Post in evidenza

AGGIORNAMENTO del programma del 13º Pellegrinaggio Populus Summorum Pontificum #sumpont2024

Cari amici, a pochi giorni dall ’inizio de l  13º Pellegrinaggio  Populus Summorum Pontificum   a Roma da venerdì 25 a domenica 27 ottobre  ...

giovedì 29 settembre 2011

Intervista a Monsignor Brunero Gherardini

Risposta a Don Cantoni
fra teologia e amarezza

di Dante Pastorelli


Da quando nel 2009 apparve il primo libro sul Vaticano II (Concilio Ecumenico Vaticano II. Un discorso da fare, Frigento, Casa Mariana Editrice), in cui Mons. Brunero Gherardini iniziava una disamina attenta e puntuale dei documenti conciliari, fra larga messe di consensi anche ad altissimo livello, s’è levata qualche rara voce critica, legittima certo, ma per lo più alquanto superficiale e ripetitiva. Né diversa accoglienza ha ricevuto il successivo Concilio Vaticano II. Il discorso mancato, Torino, Lindau, 2011.
In questi due approfonditi studi i nodi cruciali del Vaticano II vengon al pettine e non basta a contrastar l’analisi del grande Maestro biascicar ad ogni pie’ sospinto il mantra: il Papa sostiene che c’è continuità tra il Vaticano II e l’intero Magistero che lo precede, e quindi la continuità c’è. Il proceder del Concilio nel solco della Tradizione va dimostrato. Se non si vuole dimostrar con argomentazioni se non esaustive almeno credibili, si dogmatizzi in modo inequivocabile l’ultima assise ecumenica o almeno una parte dei suoi documenti o capitoli d’essi, dato il loro diverso valore magisteriale da inquadrar sempre nel livello “più modesto”, pastorale, su cui dall’alto s’è voluto por quest’importante evento ecclesiale.
Non è mia intenzione polemizzar con nessuno in questa sede, poiché già a certe critiche ho risposto sul mio bollettino “Una Voce dicentes”, Gennaio-Aprile 2011.
Ma molto di recente un’altra voce s’è aggiunta alla sparuta ma sgomitante schiera dei contestatori. Mi son fatto coraggio, allora, e mi son rivolto all’antico Maestro che m’onora della sua amicizia, chiedendogli di risponder finalmente almeno a qualcuno di questi dissenzienti - soprattutto all’ultimo che, sapevo, con le sue pagine gli avrebbe procurato amarezza -, pur conoscendo la sua ritrosia, il disagio che gl’impediscon di scender nell’agone di vacue dispute. E con mia viva sorpresa m’ha rilasciato un’ampia ed accorata intervista destinata al mio sopra citato bollettino, ma che, ne sento il dovere, volentieri affido in anticipo a qualche blog.
Assieme all’affetto di sempre, a don Brunero il mio più profondo ringraziamento, nell’attesa del terzo testo sul tema Vaticano II. E che Maria Santissima, tanto da lui venerata ed amata, lo sostenga e lo illumini nella santa battaglia in difesa della vera Fede e dell’unica Chiesa di Cristo.

D.P.

D – Caro don Brunero, in questi giorni, come saprà, il Suo nome è oggetto d’un attacco pesantissimo da parte d’un prete che si dichiara Suo ex-alunno. Non gli risponde?

R – Per le rime, no. Anzi, se si trattasse solo della mia persona, manterrei ancor il silenzio che in tutta la mia vita ho mantenuto. Questa volta, tuttavia, ho intenzione di farmi sentire in qualche modo, se pur con molta riluttanza. Non scriverò direttamente una risposta articolata sulle singole tematiche ed accuse, ma complessiva, breve e sostanziale. Ho già in mente dove e come inserirla, al solo scopo di fornire opportuni chiarimenti e quella che mi offri, nonostante la mia idiosincrasia al genere Intervista, è un’occasione d’oro. Non risponderò per le rime, perché rifuggo dall’uso del vetriolo che m’è stato scaraventato in faccia. E vorrei aggiungere che la mia risposta, così come tutta la mia analisi del Vaticano II, parte da quel gesto rivoluzionario che il 13 ottobre del 1962 dette al Concilio un orientamento prima imprevisto. Son convinto che chi non parte di lì non può esser in grado di capirci qualcosa.


D – Se accetta di rispondere, comunque lo faccia, mi par di capire che c’è rimasto male.

R – Certamente non bene, specie perché si tratta d’un attacco portato contro di me da un mio ex alunno, come hai ricordato. Incontro spesso qualcuno che fu alla mia scuola. Son tanti: laici, suore, preti, vescovi e perfino qualche cardinale. Ogni volta è una gioia reciproca ed a me non fa certamente dispiacere sentirmi dire: quando devo parlare sulla Chiesa, prendo in mano i suoi manuali e gli appunti delle sue lezioni. Recentemente un parroco di Roma, rivolto a me dall’altare, ha detto: si tremava un po’ dinanzi al suo rigore, ma non la ringrazieremo mai abbastanza per quello che ci ha dato. L’uscita di don Piero Cantoni, l’alunno di cui mi parli, e dal quale mi sarei aspettato ben altro che vetriolo in faccia, ha rotto l’incantesimo.


D - Se non son indiscreto: c’è qualche motivo per dire che da lui non se l’aspettava?

R – Ce n’è più d’uno e mi trovo un po’ a disagio nel metterli in vetrina. Si tratta soprattutto d’uno stato d’animo. Quando si presentò al Laterano, proveniva da Écone e bastava questo, allora più di oggi, a provocare non poca diffidenza. Seppi da lui le difficoltà che incontrava nella diocesi nella quale si sarebbe incardinato. Aveva il volto triste; non lo vidi mai sorridere. Con lui c’era un suo collega austriaco, egli pure atteggiato a perenne tristezza e, come lui, proveniente da Écone. Mi guardai bene dal fare un sola domanda sui motivi del loro abbandono del ben noto Seminario lefebvriano: fossero transfughi o espulsi, non cambiava le carte in tavola: due esseri umani da aiutare. Così feci, con tutt’i miei limiti, ma con sincerità. Ricordo d’averli portati pure a pranzo insieme. Quanto a Cantoni, anche dopo l’adempimento accademico, lo rivedevo quando ritornava a Roma, m’interessavo alla sua vicenda, mi compiacevo nel costatare il graduale assestarsi della sua situazione. Ho tra i miei ricordi che fu parroco, insegnante e responsabile del Seminario interregionale, fondatore d’un’opera mariana, e varie altre cose. Lo rividi una decina d’anni or sono in un comune del pisano (Fauglia) per un incontro mariano: fu una gioia enorme passare qualche ora insieme, ascoltarlo, ma soprattutto costatare il seguito che riscuoteva da parte di numerosi giovani, di sacerdoti, del Vescovo presente. Tutto confermava il mio giudizio di persona d’altissima intelligenza ed ottima preparazione teologica, lodevolmente impegnata nel servizio ecclesiale. Quando incominciò a mandarmi richieste d’aiuto per la sua opera mariana, sia pur con la consapevolezza della mosca che tira il calcio che può, non me lo feci ripetere. Ora capisci da te perché “non me l’aspettavo”.


D – Certo che capisco. Ma voglio immaginare che non ci sia stato un ribaltamento di posizioni improvviso ed imprevisto. Possibile che non abbia mai intuito qualche discrepanza, qualche riserva, qualche eccezione?

R – Mai, perché mai me ne aveva manifestato neanche un piccolo sintomo. In ultim’analisi, però, non è questo il punto. Dante, di cui tu porti il nome e che conosci molto meglio di me per la tua specializzazione letteraria, direbbe: “…e ’l modo ancor m’offende” (I, 5, 102). I precedenti ai quali ho fatto un sommario riferimento avrebbero consigliato a chiunque, prima di prender la clava in mano e scagliarmela addosso, di sentirmi, di chieder chiarimenti, di contestarmi, riservando un eventuale attacco a dopo che le mie risposte non l’avessero soddisfatto. Ha fatto esattamente il contrario. Contraddetto, peraltro, dal suo collega austriaco che, all’oscuro di tutto, poco prima che la bomba esplodesse, mi scrisse: “E’ un grande onore l’essere stato suo discepolo”.


D – Che si senta offeso dal modo è comprensibile, ma immagino che abbia anche qualche cosa da eccepire nel merito.

R – Sì, e non poco. Se dovessi risponder puntualmente a tutto quanto mi vien rimproverato sia attraverso labussolaquotidiana ed altri siti, sia soprattutto con un intero volume scritto nel modo dottorale e definitorio del “so io ogni cosa e zitti tutti”, dovrei venir meno all’impegno assunto con una pubblicazione che uscirà a marzo 2012 per i tipi di Lindau, nella quale dichiaro che quello è il mio ultimo intervento sul Vaticano II: quanto, infatti, dovevo e volevo dire, l’ho detto; ho avuto riscontri sulla serietà della mia iniziativa da varie e non poche parti; ciò mi basta. Risponderò, dunque, soprattutto per chiarire l’equivoco nel quale don Cantoni è caduto e nel quale potrebbero cader i suoi lettori. Contrapponendo alcuni miei giudizi di oggi ad altri di ieri, o viceversa, egli dimostra la mia doppiezza e la mia contraddittorietà. E’, questa, una conclusione estremamente superficiale; ma potrebb’esser pure estremamente cattiva.
Ogni persona umana, infatti, è in un ininterrotto processo di maturazione. Ho detto altrove che solo le cariatidi non s’evolvono. Ieri ero quello che sono oggi e che sarò domani, ma non allo stesso modo né allo stesso livello di maturazione. Quello che oggi percepisco restava in ombra, o forse era del tutto inavvertito, ieri. E’ avvenuto in me quello che avviene in tutti: è maturata l’età, si son avvicendati impegni e responsabilità che lascian il segno, l’esperienza tocca oggi livelli ieri nemmeno intuiti. Nessuna meraviglia se il giudizio d’ieri non collima, o in parte o in tutto, con quello d’oggi; l’importante è che quello d’oggi indichi i motivi per cui non ripete quello d’ieri. E’ importante, cioè, la fondazione. Dalla quale si potrà sempre dissentire, sempre però riconoscendo la serietà del procedimento fondativo. E’ superficiale il critico che non ne tien conto, ma è cattivo quello che ne fa la premessa per giustificare la conclusione con cui m’addita alla pubblica esecrazione: è un doppiogiochista, è in contraddizione con se stesso. E detta così, sarebbe quasi una carezza, la realtà essendo ben altra.
Oltre alla maturazione, c’è una ragione anche più determinante che non sfiora nemmeno l’anticamera del mio accusatore: da una parte, la “missio canonica” per la quale ero “mandato” ad insegnare la dottrina della Chiesa, non le mie idee; dall’altra, la necessità di non turbare la coscienza della personalità “in fieri” d’ogni mio discepolo. Ebbi la mia bella crisi, che superai solo perché un eminentissimo personaggio e il mio direttore spirituale mi dissero di non abbandonar il mio posto, ma di continuare l’insegnamento con opportune precisazioni, se del caso, tratte dall’ininterrotta Tradizione della Chiesa su quei punti che mi fossero apparsi meritevoli di precisazioni siffatte. E tutt’i miei alunni sanno quanti puntini sulle “i” ho messo: sul “subsistit in” che, invece di condannare come non pochi facevano, giustificai sul piano metafisico; sulla collegialità dei vescovi, ricondotta nell’alveo del primato petrino mentre tutti ne facevano un organo di governo accanto ed analogo a quello del Papa; sull’ecumenismo per strapparlo all’alea del dialogo fine a se stesso e ricondurlo nella sfera dell’ “Unam sanctam”, e così via dicendo.


