1. La posta in gioco.
Ma è proprio vero quanto diceva il grande santo cappuccino?
Se la Santa Messa è la rinnovazione incruenta dell’unica Sacrificio di Gesù Cristo, non è forse sufficiente alla salvezza del mondo questo stesso Sacrificio perfetto compiuto una volta per tutte?
Ha forse senso la terribile riduzione di K. Rahner, secondo il quale l’unico fattore che, nella Messa, potrebbe arricchire la Chiesa, è la più intensa preghiera e
La buona dottrina cattolica ci dice, al contrario, che ciò che è stato conquistato da Gesù Cristo una volta per tutte deve essere elargito alla Chiesa - e tramite questa a tutta la povera umanità - nel tempo e nello spazio.
È per questo che il santo profeta Malachia aveva preannunziato un’oblazione monda che sarebbe stata offerta al buon Dio in ogni luogo: in omni loco sacrificatur et offertur nomini meo oblatio munda (Ml 1,11).
Ogni uomo, molte volte nella sua vita, deve adorare e ringraziare Dio per tutti i suoi benefici, e non può farlo se non unendosi all’Adorazione e al Ringraziamento che Gesù Cristo ha realizzato nel suo sacrifico supremo.
Ogni uomo deve, più volte ogni giorno chiedere perdono e ogni altra grazia; e non può farlo se non unendosi realmente alla Propiziazione e all’Impetrazione del Sommo ed Eterno Sacerdote.
Così spiega S. Tommaso:
"… ogni nostra azione raggiunge la sua perfezione attraverso Gesù Cristo; e pertanto, quando in un giorno capita di dover ricordare i vari benefici di Dio, per i quali a Dio stesso bisogna render grazie, o anche di dover impetrare da Dio più grazie, per la salvezza dei vivi e dei defunti: [allora] è necessario che la Messa sia celebrata molte volte nella Chiesa, se si può; né – per i suddetti motivi – ne consegue che si debba talvolta smettere” [2].
Inoltre, ad ogni peccato dell’uomo, il demonio acquista sempre più potere, a tal punto da poter essere chiamato “principe di questo mondo” (Gv 12,31) e “dio di questo secolo” (2 Cor 4,4). Ne consegue che molte volte deve ri-scoccare quell’”ora” in cui il principe di questo mondo viene “cacciato fuori” (Gv 12,31). E quest’ora scocca nuovamente, puntualissima ed efficacissima, ogni volta che il Sacrifico è rinnovato sui candidi altari.
Se dunque l’applicazione all’umanità dei frutti della Redenzione e la cacciata di satana dal mondo si realizza soprattutto con la continua celebrazione, in ogni luogo e in ogni ora, del Santo Sacrifico della Messa [3], è chiaro che è importante sapere se la Concelebrazione è una Messa sola, oppure se vengono celebrate tante Messe quanti sono i concelebranti.
Se fosse vero primo caso, la concelebrazione - a tutti i costi e sistematica, specialmente nelle comunità religiose e nei seminari, occluderebbe lentamente - quoad nos - quella divina sorgente di Acqua e Sangue che zampilla ad ogni S. Messa e a cui l’umanità è invitata ad attingere continuamente e con gioia.
2. I pronunciamenti del magistero
Talvolta, per suffragare la tesi secondo cui si celebrano tante Messe quanti sono i concelebranti, si citano alcune parole di Pio XII: “tante sono le azioni di Cristo, Sommo Sacerdote, quanti sono i sacerdoti celebranti” [4]
Ma bisogna tenere presente che questa affermazione è contenuta in una risposta ad hominem, contro la tesi erronea secondo la quale l’azione un sacerdote che celebra la Messa equivale a quella di un sacerdote che vi assiste: e questo significa che ogni azione di un celebrante – a differenza di chi assiste – è una vera azione di Cristo: in questo senso ogni azione di ogni concelebrante è "azione di Cristo". Ma non si intende specificare qui se le azioni di Cristo siano numericamente distinte quanto lo sono le azioni dei celebranti.
Questa interpretazione è avvalorata dalla spiegazione di questo testo fatta dallo stesso Pio XII due anni più tardi, nella allocuzione “Vous Nous avez demandé” [5], dove il Pontefice afferma che, “nel caso di una concelebrazione nel senso vero e proprio della parola, Cristo, invece di agire per il tramite di un solo ministro, agisce per mezzo di più (“Dans le cas d'une concélébration au sens propre du mot, le Christ, au lieu d'agir par un seul ministre, agit par plusieurs”).
Si tratta dunque di un'unica azione di Cristo [6] (quindi di una sola S. Messa), pur essendo tutte e singole le azioni dei concelebranti ciascuna vera azione di Cristo, ma non numericamente-sacramentalmente distinte dall’unica celebrazione e l’una dalle altre.
il magistero conciliare e post-conciliare non tratta ex professo la questione; possiamo trovare tuttavia alcune affermazioni in linea con quanto abbiamo sostenuto.
1) Decreto Ecclesiae semper [7]:
“in questo modo di celebrare la Messa vari sacerdoti, in virtù del medesimo sacerdozio e in persona del sommo sacerdote, agiscono contemporaneamente con una sola volontà e una sola voce, e nello stesso tempo compiono e offrono l’unico sacrificio con un unico atto sacramentale, e insieme vi partecipano” (unicum Sacrificium unico actu sacramentali simul conficiunt et offerunt, idem simul participant) [8].
2) Nella dichiarazione In celebratione Missae [9] sulla concelebrazione, è contenuta l’espressone «un unico rendimento di grazie intorno allo stesso altare»[10].
3. Le ragioni teologiche
Mi limito a riportare alcuni argomenti di San Tommaso d’Aquino:
a) visto che gli atti sono specificati dal loro oggetto, si desume che la S. Messa concelebrata sia una, a partire dal fine oggettivo (finis operis) dell’atto sacramentale, che è un’unica consacrazione (quindi un’unica azione sacramentale) …
b) … ma si desume anche dall’intenzione dei concelebranti (finis operantis); a quell’unica azione sacramentale deve essere rivolta l’intenzione di tutti: cioè tutti i concelebranti devono voler celebrare quell’unica Messa.
