E’ stata inviata a tutti i Rettori dei Santuari la lettera della Congregazione per il Clero datata 15 agosto 2011, Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria.
Il Cardinale Prefetto Mauro Piacenza facendosi “interprete dei sentimenti del Santo Padre Benedetto XVI” auspica che : “ fra i marosi e le tempeste della storia, sfidando il pervicace senso di relativismo imperante … ogni Santuario sia sempre più segno dell’amorosa presenza del Verbo Incarnato”.
Un mirabile documento, arricchito da una costruzione lessicale elegante e devota, ( da notare anche l’uso rispettoso delle maiuscole) che rivela la particolare attenzione che la Santa Sede ripone nelle Liturgie che vengono celebrate nei Santuari che “attraggono un numero crescente di pellegrini e turisti religiosi”.
Finalmente leggiamo che la musica sacra : “venga messa opportunamente in risalto mediante il canto gregoriano, polifonico o popolare… ma anche selezionando adeguatamente sia gli strumenti musicali più nobili ( organo a canne ed affini …) …
Viene encomiabilmente raccomandata una maggiore serietà nella celebrazione della Santa Messa : " ... i ministri rispettino fedelmente quanto stabilito dalle norme dei Libri liturgici ... che ogni concelebrante indossi la casula o la pianeta, quale paramento proprio del sacerdote che celebra i divini misteri” .
Un documento che va letto , meditato e soprattutto applicato "senza se e senza ma".
Andrea Carradori
CONGREGATIO PRO CLERICIS
Prot.N. 2011 0546
Reverendi Rettori,
Desidero rivolgere a ciascuno di Voi il mio cordiale saluto, che estendo volentieri a quanti Vi affiancano nella cura pastorale dei Santuari, assieme all'espressione della mia sincera gratitudine per la premurosa dedizione con la quale quotidianamente accudite alle necessità pastorali dei pellegrini che, da ogni parte del mondo, accorrono sempre più numerosi nei luoghi di culto a Voi affidati. Mediante questa Lettera, mi faccio anzitutto interprete dei sentimenti del Santo Padre Benedetto XVI che considera di grande importanza la presenza dei Santuari, preziosi nella vita della Chiesa, poiché, in quanto meta di pellegrinaggio, sono soprattutto luoghi «di richiamo, che attraggono un numero crescente di pellegrini e turisti religiosi, alcuni dei quali si trovano in situazioni umane e spirituali complesse, alquanto lontani dal vissuto di fede e con una debole appartenenza ecclesiale» (Lettera in occasione del II Congresso Mondiale di pastorale dei pellegrinaggi e Santuari, Santiago de Compostela, 27-30 settembre 2010). Affermava il Beato Papa Giovanni Paolo II: «sempre e dovunque, i Santuari cristiani sono stati o hanno voluto essere i segni di Dio, della Sua irruzione nella storia umana» (Discorso ai Rettori di santuari, 22 gennaio 1981). I santuari, quindi, sono «un segno del Cristo vivente fra noi, ed in questo segno i cristiani hanno sempre riconosciuto l'iniziativa dell'amore del Dio vivente per gli uomini» (Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, // Santuario. Memoria, presenza e profezia del Dio vivente, 8 maggio 1999, n. 5). Consapevole, dunque, del peculiare valore che i sanatari rivestono nell'esperienza di fede di ogni cristiano, la Congregazione per il Clero, competente in materia (cfr. Giovanni Paolo II, Costituzione Apostolica Pastor bonus, 28 giugno 1988, art. 97, 1°), intende proporre alla Vostra attenzione alcune considerazioni tese a donare un rinnovato e più efficace impulso alle attività ordinarie della pastorale che in essi si svolgono. In un clima di diffuso secolarismo, il santuario continua, infatti, ancora oggi, a rappresentare un luogo privilegiato in cui l'uomo, pellegrino su questa terra, fa esperienza della presenza amorevole e salvifica di Dio. In esso egli trova uno spazio fecondo, lontano dagli affanni quotidiani, ove potersi raccogliere e riacquistare vigore spirituale per riprendere il cammino di fede con maggiore ardore e cercare, trovare ed amare Cristo nella vita ordinaria, nel mezzo del mondo. Qual è il cuore delle attività pastorali in un Santuario ? La normativa canonica, a proposito di questi luoghi di culto, con profonda saggezza teologica ed esperienza ecclesiale, prevede che in essi «si offrano ai fedeli con maggior abbondanza i mezzi della salvezza, annunziando con diligenza la Parola di Dio, incrementando opportunamente la vita liturgica, soprattutto con la celebrazione dell'Eucaristia e della Penitenza, come pure coltivando le sane forme della pietà popolare» (can. 1234, §1). La norma canonica, tracciando, quindi,una preziosa sintesi della pastorale specifica dei Santuari, fornisce un interessante spunto per riflettere brevemente su alcuni elementi fondamentali caratterizzanti l'ufficio che la Chiesa Vi ha affidato.
Il santuario è il luogo in cui risuona con singolare potenza la Parola di Dio. Il Santo Padre Benedetto XVI, nell'Esortazione Apostolica post-sinodale Verbum Domini, di recente pubblicazione (30 settembre 2010), ribadisce che la Chiesa «si fonda sulla Parola di Dio, nasce e vive di essa» (n. 3). Essa è la "casa" (cfr. ibidem, n. 52) in cui la divina Parola è accolta, meditata, annunciata e celebrata (cfr. ibidem, n. 121). Quanto il Pontefice dice della Chiesa può analogamente affermarsi del Santuario.
L'annuncio della Parola assume un ruolo essenziale nella vita pastorale del Santuario. I ministri sacri hanno pertanto il compito di preparare tale annuncio, nella preghiera e nella meditazione, filtrando il contenuto dell'annuncio con l'aiuto della Teologia spirituale, alla scuola del Magistero e dei Santi. Le fonti principali della loro predicazione saranno costituite dalla Sacra Scrittura e dalla Liturgia (cfr. Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione Sacrosanctum Concilium, 4 dicembre 1963, n. 35), alle quali si uniscono il prezioso Catechismo della Chiesa Cattolica ed il Compendio di esso. Il ministero della Parola, esercitato in forme diverse- e conformi al deposito rivelato, sarà poi tanto più efficace ed incisivo quanto più nascerà dal cuore, nella preghiera e sarà espresso mediante linguaggi accessibili e belli, che sappiano mostrare correttamente la perenne attualità del Verbo eterno.