D – Quindi, Lei afferma che la Sua posizione critica nei confronti del Vaticano II non è di data recente.

R – Sicuramente. Pur non essendo ufficialmente un “perito”, seguivo giornalmente i lavori conciliari come uomo di fiducia (insieme con un collega dell’allora Congregazione dei Seminari e delle Università degli studi, Mons. R. Pozzi) di S. E. Mons. D. Staffa e gl’interrogativi s’affacciavano e crescevano durante gli stessi lavori conciliari. Posso rivelare a questo riguardo che, qualche tempo dopo, un’alta personalità dell’allora sant’Uffizio e pochi anni dopo il suo successore, oltretutto mio conterraneo, mi convocarono per chiedermi se fosse vero che criticassi il Vaticano II. Al primo risposi che insegnavo ciò ch’egli stesso aveva insegnato a me; al secondo ed al suo invito alla prudenza per non compromettere il mio domani, risposi che dovevo risponder al presente della mia coscienza e che l’unico mio domani era quello di Dio. E già allora sostenevo ciò che ho sostenuto oggi: che il Vaticano II è un autentico e legittimo Concilio ecumenico, il più grande dei 20 che l’han preceduto, con un suo magistero supremo e solenne, ancorché non dogmatico, ma pastorale, e con non pochi interrogativi sulla sua continuità con la Tradizione di sempre.


D – Ma, tutto sommato, di che cosa viene oggi accusato?

R – Un po’ di tutto, dalla disinformazione alla contraddittorietà, dal non aver capito il Concilio alla volontaria manomissione del suo insegnamento, e di questo passo s’arriva fino alla conclusione del “formalmente eretico”.
Mi si dice che ignoro le ripetute asserzioni conciliari di continuità con la grande Tradizione ecclesiale; non è vero, ho detto soltanto che altro è una declamazione ed altro una dimostrazione. E questa, fin ad oggi, è mancata. Mi s’accusa di non conoscere, o non riconoscere, la Tradizione/soggetto, là dove ho solo rilevato, con i grandi storici del dogma e della Tradizione stessa, che questo è solo uno sviluppo della teologia moderna e che, comunque, la Tradizione soggettiva resta costitutivamente legata a quella oggettiva, dalla quale non può allontanarsi né d’un apice né d’un iota; può solo approfondire illustrare precisare senza apporti sostanziali e solo nella linea d’uno sviluppo omogeneo. Si dice equivoca, per questo, la mia posizione sul Magistero vivente della Chiesa, come se ad impedirne la capacità e possibilità d’intervento oltre il limite d’una novità omogenea fossi io e non Gv 14,26 e 16,13-14, nonché il cap. IV dell’ “Æterrni Patris” del Vaticano I. Si ha anzi il coraggio d’appellarsi al Lerinense e al beato Newman la cui dottrina sul progresso dogmatico è quella appena accennata. Si prendon poi, uno ad uno, i testi conciliari che ho criticamente analizzato per negarne la mia interpretazione, con ragionamenti che non stanno né in cielo né in terra. P. es., il famoso GS 22/c (“con l’incarnazione il Figlio di Dio s’unì in certo modo ad ogni uomo”) non dichiarerebbe, sia pur “quodammodo”, il Figlio di Dio unito ad ogni persona, ma alla natura umana d’ogni persona: bel modo di svicolare da una difficoltà, come se il testo non dicesse “cum omni homine” e non chiudesse in tal modo lo spazio ad interpretazioni di comodo: “ogni uomo” è ogni persona umana, il supposito, il soggetto, non la sua natura. Mi si dà sulla voce anche per le mie analisi di DH: chissà se, leggendo domani il libro che ho prima annunciato, nel quale dimostro la non corrispondenza di non poche citazioni bibliche ai testi di DH e di NÆ, ch’esse dovrebbero suffragare, non si ricreda anche un don Cantoni.
Non dico nulla sul giudizio, almeno implicito, ch’egli dà della mia produzione scientifica, di cui sembra degnare d’una qualche considerazione solo quella d’indole ecumenica, perché dovrei parlare di me e non della mia posizione dinanzi al Vaticano II, ch’è invece il vero tema. Può darsi, inoltre, che abbia ragione il mio oppositore a definire involuta, oscura ed ambigua la mia scrittura; perché dovrei preoccuparmene più di tanto, dal momento che son infinitamente più numerosi coloro che mi lodano del contrario? A proposito di lode, non mi son mai lodato d’appartenere alla gloriosa Scuola Romana, come dichiara don Cantoni, pur essendo grato a chi in essa mi riconosce. No, su me in quanto me, “ne verbum quidem”.
Aggiungo un’osservazione. Nella storia il “conciliarismo” è conosciuto come l’eresia che sottomette il Papa al Concilio ecumenico; nel sottotitolo del libro che mi tartassa, Cantoni scrive: “riflessioni sul Vaticano II e sull’anticonciliarismo”, ovviamente pensando a me come “anticonciliarista”. Stando all’accennato significato storico della parola “conciliarismo”, son fiero d’essere “anticonciliarista”.


D – Caro don Brunero, mi pare che un quadro come quello che ha descritto meriti molto più d’una semplice intervista. E’ proprio dell’avviso di non volerci rimetter le mani sopra?

R – Sì, caro Dante. Spero che altri portino avanti il discorso iniziato. Gl’indizi non mancano. Son già in cantiere due congressi per il cinquantenario del Vaticano II: l’uno, nel 2012 per celebrar i cinquant’anni dall’inizio e l’altro per il 2015 per i cinquant’anni dalla fine. Chissà che non sia l’occasione buona per rimetter in sesto una situazione che, sotto l’azione della famigerata volgata, s’è ammalata d’elefantiasi, fin a fare del Vaticano II o l’unico Concilio della Chiesa, o la sintesi del magistero ecclesiale di tutti gli altri. Io ho fiducia. Se è vero, come sembra, che già si comincia a concedere d’interpretare “con libertà” qualche dichiarazione conciliare, vuol dire che siamo sulla strada buona e ne ringrazio il buon Dio. Così come ringrazio te, per la tua intervista.

D.P. – No, sono io che ringrazio Lei per avermela concessa.

Fonte: http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV206_Interv_Gherardini_su_Cantoni.html

87 commenti:

  1. L'attacco dei due teocon Cantoni e Introvigne è inqualificabile per la pochezza degli argomenti di fronte a una figura chiara limpida ed onesta come quella di Gherardini è ora di smascherare questi pseudo tradizionalisti, che in realtà rimestano nel fango per assicurarsi qualche benemerenza: onestamente preferisco Enzo Bianchi almeno nella deviazione dottrinale è chiaro! A questi personaggi si adotta il passo dell'Apocalisse non sei né caldo nè freddo ma tiepido e pertanto ti vomito ...

    RispondiElimina
  2. Ma minca de quaddu, come si fa a comportarsi così? Esce un libro (di don Cantoni), non lo presentate, non lo recensite, non postate recensioni favorevoli ma solo la reazione del monsignore coddaprocusu, che tra l'altro nel merito non risponde neppure a uno degli argomenti del volume e si limita a lamentele generiche e vacue. Complimenti e che il prossimo gol del Cagliari sfondi la rete e vi arrivi in piena faccia...

    RispondiElimina
  3. Te lucis ante terminum29 settembre 2011 alle ore 18:03

    Non esageriamo Rex. Bianchi è un protestante travestito da cattolico, propaga banalità teologiche o veri e propri orrori a mezzo stampa, provocando grande confusione tra i poveri fedeli, in più è totalmente disenteressato ai valori non negoziabili che mai come in questo momento è importante difendere (insieme alla Sacra e Vera Liturgia) dagli attacchi più disparati. Introvigne e Cantoni non presentano deviazioni dottrinali, sono fedeli agli insegnamenti della Chiesa e spesso scrivono cose condivisibili; detto ciò, in questo caso, sono totalmente in disaccordo con don Pietro Cantoni (almeno da quel che leggo qui, dato che il libro non l'ho letto) perchè Monsignor Gherardini è un uomo di grande e limpida fede, oltre che un sublime teologo per cui dissento totalmente dall'attacco sbagliato che gli è stato rivolto. Le sue riflessioni meritano una riflessione più profonda e rispettosa, su questo sono d'accordo...

    RispondiElimina
  4. Ma... E leggere i libri prima di parlarne?

    RispondiElimina
  5. condoglianze per cantoni : ha dovuto criticare gherardini solo perchè è costretto a sembrare super progressista ... altrimenti l'OPUS MARIE non verrà mai approvata ....