Ed ecco i testi dell’Aquinate che ho cercato di riassumere e spiegare subito sopra.
“Poiché l’intenzione del ministro è richiesta per la perfetta celebrazione dei sacramenti, pertanto, avendo tutti l’intenzione di compiere un’unica consacrazione, non vi è qui se non un’unica consacrazione”[11]
“Né si reiterano le consacrazioni sopra una medesima Ostia, perché … l’intenzione di tutti deve vertere al medesimo momento della consacrazione”[12].
4. Un esempio chiarificatore.
Ma come è possibile che ogni sacerdote concelebrante celebri veramente una S. Messa e la concelebrazione sia un’unica S. Messa? L’analogia con la celebrazione delle nozze può rendere più facile la comprensione dei concetti espressi precedentemente: ciascun coniuge si sposa, ma si tratta di un unico identico matrimonio.
4. Conclusioni
Senza voler negare il grande valore della Concelebrazione, in quelle particolari occasioni in cui questa è raccomandata dal Magistero della Chiesa, ci sono validissime ragioni per ritenere che la Concelebrazione sia un’unica S. Messa.
Ma il mondo ha bisogno di S. Messe!
Allora, l’abitudine di concelebrare sempre e in ogni caso, anche quando si potrebbe celebrare da soli, costituisce una calamità che trascende le più grandi disgrazie che si sono verificate sulla terra (terremoti, guerre, tsunami, epidemie, catastrofi nucleari etc.): il clero stesso diminuisce, quoad nos, la portata del flusso di grazie che sgorgano dalla S. Messa, per la salvezza degli uomini.
[1] Cf. K: Rahner, Die vielen Messen und das eine Opfer, Freiburg 1951, p. 76s, cit. in Rudolf Michael Schmitz, La concelebrazione eucaristica, in Mons. A. Piolanti, Il Mistero Eucaristico, Vaticano: Libreria Editrice Vaticana, 1989/3, pp. 501-520.
[2] “…omnis nostra actio per Christum perfici debet; et ideo, quando in una die occurrunt vel diversa Dei beneficia commemoranda, de quibus sunt gratiae Deo reddendae, vel etiam plura a Deo impetranda pro salute vivorum et mortuorum; oportet quod pluries Missa in Ecclesia celebretur, si adsit facultas; nec ex hoc sequitur quod aliquando debeat intermitti”; Super Sent., lib. 4 d. 13 q. 1 a. 2 qc. 3 ad 3.
[3] “… passio Christi … prout in nos ejus effectus provenit, quotidie debet repraesentari, quia ejus effectus in nobis continuus est, et sic repraesentatur in hoc sacramento”; Super Sent., lib. 4 d. 13 q. 1 a. 2 qc. 3 ad 1.
[4] Pio XII, Allocuzione Ai rappresentanti del Sacro Collegio e dell’Episcopato, del 2-11-1954, trad. it. da Atti e discorsi di Pio XII, Roma: Ed. Paoline, 1954, p. 373. Tra coloro che si servono di questo testo per sostenere l’ipotesi delle tante Messe quanti sono i concelebranti, recentemente anche Dom Basile Valuet: cf. «Pourquoi je ne suis pas d'accord avec Gherardini, de Mattei, Rhonheimer», nota 18, in Liberté religieuse. L'Église avait-elle raison même quand elle la condamnait?, http://tinyurl.com/658eeoa, visitato il 9-7-2011.
5] Pio XII, Allocuzione “Vous Nous avez demandé” en conclusion des travaux du 1er congrès international
de liturgie pastorale d'Assise le 22 septembre 1956: trad. it. da Atti e discorsi di Pio XII, Roma: Ed. Paoline, 1957, p. 168.
6] Con “azione di Cristo” si intende qui la “actio ipsius Christi per sacerdotem ipsius personam sustinentem et gerentem” (la azione di Cristo stesso per mezzo del sacerdote che lo rappresenta).
[7] Sacra Congregatio Rituum, Decretum generale Ecclesiae semper, 7-3-1965; AAS 57 (1965) 410-412.
[8] EV II, 386.
[9] Sacra Congregatio Rituum, Declaratio In celebratione Missae de concelabratione, 7-8-1972: AAS 64 (1972), 561-563.
[10] EV IV, 1743.
[11] “Ad primum ergo dicendum, quod quia intentio requiritur ad perfectionem sacramentorum, ideo, cum omnes habeant intentionem unam consecrationem faciendi, non est ibi nisi una tantum consecratio “; (Super Sent., lib. 4 d. 13 q. 1 a. 2 qc. 2 ad 1).
[12] “Nec per hoc iteratur consecratio super eandem hostiam, quia … omnium intentio debet ferri ad idem instans consecrationis”; S. Th. III, q. 82 a. 2 co.
Niente male i cappellini e gli zainetti liturgici =-O
RispondiEliminaSe la RIFORMA liturgica si fosse limitata solo ad aver partorito le Messe concelebrate (e/o poli-intenzionate), già solo per tale motivo, ci sarebbe materia necessaria & sufficiente per sospettare di essa.
RispondiEliminaNon ne parliamo, poi, del declassamento della festa della Madonna del Carmine.
Questi elementi, ovvero concelebrazione e declassamento del Carmine, sarebbero stati sufficienti per persone degne dei nostri avi che accolsero Scipione de' Ricci al grido "preghiere vecchie o legnate nuove", e ricchi del loro buon senso, per concludere che non si tratta di iniziative cattoliche. Avrebbero compreso che si tratta di iniziative, con l'eticheta cattolica, ma, sostanzialmente tipiche del protestantesimo. Anzi , delle meno "Sacramentaliste" fra le sette protestanti.
nel mezzo stà la virtù
RispondiEliminaPremesso che l'argomento trattato da don Morselli è ineccepibile,forse vi sembrerà superfluo ma...prima della riforma liturgica(vi prego di correggermi se sbaglio),ad eccezion fatta della Chiesa Cattolica di rito Bizantino &/o orientale(quindi in comunione con Roma),nella Chiesa latina,non si concelebrava e,inoltre,di preti che celebravano il Santo Sacrificio ce ne erano molti di più di oggi,essendo le vocazioni molto più numerose in passato,ergo:di clamità,guerre,tragedie umane e ambientali,scismi,malattie ed epidemie terribili ecc ecc... il mondo ne è stato sempre colpito;perciò mi domando se una parte del problema trattato nel post di don Morselli non sia più di tipo...escatologico,cioè che riguarda nello specifico il tempo,in questo caso non fine a se stesso,che andando verso la sua irreversibile consumazione vede,con una inversa proporzionalità,l'arrivo e il compiersi di quanto è predetto nelle Sacre Scritture a riguardo della fine dei tempi e,quindi,di un'aumento di iniquità,empietà e catastrofi.