La risposta umana ad un fecondo annuncio della Parola di Dio è la preghiera. «I Santuari, per i pellegrini che sono alla ricerca delle loro vive sorgenti, sono luoghi eccezionali per vivere "come Chiesa" le forme della preghiera cristiana» (Catechismo della Chiesa Cattolica [CCC], 11 ottobre 1992, n. 2691).
La vita di preghiera si sviluppa in diversi modi, tra i quali troviamo varie forme di pietà popolare che sempre devono lasciare «spazio adeguato alla proclamazione e all'ascolto della Parola di Dio; infatti, "nella parola biblica, la pietà popolare troverà una fonte inesauribile di ispirazione, insuperabili modelli di preghiera e feconde proposte tematiche"» {Verbum Domini, n. 65).
Il Direttorio su pietà popolare e liturgia (Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti, 9 aprile 2002) dedica un capitolo ai Santuari e ai pellegrinaggi, auspicando «un corretto rapporto tra le azioni liturgiche e i pii esercizi» (n. 261). La pietà popolare è di grande rilievo per la fede, la cultura e l'identità cristiana di molti popoli. Essa è espressione della fede di un popolo, «vero tesoro del popolo di Dio» (ibidem, n. 9), nella e per la Chiesa: per capirlo, basti immaginare la povertà che ne risulterebbe per la storia della spiritualità cristiana d'Occidente l'assenza del "Rosario" o della "Via Crucis", come delle processioni. Sono soltanto esempi, ma sufficientemente evidenti per rilevarne l'imprescindibilità.
Svolgendo il Vostro ministero presso un Santuario, spesso avete occasione di osservare i gesti di pietà, tanto peculiari, quanto espressivi, con cui i pellegrini usano esprimere visibilmente la fede che li anima. Le molteplici e variegate forme di devozione, derivanti sovente da altrettante sensibilità e tradizioni culturali, testimoniano l'intensità fervente di una vita spirituale alimentata da una costante preghiera e dall'intimo desiderio di aderire sempre più strettamente a Cristo.
La Chiesa, consapevole della significativa incidenza di tali manifestazioni religiose nella vita spirituale dei fedeli, ha sempre riconosciuto il valore di esse e ne ha rispettato le genuine espressioni. Anzi, anche mediante gli insegnamenti dei Romani Pontefici e dei Concili, le ha raccomandate e favorite. Allo stesso tempo, però, laddove Essa ha riscontrato atteggiamenti o mentalità non riconducibili al sano senso religioso, ha avvertito la necessità di intervenire, purificando tali atti da elementi fuorviami o fornendo meditazioni, corsi, lezioni, ecc. La pietà popolare, infatti, soltanto se radicata in un'originaria tradizione cattolica, potrà essere locus fidei, fecondo strumento di evangelizzazione, nel quale anche gli elementi della cultura ambientale indigena potranno sinergicamente trovare accoglienza e dignità.
Come responsabili della pastorale nei Santuari, quindi, è Vostro compito istruire i pellegrini sul carattere assolutamente preminente che la celebrazione liturgica deve assumere nella vita di ogni credente. La pratica personale di forme di pietà popolare non va assolutamente ostacolata o rigettata, anzi va favorita, ma non può sostituirsi alla partecipazione al culto liturgico. Tali espressioni, infatti, piuttosto che contrapporsi alla centralità della Liturgia, devono affiancarsi ed essere sempre orientate ad essa. È infatti nella celebrazione liturgica dei Sacri Misteri che si esprime la preghiera comune della Chiesa tutta.
2. Misericordia di Dio nel sacramento della Penitenza
La memoria dell'amore di Dio, che si fa presente in modo eminente nel santuario, conduce alla richiesta di perdono per i peccati e al desiderio di implorare il dono della fedeltà al deposito della fede. Il Santuario è pure il luogo della permanente attualizzazione della misericordia di Dio. È luogo ospitale in cui l'uomo può avere un'incontro reale con Cristo, sperimentando la Verità del Suo insegnamento e del Suo perdono, per avvicinarsi degnamente, e quindi fruttuosamente, all'Eucarestia.
Occorre a tale scopo favorire e dove sia possibile intensificare la presenza costante di sacerdoti che, con animo umile ed accogliente, si dedichino generosamente all'ascolto delle confessioni sacramentali.
Nell'amministrare il sacramento del Perdono e della Riconciliazione, i confessori, che agiscono come «il segno e lo strumento dell'amore misericordioso di Dio verso il peccatore» (CCC, n. 1465), aiutino i penitenti a sperimentare la tenerezza di Dio, a percepire la bellezza e la grandezza della Sua bontà e a riscoprire nei propri cuori il desiderio intimo della santità, vocazione universale e meta ultima per ogni credente (cfr. Congregazione per il Clero, // Sacerdote ministro della misericordia divina, 9 marzo 2011, n. 22).
I confessori, illuminando la coscienza dei penitenti, pongano pure in evidenza il vincolo stretto che lega la Confessione sacramentale ad un'esistenza nuova, orientata verso una decisa conversione. Esortino perciò i fedeli ad avvicinarsi con regolare frequenza e fervente devozione a questo sacramento, affinché, sorretti dalla grazia che in esso è donata, possano alimentare costantemente il loro fedele impegno di adesione a Cristo, progredendo nella perfezione evangelica. I ministri della Penitenza siano disponibili ed accessibili, coltivando un atteggiamento comprensivo, accogliente ed incoraggiante (cfr. // Sacerdote ministro della misericordia divina, nn. 51-57). Per rispettare la libertà di ogni fedele ed anche per favorire la propria piena sincerità nel foro sacramentale, è opportuno che siano, in luoghi adatti (ad esempio, possibilmente, cappella della Riconciliazione), disponibili dei confessionali provvisti di una grata fissa. Come insegna il Beato Papa Giovanni Paolo II nella Lettera Apostolica Misericordia Dei (7 aprile 2002): «La sede per le confessioni è disciplinata dalle norme emanate dalle rispettive conferenze episcopali, le quali garantiranno che essa sia collocata in un luogo visibile e sia anche provvista di grata fissa, così da consentire ai fedeli ed agli stessi confessori che lo desiderano di potersene liberamente servire» (n. 9, b - cfr. can. 964, § 2; Pontificio Consiglio per l'Interpretazione dei testi Legislativi, Responsa ad propositum dubium: de loco excipiendi sacramentales confessiones de loco excipiendi sacramentales confessiones [7 luglio 1998]: AAS 90 [1998] 711; cfr. // Sacerdote ministro della misericordia divina, n. 41). I ministri, inoltre, si premurino di far comprendere i frutti spirituali derivanti dalla remissione dei peccati. Il sacramento della Penitenza, infatti, «opera una autentica "risurrezione spirituale", restituisce la dignità e i beni della vita dei figli di Dio, di cui il più prezioso è l'amicizia con Dio» (CCC, n. 1468). In considerazione del fatto che i Santuari sono luoghi di vera conversione, può essere opportuno che sia potenziata la formazione dei confessori per la cura pastorale di chi non ha rispettato la vita umana dal concepimento fino al naturale suo termine.