    RispondiElimina
  6. Scusate: ma cosa è successo? Qualcuno può spiegare e far leggere dall'inizio della vicenda?

    RispondiElimina
  7. Intervista di una pochezza desolante
    Nessuna risposta sulle critiche del libro
    Sembra perfino essersi dimenticato che il termine anticonciliarismo è di Benedetto XVI

    RispondiElimina
  8. Ormai mons. Gherardini è partito per la tangente...preghiamo per lui. 
    Il libro di don Cantoni è chiaro e limpido. 
    è bello vedere tanta gente che ne sa più del Papa e pretende di dire al Papa quello che deve fare. 
    W il Papa. 

    RispondiElimina
  9. Il proceder del Concilio nel solco della Tradizione va dimostrato.

    Logica esigenza. Ma come si fa a pretendere questa dimostrazione, se il Papa in realtà si sta preparando ad Assisi3, che è semplicemente l'estrema applicazione del concilio-cosìcom'è, cioè una cosa oscura ma  CHIARAMENTE onniecumenica, SENZA CONFINI DI RELIGIONE NE' DI IDEE PSEUDO-RELIGIOSE QUALSIVOGLIA  ?
    se il Papa, organizzando Assisi3 non terrà alcun conto nè della  Mortalium animos, nè della frase di S. Paolo: "Che c'è in comune tra Cristo e Belial?", come si può ancora pensare che voglia  dimostrare la continuità dichiarata tra concilio e Tradizione ?
    Egli continuerà ad applicare i contenuti del concilio, senza spiegarli:  farà vedere con la PRASSI,  come concretamente il concilio CONTINUA ad essere applicato, senza essere chiarito. Ecumenismo con tutti, a 360°. La prassi ecumenica continua e si impone in misura planetaria.

    RispondiElimina
  10. Sembra una discussione sugli umori di due comari che stanno a piangere su come la vita è stata cattiva con loro e quanto le nuore respettive manchino di rispetto e che le nuove generazioni non mostrano dovuto ossequio a quelle più anziane.

    Con quel tipo di frasi che fa sorridere dove ci si lascia a sè stessi il diritto di evolvere affermando "<span>Ogni persona umana, infatti, è in un ininterrotto processo di maturazione. Ho detto altrove che solo le cariatidi non s’evolvono. Ieri ero quello che sono oggi e che sarò domani, ma non allo stesso modo né allo stesso livello di maturazione"</span> ma dove si dimentica di accordare la stessa nobiltà al èpeprcorso evolutivo degli altri quando non la pensano allo stesso modo: in questo caso l'evoluzione di don Cantoni.

    Ci sono, però, anche cose belle che sono state dette da Mgr Gherardini, ad esempio la seguente:
    "<span>il Vaticano II è un autentico e legittimo Concilio ecumenico, il più grande dei 20 che l’han preceduto, con un suo magistero supremo e solenne, ancorché non dogmatico, ma pastorale, e con non pochi interrogativi sulla sua continuità con la Tradizione di sempre."</span>

    Sennò l'esempio dato circa <span>il famoso GS 22/c (“con l’incarnazione il Figlio di Dio s’unì in certo modo ad ogni uomo”)  il gentile Mgr Cherardini ci da un esempio tipico del modo di ragionare arrampicandosi sugli specchi di chi difende più ideologie che la verità, quando, allo stesso tempo che ricorda che ci sia un </span><span>“quodammodo”, lo dimentica nella frase seguente, mentre è ovvio per chi conosce il testo ed il contesto, che esso sia <span>la</span> chiave d'interpretazione che permette di misurarne l'analogia.</span>

    Comuqnue lamentarsi della mancanza di rispetto di don Cantoni e altri Introvigne per mancanza di rispetto sà tanto di bue che dà del cornuto all'asino quando leggiamo in un thread precedente la sua "supplica" (sic) al Santo Padre che in realtà è una gran presa per i fondelli del Papa e del Magistero inerrabile della Chiesa Docente. I.P.

    RispondiElimina
  11. <span>Il proceder del Concilio nel solco della Tradizione va dimostrato.  
     
    Logica esigenza. Ma come si fa a pretendere questa dimostrazione, se il Papa in realtà si sta preparando ad Assisi3, che è semplicemente l'estrema applicazione del concilio-cosìcom'è, cioè una cosa oscura ma  CHIARAMENTE onniecumenica, SENZA CONFINI DI RELIGIONE NE' DI IDEE PSEUDO-RELIGIOSE QUALSIVOGLIA  ?  
    se il Papa, organizzando Assisi3 non terrà alcun conto nè della  Mortalium animos, nè della frase di S. Paolo: "Che c'è in comune tra Cristo e Belial?", come si può ancora pensare che voglia  dimostrare la continuità dichiarata tra concilio e Tradizione ?  
    Egli continuerà ad applicare i contenuti del concilio, senza spiegarli:  farà vedere con la PRASSI,  come concretamente il concilio CONTINUA ad essere applicato, senza essere chiarito. </span>
    <span>Ecumenismo con tutti, a 360°, senza distinzioni di credenze o non-credenze. </span>
    <span>La prassi ecumenica sicuramente continua, INDISCUSSA, nonostante il Magistero di sempre,  scritto e sempre accettato fino al 1960 sia contrario a simili prassi, come Pio XI insegna e ormai, nell'evento di ottobre si imporrà a tutto l'orbe cattolico con risonanza planetaria.</span>

    RispondiElimina
  12. Gherardini ha il difetto di dire cose ancora troppo scomode per molti. e' normale che qualche critica doveva prendersela.  Io ho apprezzato il coraggio di mons. Gherardini nel mettere il dito nelle piaghe della santa Chiesa. Il fatto che qualcuno reagisca come il don Cantoni, significa solo che la piaga c'è! ;)

    RispondiElimina
  13. Ammesso, ma non concesso, che non sia già stato dimostrata in lungo e in largo l'ermenutica della continuità attraverso i vari interventi del Magistero papale negli ultimi 50 anni, <span>comunque</span> l'ossequio dell'intelligenza e della volontà è dovuto ad ogni modo perchè non dipendente dal grado di razionalità o dall'esistenza di detta dimostrazione.
    L'insegnamento della Chiesa, fin da Gesù è sempre stato profetico e non limitato da categorie eramente umane come la dimostrabilità in senso popperiano o aristotelico o altro.
    Un buon esempio lo abbiamo coll'enciclica Humanae Vitae, assolutamente profetica, anche se le "dimostrazioni" e la potenza concettuale di detto documemto ha necessitato trenta a quarant'anni di rifelssione dei moralisti e vari teologie  che il lavoro non è ancora finito, semai finirà un giorno. I,P.

    RispondiElimina
  14. <span>Ammesso, ma non concesso, che non sia già stato dimostrata in lungo e in largo l'ermenutica della continuità attraverso i vari interventi del Magistero papale negli ultimi 50 anni, <span>comunque</span> l'ossequio dell'intelligenza e della volontà è dovuto ad ogni modo perchè non dipendente dal grado di razionalità o dall'esistenza di detta dimostrazione.  
    L'insegnamento della Chiesa, fin da Gesù è sempre stato profetico e non limitato da categorie eramente umane come la dimostrabilità in senso popperiano o aristotelico o altro.  
    Un buon esempio lo abbiamo coll'enciclica Humanae Vitae, assolutamente profetica, anche se le "dimostrazioni" e la potenza concettuale di detto documemto ha necessitato trenta a quarant'anni di rifelssione dei moralisti e vari teologie  che il lavoro non è ancora finito, semai finirà un giorno. I.P.</span>

    RispondiElimina
  15. E ti pareva!
    La peggiore comare, e anche cattiva, di questo blog è solo lei, ma che si vergogni e vada a farsi un bagno di umiltà!

    RispondiElimina
  16. Caro Simon,

    A) Qui non si tratta di dedurre da principi puramente razionali alcune proposizioni espresse nel Vaticano II, ma di far vedere che non stanno in contraddizione con quanto affermato in precedenza. Il principio di non contraddizione vale anche nelle questioni dottrinali, ché altrimenti, per dirla con Aristotele, saremmo simili ad un tronco. Inoltre l'idea di profetismo che avanza sa tanto di irrazionalismo protestante. É sempre stato un vanto di noi Cattolici, l'idea che la Sacra dottrina fosse anche scienza. Summa Theologica I Q. I,2. 

    B) L'humanae vitae non é certo profetica nel senso irrazionalista che definisce lei. É al contrario un degli atti in cui PVI si é tenuto, rispettando il principio di non contraddizione, in linea con la Tradizione precedente.

    Roberto

    RispondiElimina
  17. Caro Roberto,
    la razionalità della fede cattolica <span>non implica</span> garanzia all'accesso immediato a tutte le dimostrazioni nè l'ovvietà dell'oggetto di studio.
    In questo senso intendo profetico (di certo non in quello che mi vuol far dire e che NON è quel che ho detto nè voluto dire): profetico vuol dire che è razionale ma non per forza evidente oggi, anche se si può presumere che lo sarà un giorno quando Dio vorrà.
    Che la razionalità di un oggetto di conoscenza sia independente dalla capacità attuale del soggetto a comprenderla è un'esperienza quotidiana per noi tutti.
    L'inerrabilità stessa del Magistero, voluta dal Cristo implica per forza che Essa non erra (truisma) e che quindi l'insegnamento di oggi non potrà mai essere in opposizione con quello di ieri (cioè, l'ermenutica della continuità), ergo, per il cattolico, se gli sembra soggettivamente che ci sia opposizione, egli deve presumere che è il suo comprendonio o la sua santità personale che non gli permettono di vedere in atto questo principio di non-contraddizione. Non è perchè, ad esempio, lei non capisce la meccanica quantistisa e la sua relazione con quella classica, che queste siano contraddittorie o che una delle due è per forza falsa. I.P:

    RispondiElimina
  18. Dicevo in un altro thread, vedendo con quale supponenza e presuntuosità e anche grave mancanza di rispetto, lei parla di monsignor Gherardini, che sarei molto interessata a sapere quali sono le sue competenze, quali sono i suoi titoli di studio, in quale cattedra universitaria ha insegnato, quali e quanti allievi ha formato, quali e quanti scritti ha donato alla Chiesa.
    Di mons. Gherardini conosciamo i libri, e ne è annunciato uno nuovo che sarà pubblicato dalla Lindau, sappiamo che è teologo, che è stato Professore alla Lateranense, che è membro e responsabile della Pontificia Accademia Teologica Romana e della Pontificia Accademia di S. Tommaso.
    E lei?