RispondiEliminaMah!
RispondiEliminaCiò che mi lascia perplesso è il fatto che, come ho letto da qualche parte, non esiste oggi un limite al numero dei concelebranti. Inizialmente fissato a 25, passato poi a 50, oggi l'unico criterio sarebbe la possibilità di essere prossimi all'altare ma in realtà in molte celebrazioni all'aperto, con un gran numero di persone, non soltanto sarebbe mancata più volte questa prossimità ma anche quella di poter vedere l'altare.
Non serve, secondo me, tirare a mezzo gli ultimi tempi (sarò sincero...lo dico anche per paura personale di peccatore). Ma il dscorso che ha fatto CRISTIANO è di una cristallina ed inquietante logica. Ha un solo difetto...regge se si ha fede e la certezza che la Santa Messa è quello che deve essere. Quindi?...ad altri il resto dell'ovvio sillogismo!
RispondiEliminaD'accordo con te Simone,in pieno!
RispondiEliminaCarissimo Simone,trovo giusto anche quello che dici tu,ma a rigurado dell'immenso e(quanto meno per me povero nulla)incomprensibile,alla sola luce dell'intelletto,valore salvifico ed espiativo del Santo Sacrificio,fa anche molto pensare che cosa sarebbe oggi la Terra senza i meriti oramai applicati(ringraziando Dio che non fa di certo promesse da marinaio come noi creature)di tutte quelle Sante Messe gia celebrate!!!
RispondiEliminaPensa a che cosa sarebbe(faccio solo un piccolo e limitato esempio)oggi il mondo se fossero state celebrate la metà delle Sante Messe effettivamente celebrate...è inquietantenanche questo pensiero,se ci si riflette per un attimo...
Meglio non pensarci ma cercare,praticando i sacramenti,di essere sempre pronti... O:-)
Concordo. Sono però pure d'accordo con Simone da Varagine che per poter credere ed accettare questa verità, si deve credere alla vita soprannaturale ed quindi alle fonti di grazia messeci a disposizione dalla divina Provvidenza.
RispondiEliminaPer il resto va di moda il ... meno Messe, più Messa! evito altri commenti. :'(
la concelebrazione è sbagliata ,meglio una volta
RispondiEliminaUn prete della mia parrocchia, celebra normalmente la messa alle 18, la celebra comunque anche se poi devo concelebrare.
RispondiEliminaE' corretto?
Giustissimo caro viandante,dici una sacrosanta verità e...è proprio lì che "entriamo in gioco" noi tutti.
RispondiEliminaProvo a spiegarmi meglio:Il Santo Sacrificio della Messa elargisce grazie su grazie e incalcolabili benefici,sia alle anime dei defunti(ma tralasciamo questa verità),sia alle anime di chi,come noi,si trova ancora in vita e nel pieno del combattimento spirituale.
A questo punto dobbiamo essere noi che partecipiamo alla Santa Messa a predisporci a "riempire" e "inondare" noi stessi e il nostro prosimo che ci sta vicino di quelle immense grazie che scaturiscono da quello stesso Santo Sacrificio aprendo il nostro cuore,con sicerità(perchè Dio ci conosce meglio di noi stessi :-[ )per permettere a quei doni soprannaturali da te citati di cambiarci e renderci più docili all'azione dello Spirito Santo,per poter "contagiare" chi ci sta vicino,in ogni ambiente...famiglia,lavoro,amici ecc ecc...
Solo così facendo si può crescere nel cammino di santità e essere d'esempio per il prossimo(chissà quante persone potremmo aiutare a convertirsi contribuendo ad accendere una piccolissima scintilla...il resto e il grosso lo fà Dio)
Quindi non solo quantità(di Messe),ma anche qualità(e questo dipende anche da noi).
Altrimenti,concelebrazione o no,quelle tante e auspicate Sante Messe in più...accrescerebbero solo i nostri..."non meriti" facendoci sciupare tante grazie.
Per di più se fossero tante e in aumento le Sante Messe in EF.
Interessantissimo argomento di cui ringrazio il Reverendo don Alfredo M. Morselli.
RispondiEliminaRicordo che alcuni Sacerdoti al riguardo della concelebrazione esprimevano alcuni fondati dubbi.
Il miracolo della Transustanzazione avviene pronunciando la formula consacratoria sopra il Pane ed il Vino.
Se il concelebrante si trova distante dall'Altare come fa a consacrare le Specie che, anche se per pochi millesimi di secondo, sono già stati consacrati dal celebrante principale ?
Scusate se non mi sono espresso sufficientemente bene.
L'osservazione che ho posto non vuole mancare di rispetto alle chiare norme espresse anche nel documento conciliare "Sacrosantum Concilium" che è stato firmato da tutti i Padri Conciliari.
Alcuni studiosi di liturgia hanno espresso il serio dubbio che nel rito Bizantino i concelebranti consacrino le stesse Specie.
RispondiEliminaQualcuno mi sa spiegare di più ?
Nella teologia orientale, a differenza di quella latina, l'azione sacramentale è data dall'invocazione del ministro ordinato, dello Spirito Santo, a compiere il Sacro Mistero. Nella teologia latina, al contrario, il ministro ordinato compie in persona Christi il sacro mistero. Ragion per cui, ad esempio, nei riti latini l'azione è descritta con un soggetto alla prima persona singolare (corpus MEUM, EGO te absolvo, EGO te baptizo, SIGNO, CONFIRMO), mentre nei riti orientali è espressa alla terza persona (Il signore ti assolva, il signore ti battezza, ecc.).
