Una nostra cara lettrice ci segnala questo articolo, dello stesso autore del bellissimo saggio apologetivo sul Card. Ottaviani (pubblicato sempre sul blog di Raivaticano e riportato da noi in questo post).
Roberto
Dio è mio e lo gestisco io
di Antonio Cannarozzo
dal blog.raivaticano.rai.it, 29.11.10
di Antonio Cannarozzo
dal blog.raivaticano.rai.it, 29.11.10
Il comportamento del cristiano d’oggi che spazia dall’impegno sociale al politicamente corretto alla responsabilità
ecologica, fino a sfociare nel ridicolo, trattando anche dell’obbligo di non fumare o di attraversare sempre sulle strisce pedonali…
Giorni fa sono stato invitato a parlare, con altre due persone, ad una conferenza sulla storia del cristianesimo in una parrocchia della periferia romana. Purtroppo, come dice spesso mia moglie, su certi argomenti di Chiesa non mi faccio mai gli affari miei e creo sempre guai: così è stato anche quella sera.
La conferenza, durata un po’ più a lungo del previsto, è finita con un applauso per noi relatori e subito dopo si è aperto un dibattito sull’impegno costruttivo dei cattolici sui temi trattati.
Gli interventi non troppo tardi sono diventati abbastanza ripetitivi e monotoni: il comportamento del cristiano d’oggi che spazia dall’impegno sociale al politicamente corretto alla responsabilità ecologica, fino a sfociare nel ridicolo, trattando anche dell’obbligo di non fumare o di attraversare sempre sulle strisce pedonali…
A questo punto sono intervenuto: ”Scusate, ma con tutto questo Dio che cosa c’entra? Prima di parlare d’impegno verso la società forse, se siamo cattolici, bisognerebbe impegnarsi verso Dio, magari con le preghiere del catechismo…”. Mentre pronunciavo queste parole alcuni mi guardavano come se appartenessi a una specie in via d’estinzione. Solo i bambini mi dimostravano un certo interesse, tanto che avevano smesso di parlare tra di loro. Approfittai di questa momentanea attenzione per rivolgermi ad uno di
loro, con una domanda che mi sembrava innocente: “Reciti mai il Rosario?”.
Il bambino mi guarda stupito, come se parlassi un’altra lingua e intanto nella sala si diffondeva un mormorio.
Sinceramente non capivo cosa stesse succedendo. Visto il mio stupore, il parroco, con fare molto dialogante e amichevole, mi illustra pazientementeil lavoro che stavano portando avanti come comunità ecclesiale, alla luce di un non meglio identificato Vaticano II.
Dopo questi fumosi concetti aggiunge che in tutto ciò la preghiera ha un ruolo fondamentale, però come qualcosa di spontaneo, di autentico e non già definito da altri, come accadeva nelle vecchie preghiere.
Capivo solo adesso cosa poteva aver suscitato la mia domanda in merito al vecchio e sorpassato Rosario. Così, in maniera un po’ ironica, avanzai l’idea che un domani anche la Messa poteva essere “inventata” quotidianamente, sempre avendo come riferimento,
aggiunsi in modo ancor più sarcastico, “un percorso formativo per l’assemblea”.
Mi aspettavo una rispostaccia ed invece tutto questo era per lui auspicabile, ma i tempi non erano ancora maturi. Sono rimasto di stucco. “Ognuno di loro, ragazzi e adulti – prosegue con soddisfazione il parroco – è invitato ad inventare una libertà ed una spontaneità sempre più aperta all’- ascolto”. ”Ma all’ascolto di chi? ”, è stata la mia domanda rivolta al pubblico.
Mi ha risposto una signora dalla sala: “Ma della parola di Dio, è ovvio”.
“E mica tanto! – ho replicato -. Se voi parlate di libertà, di crescita interiore, di nessuna costrizione, di un mondo dove tutto è spontaneo, allora questo Dio chi è? Attenzione, perché non sempre si ascolta Dio. Spesso, proprio per la nostra natura, è il diavolo che ci parla, ed è solo grazie alla conoscenza della dottrina e alla fede che noi possiamo sapere con chi abbiamo realmente a che fare”.