    RispondiElimina
  19. Lei scriveva "<span>l'ossequio dell'intelligenza e della volontà è dovuto ad ogni modo perchè non dipendente dal grado di razionalità o dall'esistenza di detta dimostrazione."   </span>

    Qui Lei sembrava affermare che una proposizione va tenuta per vera anche se presenta un "grado di razionalitá" infimo o nullo o se é assolutamente indimostrabile. Se l'ho fraintesa chiedo scusa.

    Mons. Gherardini mi sembra non chieda altro che gli venga fatta luce. Per usare la sua espressione, che lo si aiuti a vedere la non contraddittorietá in atto tra la meccanica quantistica e quella classica.

    Roberto

    RispondiElimina
  20. Io mi domando per qual motivo si stia a disquisire su Cantoni.

    Ma non si è ancora capito che da quando è uscito da Econe, prova a sempre a conciliare l'inconciliabile, con la tecnica del colpo al cerchio e del colpo alla botte ! 

    RispondiElimina
  21. non mi fidavo molto di Gherardini, ma se attacca don Cantoni è sicuramente un grande uomo. Basta con il tradimodernismo!

    RispondiElimina
  22. Io mi domando perché qualcuno continua a disquisire sul libro di don Cantoni palesemente senza averlo letto

    RispondiElimina
  23. La parabola di Don Cantoni. C'era una volta un "bravo imprenditore", che gestiva con successo una prestigiosa fabbrica di paramenti sacri, a lui lasciata per eredità paterna. I suoi modelli erano quelli "di sempre", confezionati con prodotti preziosi, ma soprattutto naturali : oro, sete, broccati, velluti, lini, ma anche cotone (puro non misto) . . . lana (vergine). Ma, improvvisamente i gusti della vasta clientela cambiarono, e gli acquirenti chiesero al bravo imprenditore di adeguarsi alle nuove e mutevoli mode, e di servirsi di prodotti più a buon mercato, che anche se erano artificiali facevano "figura" lo stesso, ed erano più  economici e facilmente reperibili sul mercato. Il "bravo imprenditore" non accettò, non voleva disperdere il patrimonio di esperienza e di abilità che gli era stato trasmesso dal padre. I clienti diminuirono moltissimo . . . ma alcuni, molto pochi in verità, gli rimasero fedeli. Per loro continuava a lavorare e anche se guadagnava ormai appena di che vivere, era contento di custodire il "deposito" lasciatogli dal padre. Un giorno si presentò a questo "bravo imprenditore", un "bravo giovine" intelligente, volenteroso e capace, che chiedeva di imparare l'antico mestiere e di lavorare in quella antica e prestigiosa fabbrica. Fu assunto e, date le sue qualità, in poco tempo divenne un bravo ed esperto operaio, tanto, da venire promosso a capo-reparto. Dopo poco però il "bravo giovine" pretese dei cambiamenti. Oddio, non sostanziali, ma tanto per venire incontro alle esigenze della più vasta e vecchia clientela . . . introdurre qualche tessuto non proprio naturalissimo, inserire nel catalogo qualche nuovo modello . . . Ma il "bravo imprenditore" non volle sentire ragioni e il "bravo giovine" si licenziò. Dopo aver vivacchiato presso altri imprenditori che non apprezzavano molto la sua esperienza acquisita nella antica e prestigiosa fabbrica, il "bravo giovine", pensò di mettersi in proprio . . . e diventò imprenditore anche lui. Alla sua "nuova" fabbrica dette lo stesso nome che aveva quella antica (e che, per cominciare ad uscir fuori metafora, si trovava in Svizzera): "Fraternità Sacerdotale", lo stesso marchio (due cuoricini incrociati sormontati da una corona regale") lo stesso listino (un libretto con la copertina blu), persino le divise degli operai erano identiche (lunghe vesti nere con collarino bianco). I prodotti della nuova fabbrica, che si trovava in Toscana, sembravano gli stessi dell'antica e prestigiosa fabbrica svizzera, solo i clienti dal palato fino si accorgevano che qualcosa non quadrava: i prodotti con cui si confezionavano gli antichi paramenti non erano così "naturali", qualcuno di tessuto misto, con nuove fibre artificiali derivate dal petrolio. . . In compenso i clienti aumentavano e la grande finanza guardava con sempre maggiore appovazione quesella nuova fabbrica,che sembrava antica, ma che non lo era più . . . Indovina indovinello: chi e il "bravo imprenditore", e chi il "bravo giovine" ?

    RispondiElimina
  24. Se siamo all'argomento di autorità, fra mons. Gherardini e Benedetto XVI a chi dobbiamo dare retta?

    RispondiElimina
  25. Ho letto la lunga intervista a Mons. Gherardini, ho letto anche i suoi libri, credevo di trovare una risposta a Don Cantoni e invece ho trovato solo le lamentele di un venerando maestro che si vede "non rispettato" da un suo ex-allievo. Ora credo che anche su questa posizione vada fatto comprendere al venerando vegliardo - ma Pastorelli che lo intervista è la persona meno adatta! -che dissentire dalla sua teologia non è mancargli di rispetto.
    Don Cantoni è uno studioso serio! Insegna materie filosofiche e teologiche e prima di scrivere un rigo, pensa, studia, medita e soprattutto lo fa nello spirito di servizio e fedeltà al Magistero della Chiesa e non per attacare i suoi vecchi professori...
    Mi sembrano veramente colpi bassi i riferimenti di Gherardini al "pranzo offerto" ai due fuoriusciti da Econe o le offerte inviate all'opera mariana di Cantoni. Nel suo libro Cantoni parla di teologia e con la scienza teologica nell'ottica dell'ermeneutica della continuità legge il Vaticano II e dissente dalla posizione di Gherardini. Dove sta il male??? Gheradini - e dico il minimo - pone delle domande al Magistero a cui questo sin da Paolo VI ha risposto. Lui cerca la dimostrazione è vero!...Ma mi sembra che della dimostrazione dovrebbero occuparsene i teologi. La teologia è una scienza anche critica (nel senso etimologico del termine) il Magistero da gli orientamenti di fondo, le linee imprescindibili, ma non dimostra, insegna. Ora Cantoni, da teologo che serve il Magistero si sforza di dare le dimostrazioni che la continuità nella riforma del Concilio Ecumenico Vaticano II è un fatto reale, oggettivo, visibile; Gherardini invece rimane alla domanda, forse spesso capziosa, diventando ormai da tempo il riferimento - magari suo malgrado- di lefebriani, criptolefebvriani e anticonciliaristi. Allora un consiglio al venerando maestro si potrebbe dare: si sforzi nel suo ultimo testo anzichè di chiedere nuovamente dimostrazioni delle tesi della continuità al Papa, si sforzi di darle Lei da buon teologo della scuola romana, ricordando che a volte i discepoli possono essere da più dei maestri - e questi non dovrebbero offendersi ma gioirne!

    RispondiElimina
  26. <span>

    Ecco un commento semplicemente PERFETTO !  I.P.
    </span>

    RispondiElimina
  27. che anche Simon (che con quello di Cirene non ha nulla da spartire) sia un fuoriuscito da Econe ? . . . Ovviamente non discuto il diritto di fuoriuscire (. . . personalmente sono fuoriuscito dal "conservatori") ma almeno non far finta di vendere lo stesso prodotto !

    RispondiElimina
  28. Si Roberto lei mi ha frainteso, ma la colpa è mia in questo caso effettivamente: quella frase era davvero imprecisa. Grazie. I.P.

    RispondiElimina
  29. Qui si raffrontava l'autorità e la competenza di Mons. Gherardini con quella di un blogger che si permette di insultare due persone degne di rispetto, tacciandole da 'comari', con uno stile assolutamente di bassa lega. Se si vuole contestare mons. Gherardini lo si faccia con argomenti e non con insulti e arroganza.

    Poi arrivano i rinforzi a chiamare in causa l'autorità del Papa. Ancora non si comprende che se il Papa aversse esercitato la sua Autorità non solo proclamando, ma riformulando autoritativamente i testi ambigui e controversi, ogni problema si dissolverebbe e non avrebbero ragion d'essere le critiche, che sono costruttive e non ledono l'autorità del Papa perché riguardano il Magistero fallibile e, quindi, discutibile. Ritenuto tale persino dal Vaticano...

    RispondiElimina
  30. @ Simon. Uno degli argomenti maggiormente cavalcati da chi quarant'anni fa e seguenti si opponeva all'"Humanae vitae" era proprio il suo essere attaccata alla tradizione: si affermava che Paolo VI l'aveva promulgata, contro la maggioranza della commissione ad hoc, per non fare uno strappo alla tradizione, contraddicendo la recente "Casti connubii" di Pio XI: motivo estrinseco, per cui presto o tardi la Chiesa "ufficiale" sarebbe stata costretta a fare marcia indietro, dopo essersi procurata un altro disastroso "caso Galileo". Mi sembra di ricordare che precedentemente una "messa in guardia" rispetto a questo pericolo era stata fatta al Concilio dal "progressista" card. Frings di Colonia. Ricordo anche la critica tagliente e risentita di Adriana Zarri, scrittrice religiosa precedentemente allineata ( fino al punto da recensire negativamente il libro di don Milani ) poi passata dalla parte dei "progressisti". Significativo il titolo del suo libro "I guardiani del sabato" ( ovvero del fariseismo legalistico - tradizionalistico - irrealistico - oppressivo del vertice ecclesiastico ).