RispondiEliminaPertanto, mentre le parole consacratorie del rito latino sono il racconto dell'istituzione, che significano l'azione in persona Christi, nei riti orientali sono costituiti dall'Epiclesi (che c'è in tutti i sacramenti), che nell'eucaristia segue il racconto dell'istituzione.
Nei riti bizantini la concelebrazione è una assistenza parata, in cui gli eventuali sacerdoti e vescovi presenti pronunciano (cantano) le parole dell'istituzione tutti insieme (lavete faghete, touto mu esti to soma...), ma lasciano pronunciare l'epiclesi consacratoria al solo celebrante, sottovoce.
Probabilmente gli uniati hanno recepito la teologia latina, e ritengono che la consacrazione "avvenga" alle parole dell'istituzione. Tuttavia nella teologia orientale, il mistero è qualcosa di impossibile da razionalizzare come per i latini, quasi arrivando a stabilire l'istante in cui è valido e l'istante fino a cui non lo è. Il mistero è un tutto organico, e comprende tutta la liturgia. In particolare, l'anafora è considerata tutta unitaria. Tuttavia, si ritiene che lo Spirito Santo agisca in particolare all'epiclesi.
Con buona pace degli idolatri del papa di roma, i quali sbraiteranno per dire che il magistero romano ha sentenziato, e quindi non sia possibile ritenere il contrario. I padri della Chiesa orientale tuttavia parlavano alludendo esplicitamente all'epiclesi come preghiera consacratoria, e non alle parole dell'istituzione.
Nella teologia orientale, a differenza di quella latina, l'azione sacramentale è data dall'invocazione del ministro ordinato, dello Spirito Santo, a compiere il Sacro Mistero. Nella teologia latina, al contrario, il ministro ordinato compie in persona Christi il sacro mistero. Ragion per cui, ad esempio, nei riti latini l'azione è descritta con un soggetto alla prima persona singolare (corpus MEUM, EGO te absolvo, EGO te baptizo, SIGNO, CONFIRMO), mentre nei riti orientali è espressa alla terza persona (Il signore ti assolva, il signore ti battezza, ecc.).
RispondiEliminaPertanto, mentre le parole consacratorie del rito latino sono il racconto dell'istituzione, che significano l'azione in persona Christi, nei riti orientali sono costituiti dall'Epiclesi (che c'è in tutti i sacramenti), che nell'eucaristia segue il racconto dell'istituzione.
Nei riti bizantini la concelebrazione è una assistenza parata, in cui gli eventuali sacerdoti e vescovi presenti pronunciano (cantano) le parole dell'istituzione tutti insieme (lavete faghete, touto mu esti to soma...), ma lasciano pronunciare l'epiclesi consacratoria al solo celebrante, sottovoce.
Probabilmente gli uniati hanno recepito la teologia latina, e ritengono che la consacrazione "avvenga" alle parole dell'istituzione. Tuttavia nella teologia orientale, il mistero è qualcosa di impossibile da razionalizzare come per i latini, quasi arrivando a stabilire l'istante in cui è valido e l'istante fino a cui non lo è. Il mistero è un tutto organico, e comprende tutta la liturgia. In particolare, l'anafora è considerata tutta unitaria. Tuttavia, si ritiene che lo Spirito Santo agisca in particolare all'epiclesi.
Con buona pace degli idolatri del papa di roma, i quali sbraiteranno per dire che il magistero romano ha sentenziato, e quindi non sia possibile ritenere il contrario. I padri della Chiesa orientale tuttavia parlavano alludendo esplicitamente all'epiclesi come preghiera consacratoria, e non alle parole dell'istituzione.
Nella teologia orientale, a differenza di quella latina, l'azione sacramentale è data dall'invocazione del ministro ordinato, dello Spirito Santo, a compiere il Sacro Mistero. Nella teologia latina, al contrario, il ministro ordinato compie in persona Christi il sacro mistero. Ragion per cui, ad esempio, nei riti latini l'azione è descritta con un soggetto alla prima persona singolare (corpus MEUM, EGO te absolvo, EGO te baptizo, SIGNO, CONFIRMO), mentre nei riti orientali è espressa alla terza persona (Il signore ti assolva, il signore ti battezza, ecc.).
RispondiEliminaPertanto, mentre le parole consacratorie del rito latino sono il racconto dell'istituzione, che significano l'azione in persona Christi, nei riti orientali sono costituiti dall'Epiclesi (che c'è in tutti i sacramenti), che nell'eucaristia segue il racconto dell'istituzione.
Nei riti bizantini la concelebrazione è una assistenza parata, in cui gli eventuali sacerdoti e vescovi presenti pronunciano (cantano) le parole dell'istituzione tutti insieme (lavete faghete, touto mu esti to soma...), ma lasciano pronunciare l'epiclesi consacratoria al solo celebrante, sottovoce.
Probabilmente gli uniati hanno recepito la teologia latina, e ritengono che la consacrazione "avvenga" alle parole dell'istituzione. Tuttavia nella teologia orientale, il mistero è qualcosa di impossibile da razionalizzare come per i latini, quasi arrivando a stabilire l'istante in cui è valido e l'istante fino a cui non lo è. Il mistero è un tutto organico, e comprende tutta la liturgia. In particolare, l'anafora è considerata tutta unitaria. Tuttavia, si ritiene che lo Spirito Santo agisca in particolare all'epiclesi.
Con buona pace degli idolatri del papa di roma, i quali sbraiteranno per dire che il magistero romano ha sentenziato, e quindi non sia possibile ritenere il contrario. I padri della Chiesa orientale tuttavia parlavano alludendo esplicitamente all'epiclesi come preghiera consacratoria, e non alle parole dell'istituzione.
Nella teologia orientale, a differenza di quella latina, l'azione sacramentale è data dall'invocazione del ministro ordinato, dello Spirito Santo, a compiere il Sacro Mistero. Nella teologia latina, al contrario, il ministro ordinato compie in persona Christi il sacro mistero. Ragion per cui, ad esempio, nei riti latini l'azione è descritta con un soggetto alla prima persona singolare (corpus MEUM, EGO te absolvo, EGO te baptizo, SIGNO, CONFIRMO), mentre nei riti orientali è espressa alla terza persona (Il signore ti assolva, il signore ti battezza, ecc.).