I sacerdoti, poi, nel dispensare la misericordia divina, adempiano debitamente questo peculiare ministero aderendo con fedeltà all'insegnamento genuino della Chiesa. Siano ben formati nella dottrina e non trascurino di aggiornarsi periodicamente su questioni attinenti soprattutto all'ambito morale e bioetico (cfr. CCC, n. 1466). Anche nel campo matrimoniale, rispettino quanto autorevolmente insegna il Magistero ecclesiale. Evitino quindi di manifestare in sede sacramentale dottrine private, opinioni personali o valutazioni arbitrarie non conformi a ciò che la Chiesa crede ed insegna. Per la loro formazione permanente sarà utile incoraggiarli a partecipare a corsi specializzati, quali, ad esempio, potrebbero essere quelli organizzati dalla Penitenzieria Apostolica e da alcune Pontificie Università (cfr. // Sacerdote ministro della misericordia divina, n. 63).
3. L'Eucarestia, fonte e culmine della vita cristiana
La Parola di Dio e la celebrazione della Penitenza sono intimamente unite alla Santa Eucarestia, mistero centrale in cui «è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua» (Concilio Ecumenico Vaticano II, Decreto Presbyterorum ordinis, 7 dicembre 1965, n. 5). La celebrazione Eucaristica costituisce il cuore della vita sacramentale del Santuario. In essa il Signore si dona a noi. I pellegrini che visitano i santuari siano allora resi consapevoli che, se accolgono fiduciosamente il Cristo eucaristico nel proprio intimo, Egli offre loro la possibilità di una reale trasformazione dell'esistenza.
La dignità della celebrazione Eucaristica venga anche opportunamente messa in risalto mediante il canto gregoriano, polifonico o popolare (cfr. Sacrosanctum Concilium, nn. 116 e 118); ma anche selezionando adeguatamente sia gli strumenti musicali più nobili (organo a canne ed affini, cfr. ibidem, n. 120), sia le vesti che vengono indossate dai ministri unitamente alle suppellettili utilizzate nella Liturgia.-Esse devono rispondere a canoni di nobiltà e di sacralità. Nel caso delle concelebrazioni, si prenda cura che ci sia un Maestro di cerimonia, che non concelebri, e si faccia il possibile affinché ogni concelebrante indossi la casula, o pianeta, quale paramento proprio del sacerdote che celebra i divini misteri.
Il Santo Padre Benedetto XVI scriveva, nell'Esortazione Apostolica post-sinodale Sacramentum Caritatis (22 febbraio 2007), che «la migliore catechesi sull'Eucaristia è la stessa Eucaristia ben celebrata» (n. 64). Nella Santa Messa, allora, i ministri rispettino fedelmente quanto stabilito dalle norme dei Libri liturgici. Le rubriche, infatti, non rappresentano indicazioni facoltative per il celebrante bensì prescrizioni obbligatorie che egli deve accuratamente osservare con fedeltà ad ogni gesto o segno. Ad ogni norma, infatti, è sotteso un senso teologico profondo, che non può essere sminuito o comunque misconosciuto. Uno stile celebrativo, che introduca innovazioni liturgiche arbitrarie, oltre a generare confusione e divisione tra i fedeli, lede la veneranda Tradizione e l'autorità stessa della Chiesa, nonché l'unità ecclesiale.
Il sacerdote che presiede l'Eucaristia non è, però, neppure un mero esecutore di rubriche rituali. Piuttosto, l'intensa e devota partecipazione interiore con la quale celebrerà i divini misteri, accompagnata dall'opportuna valorizzazione dei segni e gesti liturgici stabiliti, plasmerà non solo il suo spirito orante, ma si rivelerà feconda anche per la fede eucaristica dei credenti che prendono parte alla celebrazione con la loro actuosa partecipatio (cfr. Sacrosanctum Concilium, n.14). Come frutto del Suo dono nell'Eucarestia, Gesù Cristo rimane sotto le specie del pane. Le celebrazioni come l'Adorazione eucaristica al di fuori della santa Messa, con l'esposizione e la benedizione con il Santissimo Sacramento, manifestano quello che sta nel cuore della celebrazione: l'Adorazione, ossia l'unione con Gesù Ostia.
A tal riguardo, insegna il Papa Benedetto XVI che «nell'Eucarestia, infatti, il Figlio di Dio ci viene incontro e desidera unirsi a noi; l'adorazione eucaristica non è che l'ovvio sviluppo della Celebrazione stessa, la quale è in sé il più grande atto di adorazione della Chiesa» (Sacramentum Caritatis, n. 66), altresì aggiungendo: «L'atto di adorazione al di fuori della santa Messa prolunga ed intensifica quanto si è realizzato nella Celebrazione liturgica stessa» (ivi).
In tal modo, si attribuisca notevolissima importanza al luogo del tabernacolo nel Santuario (o anche di una cappella destinata esclusivamente all'adorazione del Santissùno) poiché è in sé "calamita", invito e stimolo alla preghiera, all'adorazione, alla meditazione, all'intimità con il Signore. Il Sommo Pontefice, nella summenzionata Esortazione, sottolinea che «la corretta posizione del tabernacolo, infatti, aiuta a riconoscere la presenza reale di Cristo nel Santissimo Sacramento. È necessario, pertanto, che il luogo in cui vengono conservate le Specie eucaristiche sia facilmente individuabile, grazie anche alla lampada perenne, da chiunque entri in chiesa» (ibidem, n. 69). Il tabernacolo, custodia eucaristica, occupi un posto preminente nei Santuari, così come anche, nel ricordare la relazione tra arte, fede e celebrazione, si ponga attenzione a «l'unità tra gli elementi propri del presbiterio: altare, crocifisso, tabernacolo, ambone, sede» (ibidem, n. 41). La retta collocazione dei segni eloquenti della nostra fede, nell'architettura dei luoghi di culto, favorisce indubbiamente, in particolare nei santuari, la giusta priorità a Cristo, pietra viva, prima del saluto alla Vergine o ai Santi giustamente venerati in quel luogo, dando così occasione alla pietà popolare di manifestare le sue radici veramente eucaristiche e cristiane.