    Il problema era di spiegare il significato dell'enciclica con categorie comprensibili al borghese contemporaneo mediamente acculturato, senza negare la sua evidente continuità con l'insegnamento tradizionale. Invece prevalse il "nicodemismo" ( diffusissimo ) di chi la disattendeva o il "giuridicismo" di quelli ( pochissimi ) che affermavano: "L'ha emanata l'autorità legittima? Sì, c'è solo da obbedire, zitti e mosca" ( padre Ermenegildo Lio ).

    Lo spiraglio per aprire un varco verso un inizio di soluzione di un problema intellettualmente drammatico ( metteva in forse la mia fedeltà alla Chiesa che amavo, che volevo sincera e consapevole, non cieca ) mi venne da due libri: uno dello psicologo dottor Cauchard sul controllo dei riflessi condizionati, un altro scritto da Jean Guitton, amico personale di papa Montini: "Filosofia della risurrezione".  In sostanza essi dicevano che l'autocontrollo non era un'ubbia da parrucconi antiquati, ma un importante passo per elevare l'uomo dall'animalità sregolata post peccato originale ( concupiscenza ) nel senso della futura situazione paradisiaca, in cui il massimo della gratificazione sarebbe stata raggiunta non col PIACERE dei sensi inferiori e periferici, ma con la GIOIA, anzi BEATITUDINE dell'unione con Dio, gustata NEL CUORE ( Gesù: in Paradiso non ci si sposa, perchè quella situazione è superata in meglio). Ciò significava che la castità era paradossalmente un gran passo in più nella tensione dell'uomo verso l'alto.

    Inoltre proprio il "pericolo" sempre "in agguato" ( si fa per dire ) di una gravidanza non particolarmente desiderata faceva sì che ogni singolo atto sessuale mantenesse il valore "sacrale" dell'atto generativo. Dunque non ESCLUSIONE ASSOLUTA della possibilità di fecondazione, ma riduzione della probabilità possibilmente ai limiti estremi ma non azzeramento. La PORTA ALLA PROCREAZIONE non SBARRATA ermeticamente, ma SOCCHIUSA ANZICHE' SPALANCATA.

    Proprio l' invito all'evoluzione verso lo stato edenico - paradisiaco, che apparirà pienamente alla fine del mondo ( Apocalisse. cioè "Rivelazione" ) rappresenta a mio parere l'elemento "profetico dell'enciclica. Oltretutto sulla base di questo concetto la sessualità appariva non come una cosa "sporca", ma come rivestita di sacralità. L'equivoco venne, temo, dalla equiparazione per importanza del fine unitivo rispetto a quello riproduttivo, prima dichiarata prevalente, affermata, SE NON SBAGLIO, nel Concilio.

    Conclusione? Mi sembra che il sempre valido "Fides quaerens intellectum" vada integrata con la  precisazione che l'"intellectum" è di fatto impossibile se le categorie tradizionali non vengono integrate ( [...]

    RispondiElimina
  31. @ Simon. Uno degli argomenti maggiormente cavalcati da chi quarant'anni fa e seguenti si opponeva all'"Humanae vitae" era proprio il suo essere attaccata alla tradizione: si affermava che Paolo VI l'aveva promulgata, contro la maggioranza della commissione ad hoc, per non fare uno strappo alla tradizione, contraddicendo la recente "Casti connubii" di Pio XI: motivo estrinseco, per cui presto o tardi la Chiesa "ufficiale" sarebbe stata costretta a fare marcia indietro, dopo essersi procurata un altro disastroso "caso Galileo". Mi sembra di ricordare che precedentemente una "messa in guardia" rispetto a questo pericolo era stata fatta al Concilio dal "progressista" card. Frings di Colonia. Ricordo anche la critica tagliente e risentita di Adriana Zarri, scrittrice religiosa precedentemente allineata ( fino al punto da recensire negativamente il libro di don Milani ) poi passata dalla parte dei "progressisti". Significativo il titolo del suo libro "I guardiani del sabato" ( ovvero del fariseismo legalistico - tradizionalistico - irrealistico - oppressivo del vertice ecclesiastico ).

    Il problema era di spiegare il significato dell'enciclica con categorie comprensibili al borghese contemporaneo mediamente acculturato, senza negare la sua evidente continuità con l'insegnamento tradizionale. Invece prevalse il "nicodemismo" ( diffusissimo ) di chi la disattendeva o il "giuridicismo" di quelli ( pochissimi ) che affermavano: "L'ha emanata l'autorità legittima? Sì, c'è solo da obbedire, zitti e mosca" ( padre Ermenegildo Lio ).

    Lo spiraglio per aprire un varco verso un inizio di soluzione di un problema intellettualmente drammatico ( metteva in forse la mia fedeltà alla Chiesa che amavo, che volevo sincera e consapevole, non cieca ) mi venne da due libri: uno dello psicologo dottor Cauchard sul controllo dei riflessi condizionati, un altro scritto da Jean Guitton, amico personale di papa Montini: "Filosofia della risurrezione".  In sostanza essi dicevano che l'autocontrollo non era un'ubbia da parrucconi antiquati, ma un importante passo per elevare l'uomo dall'animalità sregolata post peccato originale ( concupiscenza ) nel senso della futura situazione paradisiaca, in cui il massimo della gratificazione sarebbe stata raggiunta non col PIACERE dei sensi inferiori e periferici, ma con la GIOIA, anzi BEATITUDINE dell'unione con Dio, gustata NEL CUORE ( Gesù: in Paradiso non ci si sposa, perchè quella situazione è superata in meglio). Ciò significava che la castità era paradossalmente un gran passo in più nella tensione dell'uomo verso l'alto.

    Inoltre proprio il "pericolo" sempre "in agguato" ( si fa per dire ) di una gravidanza non particolarmente desiderata faceva sì che ogni singolo atto sessuale mantenesse il valore "sacrale" dell'atto generativo. Dunque non ESCLUSIONE ASSOLUTA della possibilità di fecondazione, ma riduzione della probabilità possibilmente ai limiti estremi ma non azzeramento. La PORTA ALLA PROCREAZIONE non SBARRATA ermeticamente, ma SOCCHIUSA ANZICHE' SPALANCATA.

    Proprio l' invito all'evoluzione verso lo stato edenico - paradisiaco, che apparirà pienamente alla fine del mondo ( Apocalisse. cioè "Rivelazione" ) rappresenta a mio parere l'elemento "profetico dell'enciclica. Oltretutto sulla base di questo concetto la sessualità appariva non come una cosa "sporca", ma come rivestita di sacralità. L'equivoco venne, temo, dalla equiparazione per importanza del fine unitivo rispetto a quello riproduttivo, prima dichiarata prevalente, affermata, SE NON SBAGLIO, nel Concilio.

    Conclusione? Mi sembra che il sempre valido "Fides quaerens intellectum" vada integrata con la  precisazione che l'"intellectum" è di fatto impossibile se le categorie tradizionali non vengono integrate ( [...]

    RispondiElimina
  32. <span>i e invece ho trovato solo le lamentele di un venerando maestro che si vede "non rispettato" da un suo ex-allievo.</span>
    lei non ha letto davvero l'intervista, nella quale mons. Gherardini, esprimeva i motivi per cui non entrava nei dettagli: le sue ragioni, peraltro non confutate ma solo respinte, oltre ad essere già presenti nei molti lavori già messi al servizio della verità e di chi la ama, sono ulteriormente approfondite nel suo libro tuttora in stampa e, quindi, per rispetto dell'Editrice che ne sta curando la stampa, non voleva anticipare nulla

    RispondiElimina
  33. non regge affatto la motivazione del rispetto dell'editrice...perchè questo tipo di accordo editoriale è semplicemente incomprensibile! Non viviamo sulle nuvole. MOlti autori addirittura pubblicano parti dei loro libri prima delle definitiva pubblicazione. NOn credo che se Gherardini avrebbe risposto sinteticamente alle tesi di cantoni la Lindau non avrebbe pubblicato il suo libro o non l'avrebbe prezzolato...

    RispondiElimina
  34. e poi questa storia dei "cripto" o dei "tradi" . . . ciascuno etichetti se stesso! I sedevacantisti sono coloro che dichiarano vacante la Sede Apostolica (e, onore alla sincerità, so che lo dicono apertamente ... e credo che ne paghino le conseguenze) su questo sito non ne sento uno . . . Quanto a criticare il Santo Padre  (quando non dichiara infallibili le sue proposizioni) . . . è uno sport ampiamente praticato in tutta la Chiesa, specialmente da sacerdoti, vescovi  e cardinali. Giusto o sbagliato che sia . .. non mi risulta che sia un'eresia. . . Personalmente (anche se so che molti dei frequentatori di questo blog non approveranno) sono un grande ammiratore (e sostenitore, e non certo devo difenderlo dai tradizionalisti!) del Sommo Pontefice Benedetto XVI. Anche se ritengo "oggettivamente" sbagliate le sue decisioni sulla convocazione assisiate e i suoi discorsi su Lutero in Germania, lo scuso e lo compatisco, perchè mi pare di sapere che "soggettivamente" non poteva fare altro (questa mia è solo un opinione, lo so, e quindi è contestabilissima). Cerca di salvare tutti (forse anche i sedevacantisti veri, per i quali  non mi sembra avere quel livore di tanti suoi sostenitori che ritengono, di fatto, infallibile ogni suo atto o discorso, . . anche quelli che lui stesso dichiara "personali"). Nonostante qualche - legittima - perplessità . . . non mi ha deluso . . . come invece mi deludono certi che si dicono amanti della Tradizione e sparano su quelli che per amore della Tradizione si espongono . . . come l'onesto e fedele ( a Dio, alla Chiesae al Papa) Monsignor Brunero Gherardini. Chi ha giocato a fare il tradizionalista da giovane, cerchi di capire chi, dopo una vita di fedelissimo conservatore, diventa tradizionalista da vecchio (come il sottoscrritto . . . molto deluso da don Cantoni al quale, in parte, deve la sua conversione al "tradizionalismo" !).

    RispondiElimina
  35. PS Potrebbe la redazione spiegarmi come posso calcolare il tempo necessario all'acquisizione degli interventi ( in particolare di quelli lunghi ) senza rischiare di perdere un lavoro di mezz'ora e più, o al contrario di raddoppiarli invasivamente?

