Tra le critiche più lucide della Dignitatis Humanae apparve nel 1976, con lo pseudonimo di Michel Martin, quella dello scienziato francese Georges Salet (Vatican II et les erreurs libérales, in “Courrier de Rome”, Parigi 15 maggio 1976, anno decimo, n. 157, pp. 3-20). L’articolo fu pubblicato in “Cristianità”, n. 19-20 (1976), pp. 13-18, con il titolo:
Il Problema della libertà religiosa
Il Vaticano II e gli errori liberali
Alcuni, testi del Concilio Vaticano II sono, più o meno, contaminati dagli errori liberali? È quanto affermò durante il Concilio stesso·il Coetus Internationalis Patrum che raggruppava, i vescovi tradizionalisti.
Successivamente l’accusa non ha mai cessato di essere formulata da alcuni teologi, isolati, ma, eccetto che presso una esigua minoranza di “integristi”, come si dice, essa fu sempre accolta con indifferenza, fino al momento, recentissimo, in cui, il penoso affaire di Ecône non la mise in primo piano nell’attualità cattolica.
A coloro che s’indignassero per il fatto che si possa supporre che un testo conciliare sia discutibile, ricorderò, come per altro ha detto il Santo Padre stesso, che nessun testo del Vaticano Il ha il carattere di definizione o di decisione infallibile (1). Con tutto il rispetto dovuto alla Chiesa, docente, i teologi sono dunque liberi di discutere la questione che è l’oggetto del presente articolo.
Notiamo tuttavia che solo il Papa mediante definizioni ex cathedra potrebbe dare una soluzione completa e definitiva ai gravi interrogativi, sollevati dalle accuse di cui sono oggetto alcuni testi del Vaticano II (2).
I. La contraddizione
Ma supponiamo ora che una affermazione sia in contraddizione evidente, chiara, manifesta, con una dottrina che la Chiesa ha infallibilmente definito. Abbiamo bisogno in tali caso di un giudizio della Chiesa docente per rifiutarla? 1mmaginiamo per esempio che una setta sostenga che in Dio vi sono solo due persone: il Padre e il Figlio, Abbiamo bisogno di un giudizio della Chiesa docente per dire che questa affermazione deve essere respinta, perché in contraddizione con il dogma trinitario infallibilmente definito?
Certo, una contraddizione tra due dottrine non è sempre manifesta e in questo caso è richiesto il giudizio della Chiesa docente.
Quando però si tratta di due dottrine chiaramente formulate e di cui l’una è manifestamente la negazione dell’altra, abbiamo bisognò di un giudizio della Chiesa docente per convincerci che vi è contraddizione? Constatando una contraddizione evidente, non esprimiamo alcun giudizio dottrinale, ma solo un giudizio di fatto. Non siamo più nel campo della teologia, ma in quello della logica.
La dichiarazione sulla libertà religiosa
Con i vescovi del Coetus Internationalis Patrum affermò da dieci anni, senza che alcuno mi abbia mai dato risposta, se non per mezzo di scappatoie, che vi è una contraddizione evidente, chiara, manifesta, tra certe affermazioni del Vaticano II e la dottrina tradizionale a proposito della libertà religiosa in foro esterno.
Inoltre queste affermazioni conciliari non sono state definite infallibilmente, non dobbiamo forse noi rifiutarle?
Ma, non volendo accettare questa conclusione, i difensori del Concilio si sono trovati nella necessità di sostenere che non vi è contraddizione, poiché la dottrina conciliare è solo, secondo loro, lo sviluppo della tradizione.
Confronteremo più avanti i testi, ma ci si rende conto che dichiarando compatibili due dottrine che almeno nove persone su dieci stimerebbero contraddittorie, si compromette la credibilità di tutto quanto insegna la Chiesa?
II. Il liberalismo. Il cattolico liberale
Nella sua essenza il liberalismo è il rifiuto di accettare una verità o una legge imposta all’uomo dall’esterno (3). L’uomo deve essere libero di giudicare lui stesso la verità.
Secondo la dottrina cattolica, al contrario, l’uomo ha il dovere di credere alle verità che Dio ha rivelato e che sono insegnate infallibilmente dalla Chiesa.