4. Un nuovo dinamismo per l'evangelizzazione
Infine, mi è gradito rilevare che ancora oggi i Santuari conservano uno straordinario fascino, testimoniato dal numero crescente di pellegrini che vi si recano. Non raramente si tratta di uomini e donne di tutte le età e condizioni, con situazioni umane e spirituali complesse, alquanto lontani da una vita di fede solida, o con un fragile senso di d'appartenenza ecclesiale. Fare visita ad un Santuario può rivelarsi per essi una preziosa pportunità per incontrare Cristo e per riscoprire il senso profondo della propria vocazione attesimale o per sentirne un richiamo salutare. Esorto perciò ciascuno di Voi a rivolgere a queste persone uno sguardo particolarmente ccogliente e premuroso. Anche a questo riguardo, nulla sia lasciato all'improvvisazione. Con sapienza evangelica e con ampia sensibilità, sarebbe altamente educativo farsi compagni di viaggio con i pellegrini e i visitatori, individuando le ragioni del cuore e le attese dello spirito. In tale servizio la collaborazione di persone, con compiti specifici lotate di umanità accogliente, di perspicacia spirituale, di intelligenza teologale, gioverà a ntrodurre i pellegrini al Santuario come ad un evento di grazia, luogo di esperienz religiosa, di gioia ritrovata. A tal riguardo sarà conveniente considerare la possibilità e creare appuntamenti spirituali anche in serata o di notte (adorazioni notturne o veglie e preghiera), laddove l'affluenza di pellegrini si rilevi di notevole entità e di flussi permanente. La Vostra carità pastorale potrà costituire provvida occasione e forte stimolo perché el loro cuore zampilli il desiderio di intraprendere un cammino di fede serio ed intenso. Mediante le varie forme di catechesi, potrete far comprendere che la fede, lungi dall'essere n vago ed astratto sentimento religioso, è concretamente tangibile e si esprime sempre eli'amore e nella giustizia degli uni verso gli altri.
Così, presso i Santuari, l'insegnamento della Parola di Dio e della dottrina della Chiesa, per mezzo delle predicazioni, delle catechesi, della direzione spirituale, dei ritiri, ostituisce un'ottima preparazione per accogliere il perdono di Dio nel sacramento della 'enitenza e la partecipazione attiva e fruttuosa alla celebrazione del Sacrificio dell'altare.
L'Adorazione eucaristica, la pia pratica della Via Crucis e la preghiera cristologica e nariana del Santo Rosario, saranno, con i sacramentali e le benedizioni votive, estimonianze della pietà umana e cammino con Gesù verso l'amore misericordioso del Padre nello Spirito. Così la pastorale della famiglia sarà rinvigorita, e sarà provvidamente :econda la preghiera della Chiesa al «Padrone della messe perché mandi operai nella sua messe» (Mt 9, 38): sante e numerose vocazioni sacerdotali e di speciale consacrazione!
I Santuari, inoltre, nella fedeltà alla loro gloriosa tradizione, non dimentichino di essere impegnati nelle opere caritative e nel servizio assistenziale, nella promozione umana, nella salvaguardia dei diritti della persona, nell'impegno per la giustizia, secondo la dottrina sociale della Chiesa. Attorno ad essi è bene che fioriscano anche iniziative culturali, quali convegni, seminari, mostre, rassegne, concorsi e manifestazioni artistiche su temi religiosi. In questo modo i Santuari diventeranno anche promotori di cultura, sia dotta che popolare, contribuendo, per la loro parte, al progetto culturale orientato in senso cristiano della Chiesa.
Così Essa, sotto la guida della Vergine Maria, Stella della nuova evangelizzazione mediante la quale la Grazia stessa si comunica all'umanità bisognosa di redenzione, si prepara, ovunque nel mondo, alla venuta del Salvatore. I Santuari, luoghi nei quali ci si reca per cercare, per ascoltare, per pregare, diventeranno misteriosamente i luoghi nei quali si sarà veramente toccati da Dio attraverso la Sua Parola, il sacramento della Riconciliazione e dell'Eucarestia, l'intercessione della Madre di Dio e dei Santi.
Soltanto in questo modo, tra i marosi e le tempeste della storia, sfidando il pervicace senso di relativismo imperante, essi saranno fautori di un rinnovato dinamismo in vista della tanto desiderata nuova evangelizzazione.
Ringraziando ancora ciascun Rettore per la dedizione e la carità pastorale affinché ogni Santuario sia sempre più segno dell'amorosa presenza del Verbo Incarnato, si assicura la più cordiale vicinanza nel Signore, sotto lo sguardo della Beata Vergine Maria.
Dal Vaticano, 15 agosto 2011
Assunzione della Beata Maria Vergine Maria
Mauro Card. Piacenza Prefetto
Celso Morga Iruzubieta, Segretario
Oggi il sacerdote che ha celebrato la S. Messa nella Solennità dell'Assunzione della B. V. Maria, alla quale ho partecipato stamane, ha indossato semplicemente un camice retto senza cingolo e senza amitto e una semplicissima stola bianca senza laccio e senza casula. Mi chiedo, ogni qual volta una esortazione di questo tipo viene inviata a qualcuno, c'è poi chi si preoccupa di verificarne l'applicazione pratica?
RispondiEliminaSicuro! come no! Di solito mandano i cappuccini di Padre Pio che, come è noto, per la costruzione della nuova "chiesa" in onore del santo hanno applicato fedelmente questa esortazione ancora prima che venisse emanata, sopratttutto per quanto riguarda "l'unità tra gli elementi propri del presbiterio: altare, crocifisso, tabernacolo, ambone, sede"! ;)
RispondiEliminaParlando seriamente, il problema è proprio questo nessuno controlla e se controllano non prendono nessun provvedimento quindi il tutto è affidato alla buona volontà dei riceventi ...