    RispondiElimina
  36. ottimo, tranne che il cotone non ha posto nella paramentica

    RispondiElimina
  37. Per deluso:
    Al Magistero della Chiesa in tutti i suoi atti ex-cathedra o ordinari si deve il doveroso assenso da parte di ogni cattolico.
    Come interpretare la Tradizione della Chiesa è compito del Papa e non dei teologi, fosse dei teologi saremmo similprotestanti...

    RispondiElimina
  38. l'intervista è semplicemente l'annuncio di risposte dettagliate, per altro già espresse nei libri. Questo tipo di critica è infondata (infatti Simon la approva)

    RispondiElimina
  39. ...deluso.

    Lei può sentirsi deluso da certe situazioni, ma non deve esserlo delle sue capacità letterarie
    ( sono del mestiere: un prof. abituato a correggere/sorreggere gli stud. letterariamente alquanto stravacc. e insip. ). E' un apologo migliore di quello di Menenio Agrippa. Strategia comunicativa, mi sembra, degna dei grandi predicatori del Seicento. S'immagini che in "Pane amore e fantasia" il simpatico-finto burbero Don Emidio presenta la pulizia dell'anima con una lunga similitudine col lavaggio e ulteriore trattamento dei panni: tratto dal Segneri, o forse da un altro.

    RispondiElimina
  40. Ho ancora un'opera in due volumi scritta da mons. Gherardini sul Protestantesimo  negli ultimi due secoli. Mi parve un testo notevolissimo per il vasto lavoro di documentazione e di sintesi concettuale che l'aveva evidentemente preceduto; inoltre per la pacatezza e  chiarezza espositiva: niente tirate inquistorie, nè deprecazioni contestative. Insomma quanto di meglio per la divulgazione rivolta ai lettori di livello medio - alto.

    L'intervento oggi riportato, pur nella sua ( provvisoria? ) reticenza mi sembra rivelare l'espressione di atteggiamento sacerdote degnissimo, nent'affatto reattivo in malo modo, ma nemmeno rinunciatario.
    Corrisponde all'insegnamento di Gesù sul modo di "gestire" i contrasti con i fratelli. Perciò sono propenso a credere che mons. Gheradini abbia le sue ragioni. In ogni caso una cognizione più vasta consentirà di valutare e capire.

    PS. Sapete che parecchi anni fa l'allora più giovane prof. Gherardini scrisse un libretto sui suoi lunghi viaggi in bicicletta ( da corsa, con pantaloncini corti ) ?. Putroppo non lo acquistai.

    RispondiElimina
  41. O cireneo si hai proprio rotto. Non se ne può più della tua intollerante saccenza. Se sei prete poveri  parrocchiani, se sei sposato disgraziata la donna che ti ha fra i piedi.

    RispondiElimina
  42. <span>Introvigne e Cantoni non presentano deviazioni dottrinali.</span>
    Mai sentito parlare della condanna della TFP, pubblicata sull'edizonie spagnola dell'Osservatore Romano nel 1985?

    RispondiElimina
  43. al "magistero" si deve assenso . . . anche se non nello stesso grado (lo afferma lo steso magistero). . . il problema è che il magistero non "magistera" più, ma "suggerisce", "esorta", "spiega", "cerca di dimostrare e di convincere" ,"eleva pie preghiere", "chiede scusa" (tutto questo in quantità - come si dice oggi - "industriali"). Tutto, meno che definire, insegnare autoritativamente, condannare gli errori . . . infatti "pastoralizza" non "pasce". . . se il magistero tornasse a magisterare  (per esempio ad usare il chiarissimo verbo essere, invece dell'interpretabile ed equivocabile sussistere) finiremmo tutti di discutere e di interpretare (anche io e lei , probabilmente . . .).  E' la chiarezza e l'inequivocabilità che "supplica" Mons. Gherardini . . . anche a costo di sottoporre tutto al "fuoco delle definizioni dogmatiche", come chiede Enrico Maria Radaelli . . .appunto chiede al Magistero (cioe ai magistrati) di fare il suo dovere e non il furbacchione pastoralizzante . . . Comunque per chi riesce a far quadrare il cerchio e ad arrampicarsi sugli specchi, questo compito risulterà inutile, tanto ci pensera lui a dimostrare che "tutto va ben madama la marchesa", che tutto è limpido e chiaro come l'acqua recoaro . . .

    RispondiElimina
  44. egr. df, rispetti la grammatica italiana, per favore:
        ....se Gherardini   AVESSE, 
    non : se "avrebbe" risposto....

    RispondiElimina
  45. Forse che se Mons. Gherardini "rimane alla domanda", come pretende df, domande che non sono per niente "capziose", è perchè quelle domande sono poste al Papa, che mi sembra non abbia risposto in modo esplicito e inequivocabile, le risposte che vengono da altri teologi e studiosi, anche da chi è stato suo allievo, come Cantoni, non hanno per niente fatto la "dimostrazione che la continuità nella riforma del Concilio Ecumenico Vaticano II è un fatto reale, oggettivo, visibile", pretenderlo è  essere cieco e forse anche in malafede o, semplicemente, uno dei tanti ideologi postconciliari grazie ai quali la Chiesa si trova nel caos che vive oggi.

    RispondiElimina
  46. Impressionante gli attacchi a "Simon"senza mai rispondere con oggettività ai suoi argomenti...davvero impressionante mai visto cose del genere . Purtroppo danno l'impressione di gente che si lasciano guidare da una sensibilità sregolatà  ma da poco amore della Chiesa e di una ricerca sincera della Verità nel rispetto del Magistero Pontificio-

    RispondiElimina
  47. Caro Rombo di tuono, il Cagliari non possiede bomber di tal fatta: Gigi Riva ha smesso di giocare nel '76.

    RispondiElimina
  48. @Rombo di tuono: e come risolve quello fra PXI e BXVI ( ad esempio)?

    RispondiElimina
  49. Negate la logica e trascinerete nella ruina tutto il cattolicesimo: Gesù stesso, contro il quale, tra l'altro, agiva il principio d'autorità - o vi siete dimenticati da che parte stesse il Sommo Sacerdote? - sarebbe stato rigettato se i discepoli non si fossero arresi all'evidenza del senso comune. Qui non si tratta di seguire corsi accademici di teologia fondamenatle, ma di utilizzare l'innata, generale e umana facoltà di confrontare proposizione opposte ("Siete anche voi così privi di intelletto?" Mc 7, 18). Attendo con ferma fiducia la sottomissione acritica del suo cattolicissimo intelletto a qualche pronunciamento magisteriale sulla "quaternità" di Dio (ermeneutica della continuità non evidente, ma sicuramente - dogmaticamente, per l'inenarranza dello stesso - sussistente)

    RispondiElimina
  50. Mons. Gherardini le sue risposte Le ha date nei libri che ha scritto e che prego di leggere (ed. Lindau, Casa Mariana, Fede e Cultura) non ha mai messo in dubbbio l'autorevolezza e la validità del VatII a cui ha rivolto il dovuto ossequio. Detto Tutto questo ha messo in luce le palesi contraddizzioni di alcuni testi conciliari in contrasto con la Tradizione. L'ermeneutica della continuità è un espediente per porre rimedio provvisorio perché se uno afferma che 2 + 2 fa 5 bisogna poi chiarire tale affermazioni. La richiesta di un chiarimento dell'Autorità Suprema (il Papa) chiesta da Gherardini mi sembra non solo ovvia ma rientra nel sensus ecclesiae. Quanto a Cantoni ha cambiato opinione cento volte , fino a sostenere che la nuova messa era la continuazione dela precedente e a non celebrare il vecchio rito per anni. Adesso cerca di riagguantare il treno tradizionale ... che squallore (comunque leggetevi gli interventi e gli scritti del nostro dopo il 1981). Quanto a Introvigne che dire di uno che afferma di avere tenuti corsi per il Mossad e di scrivere su quotidiani (vedi Il Giornale) che la massoneria ha diritto di esprimere in piena libertà le sue idee o che la costituzione americana non è stata confezionata da massoni ....

    RispondiElimina
  51. Affidandomi, in caso di "apparente discontinuità" (espressione di BXVI)' a BXVI. Nella Chiesa Cattolica si e sempre fatto così. Libero lei di affidarsi a mons. Gherardini

    RispondiElimina
  52. A tutti i semianalfabeti (se non lo siete, allora vuol dire che siete in malafede) che scrivono su questo blog: rileggete l'intervista, Gherardini ha detto che non risponderà nel merito a Cantoni fino alla pubblicazione del suo ultimo libro sul Vaticano II, per Lindau, il prossimo anno. Convengo con la parte finale dell'ultimo post di Rex; Cantoni e Introvigne fanno ridere i polli per il loro miscuglio di opportunismo e stoltezza.

    RispondiElimina
  53. Impressionante la ripetuta difesa di romano che sembra non tener in nessun conto gli attacchi spesso volgari, le offese spesso pesanti, la saccente arroganza con cui il suo protetto dispensa le sue lezioni, sì, davvero impressionante, mai visto una cosa del genere, c`è chi dice che la migliore difesa è l`attacco, solo che quasto blog conserva in memoria i contributi del suo assistito, difficile che siano passati inosservati.

    RispondiElimina
  54. Ma minca de quaddu - ancora, e mi scuso con Lei che è una signora - Lei il libro di don Cantoni lo ha letto? Io penso di no perché se no la differenza con gli ideologi postconciliari sarebbe evidente. Parlare di libri che non si sono letto tra cattolici si chiama giudizio temerario

    RispondiElimina
  55. Buon viaggio ad Assisi!

    RispondiElimina
  56. Secondo te la massoneria non ha diritto di esprimere in piena libertà le sue idee nello Stato italiano dove esprimo le loro idee cani e porci, Vendola e Lady Gaga? chi glielo deve impedire? Il giudice Woodcock? Se diamo ai giudici il potere di impedire a qualcuno di esprimere le sue idee i giudici se la prenderanno prima con questo blog che con Introvigne, la massoneria o Lady Gaga. E meglio il Mossad dei musulmani!