RispondiEliminaPertanto, mentre le parole consacratorie del rito latino sono il racconto dell'istituzione, che significano l'azione in persona Christi, nei riti orientali sono costituiti dall'Epiclesi (che c'è in tutti i sacramenti), che nell'eucaristia segue il racconto dell'istituzione.
Nei riti bizantini la concelebrazione è una assistenza parata, in cui gli eventuali sacerdoti e vescovi presenti pronunciano (cantano) le parole dell'istituzione tutti insieme (lavete faghete, touto mu esti to soma...), ma lasciano pronunciare l'epiclesi consacratoria al solo celebrante, sottovoce.
Probabilmente gli uniati hanno recepito la teologia latina, e ritengono che la consacrazione "avvenga" alle parole dell'istituzione. Tuttavia nella teologia orientale, il mistero è qualcosa di impossibile da razionalizzare come per i latini, quasi arrivando a stabilire l'istante in cui è valido e l'istante fino a cui non lo è. Il mistero è un tutto organico, e comprende tutta la liturgia. In particolare, l'anafora è considerata tutta unitaria. Tuttavia, si ritiene che lo Spirito Santo agisca in particolare all'epiclesi.
Con buona pace degli idolatri del papa di roma, i quali sbraiteranno per dire che il magistero romano ha sentenziato, e quindi non sia possibile ritenere il contrario. I padri della Chiesa orientale tuttavia parlavano alludendo esplicitamente all'epiclesi come preghiera consacratoria, e non alle parole dell'istituzione.
Nella teologia orientale, a differenza di quella latina, l'azione sacramentale è data dall'invocazione del ministro ordinato, dello Spirito Santo, a compiere il Sacro Mistero. Nella teologia latina, al contrario, il ministro ordinato compie in persona Christi il sacro mistero. Ragion per cui, ad esempio, nei riti latini l'azione è descritta con un soggetto alla prima persona singolare (corpus MEUM, EGO te absolvo, EGO te baptizo, SIGNO, CONFIRMO), mentre nei riti orientali è espressa alla terza persona (Il signore ti assolva, il signore ti battezza, ecc.).
RispondiEliminaPertanto, mentre le parole consacratorie del rito latino sono il racconto dell'istituzione, che significano l'azione in persona Christi, nei riti orientali sono costituiti dall'Epiclesi (che c'è in tutti i sacramenti), che nell'eucaristia segue il racconto dell'istituzione.
Nei riti bizantini la concelebrazione è una assistenza parata, in cui gli eventuali sacerdoti e vescovi presenti pronunciano (cantano) le parole dell'istituzione tutti insieme (lavete faghete, touto mu esti to soma...), ma lasciano pronunciare l'epiclesi consacratoria al solo celebrante, sottovoce.
Probabilmente gli uniati hanno recepito la teologia latina, e ritengono che la consacrazione "avvenga" alle parole dell'istituzione. Tuttavia nella teologia orientale, il mistero è qualcosa di impossibile da razionalizzare come per i latini, quasi arrivando a stabilire l'istante in cui è valido e l'istante fino a cui non lo è. Il mistero è un tutto organico, e comprende tutta la liturgia. In particolare, l'anafora è considerata tutta unitaria. Tuttavia, si ritiene che lo Spirito Santo agisca in particolare all'epiclesi.
Con buona pace degli idolatri del papa di roma, i quali sbraiteranno per dire che il magistero romano ha sentenziato, e quindi non sia possibile ritenere il contrario. I padri della Chiesa orientale tuttavia parlavano alludendo esplicitamente all'epiclesi come preghiera consacratoria, e non alle parole dell'istituzione.
Nella teologia orientale, a differenza di quella latina, l'azione sacramentale è data dall'invocazione del ministro ordinato, dello Spirito Santo, a compiere il Sacro Mistero. Nella teologia latina, al contrario, il ministro ordinato compie in persona Christi il sacro mistero. Ragion per cui, ad esempio, nei riti latini l'azione è descritta con un soggetto alla prima persona singolare (corpus MEUM, EGO te absolvo, EGO te baptizo, SIGNO, CONFIRMO), mentre nei riti orientali è espressa alla terza persona (Il signore ti assolva, il signore ti battezza, ecc.).
RispondiEliminaPertanto, mentre le parole consacratorie del rito latino sono il racconto dell'istituzione, che significano l'azione in persona Christi, nei riti orientali sono costituiti dall'Epiclesi (che c'è in tutti i sacramenti), che nell'eucaristia segue il racconto dell'istituzione.
Nei riti bizantini la concelebrazione è una assistenza parata, in cui gli eventuali sacerdoti e vescovi presenti pronunciano (cantano) le parole dell'istituzione tutti insieme (lavete faghete, touto mu esti to soma...), ma lasciano pronunciare l'epiclesi consacratoria al solo celebrante, sottovoce.
Probabilmente gli uniati hanno recepito la teologia latina, e ritengono che la consacrazione "avvenga" alle parole dell'istituzione. Tuttavia nella teologia orientale, il mistero è qualcosa di impossibile da razionalizzare come per i latini, quasi arrivando a stabilire l'istante in cui è valido e l'istante fino a cui non lo è. Il mistero è un tutto organico, e comprende tutta la liturgia. In particolare, l'anafora è considerata tutta unitaria. Tuttavia, si ritiene che lo Spirito Santo agisca in particolare all'epiclesi.
Con buona pace degli idolatri del papa di roma, i quali sbraiteranno per dire che il magistero romano ha sentenziato, e quindi non sia possibile ritenere il contrario. I padri della Chiesa orientale tuttavia parlavano alludendo esplicitamente all'epiclesi come preghiera consacratoria, e non alle parole dell'istituzione.
:-[ se può interessare, proprio di recente ho acquistato di Mons. Nicola Giampietro
RispondiEliminaLa concelebrazione eucaristica e la comunione sotto le due specie nella storia liturgica con prefazione del Card. Antonio Canizares Llovera, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplia dei Sacramenti - di Fede&cultura.....
lo sto leggendo e lo sto trovando molto interessante....ergo ringraziando Don Alfredo ne approfitto per chiedergli un parere anche su questo libro, se lo conosce.....