Parole che non credevo potessero offendere qualcuno, ma il parroco e gli altri presenti non la pensano così.
Cominciano a non avere più un’aria tanto amichevole nei miei confronti, anzi sono abbastanza seccati. Ho creato, mi ammoniscono, solo problemi al “percorso di crescita evolutiva dei ragazzi, dando un immagine miope e sbagliata sul valore del cristianesimo”.
Inutile dire cosa mi passava per la testa.
Comunque, per non dilungarmi sulla serata, salto altri interventi sempre sull’impegno e sull’ascolto per dirvi che il clou è stato un altro mio intervento con dure rimostranze tra il pubblico, parroco compreso. Ma che cosa avevo detto di tanto terribile?
Mi sono permesso di ricordare, rispondendo ad alcune persone, che per ogni anima c’è alla fine il Giudizio di Dio il quale non è solo amore ed accoglienza ma è anche giustizia, e ciò pone inevitabilmente ogni cristiano nella grandezza del libero arbitrio e gli conferisce una grande responsabilità per ogni suo atto.
Si è levata dal pubblico una voce per dire: “E adesso ci parla pure del Paradiso e dell’Inferno voluti da una Chiesa oscurantista e classista”, mentre un’altra donna, qualificatasi come catechista, quasi strillando, mi dice con aria di sfida: “Dio è mio e lo gestisco
io”. Solo allora nella sala si è creato un po’ d’imbarazzo, nel ricordo di celebri slogan femministi degli anni ‘70…
In ogni modo, dopo quest’ultima “dotta” affermazione teologica, mi sono dovuto sorbire una lavata di testa da parte di due sacerdoti della parrocchia, ormai né dialoganti né amichevoli, che mi contestavano in tutto. A nulla è valso citare la dottrina della Chiesa, gli scritti di San Francesco di Sales, di San Bonaventura, di San Tommaso…
Nulla da fare, per loro ero solo un reazionario che voleva riportare sul trono, potendolo fare, niente di menoche il Papa Re, il tutto condito con altre amenità del genere.
Allontanandomi dalla sala, compresi che forse senza accorgermene ero stato ospite di qualche assemblea pseudosettaria cristiana e che, per la mia solita sbadataggine, non me ne ero accorto.
Questo pensiero ha ridato serenità al mio animo, ricordandomi che per fortuna la Chiesa, quella vera, è ben altra cosa.
A.Cannarozzo
ecologica, fino a sfociare nel ridicolo, trattando anche dell’obbligo di non fumare o di attraversare sempre sulle strisce pedonali…
Giorni fa sono stato invitato a parlare, con altre due persone, ad una conferenza sulla storia del cristianesimo in una parrocchia della periferia romana. Purtroppo, come dice spesso mia moglie, su certi argomenti di Chiesa non mi faccio mai gli affari miei e creo sempre guai: così è stato anche quella sera.
La conferenza, durata un po’ più a lungo del previsto, è finita con un applauso per noi relatori e subito dopo si è aperto un dibattito sull’impegno costruttivo dei cattolici sui temi trattati.
Gli interventi non troppo tardi sono diventati abbastanza ripetitivi e monotoni: il comportamento del cristiano d’oggi che spazia dall’impegno sociale al politicamente corretto alla responsabilità ecologica, fino a sfociare nel ridicolo, trattando anche dell’obbligo di non fumare o di attraversare sempre sulle strisce pedonali…
A questo punto sono intervenuto: ”Scusate, ma con tutto questo Dio che cosa c’entra? Prima di parlare d’impegno verso la società forse, se siamo cattolici, bisognerebbe impegnarsi verso Dio, magari con le preghiere del catechismo…”. Mentre pronunciavo queste parole alcuni mi guardavano come se appartenessi a una specie in via d’estinzione. Solo i bambini mi dimostravano un certo interesse, tanto che avevano smesso di parlare tra di loro. Approfittai di questa momentanea attenzione per rivolgermi ad uno di
loro, con una domanda che mi sembrava innocente: “Reciti mai il Rosario?”.
Il bambino mi guarda stupito, come se parlassi un’altra lingua e intanto nella sala si diffondeva un mormorio.