    RispondiElimina
  57. ...Luisa, e lei, che critica continuamente tutto e tutti? E i numerosi blogger che si scagliano continuamente contro Papi, Vescovi e Cardinali? Che titoli hanno, di fronte a loro? Adesso è solo chi critica Mons. Gherardini che si deve giustificare, mentre tutti gli altri possono essere insultati a piacimento da lei e tutti gli altri blogger qui presenti? (sì, comunque, in effetti è quel che penso io: internet ha il grosso difetto di dare a tutti diritto di parola e sentirsi autorizzati a calar sentenze su qualunque argomento, senza però averne necessariamente un'adeguata conoscenza... e questo vale pure per me, che di regola preferisco tacere)

    RispondiElimina
  58. Attento a El Kabir

    RispondiElimina
  59. Per Ospite 11:01: la sua ultima frase è paradossale, il resto inqualificabile. Lei è un poveretto. Vada a pelare le patate, a meno che non stia scherzando. 

    RispondiElimina
  60. Quanto al "si è sempre fatto così" è una mascroscopica inesattezza: "Ma quando Cefa venne ad Antiochia, mi opposi a lui a viso aperto perchè evidentemente aveva torto." (Gal 2,11). Non fecero così S. Atanasio e S. Caterina da Siena, ad esempio. Le auguro buon viaggio ad Assisi.

    RispondiElimina
  61. è sacrosanto dovere di ogni cristiano cattolico dire la VERITA' per combattere le MENZOGNE da cui siamo circondati, chiunque sia colui che  afferma il falso o NON DICA LA VERITA' o non corregga errori che trascinano all'errore tanti altri !
    Dio non ha mai voluto la connivenza col male e compiacenza con l'errore: questo ce lo ha fatto credere il concilio 21.mo, che Dio si possa contraddire  tra oggi e ieri : Dio è sempre uguale, STA VERITAS, in eterno !

    RispondiElimina
  62. il povero ospite ignorante (se non è in malafede) non sa che la massoneria è al servizio diretto di Lucifero e per questo vuole demolire la Chiesa dall'interno, servendosi di ecclesiastici inscritti ad essa !

    RispondiElimina
  63. E' maomettano: la rete, essendo cattolica, reggerà (dogma di fede).

    RispondiElimina
  64. Ne parlez pas d`un malheur! Tradotto, da più o meno:"non parli di una disgrazia", se è sacerdote è un ex-lefebvriano, deduzione fatta visto l`astio viscerale e caricaturale contro la FSSPX, tipico di chi odia ciò che prima ha amato, immaginando che sia poi passato alla FSSP, e se è veramente residente a Ginevra, allora diventa facile supporre chi egli sia, e qui mi fermo e preferisco dirmi che non è un sacerdote!

    RispondiElimina
  65. No, caro ospite, ma dal momento che quel blogger si permette di dar lezioni di teologia a mons. Gherardini, di ironizzare, di schernire, è logico chiedergli quali sono le sue competenze e titoli per farlo, sulla sua educazione e rispetto per i blogger non mi faccio nessuna illusione, sappiamo a che livelli può scendere, ma , purtroppo,  dall`alto del suo scranno si attacca, con la stessa saccente arroganza  e anche maleducazione, a mons. Gherardini, un passo che avrebbe potuto evitare.

    RispondiElimina
  66. Se lei mi avesse letto con attenzione, avrebbe forse capito che mi riferivo a df e a chi pretende che "<span>la continuità nella riforma del Concilio Ecumenico Vaticano II è un fatto reale, oggettivo, visibile", è stata dimostrata, non ho letto il libro di Cantoni, ma se, come scrive df,  afferma veramente la continuità come un fatto oggettivo e visibile, forse varrebbe la pena che lo legga per vedere come riesce a provare, a dimostrare, quella continuità!</span>
    Personalmente, se mi guardo attorno, vedo rottura e discontinuità, quella sì un fatto reale, oggettivo e visibile, ecco perchè mi ritrovo nelle analisi e domande di mons. Gherardini che sono condivise da un sempre maggior numero di osservatori.

    RispondiElimina
  67. Ottimo intervento il suo, caro Franco che mi vede in accordo con lei e vedo con piacere che anche lei considera il caso di Humanae Viate come paradigmatico.
    In particolare, anche se non esclusivamente, concordo colla sua conclusione:
    "<span>Mi sembra che il sempre valido "Fides quaerens intellectum" vada integrata con la  precisazione che l'"intellectum" è di fatto impossibile se le categorie tradizionali non vengono integrate ( non ripudiate e rimpiazzate ) dalle categorie del pensiero contemporaneo: NON NOVA, SED NOVITER. Concetti non nuovi rispetto alla tradizione, ma espressi in modo nuovo. Questo era il programma iniziale del Concilio. Venne seguito o venne sovvertito? In questo consiste la questione interpretativa del CV II."</span>
    A questa fatica si dovrebbe obbligare il pensatore cattolico, che sia storico, filosofo e teologo.
    Grazie. I.P.

    RispondiElimina
  68. Caro Romano, il semplice fatto di mai essere capaci di una risposta che sia altro che bassamante emotiva, ne mostra il livello intrinseco. Purtroppo questa stessa radicale assensa di argomenti comprova che le loro posizione non si basano su una qualunque ricerca personale di verità ma solo su reazioni primitive e irrazionali di puro partito preso, come evidenziato anche da certe loro "ossessioni".
    Non ogni male viene per nuocere, però: più li leggo più mi sento nell'obbligo di pregare per loro: che siano quindi sempre i benvenuti malgrado la vacuità francamente ottusa dei loro tamburinanti interventi ed attacchi ad hominem. I.P.

    RispondiElimina
  69. Te lucis ante terminum30 settembre 2011 alle ore 18:29

    No, mai sentita. Me la spiega gentilmente? Grazie.

    RispondiElimina
  70. Ma si legge prima di inviare?  Lei rappresenta in un modo da manuale il fenomeno delle proiezioni,  lei proietta sugli altri i suoi contenuti psichici, le sue <span>reazioni primitive e irrazionali, le sue ossessioni, le sue risposte altamente emotive, </span><span>la vacuità francamente ottusa dei suoi tamburinanti interventi ed attacchi ad hominem, le proiezioni essendo un fenomeno inconscio forse non se ne rende conto, sarebbe un beneficio secondario positivo se questo blog potesse  servirle a prenderne coscienza e aiutarla così ad evolvere e a meglio conoscersi, ma forse il suo è solo un gioco solitario, un soliloquio narcisistico dal quale esce solo per lodare l`interlocutore che le riflette la sua immagine perfetta. </span>
    <span>È vero in fondo, più la leggo </span><span>e  più mi sento nell'obbligo di pregare per lei.</span><span></span><span></span>

    RispondiElimina
  71. Scusi Simon, ma lei c`è o ci fa?

    RispondiElimina
  72. Non so che cosa abbia detto don Cantoni (e sarebbe stato opportuno prima citarlo, anziché passare subito a questa specie di replica), mi informerò, frattanto osservo:
    1. mi diverte molto che venga citato don Cantoni; quando lo citai io qualche tempo fa (citazione neutra, non sono un suo discepolo), Pastorelli rispose borbottando che ricordava vagamente di averlo trovato menzionato da Avvenire anni or sono. Avevo invitato Pastorelli a andare a visitare l'Opus Mariae di don Cantoni, dato che è in Toscana: mi rispose che lui andava dove gli pareva. Adesso invece veniamo a sapere che Pastorelli sa tutto su don Cantoni, il quale sarebbe tanto cattivo. Mah... meglio non commentare.
    2. L'intervista, come già altri ha notato, sembra una specie di piagnisteo tra comari, del genere: ma come mi hanno trattato male, però io sono un signore e sono superiore, anche se a quello gli ho pagato il pranzo... Anche qui: mah... Non si sa se ridere o piangere. Se Gherardini non sapeva perché Cantoni era giunto a Roma, poteva pur chiederglielo!
    3. Come già scrissi in passato: quando lo sfacelo degli anni Sessata-Settanta avveniva, dov'erano Gherardini e Pastorelli? Andavano a raccogliere le margherite? Diciamo che pensavano agli affari loro. Dunque sono i meno indicati a pretendere di dire oggi a chi, come me, ha ereditato per ragioni anagrafiche lo sfascio, che cosa deve fare o addirittura pensare. Pensino loro, piuttosto, a dare prova di umiltà scusandosi per non essere intervenuti in tempo, quando essi c'erano e noi non eravamo ancora nati, e preparandosi all'incontro col Capo.
    4. è da un sacco di tempo che sento citare sempre questo mons. Gherardini come "ultimo esponente della gloriosa scuola romana" (che non so in che cosa consistesse, peraltro). Adesso salta fuori che lui non c'entra niente. Ma insomma! Chi vogliamo prendere in giro?

    Concludo auspicando maggiore serietà e dignità da parte di persone a cui l'età impone pur sempre dei doveri, non solo dei diritti. Più in generale, "I have a dream": che la causa della vera Tradizione sia liberata una buona volta da pliniani (che tra l'altro usano stupidamente il termine "conservatore" in senso spregiativo quando lo riferiscono al Cattolicesimo, e in senso positivo quando parlano di politica riferendosi al centrodestra... Anche questo dà l'idea del loro marasma mentale), lefebvriani, sedevacantisti, isterici vari che sono bravi solo a vomitare fiele e incapaci di mostrare la gioia di chi ha incontrato Cristo e Lo ama.

    RispondiElimina
  73. No, neanch'io l'ho mai sentita. ci vuole cortesemente ragguagliare? Altrimenti qualche dubbio ci viene....Poi, non dimentichi che anche Introvigne e i fratelli Cantoni, una volta, tanto, tanto tempo fa, erano "pliniani".....

    RispondiElimina
  74. Ma il nome di "Fraternità Sacerdotale" e il collare non sono in uso comunemente nella Chiesa Cattolica? O sono solo usati per indicare gli svizzeri?