I dubbi espressi da Andrea Carradori, sono anch'essi qui riportati...ed è lo stesso dilemma che denunciava Benedetto XVI sulla "validità" addirittura di alcune Messe delle GMG DEI PRIMI ANNI.... ;)
Nella Prefazione, Canizares, specifica il PROBLEMA attuale della comprensione della CONCELEBRAZIONE, DEGLI ABUSI.... e perfino il dubbio della vailidtà di alcune concelebrazioni.... addirittura spiega:
"Lo stare INTORNO ALL'ALTARE - circum altare stare possint, etsi omnes mensam altaris immediate non tangunt - sembra una delle condizioni perchè vi sia la celebrazione SACRAMENTALE e non appena cerimoniale, dunque E' UNA CONDIZIONE DI VALIDITA'...
Quanto il numero dei concelebranti, ESSO ANDREBBE RIPRISTINATO, per lo stesso motivo, lo - stare attorno all'altare -, quale condizione di validità. Questo, tra l'altro, è il vero motivo per evitare grandi concelebrazioni... (...) S'IMPONE UN RIDIMENSIONAMENTO DELLA FREQUENZA DELLA CONCELEBRAZIONE...."
Interessante che prima il cardinale Prefetto del Culto, spiega:
" inoltre è particolarmente decisivo - perchè la natura della celebrazione SIA SACRAMENTALE E NON CELEBRATIVA - il fatto che le parole consacratorie DI TUTTI I CONCELEBRANTI, VANNO PRONUNZIATE SUL PANE E SUL VINO - NON BASTA AVERE L'INTENZIONE E LA VOLONTA' DI FARE SUE LE PAROLE E L'AZIONE DEL CELEBRANTE. I CONCELEBRANTI devono essistessi dire sul pane e sul vino - Quasto è il mio corpo; questo è il mio sangue - altrimenti la loro concelebrazione si riduce AD UNA PURA CERIMONIA....."
Comunque la CONCELEBRAZIONE in quanto tale sembra cosa antica.... la sua gestazione va dal I secolo all'XI quando, con tale termine, si riconosceva la cosìddetta MESSA PONTIFICALE celebrata dal Vescovo con la partecipazione di tutto il suo PRESBYTERIUM, coadiuvato dai presbiteri e dai ministri, ognuno secondo il proprio ruolo e ciò accadeva nei giorni più solenni dell'anno: il vescovo veniva CIRCONDATO DAI SUOI PRETI e diaconi e con la partecipazione di tutto il popolo...
sant'Ireneo racconta che san Policarpo, venuto a Roma per discutere con il Papa sulla questione della Pasqua, fu invitato da Papa Aniceto a CONCELEBRARE con lui....
"tutti però, consacravano un solo calice...."
L'Ordo IV del VIII secolo, osserva che il Papa usava concelebrare coi "suoi" preti cardinali a Pasqua, Pentecoste, san Pietro, Natale, Epifania, Ascensione, Sabato Santo e nella seconda Festa di Pasqua....
Grazie per questi approfondimenti....
guardate un po' qua:
RispondiEliminahttp://forum.politicainrete.net/tradizione-cattolica/114533-corruptio-optimi-pessima-monsignor-rifan-concelebra-il-rito-montiniano.html
I seminaristi al Cardinale Siri: "Eminenza, cos'è la concelebrazione?"
RispondiEliminaIl Cardinale: "Cari, è un modo come un altro per dir Messa male".
Il presidente, fondatore, nonché, per statuto, unico membro dell'Istituto Perfetto, ha celebrato il congresso. Essendo lui l'unico congressista, ha potuto farlo senza spostarsi da casa propria, anzi, dal suo divano. ECCO le principali modifiche: fermo restando il ribadito e rinnovato divieto ad accettare adesione e/o fare cooptazioni, si consente anzi si promuove la collaborazione, su base federale e federalista, con altri enti, sempre nella garanzia della reciproca indipendenza.
RispondiEliminaIl presidente, fondatore, nonché, per statuto, unico membro dell'Istituto Perfetto, ha celebrato il congresso. Essendo lui l'unico congressista, ha potuto farlo senza spostarsi da casa propria, anzi, dal suo divano. ECCO le principali modifiche: fermo restando il ribadito e rinnovato divieto ad accettare adesione e/o fare cooptazioni, si consente anzi si promuove la collaborazione, su base federale e federalista, con altri enti, sempre nella garanzia della reciproca indipendenza.
RispondiEliminaIl presidente, fondatore, nonché, per statuto, unico membro dell'Istituto Perfetto, ha celebrato il congresso. Essendo lui l'unico congressista, ha potuto farlo senza spostarsi da casa propria, anzi, dal suo divano. ECCO le principali modifiche: fermo restando il ribadito e rinnovato divieto ad accettare adesione e/o fare cooptazioni, si consente anzi si promuove la collaborazione, su base federale e federalista, con altri enti, sempre nella garanzia della reciproca indipendenza.
RispondiEliminaMi pare evidente che un conto è la concelebrazione di tutto il "presbyterium" in un pontificale, un altro conto è la concelebrazione attuale, ferme restando tutte le obiezioni e le perplessità già espresse molto chiaramente da don Morselli e da altri.
RispondiElimina"Nei riti bizantini la concelebrazione è una assistenza parata, in cui gli eventuali sacerdoti e vescovi presenti pronunciano (cantano) le parole dell'istituzione tutti insieme (lavete faghete, touto mu esti to soma...), ma lasciano pronunciare l'epiclesi consacratoria al solo celebrante, sottovoce". Appunto ! Per questo motivo non è salutare appellarsi agli orientali per giustificare la concelebrazione nel rito latino !
RispondiEliminaSi, ho comprato il libro, fatto molto bene, di Mons. Giampietro.
RispondiEliminaEgli, tuttavia, parte dalla realtà esistente : la concelebrazione esiste, de jure e de facto.
Tutto il resto si sviluppa, mirabilmente, da questa realtà. Bel libro !
Mi sembra ci sia un errore nella notizia. De Castro Mayer non era sedevacantista!