I due punti di vista sono inconciliabili e i massoni, per i quali il liberalismo è un dogma, su questo punto non si sono ingannati. Ascoltiamo uno di loro: «Maestra di verità. Mai, senza dubbio, la Chiesa aveva manifestato la sua imperiosa volontà di imporre il suo dogma e sottolineato che questo dogma era l’unica verità, in termini così categorici, così definitivi della loro brutalità, mai con una formula che tanto colpisce. Bisogna allora onestamente porsi il problema di sapere dove possa sboccare un dialogo con un interlocutore che dichiara, all’esordio di questo dialogo, che lui è padrone della verità per volontà di Dio” (4).
A rigore, infatti, cattolico e liberale sono due termini che si escludono.
Nella loro grande maggioranza i cattolici attuali sono, tuttavia, più o meno liberali.
Ciò non significa·che questi cattolici abbiano personalmente passato l’insegnamento della Chiesa al vaglio della loro ragione, per ritenere soltanto quanto personalmente hanno giudicato vero; un tale cattolico rappresenta in verità l’eccezione.
Ma i cattolici sono oggi immersi in un mondo il cui pensiero si allontana sempre più dalla dottrina tradizionale della Chiesa. sollecitato e diviso tra questa dottrina e il “pensiero moderno”, il cattolico liberale di oggi è colui che cerca o adotta compromessi tra questi due sistemi di pensiero.
Questa sete di compromesso ha invaso la Chiesa stessa: un teologo “moderno” non cerca più tanto di approfondire la dottrina e di opporla agli errori attuali; cerca soprattutto di distorcerla (nel modo meno visibile) in modo da evitare il più possibile gli attriti con il pensiero moderno (5).
Non è possibile, in un semplice articolo, enumerare tutti questi compromessi. Mi limiterò all’esame della tesi che figura nella dichiarazione conciliare sulla libertà religiosa e che è relativa ai rapporti tra il potere civile e il potere spirituale.
III. La dottrina della Chiesa sul potere civile
Non spetta alla Chiesa dare costituzioni agli Stati, ma solo enunciare i grandi princìpi di ordine morale cui queste costituzioni devono ottemperare.
Questa dottrina della Chiesa sul potere civile è immutabile; essa è infatti fondata nella Scrittura e nella Tradizione ed è stata costantemente insegnata dalla Chiesa a partire dai Padri fino a Pio XII compreso. Essa è dunque garantita dal Magistero ordinario infallibile della Chiesa.
Inoltre, come vedremo più in dettaglio, alcuni punti di questa dottrina sono stati oggetto di definizioni ex cathedra e sono dunque garantiti dalla infallibilità del Magistero straordinario della Chiesa.
La dottrina
Essendo stato creato da Dio, avendo ricevuto tutto da Dio, l’uomo deve rendere omaggio al suo Creatore e soprattutto a Gesù Cristo, il Verbo di Dio che è stato costituito dal Padre suo Re dell’Universo.
Consideriamo bene quanto – richiamato da Pio XI – ha insegnato Leone XIII: “L’impero di Cristo non si estende soltanto sui popoli cattolici, o a coloro che rigenerati nel fonte battesimale, appartengono, a rigore di diritto, alla Chiesa, sebbene le errate opinioni ne li allontanino o il dissenso li divida dalla carità; ma abbraccia anche quanti sono privi della fede cristiana, di modo che tutto il genere umano è sotto la potestà di Gesù Cristo” (6).
Pio XI osserva poi: “Non v’è differenza fra gli individui e il consorzio domestico e civile, poiché gli uomini, uniti in società, non sono meno sotto la potestà di Cristo di quello che lo siano gli uomini singoli” (7).
Lo Stato non ha dunque il diritto di essere “laico”; deve, in quanto Stato, riconoscere la regalità di Gesù Cristo e rendergli omaggio. E, ben inteso, fare in modo che non vi sia alcuna contraddizione tra le leggi civili che promulga e le leggi di Dio.
Lo Stato ha il dovere di assicurare il bene comune della città e deve in particolare proteggere i cittadini. Tutti trovano naturale che si opponga al libero commercio della droga, che devasta i corpi, e che quindi nessuno sia obbligato ad acquistarla. La Chiesa aggiunge che lo Stato ha anche il dovere di proteggere i cittadini contro le idee false che devastano le anime.
“Ma qual può darsi morte peggiore dell’anima che la libertà dell’errore?”, dichiarava sant’Agostino.