Non è che questo documento NON verrà applicato. Semplicemente, non verrà manco letto (con le lodevoli eccezioni del Sig. Andrea Carradori e di qualche altro frequentatore di Messainlatino), finendo direttamente nei cestini della carta straccia dei vari Santuari.
RispondiElimina...e come sempre...parole...parole....!
RispondiEliminaAvrei molto gradito che in un documento così importante si facesse cenno, all'accoglienza di sacerdoti e gruppi che desiderassero celebrare con il messale del 62, secondo il Summorum Pontificum e l'Istruzione, o addirittura si facesse precetto ai Rettori di assicurare nell'orario delle Messe, almeno una in Rito Gregoriano. Per il resto, concordo anch'io che si arricchiranno i contenitori della differenziata...
RispondiEliminaOggi invece ho partecipato ad una Messa molto ben cantata da un'ottima schola cantorum.
RispondiEliminaCelebrava il vescovo di Conversano e monopoli che - come suo solito - sbaglia tutte le sue parti (a cominciare dalla croce pettorale con catenella sulla casula, al calice elevato con la sola mano destra, alla omelia e al perfetto abito corale indossato per l'ingresso in cattedrale, ovvero una camicia con le maniche corte), perchè con il rito romano non è molto pratico.
Praticissimo, invece, di altri riti, noti al prof. Carradori.
Questi inviti sono l'ennesimo tentativo di mettere al mondo "L'IRCOCERVO". Termine preso dal linguaggio politico-filosofico, coniato da Benedeto Croce, per indicare le prove di creare forme miste tra i vari sistemi politici. Applicandoli al campo religioso, il termine può definire gli eventi che cercano di (pseudo)"tridentinizzare" il N.O.
RispondiEliminapROPRIO il Maestro Carradori è testimone di innumerevoli fallimenti, in tal senso.
<span>'Nessuno controlla' si dice. Ed è vero... (a volte si rimpiange l'assenza nella Chiesa dell'Arma dei Carabinieri!). Credo che sia necessario che 'ognuno faccia la sua parte' come si sente dire di frequente: intendo dire che i Superiori facciano la loro (informando, catechizzando, controllando e se necessario 'riprendendo', con carità ma senza paure!); i sottoposti la loro, in una parola 'obbedendo' (magari non dimenticando che 'Cristo Gesù fu obbediente fino alla morte... e per questo fu innalzato da Dio, e Questi Gli ha dato il Nome che è sopra ogni altro nome...').
RispondiEliminaMa oserei dire che anche i fedeli dovrebbero fare la loro parte: leggendo anch'essi i documenti della Chiesa (almeno qualcuno: sono così tanti!) e poi, in caso di 'dimenticanza' si facciano sentire (documenti alla mano e... in mano) dai loro sacerdoti e, perché no, dai loro vescovi. Senza ribellarsi (fortes in fide, in veritate et omnino in charitate), senza stancarsi, con somma pazienza (in questo crescendo in virtù, sapienza e grazia) e non scordandosi che i sacerdoti (e i vescovi) hanno sì l'autorità di agire, ma ne hanno anche la responsabilità=il doverne rispondere di sé delle loro azioni e delle loro omissioni a Qualcuno... </span>
<span>E quanto detto per i laici nei confronti di sacerdoti e vescovi, vale ancor di più per sacerdoti, religiosi e religiose nei confronti dei loro vescovi e superiori. </span>
<span>Certo! si corre il rischio di essere penalizzati in vari modi (nella Chiesa ci sono forme raffinatissime di mobbing!) ma questo deve fermarci? Per chi, o che cosa, viviamo, agiamo e siamo? Per il consenso? per la carriera? Se sì, vale l'ipsissimum verbum Domini: "Iam accipierunt mercedem suam"!
La Ss.ma Vergine, nostra amabile Madre e Sovrana ci sostenga e ci infervori di amore per Dio e per la Chiesa: plebs Dei e Corpus Christi mysticum.</span>
Esattamente Ric. Se avessi letto il tuo commento prima, mi sarei risparmiato di scrivere il mio sopra eheh.
RispondiElimina<span>Esattamente. I parroci, specialmente durante il passatom pontificato, ma immagino che oggi nn sia molto diverso - sono letteralmente sommersi di documenti. Tantopiù ora che sono sempre più in pochi e sempre più oberati di mille incombenze, della maggior parte delle quali nn dovrebbero esser loro ad occuparsi. In questa situazione, un documento lungo come questo (che è fra i più brevi...), appunto non sarà nemmeno letto. Forse qualcuno dovrebbe speigare a Roma che le stesse cose si potevano dire in 5, max 10 righe e sarebbero sstate più efficaci (o meno inefficaci).</span>
RispondiEliminaOggi invece in parrocchia il giovane celebrante ha indossato la pianeta (solo perchè fa caldo) mettendo da parte la stola dicendo: "tanto questa noon serve"! I ministranti invece sono rimasti senza parole.
RispondiEliminaIl NO non può essere tridentinizzato !
RispondiEliminaL'ho scritto un milione di volte .
Si tratta di due riti diversi .
Nei neri tempi antecedenti i secchi e sterili indulti del Beato Giovanni Paolo II, quando tutto sembrava finito, ovvio che ci si attaccava al latino, alle pianete, al canto gregoriano ecc : tutte scialuppe su cui rifugiarci in attesa del mare più calmo ...
Quando la Provvidenza ha permesso , nonostante i nostri peccati, la rifioritura della venerabile Liturgia antica abbiamo abbandonato le scialuppe d'emergenza per metterci dentro la nave della Tradizione.
"tanto questa non serve" Eggià! lui non si sente sacerdote!
RispondiEliminaVa beh..oggi il non mettere la stola sotto la casula,vestire in borghese,confessare senza stola e amministrare i sacramenti togliendo o modificando alcune "parole" o "parti" è diventato l'abituè della stragrande maggioranza del clero...purtroppo
RispondiEliminaVicino a casa mia ci sono 3 santuari. Sino a due anni fa andavo tutte le domeniche in uno di questi, ma dopo la morte del vecchio rettore e con l'arrivo del nuovo non ce l'ho più fatta. Non potevo andare a messa e pregare perchè i miei figli non comprendessero quanto questo diceva durante la celebrazione o l'omelia. é arrivato ad obbligare la gente a prednere l'eucarestia in mano. Con me non ha mai osato farlo, ma conosco persone che non ci vanno più perchè gli ha fatto quanche scenata al momento di ricevere l'eucarestia. Mi dispiace doverlo dire, ma non so se questa lettera andrà letta per intero e quale effetto avrà. La speranza è l'ultima a morire, ma qua non ci resta che invocare Misericordia. Il nostro vescovo non è molto aperto al dialogo e anche se sono stati denunciati degli abusi liturgici o altro, a me sembra che le cose stiano andando sempre peggio e nulla sia cambiato in meglio.