RispondiEliminaPremesso che, nel corpo della notizia, è un particolare ininfulente, (se avessero scritto dal tradizionalismo alla concelebrazione, dimmi tu cosa cambiava)sembra che, in alcuni scritti non proprio pubblici, ma neppure riservati, mons. De Castro Mayer fosse giuntoad affermare che la vacanza della Sede potesse essere una eventualità possibile. Però, consultatosi anche con alcuni cardinali, decise di non fare pubblicità a tali conclusioni.
RispondiEliminaeccone uno che ha un senso eccelso delle proporzioni, delle priorità e della distinzione, e ha capito tutto dell'argomento di Don Morselli *DONT_KNOW*
RispondiEliminaNon solo sei un odiatore del papa diviso tra il livore anticattolico, il protestantesimo e la "bestemmia di ciò che ignori", per citare San Paolo, ma l'isteria di fa postare dieci copie dello stesso messaggio. Ma un bel Rosario e una passeggiata al mare? No eh?
RispondiEliminaDe Castro Mayer è un altro che dopo una vita di grandi meriti al servizio della S. Chiesa è uscito di testa e ha fatto danni incommensurabili. Non mi stupisce che fosse scivolato verso queste follie. Anche grazie a lui la S.Messa perse 20 anni e forse una liberalizzazione ancora più universale di quella che abbiamo ottenuto solo nel 2007 e grazie a Papa Benedetto, da molti somari che ragliano qui ritenuto un "modernista".
RispondiEliminaInfatti - Andrea e Mic - parto anch'io dalla considerazione che la concelebrazione in se non è un abuso, ma la deriva che ha avuto e forse, oserei dire, il significato che ha acquisito oggi, possono essere un abuso.... :-[
RispondiEliminaPer esempio, non mi spiego come si possa dire, come afferma IL PREFETTO PER IL CULTO, il cardinale Canizares - e dunque non certo un "tradizionalista" - che per essere SACRAMENTALE la concelebrazione deve avere dai CONCELEBRANTI CHE PRONUNZINO LE PAROLE SUL PANE E SUL VINO, quando sono poi così distaccati dall'altare....PERFINO FUORI DAL PRESBITERIO....
si denuncia il problema, ma non lo si risolve.... :-[
Lo stesso Benedetto XVI ne parlò, a riguardo delle GmG, ponendo il serio dubbio delle VALIDITA' di alcune Messe oceaniche dove in alcune Messe i Sacerdoti erano nientemeno che in fopndo o ai lati dello stadio o della piazza, obbligandoli oggi, a restare uniti "A RIDOSSO" del presbiterio quando si concelebra.... appena trovo il testo con il passo lo inserisco qui....
Ma il dubbio mi rimane: se il concelebrante E' SUL PANE E SUL VINO che deve pronunziare le parole AFFINCHE' SIA PER LUI SACRAMENTALE E NON CELEBRATIVA... come si fa e si può pensare che la Messa concelebrativa DI ALCUNI SACERDOTI, o di tutto il gruppo, sia davvero valida?
La Messa in se è valida perchè BASTA UN SOLO CELEBRANTE CHE SUL PANE E SUL VINO PRONUNZI QUELLE PAROLE, ma lo è altrettanto per i concelebranti che come dalla foto ben si vede che NON pronunciano SUL PANE E SUL VINO?
:-[ questa fu la domanda di dubbio di Benedetto XVI e per la qual risposta disse che LA RISPOSTA CHIARA ED UNIVOCA NON ERA ANCORA STATA DATA E RISOLTA DALLA CHIESA....
"Guelfo nero" è un sedevacantista....ergo non è affidabile il suo commento.... quanto al fatto della concelebrazione, specialmente se a due e sull'altare, è un dato oggettivo lecito nella Chiesa fin dal primo secolo....
RispondiEliminaIo non sono teologo nè filosofo, ed ho sempre avuto l'impressione che la concelebrazione sia diventata per molti preti fannulloni la scorciatoia per venir meno al loro dovere ("dire Messa"). Se pensiamo alle milioni di Messe che non sono state celebrate per colpa di questi abusi negli ultimi 50 anni, e se pensiamo al fiume di Grazia che ci è mancato, abbiamo forse un elemento soprannaturale in più per leggere l'odierna crisi della nostra Santa Chiesa.
RispondiEliminaNO!
RispondiEliminaNella Chiesa Latina, non si è trattato di Una Messa concelebrata, ma di Messe simultanee, in cui ogni "Concelebrante", in realtà ha di fronte a se stesso una propria distinta materia.
Amico, te lo scrivo in greco traslitterato foneticamente:
RispondiEliminaKRITTEN AMAOIN KREZZON.
trovato..... :)
RispondiEliminaBenedetto XVI dice:
http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2008/february/documents/hf_ben-xvi_spe_20080207_clergy-rome_it.html
E dal quel momento abbiamo le celebrazioni eucaristiche con la partecipazione delle masse.
Per me, devo dire, rimane un problema, perchè la comunione concreta nella celebrazione è fondamentale e quindi non trovo che la risposta definitiva sia stata realmente trovata.
Anche nel Sinodo scorso ho fatto emergere questa domanda, che però non ha trovato risposta.
Anche un'altra domanda ho fatto fare, sulla concelebrazione in massa: perchè se concelebrano, per esempio, mille sacerdoti, non si sa se c'è ancora la struttura voluta dal Signore.
Ma in ogni caso sono domande. E così si è presentata a lei la difficoltà nel partecipare ad una celebrazione di massa durante la quale non è possibile che tutti siano ugualmente coinvolti.
Si deve dunque scegliere un certo stile, per conservare quella dignità che è sempre necessaria per l'Eucaristia, e quindi la comunità non è uniforme e l'esperienza della partecipazione all'avvenimento è diversa; per alcuni è certamente insufficiente. Ma non è dipesa da me, piuttosto da quanti si sono occupati della preparazione.
*************
QUESTI PENSIERI espressi DA IL PONTEFICE REGNANTE, sono di una gravità profonda, a mio parere, e che solo IL CORAGGIO E L'UMILTA' di Ratzinger potevano parlarne e farli emergere....
LA SOLUZIONE NON E' STATA TROVATA, dice Benedetto XVI e riconosce che NON tutti i sacerdoti concelebranti resteranno UGUALMENTE COINVOLTI.... ma per il CELEBRANTE SI....
le concelebrazioni vanno ridimensionate e lasciate, a mio parere e per come la pensa il Papa stesso, come era anticamente: AL VESCOVO IN DETERMINATE OCCASIONI.........