La Chiesa non ammette dunque la libertà di dire e di scrivere qualunque cosa; in opposizione completa al pensiero moderno ritiene infatti che solo la verità abbia dei diritti. L’errore non ne ha alcuno e può tutt’al più essere tollerato.
Derivando l’uno e l’altra il loro potere da Dio ed esercitandosi la loro giurisdizione sugli stessi soggetti, la Chiesa e lo Stato non possono ignorarsi, benché costituiscano de poteri distinti: “Ma poiché uno e medesimo è il soggetto di ambedue le potestà, e potendo una medesima cosa, quantunque sotto ragione e aspetto differente, appartenere alla giurisdizione dell’una e dell’altra (…). Devono dunque essere tra loro debitamente ordinate le due potestà” (8).
In altri termini la Chiesa condanna la separazione tra Stato e Chiesa.
Anche se spiace alla mentalità moderna, la dottrina cattolica sullo Stato, come fu esposta dai Padri fino a Pio XII compreso, è non poco intollerante. Essa afferma che, poiché Cristo ha fondato una sola religione, si deve, nella misura del possibile, cercare di instaurare lo Stato cattolico. E poiché il culto cattolico è il solo pienamente gradito a Dio, nessun altro culto pubblico dovrebbe di principio essere tollerato.
La Chiesa non impone alcuna forma di governo. Essa ammette sia la repubblica che la monarchia, purché siano rispettati i princìpi che ho riassunti.
Le realizzazioni
Dal 313, Costantino e i suoi successori si sforzano di realizzare questo ideale (9). Dapprima religione ammessa, la religione cattolica fu presto proclamata religione dello Stato. Dopo la caduta dell’impero, Clodoveo è consacrato re e monarchie cattoliche vengono instaurate pressoché in tutta Europa. Fino all’inizio del secolo XX lo Stato cattolico (o almeno confessionale) è la regola generale. In realtà sono sempre esistiti Stati cattolici e il 27 agosto 1953 – data relativamente recente – è stato firmato un concordato tra la Santa Sede e la Spagna di cui ecco l’articolo 1: “La religione cattolica, apostolica, romana continua a essere la sola religione della nazione spagnola (…)” (10).
Il concordato del 1945 non annullava la Carta degli Spagnoli del 13 luglio 1945 che dichiarava: “(…) nessuno sarà molestato per le sue convinzioni religiose né per l’esercizio privato del suo culto. Non si autorizzeranno altre cerimonie né altre manifestazioni esterne se non quelle della religione cattolica ” (11).
La tolleranza. La tesi e l’ipotesi
Ma la Chiesa cattolica non ignora che, in campo politico, l’ideale non sempre è realizzabile. Essa ammette dunque che nei Paesi divisi da diverse fedi e per evitare un male maggiore, lo Stato cattolico tolleri l’esercizio di altri culti. È per questo che Enrico IV, per evitare la guerra civile, concesse ai protestanti con l’editto di Nantes, il diritto (limitato) di esercitare pubblicamente il loro culto (12).
Da cui la classica distinzione tra la tesi e l’ipotesi. La tesi è la dottrina cattolica in tutta la sua purezza; l’ipotesi è ciò che è possibile realizzare, tenuto conto delle circostanze.
Ma la Chiesa chiede che non si perda mai di vista la tesi e che si faccia tutto ciò che è possibile per realizzarne il massimo. Di fatto, nell’editto di Nantes, il protestantesimo è sempre chiamato “la religione che si pretende riformata”, cosa che mostra con chiarezza che gli estensori dell’editto avevano tenuto a sottolineare in questo modo come la religione cattolica sia la sola vera e sola abbia dei diritti.
Ma la giusta distinzione tra la tesi e l’ipotesi servirà di pretesto ai cattolici liberali per rinnegare la dottrina tradizionale, che essi dichiarano non più confacente al nostro tempo.Come vedremo più in dettaglio, il Concilio Vaticano II andrà più lontano ancora; senza più occuparsi della tesi, che non richiama neppure, dichiarerà che la libertà religiosa in foro esterno è un diritto per gli adepti di qualsiasi religione e che questo diritto scaturisce dalla dignità della persona umana.
Cedendo allora alle reiterate pressioni della Santa Sede, il generale Franco accordò agli spagnoli, il 28 giugno 1967, la piena libertà per tutti i culti.
IV. Il liberalismo cattolico e le sue condanne
Con liberalismo cattolico e l’espressione equivalente cattolicesimo liberale, si indica soprattutto un insieme di teorie sostenute nel secolo XIX che minimizzano la dottrina tradizionale sullo Stato, che ho appena riassunto.
