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mercoledì 25 dicembre 2024

Porfiri. "Un canto misterioso: Adeste Fideles

Grazie al Maestro Aurelio Porfiri per questa bella descizione della storia del meraviglioso Adeste fideles.
Luigi C.

19-12-24

Ho più volte accennato, parlando della liturgia, di come essa soffra di una crisi di identità che coinvolge anche la musica sacra. I testi forniti nel Messale sono spesso ignorati nel nome di canti non sempre di qualità adeguata. Questo riguarda anche le grandi feste, come il Natale, anche se c’è da dire che qui c’è un repertorio di canti che costituiscono un bagaglio importante per un repertorio comune nel segno della tradizione.
Un esempio in questo senso è Adeste Fideles, una bella melodia di origine incerta, con le parole di John Francis Wade (diciottesimo secolo). Di questo canto esistono molte traduzioni nelle lingue vernacolari, ma non c’è dubbio che la versione originale in latino ha tutto un altro fascino. Delle origini di questo canto non sappiamo molto. Un articolo che è apparso sul Blog della musica, lo definisce un “canto misterioso”. Certo non è semplice risalire all’autore principale, in effetti è stato attribuito a vari autori e per il testo si è anche parlato di san Bonaventura. La musica è stata attribuita a vari musicisti, tra cui Georg Friedrich Händel. Ma sembra che il compositore fu, appunto, John Francis Wade (1711-1786). Ma chi era Wade? Non ne sappiamo molto, alcuni lo dicono membro del clero, per altri era laico. Quello che sappiamo era che si trattava di un inglese e cattolico, ed essere cattolico non era semplice nell’Inghilterra del XVIII secolo. Egli era un copista di musica e la versione che conosciamo di Adeste Fideles ci è giunta attraverso di lui, datata tra il 1740 e il 1743 (blogdellamusica.eu). Dom Jean Stéphan In un suo libro del 1947 cercò di ricostruire le origini di questo canto (Adeste Fideles. A Study on Its Origin and Development. Buckfast Abbey, South Devon, 1947).

Sono rimasto lietamente sorpreso quando, curando il volume di Vittorio Messori La luce e le tenebre, ho potuto constatare come il noto scrittore avesse anche una predilezione per questo canto,

“il mio preferito è l’Adeste fideles che, come tutti sanno, ci invita ad accorrere a Betlemme per adorare in una grotta il Verbo incarnatosi in un bambino. È un canto di grande dolcezza e maestosità, ha parole la cui bellezza si può ammirare interamente solo nell’originale latino che, purtroppo, non è più possibile ascoltare nelle nostre parrocchie. in effetti è un grande classico, cantato da tutti i cantanti più importanti, armonizzato e riarrangiato in migliaia di modi differenti, dal più semplice al più sfarzoso con cori e orchestre a volontà”.

In effetti è vero che è un canto che ha conosciuto un successo straordinario in tutte le latitudini.

Credo che le parole di Messori, “grande dolcezza e maestosità” bene descrivano il carattere del canto. La melodia invita i fedeli quasi a mettersi in cammino lieti e trionfanti verso Betlemme, dove vedranno e adoreranno il Re degli angeli. Quel venite adoremus reiterato per tre volte in un crescendo enfatico che si scioglie sulla parola Dominus, bene ci conduce sulla scena umile ma grandiosa della natività del Salvatore di tutte le genti.

A Messori, fa eco l’apologeta cattolico Paolo Gulisano che dice:

“Il mio canto di Natale preferito è Adeste Fideles. Un canto dalla notevole solennità musicale, quasi una marcia reale. E in effetti le parole del testo richiamano al Re degli Angeli che si è chiamati ad adorare. “Vedremo celato sotto un corpo umano l’imperituro splendore dell’eterno Padre.” E’ il canto della manifestazione della Gloria di Dio in un bambino in fasce. C’è un altro aspetto per cui questo canto mi è tanto caro: l’autore era John Francis Wade, un cattolico inglese del XVIII secolo, un esule cacciato dal suo Paese a motivo della sua Fede. Il brano, musica e parole, fu redatto nel 1743, a Douai in Francia, dove esisteva una comunità di esiliati britannici. Sembra che Wade, che era un insegnante di musica, si fosse peraltro ispirato ad un motivo tradizionale irlandese. Un altro motivo che mi spinge ad amare questo canto è il fatto che fosse tanto caro ai Giacobiti, i cattolici di Inghilterra, Scozia e Irlanda che si battevano per la Restaurazione della dinastia degli Stuart. Una sorta di messaggio in codice che invitava a seguire il Rex Angelorum che in codice era il Rex Anglorum, cioè il vero sovrano di diritto delle Isole Britanniche, il Bonnie Prince Charlie. Insomma. Per chi mi conosce e conosce i miei interessi e le mie passioni, non è difficile capire perché la mia scelta cada su Adeste Fideles!”

La fortuna di questo canto è probabilmente anche dovuta alla nobile semplicità e bellezza della melodia, che procedendo quasi sempre per gradi congiunti riesce però con rari salti ben congegnati a trasportare l’anima del fedele ad unirsi al coro degli angeli per dare lode al Bambino che viene, in quel momento della storia in cui si riassumeva tutto il passato e scaturiva tutto il futuro. Anche noi ci avviciniamo gradualmente a questo sfolgorante evento e contempliamo con i pastori Colui che l’umanità aveva sempre atteso.