Dunque i sacerdoti sono pochi, le chiesa chiuse molte, perchè dunque concelebrare? Non avete abbastanza chiese per farvi ognuno una S.Messa? E perchè questa moda di non dire più la Messa quotidiana? Perchè pensate che basti solo quella domenicale? Troppo lavoro? Ve lo consiglia il sindacato?
RispondiEliminaO un bel riposino sul fondo del mare.
RispondiEliminaCara Caterina, in maniera assai pratica tu, riprendendo la risposta del Papa, hai scritto : LA RISPOSTA CHIARA ED UNIVOCA NON ERA ANCORA STATA DATA E RISOLTA DALLA CHIESA....
RispondiEliminaNon penso che ci sarà a brave una risposta sulle problematiche insite alla concelebrazione.
Anch'io ricordo, nella mia infanzia, che il Capitolo del Duomo fece costruire diverse pianete quando , a seguito del Conciliio Vaticano II, fu resa possibile la concelebrazione, nel rito tradizionale.
Solo con l'andata in vigore del Novus Ordo la concelbrazione, fino ad allora limitatissima, diventò "libera" secondo l'arbitrio del singolo prete e del superiore.
Scomparvero le celebrazioni, assai devote, sugli altari laterali, con le quali si onorava il Santo a cui l'altare era dedicato, e ci furono le concelebrazioni con le quali si annullarono anche antichi lasciti per il suffragio delle anime (argomento che andrebbe approfondito).
Ricordo che per incassare lo stipendium, senza troppo faticare, invece che le dieci celebrazioni in una giornata dell'ottavario, obbigatoriamente previste da un lascito di una famiglia, dieci sacerdoti concelebravano assieme prima di andare al pranzo, tradizionalmente organizzato dagli eredi di quella famiglia...
In poche parole la concelebrazione fece scomparire una devozione secolare soprattutto per i Santi e per i Defunti.
Anch'io, stando alla Sacrosantum Concilium, penso che era necessario che tutti i Sacerdoti potessero celebrare la Messa in Coena Domini o quella Crismale o anche la Messa nella benedizione abbaziale ecc ecc ma la superificialità con cui venne trattata la materia liturgica in quegli anni e la fretta, che fretta c'era.... hanno creato un vero disastro di cui non si intravvede la soluzione.
Certamente anche i preti che nella messa in Coena Domini svolgevano il ruolo di Diacono e Suddiacono avevano il dirito, anch'essi, di celebrare ... ma per un a buona causa si fece un disastro !
Concordo appieno con l'ultimo parafo del rev.mo Don Alfredo.
RispondiEliminaDa povero peccatore e da inesperto di teologia e di San Tommaso, viste le mie esperienze sbagiate fatte in passato mi permetto di fare queste riflessioni.
1 per molti preti specialmente di età superiore ai 60 anni, la concelebrazione è diventata un'occasione di fare comunella e prima e dopo la messa in sagrestia i vari gruppi di preti formavano i vari capannelli e si mettevano a fare gossip e a sparare maldicnze in qua e in la contro questo o quel confratello. Risultato: la Messa non veniva con-Celebrata con cuore puro ma immondo.
2 Ho visto che le conclebrazioni erano molto più partecipate come numero di sacerdoti quando a presiedere veniva un vescovo e se si vuole essere un pò maliziosi viene da pensare che i concelebranti vogliono spesso mettersi in mostra e farsi notare.
3 generalmente molti sacerdoti sono fervorosi e si butterebbero anche nel fuoco pur di concelebrare, specialmente quando c'è un vescovo, come ho già detto, però molto spesso sono restii a celebrare la messa e magari fanno veramente mancare la Messa nella propria parrocchia, quando potrebbero benissimo celebrarla. E facendo mancare delle Messe quando c'è bisogno, FANNO SOLO IL MALE DELLE ANIME
Dato che penso che la sinassi bugniniana sia oggettivamente sgradita a Dio, mi auto-censuro e mi tengo per me la conclusione cui sono giunto.
RispondiEliminaO.K.
RispondiEliminaNon è affidabile il commento, diamolo per scontato.
Tale non affidabilità del commento, incide forse di un "ETTA" sul fatto mostrato in sè?
Citare san Tommaso non risolve nulla. Che idea di sacerdozio è sottointesa? Sicuramente qui s'intende il sacerdozio dell'Antico Testamento ossia quello sacrificale o peggio ancora c'è la concezione pagana di sacerdozio che compie riti apotropaici. Quante messe, la messa vista come azione sacrificale, quindi quanti sacrifici? Ma la vittima è una, si consacrano migliaia di particole ed un solo calice, alora che dire? Equivalenza sacrifici antichi con la messa, sembrerebbe pazzesco eppure evinco una mentalità arcaica, precristiana , dannosa. La Sacrosantum Concilium ci aiuta, l'azione liturgica rende possibile ed attua il sacerdozio di Cristo nei presbieri; la morte di Gesù va interpretata anche in chiave rivelativa, il suo Sacrificio è unico ed infinito, la contabilità è da pagani. La messa o meglio l'eucaristia è azione di grazie, dire grazie in comunione visibile, dà senso anche ecclesiologico alla messa. Sono altre le categorie teologiche che sostengono la concelebrazione che è nata dal Concilio che ha maturato un nesso inscindibile tra l'Eucaristia e la Chiesa.
RispondiEliminaScusate ma non posso credere ai mie occhi!!Veramente vorreste tornare alle Messe celebrate contemporanenamente?Vogliamo tornare agli altari laterali?
RispondiEliminaMa fatemi il pacere!!
Veramnete stimate un nulla il popolo di Dio che dovrebbe tornare ad essere la comparsa che è stata per secoli.
Vi ricordo che in passato c'erano preti che celebravano Messa continuamente.Vedere la Messa solo in funzione delle garzie che porta è veramente riduttivo.
RispondiEliminaFatemi capire pensate che i primi scristiani sbagliassero a celebrare la Messa solo la domenica?
RispondiEliminaQuello che dite è sbagliato.