    RispondiElimina
  75. Tra gli aggressori di Gherardini (e di Amerio, e di de Mattei, e di Radaelli, e di Fellay) la tesi prevalente sembra essere: "la continuità deve esserci, quindi non ci interessano le dimostrazioni logiche, il principio di non contraddizione, il semplice buon senso. Anche al di là di quello dice la ragione, e anche contro essa, voi dovete affermare la continuità e non contraddirla, altrimenti non siete cattolici". E giù capziose argomentazioni sul fatto che il cvii, ancorchè non dogmatico (questo non lo possono negare) è comunque "magistero autentico che obbliga all'ossequio la volontà e intelletto". Per carità, possiamo anche ossequiare, ma da questo al credere...Comunque, in generale, curiosa argomentazione, per dei cattolici: San Tommaso credo che avrebbe qualche serafica perplessità su questo ripudio della ragione....

    RispondiElimina
  76. Bella domanda. La suo ripetitivo, ossessivo, compulsivo assillante astio per la Tradizione e per i tradizionalisti ricondurrebbero i sintomi a quel disturbo della personalità che gli psicologi chiamano "monoideismo". Forse servirebbe molto affetto e una terapia adeguata....

    RispondiElimina
  77. Speriamo  di festeggiare prima o poi anche  la condanna del CVII? Non so chi avrà il coraggio di festeggiare l'inizio e la fine, anzi la fine in un certo senso è da festeggiare, se uno non si ricordasse che dopo la fine del CVII ci fu l'inizio del post Concilio e peggio mi sento.

    RispondiElimina
  78. Mi compiaccio che lei abbia incontrato Cristo e che soprattutto Lo ami. Purtuttavia:
    vorrebbe cortesemente spiegare al colto e all'inclita il suo implicito e oscuro atto d'accusa contro Plinio Correa de Oliveira?
    vorrebbe dare un contenuto razionale alla sua invettiva contro coloro che lei definisce "lefebvriani, sedevacantisti, isterici vari", spiegando con chi polemizza, perchè e con quali argomentazioni? Glielo chiedo in nome di un ordinato ed educato procedere della discussione. Sa, noi tradizionalisti siamo razionali e civilizzati. E lei?

    RispondiElimina
  79. Don Cantoni è semplicemente vergognoso ed opportunista , e nel tradire la vecchia amicizia con Gherardini è stato davvero meschino. Vuole l'approvazione della sua combriccola e spera di diventar vescovo , per questo ha cambiato banderuola ancora una volta . Fra un pò lo vedremo a braccetto pure con Enzo Bianchi e amici , pur di farsi bello agli occhi dell'establishment ecclesialese ... Da' dell'eretico a Gherardini senza citare una sola proposizione di fede che quest'ultimo negherebbe , quindi è solo un calunniatore. Lui e Introvigne fanno veramente ridere i polli quando parlan di teologia ( un pò come fa Introvigne quando in nome della "libertà religiosa " difende i satanisti, tutte le sette, ed esalta la letteratura  vampiresca ).

    RispondiElimina
  80. La Tradizione non ha bisogno di interpretazioni , semmai è essa stessa metro di giudizio ! Se qualcosa necessita di interpretazioni significa che è quantomeno ambiguo : ed il CVII in molti suoi documenti lo è (oltre ad essere approssimativo e parolaio )  . Seguendo l'ambiguo concetto di "tradizione vivente" ( così come il Cantoni lo propone e definisce nei suoi ultimi saggi ) la forma straordinaria del rito romano avrebbe dovuto sparire definitivamente dopo 40 anni di oblio , ed il motu proprio "Summorum POntificum" di Benedetto XVI sarebbe così privo di senso , anzi in contraddizione con la stessa "tradizione vivente" .

    RispondiElimina
  81. Gentile Luisa, mi ricordo benissimo di lei e noto con dispiacere che cinquant'anni dopo che l'ho mandata a quel paese perchè non volevo sposarla, lei è sempre acidamente arrabbiata con me: non era colpa mia se già avevo notato i suoi incommensurabili difetti che sono lo spirito acido, la poca comprensione delle cose divine e umane, un'ottusità tale che fa sembrare un angolo piatto acuto, il tutto acconciato con uno spirito sempre negativo, e un atteggiamento  perpetuo di gran criticona pettegola aldifuori di tutte le categorie.
    Non posso dire che lei, invecchiando si sia bonificata: come tutte le brutte da giovane diventando vecchie, diciamo semplicemente che questa sua bruttezza potrebbe sembrare essere, a chi è poco attento, segno di vecchiaia, <span>il che non può essere</span>, visto che conosco vecchi bellissimi non a scapito ma a causa dei travagli interni ed esterni della loro vita e che marchiano il loro corpo e la loro anima.
    Come non volevo sposarla 50 anni fa, ancora meno adesso: allora se ne faccia una ragione, vada a fare l'occhiolino ad altri che le rassomigliano di più e si dispensi di leggermi e di rispondermi. Si confessi anche presso un sacerdote che ha la giurisdizione e che può quindi darle un'assoluzione oggettivamente valida, perchè pernso che uno dei suoi problemi è che lei non ha ricevuto assoluzioni valide da qualche decennio ...e, purtroppo, si vede.  :-) Vada in Pace

    RispondiElimina
  82. Caro Iginio Ti prego astieniti dall'intervenire. Innanzitutto qui si discute su un articolo di Introvigne di esaltazione di un libro di Cantoni che nessuno ancora ha letto. Visto il suo recensore non lo leggerò neppure io con tutti i libri seri che escono non ho tempo per perderemi dietro la pattumaglia. L'autore lo conosco ha scritto tutto e l'incontrario di tutto e ciò mi basta lo lascio a Plinio Correa e arecitare le devozioni alla mamma del brasiliano .... Gherardini ha detto che risponderà comunque leggete i suoi libri non c'è in alcun punto una pur lontana mancanza di rispetto al Papa, c'è ossequio e rispetto anche per il VATII. Avrà diritto di porre delle domande e di esigere risposte corrette e nel solco della tradizione?

    RispondiElimina
  83. entri in merito al contenuto non alla grammatica...avesse o avrebbe non è insultare nessuno. Lei però colgie l'occasione per rimarcare la pagliuzza nell'occhio...ma attento/a alla trave...

    RispondiElimina
  84. <span><span>Leggendo la storica dei suoi interventi, Iginio, mi son resa conto che non è la prima volta che lei fa certi apprezzamenti indegni, in un altro thread, con uno scherno di cui dovrebbe vergognarsi e che, visto che è ripetitivo non è nemmeno "innocente", lei ha scritto: " non se ne può più di questi vecchietti che si stracciano ora le vesti mentre sarebbero dovuti intervenire a suo tempo. Il disastro è stato combinato quando essi erano vivi e vegeti, dunque evitino di impartire lezioni ora. Potevano intervenire prima.",  allora le ripeto : e lei dov`era quando quei " vecchietti" erano sul terreno, facendo fronte al disprezzo, allo scherno, all`opposizione anche violenta degli uomini al potere, di quell`elite ideologica postconciliare che voleva definitivamente seppellire tutto ciò che era vivo fino al Vaticano II, che voleva distruggere ogni traccia di quel passato che aborriva e lo faceva con violenza  e determinazione ? Lei dov `era  quando  queste persone resistevano, in trincea, con coraggio e la forza che solo la loro fede poteva dare loro?    
    Lei non era nato o allora stava ancora usando i  suoi pantaloncini sui banchi di scuola, stava  giocando al pallone nei cortili di ricreazione,  con la giusta spensieratezza della sua età, e mentre lei giocava altri lottavano e resistevano con coraggio e fede, allora, si vergogni, e si scusi.  
    </span></span>

    RispondiElimina
  85. Ho ordinato già da qualche giorno il libro di Don Cantoni, lo leggerò. Dopo aver letto i tre libri in argomento di Mons Gherardini, coi vari commenti su questo ed altri siti e blog, l'unica cosa che mi pare chiara sta nel fatto che le tanto declamate risposte, che alcuni conservatori sostengono siano pervenute, non ci sono. Abbondano invece lodevoli esercitazioni acrobatico-letterarie che consentono, mettendo fra parentesi la ragione e la lucidità, di aderire alle tesi pro continuità totale. Il problema mi pare stia proprio qui: dobbiamo tralscaiare la ragione o essa può e deve andare a braccetto con lafede ? Mons Gherardini, dopo lo splendido Iota Unum di Romano Amerio (Fede & Cultura), illustra esaurientemente tutti i singoli problemi offrendone l'immediato collegamento con tutti i punti di crisi che vidiamo oggi nella nostra amatissima Chiesa e, in buona parte, nella nostra società. Il testo di Cristianità del 1976 (n. 19-20) che questo sito ha ripubblicato poco tempo fa, tocca i principali medesimi punti. Erano gli anni in cui Alleanza Cattolica poggiava sulla ragione per esminare i problemi del tempo. Visto che oggi sostengono che le risposte a tutti quei probolemi sono giunte esaustivamente, potrebbero gentilmente riprendere quel testo specifico e inserirvi punto per punto le risposte pervenute ? Sarebbe opera grandemente meriotria e chiarificatrice.
    Potrebbe anche essere che vi abbia provveduto Don Cantoni nel suo nuovo testo: sarebbe buona notizia.

    RispondiElimina
  86. <span> =-O :) :) :-D :-D :-D :* :* :* :*  
     
    Oh....ma scusi,  lei era pedofilo? :(  
    Sì, perchè non credo che 50 anni fa io ero in età di interessarmi a lei o a chiunque  altro...  
    Sul resto sorvolo, è solo il riflesso di un`anima alquanto tormentata e molto rabbiosa.  
     
    </span>

    RispondiElimina
  87. Cara Luisa, per l'ennesima volta, ancora la mia solidarietà per la nuova, miserabile aggressione di Simon. La sua ironica, pacata risposta le rende onore. La volgarità di Simon non è solo verbale. E' una volgarità dell'animo profonda, irrimediabile, che ha a che fare con il mistero dell'iniquità o, forse, più banalmente, con la psicologia clinica. Dati, purtroppo, i precedenti, non mi stupisce più l'assenza della Redazione, che consente queste inenarrabili depravazioni verbali, ma è solerte nel condannare qualsiasi accenno ai neocat....

    RispondiElimina