Sinceramente non capivo cosa stesse succedendo. Visto il mio stupore, il parroco, con fare molto dialogante e amichevole, mi illustra pazientementeil lavoro che stavano portando avanti come comunità ecclesiale, alla luce di un non meglio identificato Vaticano II.
Dopo questi fumosi concetti aggiunge che in tutto ciò la preghiera ha un ruolo fondamentale, però come qualcosa di spontaneo, di autentico e non già definito da altri, come accadeva nelle vecchie preghiere.
Capivo solo adesso cosa poteva aver suscitato la mia domanda in merito al vecchio e sorpassato Rosario. Così, in maniera un po’ ironica, avanzai l’idea che un domani anche la Messa poteva essere “inventata” quotidianamente, sempre avendo come riferimento,
aggiunsi in modo ancor più sarcastico, “un percorso formativo per l’assemblea”.
Mi aspettavo una rispostaccia ed invece tutto questo era per lui auspicabile, ma i tempi non erano ancora maturi. Sono rimasto di stucco. “Ognuno di loro, ragazzi e adulti – prosegue con soddisfazione il parroco – è invitato ad inventare una libertà ed una spontaneità sempre più aperta all’- ascolto”. ”Ma all’ascolto di chi? ”, è stata la mia domanda rivolta al pubblico.
Mi ha risposto una signora dalla sala: “Ma della parola di Dio, è ovvio”.
“E mica tanto! – ho replicato -. Se voi parlate di libertà, di crescita interiore, di nessuna costrizione, di un mondo dove tutto è spontaneo, allora questo Dio chi è? Attenzione, perché non sempre si ascolta Dio. Spesso, proprio per la nostra natura, è il diavolo che ci parla, ed è solo grazie alla conoscenza della dottrina e alla fede che noi possiamo sapere con chi abbiamo realmente a che fare”.
Parole che non credevo potessero offendere qualcuno, ma il parroco e gli altri presenti non la pensano così.
Cominciano a non avere più un’aria tanto amichevole nei miei confronti, anzi sono abbastanza seccati. Ho creato, mi ammoniscono, solo problemi al “percorso di crescita evolutiva dei ragazzi, dando un immagine miope e sbagliata sul valore del cristianesimo”.
Inutile dire cosa mi passava per la testa.
Comunque, per non dilungarmi sulla serata, salto altri interventi sempre sull’impegno e sull’ascolto per dirvi che il clou è stato un altro mio intervento con dure rimostranze tra il pubblico, parroco compreso. Ma che cosa avevo detto di tanto terribile?
Mi sono permesso di ricordare, rispondendo ad alcune persone, che per ogni anima c’è alla fine il Giudizio di Dio il quale non è solo amore ed accoglienza ma è anche giustizia, e ciò pone inevitabilmente ogni cristiano nella grandezza del libero arbitrio e gli conferisce una grande responsabilità per ogni suo atto.
Si è levata dal pubblico una voce per dire: “E adesso ci parla pure del Paradiso e dell’Inferno voluti da una Chiesa oscurantista e classista”, mentre un’altra donna, qualificatasi come catechista, quasi strillando, mi dice con aria di sfida: “Dio è mio e lo gestisco
io”. Solo allora nella sala si è creato un po’ d’imbarazzo, nel ricordo di celebri slogan femministi degli anni ‘70…
In ogni modo, dopo quest’ultima “dotta” affermazione teologica, mi sono dovuto sorbire una lavata di testa da parte di due sacerdoti della parrocchia, ormai né dialoganti né amichevoli, che mi contestavano in tutto. A nulla è valso citare la dottrina della Chiesa, gli scritti di San Francesco di Sales, di San Bonaventura, di San Tommaso…
Nulla da fare, per loro ero solo un reazionario che voleva riportare sul trono, potendolo fare, niente di menoche il Papa Re, il tutto condito con altre amenità del genere.
Allontanandomi dalla sala, compresi che forse senza accorgermene ero stato ospite di qualche assemblea pseudosettaria cristiana e che, per la mia solita sbadataggine, non me ne ero accorto.
Questo pensiero ha ridato serenità al mio animo, ricordandomi che per fortuna la Chiesa, quella vera, è ben altra cosa.
A.Cannarozzo
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