RispondiEliminaUn bel testo, ammirevole direi, ma che, come lo dice il documento, intende proporre all`attenzione dei sacerdoti "a<span>lcune considerazioni</span> tese a donare un rinnovato e più efficace impulso alle attività ordinarie della pastorale che in essi si svolgono".
RispondiEliminaConsiderazioni dunque, e dunque un linguaggio propositivo, esortativo, "aiutino.... pongano pure in evidenza.... esortino... siano disponibili ed accessibili... è opportuno che siano.... può essere opportuno" ecc. , quel linguaggio che, se fosse efficace, lo sapremmo, invece, purtroppo, quel linguaggio ha fatto ampiamente la prova della sua inefficacità, un documento che, come altri, finirà in un cestino, forse nemmeno letto, un documento che rischia di restare lettera morta se non è seguito da controlli sul terreno e da sanzioni in caso di palese non osservanza di quelle "considerazioni".
Verissimo Luisa! Qui, non si dispone più, ma si propone, mentre invece dove pare a loro, dispongono eccome, soprattutto nel cercare di boicottare la Messa VO e tutta la Tradizione Cattolica!<span> </span><span> </span>
RispondiEliminaQuando leggo documenti come quello di mons. Piacenza dove fra l`altro leggo:
RispondiElimina"Uno stile celebrativo, che introduca innovazioni liturgiche arbitrarie, oltre a generare confusione e divisione tra i fedeli, lede la veneranda Tradizione e l'autorità stessa della Chiesa, nonché l'unità ecclesiale", penso alle oramai innumerovoli innovazioni liturgiche arbitrarie che vediamo attorno a noi, a quelle che ci vengono mostrate regolarmente su questo blog e altrove, penso a chi si è creato un "rito " tutto suo per le "sue" comunità rifiutando la liturgia cattolica che sarebbe stata una catastrofe per le "sue" catechesi" che porta in avanti in quelle comunità.
Eppure si fa finta di niente, eppure con quelle innovazioni liturgiche arbitrarie sono inviati ad evangelizzare, eppure non vedo cadere sanzioni o anche solo correzioni costrittive ma leggo lodi e ringraziamenti.
Allora che cosa ne deduco? Che cosa devo dedurre da quella che sembra un`incoerenza? Un doppio linguaggio?
Che c`è la consapevelezza di quegli arbitri, che ne è consapevole la somma autorità della nostra Chiesa, il Successore di Pietro, che ne è consapevole chi parla in suo nome, ma che c`è nella Chiesa chi ha il potere non solo di ignorare le "considerazioni" le esortazioni, ma anche di bypassare le prescrizioni del Papa, devo ormai accettare che il Papa non ha più il potere di imporre la sua volontà in materia liturgica e dottrinale?
Scriveva Roberto:
RispondiElimina"Da oggi, vigilia della Solennità dell'Assunta, proponiamo ai lettori alcune pause di meditazione, pubblicando una serie di scritti per conoscere meglio una delle celebrazioni più care e antiche dedicate alla Madonna."
È vero, i post dedicati al dogma dell`Assunzione di Maria hanno avuto pochi commenti, ma non credo che sia per mancanza di interesse, anzi ne sono certa, ma perchè appunto sono stati piuttosto fonte di riflessione meditativa, pause meditative, come proposto da Roberto.
Certi post si prestano più "naturalmente" a discussioni, polemiche, riflessioni anche critiche, e dunque i commenti abbondano, ma non perchè chi li scrive piagnucola ma perchè la reazione, anche viva e che può rasentare la "santa collera", viene spontanea, ...non crede Andrea?
Quando leggo questo tipo di documenti, mi chiedo quale sia il senso ... come ricordare a un sacerdote che dovrebbe vestire da sacerdote quando celebra. Stiamo messi male.
RispondiEliminaMi consolo invece con un ottima vacanza a Bali ... celebrazione per l'Assunta N.O., celebrato con devozione: sacerdote e ministranti degnamente vestiti, fedeli rigorosamente con pantaloni lunghi e magliette almeno a mezzo gomito, eccellente contrasto tra coro (musiche con accompagnamento ritmico locale, melodie molto belle) e salmodie del sacerdote (gregoriano), chiesa piena.
In uno dei luoghi per eccellenza del divertimento, quando si tratta di religione ci tengono a fare le cose in modo perfettamente serio.
C.B.
Carissima Signora Luisa, in tempo di aridità e di deserto ieri mattina leggendo questa ammirevole lettera mi sono rallegrato ANCHE per la cattolicità del lessico adoperato dall'Eminentissimo Cardinale: Santa Messa, deposito rivelato, locus fidei, Tabernacolo ( con la T maiuscola), e poi rubriche che sono prescrizioni obbligatorie da essere osservate accuratamente , veneranda Tradizione ( con la T maiuscola) ecc ecc ecc
RispondiEliminaUna termionologia che pensavo fosse scomparsa del tutto nel lessico attuale cattolico tutto proteso verso una modernizzazione assurda anche in scriptis.
Si ! La lettera ai Rettori dei Santuari mi è piaciuta perchè emana il profumo della cattolicità e del buon gusto romano.
Certamente , anche a causa di questa lettera, il Cardinale Prefetto sarà preso in giro dai soliti novatori : linguaggio ed espressioni vecchie che non stanno al passo con i tempi ...
Dobbiamo , per amore dalla cattolicità e della romanità della Santa Chiesa, appoggiare fortemente questi Prelati coraggiosi.
Altri godono dei forti appoggi massmediatici, con tanto di sovvenzioni ... e sono sempre i "belli" della situazione.
A me piacciono <span>solo quelli</span> che pur non apparendo nelle TV e dei rotocalchi specializzati offrono umilmente a Dio il servizio preziosissimo della ricostruzione dell'apparato ecclesiale.
