Dedico questa foto e le poche argute parole che l’accompagnano a tutti coloro che, coltivando l’hobby di avversare tutto ciò che “odora” di tradizione, hanno più volte definito pubblicamente i gruppi stabili locali : “ teatrali e vuoti”.
Naturalmente costoro potranno facilmente ribattere che “ i gesti – della foto – essendo stati fatti da belle e sapienti vergini sagge sono ipso facto di "grande spiritualità” mentre noi , che notoriamente siamo brutti e pure peccatori, siamo irrimediabilmente teatrali e vuoti esteti.
D’altronde l’Avvenire di oggi pare abbia definito, secondo un “messaggio” che un amico prete mi ha mandato poco fa : “ apice della solennità” quanto è avvenuto a Reggio Emilia domenica scorsa. A.C.
“ A guardare queste immagini viene un riso amaro.
Viene da pensare a tutte quelle volte in cui i cattolici tradizionalisti sono stati accusati di “teatralità” e di “estetismo”: seguire fedelmente le rubriche (che, ricordiamo, sono legge della Chiesa e non suggerimenti) è stato spesso ritenuto da moderni preti, parroci e gerarchie (più raramente dai laici) una bizzarria sulla quale ironizzare.
Parliamo delle berrette, delle mani giunte, degli occhi abbassati durante la celebrazione, dei camici ricamati, delle pianete (non comprate ex novo ma molto spesso antichi paramenti riutilizzati, quindi nessuno spreco, così per tranquillizzare le pastorali degli “stili di vita”).
Parliamo della bellezza, ormai bandita dalla maggior parte delle liturgie moderne. Ma, a proposito della coreografie delle vestali, la domanda sorge spontanea: dove si trova la rubrica che prescrive al presenza delle gentili e carine signore?
Non la troviamo, ma forse abbiamo l’edizione sbagliata del Messale”. ( Un lettore di MIL )
Naturalmente costoro potranno facilmente ribattere che “ i gesti – della foto – essendo stati fatti da belle e sapienti vergini sagge sono ipso facto di "grande spiritualità” mentre noi , che notoriamente siamo brutti e pure peccatori, siamo irrimediabilmente teatrali e vuoti esteti.
D’altronde l’Avvenire di oggi pare abbia definito, secondo un “messaggio” che un amico prete mi ha mandato poco fa : “ apice della solennità” quanto è avvenuto a Reggio Emilia domenica scorsa. A.C.
“ A guardare queste immagini viene un riso amaro.
Viene da pensare a tutte quelle volte in cui i cattolici tradizionalisti sono stati accusati di “teatralità” e di “estetismo”: seguire fedelmente le rubriche (che, ricordiamo, sono legge della Chiesa e non suggerimenti) è stato spesso ritenuto da moderni preti, parroci e gerarchie (più raramente dai laici) una bizzarria sulla quale ironizzare.
Parliamo delle berrette, delle mani giunte, degli occhi abbassati durante la celebrazione, dei camici ricamati, delle pianete (non comprate ex novo ma molto spesso antichi paramenti riutilizzati, quindi nessuno spreco, così per tranquillizzare le pastorali degli “stili di vita”).
Parliamo della bellezza, ormai bandita dalla maggior parte delle liturgie moderne. Ma, a proposito della coreografie delle vestali, la domanda sorge spontanea: dove si trova la rubrica che prescrive al presenza delle gentili e carine signore?
Non la troviamo, ma forse abbiamo l’edizione sbagliata del Messale”. ( Un lettore di MIL )
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