossimo in un romanzo di Dan Brown saremmo al capitolo della croce misteriosa nei sotterranei della Cattedrale. Gli ingredienti ci sono tutti: il mistero sulla sua esistenza, il dubbio sulla sua esposizione, il dilemma sul suo significato simbolico. Dopo le polemiche emerse a seguito della pubblicazione del bozzetto della croce di Nagasawa, il vescovo Adriano Caprioli aveva deciso che non fosse opportuno esporre la croce dell’artista giapponese. Anche perché completamente avversa alle prescrizioni del Messale. Ma evidentemente qualche “disubbidiente” monsignore di curia aveva la smania di esporla a tutti i costi e così l’opera, una barca da cui si innalza un alberello di palma, il tutto riflesso specularmente per rendere la forma di croce latina, ha fatto la sua comparsa il 19 di novembre in Cattedrale, quando il tempio era rimasto chiuso per le prove generali dell’inaugurazione del giorno dopo. Ne è nato un tira e molla abbastanza sconveniente. “La mettiamo”. “No, non la mettiamo”. Al che, il vescovo, come Alessandro Magno ha tagliato il nodo di Gordio sedando la lite da sagrestia: “Basta, la croce non si esporrà”. Così è stata smontata, tra i mugugni di qualcuno e ora è nascosta, appunto, e qui entra in scena Dan Brown, da qualche parte nel palazzo vescovile.
Il Giornale di Reggio però oggi è in grado di svelarvela per la prima volta nella sua configurazione originale. Come detto è una croce gloriosa, dunque senza crocifisso, come invece prevede il Messale. E qui sta forse la cosa più curiosa. Assodata infatti la impossibilità di esporre quel tipo di opera perch vietato da normative liturgiche ben precise, perché si è proceduto comunque alla realizzazione del manufatto in bronzo? Ben sapendo insomma che l’opera era a rischio “censura”, perché si sono spesi soldi, almeno 20-25mila euro e si è coinvolto quel determinato artista, quando ancor prima della decisione del vescovo si sapeva già che si agiva in spregio alle leggi della Chiesa?
Anche questo è un mistero che sarebbe opportuno risolvere. Sempre che non lo faccia Dan Brown al posto di qualche responsabile.

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La Redazione