Luisa:
RispondiEliminaFinche' si tratta di insegnare ex cathedra, il Papa basta ... per far passare invece un messaggio concreto di prassi liturgica o pastorale, c'e' da ripetere 100 volte perche' chi deve intendere intenda almeno 1. Una volta la lettera della congregazione per il clero, poi la tirata d'orecchi ai vescovi durante le visite ad limina, qualche promozione nella direzione giusta per far capire che chi ama la tradizione non e' un "povero Cristo" abbandonato a se' stesso, senza offesa per Cristo ...
Piano piano, gutta cavat lapidem.
C.B,
"Tridentinizzare" il N.O. sarebbe fare una violenza liturgica uguale e contraria a quella promossa da Bugnini a suo tempo. Non si affronta una riforma liturgica sconsiderata facendo altra violenza alla liturgia.
RispondiEliminaCio' non toglie che piccole riforme spiegate, a poco a poco, possano donare qualcosa al N.O.: basti ad esempio l'iniziativa di B. XVII in favore del "per voi e per molti" invece che "per tutti" nelle traduzioni in volgare del N.O., carica di significato teologico.
<span><span>l problema vero non è tanto che venga emesso questo o quel documento - per quanto ben fatto come quello sopra riportato: il problema vero sono i Seminari e l'istruzione che impartiscono in materia. Un paio di mesi fa, nel corso di una chiacchierata informale a tema liturgico, due sacerdoti (due normalissimi pretin diocesani, uno verso la mezza età, l'altro più giovane) si sono detti: "In effetti, a noi, nel seminario di XXX, che cosa hanno insegnato di liturgia? A fare i cabarettisti". Testuali parole. Ogni commento è superfluo.
RispondiElimina</span></span>
<span>basti ad esempio l'iniziativa di B. XVII in favore del "per voi e per molti" invece che "per tutti" nelle traduzioni in volgare del N.O.</span>
RispondiEliminainiziativa cui la CEI ha risposto con sonoro "No grazie. Per il momento almeno tutto rimane come è".
ANTE SCRIPTUM: Mi sono preso la briga, e la pena, di leggere per intero la lettera.
RispondiEliminaMA STIAMO SCHERZANDO?
Cioè, uno è Rettore di un Santuario, quindi, si presume, Sacerdote da un bel po' di tempo, e la Congregazione per il Clero ritiene opportuno mandargli una lettera per ricordargli (ad un SACERDOTE!) che la Messa è importante, che la Confessione è necessaria, che la Santa Comunione è il dono massimo, che l'Adorazione eucaristica, che il Rosario, che la catechesi, che il tabernacolo, che l'altare, che questo, che quello ... E durante la celebrazione della santa messa il Sacerdote (il SACERDOTE!) deve, ma che dico "deve", "faccia il possibile per" indossare la casula e rispettare le rubriche e insegnare la parola di Dio e curare la nobiltà del canto e della musica ed esaltare la nobiltà della Liturgia e ... e ... e ...
Ma pensano di aver a che fare con dei DEFICIENTI? (che, comunque, qualcuno ha nominato).
O forse, nella "nuova" Chiesa, i Rettori si nominano con i numeri della tombola della festa patronale, e nelle ultime estrazioni i primi premi sono andati a qualche ministrante, mezzo consacrato e mezzo eretico e mezzo ignorante, e quindi c'è effettivamente bisogno di un breve corso di formazione professionale in teologia e liturgia?
ERRATA CORRIGE
RispondiElimina... e durante la celebrazione della Santa Messa ...
È quello che intendevo dire scrivendo<span> più sopra che le "considerazioni" di Mons.Piacenza, dovrebbero essere ovvie e scontate ma è evidente che, se un documento del genere si rende necessario, non lo sono più nemmeno per il Rettore di un Santuario.</span>
RispondiElimina"Evitino quindi di manifestare in sede sacramentale dottrine private, opinioni personali o valutazioni arbitrarie non conformi a ciò che la Chiesa crede ed insegna. Per la loro formazione permanente sarà utile incoraggiarli a partecipare a corsi specializzati, quali, ad esempio, potrebbero essere quelli organizzati dalla Penitenzieria Apostolica e da alcune Pontificie Università"....
Dalla Conclusione della Redemptionis Sacramentum:
RispondiElimina[186.] ".... I Vescovi, i Sacerdoti e i Diaconi, nell’esercizio del sacro ministero, si interroghino in coscienza sulla autenticità e sulla fedeltà delle azioni da loro compiute a nome di Cristo e della Chiesa nella celebrazione della sacra Liturgia. Ogni ministro sacro si interroghi, anche con severità, se ha rispettato i diritti dei fedeli laici, che affidano a lui con fiducia se stessi e i loro figli, nella convinzione che tutti svolgono correttamente per i fedeli quei compiti che la Chiesa, per mandato di Cristo, intende adempiere nel celebrare la sacra Liturgia.[294] Ciascuno ricordi sempre, infatti, di essere servitore della sacra Liturgia."[295]
http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/ccdds/documents/rc_con_ccdds_doc_20040423_redemptionis-sacramentum_it.html
Che le considerazioni della lettera siano, in astratto, giuste e condivisibili, non vi è dubbio alcuno.
RispondiEliminaMa nel concreto, ovvero nel contesto specifico della lettera ai Rettori dei Santuari, esse si riducono ad essere "belle parole" ovvero, per citare quanto Lei dice, considerazioni ovvie e scontate e, come tali, inutili se non dannose.
Quali effetti potranno sortire da richiami di una tale enormità nella sostanza e così indistinti nella destinazione? La conversione dei sacerdoti semi-eretici, la resipiscenza dei preti disobbedienti, il pentimento dei presbiteri che mancano di rispetto alla Liturgia?
O, piuttosto, una tal lettera riuscirà unicamente ad infastidire ed irritare quei Sacerdoti che, in silenzio, umiltà, carità, continuano a servire, consapevolmente obbedienti, Santa Romana Chiesa, mentre attorno a loro, nelle antiche cattedrali spogliate financo degli inginocchiatoi, si celebrano grottesche liturgie circensi presiedute da capocomici travestiti da Episcopi - senza che nessuno, alla Reverenda Congregazione per il Clero, ritenga di dover dire qualcosa?
Lettere del genere non servono assolutamente a nulla, ed il loro recapito naturale è proprio il cestino della carta straccia.
E' vietato in campo cattolico esprimere concetti supponenti come quelli che ho letto poco fa nell'intervento di Para-liturgo, anche se, in un certo senso, sono condivisibili nella loro banalità.
RispondiEliminaFra qualche giorno la dirigente scolastica ricorderà a tutto il corpo docente i doveri di noi professori, anche se abbiamo i capelli bianchi.
Siamo tutti deficenti che non lo ricordiamo?
No ! C'è bisogno che la Preside ci ricordi la nostra missione professionale ed umana.
Aiutare, con umiltà e carità, i Sacerdoti a riflettere sulla loro vocazione significa tendere loro una mano sicura e solidale.
Non servono i super uomini che , senza far nulla, criticano, criticano e criticano ( facendo involontariamente il gioco dei nemici della Chiesa).
Occorre, con paziente umiltà e fermezza nella fede, ricostruire quel che altri hanno sfasciato.
Tutto questo per il bene nostro e della Sua Santa Chiesa.
Forse non diciamo cose poi tanto differenti.
RispondiEliminaLei sta parlando della sua Preside, quindi una persona che ben conosce ed alle cui immediate dipendenze opera, forse da molto tempo; che il diretto superiore gerarchico ricordi (brevemente) ai propri sottoposti i doveri connessi al ruolo da essi ricoperto, è cosa del tutto normale e, anzi, doverosa: si tratta, comunque, di rapporti tra persone, con le quali è possibile, se del caso e nei limiti imposti dal ruolo, ragionare e discutere.
Ma se il richiamo ai Suoi doveri le giungesse sotto forma di una interminabile lettera, scritta manco dal Ministro, bensì dal Direttore Generale di qualche sezione del Ministero della Pubblica Istruzione, lettera indirizzata non personalmente "al prof. Andrea Carradori", ma, genericamente, "ai Docenti delle Scuole Superiori", ebbene, è davvero convinto che ciò costituirebbe un aiuto, umile e caritatevole, alla riflessione attorno alla Sua missione professionale?
<span>"senza che nessuno, alla Reverenda Congregazione per il Clero, ritenga di dover dire qualcosa? " </span>
RispondiEliminaÈ quella l`"incoerenza" che può infastidire, perchè se la Lettera di Mons. Piacenza è ineccepibile nel suo contenuto, anche se può effettivamente soprendere che vengano ripresi quelli che dovrebbero essere i fondamentali per un sacerdote, il suo redattore SA perfettamente che non sarà seguita da effetti concreti, là dove la situazione lo richiederebbe, CONOSCE la situazione di ribellione sul terreno, dunque SA che se la sua lettera non sarà seguita da controlli e provvedimenti, se necessario, resterà lettera morta.
E noi sappiamo che, fino a quando scempi come quelli che sono stati recentemente riportati qui, ad esempio nel Duomo di Reggio Emilia, resteranno senza reazione, non solo non saranno soppressi e i loro responsabili ripresi con severità, ma potranno liberamente riprodursi e diffondersi, la situazione non cambierà e non saremo di certo noi piccoli a potere intervenire in modo concreto e efficace.
<span>Detto questo mi chiedo : è giusto abbandonare al proprio destino la celebrazione con il NO e con essa milioni e milioni di nostri fratelli cattolici? Carissimo Maestro Carradori,</span>
RispondiEliminaCiò che Ella cita, è un vecchio dilemma che, da sempre segna la storia delle associazioni per la salvaguardia della Liturgia. I principali scismi di "Una voce", si sono consumati proprio sulla base delle risposte da dare alla seguente domanda: <<dobbiamo>>?
<span>"Tanto peggio, TANTO MEGLIO" (Motto, applicando il quale LENIN, il potere lo ha raggiunto).</span></dobbiamo>
Concordo.
RispondiEliminaLettera ineccepibile, ma senza individuzione precisa dei destinatari. Dunque: lettera inutile.
Assumerà un significato quando, ad esempio, sarà indirizzata personalmente al Molto Reverendo X Y, Vescovo della Diocesi di Z, allo scopo di rammentargli che non è opportuno che in una Cattedrale non sia possibile inginocchiarsi, che le biciclette non sono ancora contemplate tra le suppellettili liturgiche, che i balletti delle ninfette e delle suore non sono previsti dalle rubriche e che, in generale, non è bene cercar di trasformare una Santa Messa in una indecorosa buffonata.
Verrà mai scritta una simile lettera?
Carissimo Signor Alessandro ( sandalo) la tematica meritrebbe uno spazio ed un approfondimento specifico.
RispondiEliminaIo, personalmente, lascerei alla deriva tutto ciò che è legato alla riforma del Concilum , intrisa di spirito anti romano.
Rimane il senso di pietas e di carità che i nostri vecchi avevano ben riassunto : il rischio di " "buttare via il bambino con l'acqua sporca".
Per "bambino" si intende la chiesa e la moltitudine dei fedeli che ormai si identificano con il NO.
Penso anche che la Preside non andrà a ricordare ad Andrea, professore di musica, la gamma musicale, i fondamenti della sua professione-arte, mentre vediamo che Mons. Piacenza, nelle sue "considerazioni", ricorda ai rettori dei seminari quelle che sono le basi, i fondamentali, è questo, a mio avviso, che è sconcertante, e se lo fa è perchè deve avere le sue buone ragioni.
RispondiEliminaSì sì servitori eccome! Naturalmente io condivido in toto il testo della lettera...ci mancherebbe! La mia esperienza mi porta a dire che non si è servitori ma manipolatori ed uccisori,in alcuni casi,della Sacra Liturgia;causa:mancata conoscenza approfondita della stessa.Oserei dire...uccisiori...a volte ignari!
RispondiEliminaPreghiamo!
<span>Per "bambino" si intende la chiesa e la moltitudine dei fedeli che ormai si identificano con il NO.</span>
RispondiEliminaRaccomandiamoli a DIO. PREGhiamo per loro.
Detto ciò: Ragioniamo (realisticamente) su piccola scala. Io, per quel meno che nulla che è nelle mie possibilità, cerco di fare opera di <span>difesa/promozione/apologia del Rito ROMANO Classico (anzi, della Messa di Sempre). Sia su Internet che nella c.d. "rEALTà". e QUALCHE PICCOLISSIMO seme, mi sembra di averlo già piantato. Sarà Dio, forse a raccogliere i frutti. Quando? Quando lo vorrà.</span>
Un N.O. "dignitoso" (ma è possibile? E poi, ma cosa significa "Dignitoso"?) ripeto: forse sbaglio, ma non lo reputo problema mio.