Queste teorie furono condannate da tutti i Papi che si sono succeduti da Gregorio XVI a Pio XII compreso. Inoltre Pio IX, come vedremo più particolarmente, per condannarle impegnò nella Quanta cura l’infallibilità pontificia.
Gregorio XVI e l’enciclica Mirari vos
Nel 1830 l’abbé de Lamennais sostiene che ogni uomo ha il diritto di manifestare pubblicamente le sue opinioni e che di conseguenza lo Stato deve ammettere il libero esercizio di tutti i culti.
Egli fa notare che nel sistema dello Stato cattolico, che ha regnato per più di quindici secoli, il potere spirituale e temporale non hanno mai cessato di contendere (s. Luigi stesso ebbe difficoltà con la Santa Sede). Separando completamente i poteri, la Chiesa godrà di una piena libertà, che dovrebbe, secondo lui, accrescere la sua influenza (13).
Tutte queste idee sono sostenute con talento nel giornale “L’Avenir”, di cui Lamennais è l’ispiratore. Ma Roma, dal 1832, le condanna. Nell’enciclica Mirari vos, Gregorio XVI denuncia anzitutto l’indifferentismo, che sostiene che tutte le religioni salvano, e poi scrive queste righe, le ultime della quali – che sottolineo – predicono oggi: “Da questa correttissima sorgente dell’indifferentismo scaturisce quell’assurda ed erronea sentenza, o piuttosto delirio, che debbasi ammettere e garantire per ciascuno la libertà di coscienza (14): errore velenosissimo a cui appiana il sentiero quella assoluta e smodata libertà d’opinare che va sempre aumentando a danno della Chiesa e dello Stato, non mancando chi osa vantare con impudenza sfrontata, provenire da siffatta licenza alcun comodo alla Religione. “Ma qual può darsi morte peggiore dell’anima che la libertà dell’errore” diceva sant’Agostino. Tolto infatti ogni freno che contenga nelle vie della verità gli uomini già volgentisi al precipizio per la natura inclinata al male, potremmo dire con verità essersi aperto il pozzo dell’abisso (…). Di là infatti proviene l’instabilità degli spiriti, di là la depravazione della gioventù, di là il disprezzo nel popolo delle cose sacre e delle leggi più sante, di là in una parola la peste della società più di ogni altra funesta (…)” (15).
Non è precisamente quanto accadde nella nostra società liberale avanzata?
I cattolici liberali si sottomisero e l’“Avenir” chiuse i battenti. Ma Lamennais finì per abbandonare la Chiesa.
Pio IX, il Sillabo e l’enciclica Quanta cura
La seduzione delle idee liberali era tale che il liberalismo cattolico riapparve venti o trent’anni dopo. Montalembert, che si era sottomesso nel 1832, ne fu uno dei più ardenti difensori. Egli sostiene con talento che bisogna riconciliare il cattolicesimo e la democrazia, la quale esige prima di tutto la libertà religiosa. Egli afferma che la libertà è più utile alla Chiesa che non la protezione dei re.
I discorsi di Montalembert ebbero una grande eco. Ma l’8 dicembre 1864 il successore di Gregorio XVI, Pio IX, condanna di nuovo il liberalismo cattolico nel Sillabo e nell’enciclica Quanta cura.
Ecco qui, per esempio, due articoli del Sillabo. Sono condannate le seguenti proposizioni. “55. Si deve separare la Chiesa dallo Stato, e lo Stato dalla Chiesa.
77. Ai giorni nostri non giova più tenere la religione cattolica per unica religione dello Stato, escluso qualunque sia altro culto” (16).
Ma ecco un fatto nuovo. Nell’enciclica Quanta cura, Pio IX, come vedremo, impegna l’infallibilità pontificia. Perciò dedicherò più avanti tutto un paragrafo alle condanne formulate in questa enciclica (17).
Monsignor Dupanloup
Scoraggiati da questa nuova condanna, Montalembert e i suoi amici erano del parere di rinunciare alla lotta. Ma questa fu ripresa con un opuscolo che monsignor Dupanloup, vescovo di Orleans, inviò a tutti i vescovi e anche al Papa.
Monsignor Dupanloup vi sostiene che si sono letti male la Quanta cura e il Sillabo. Egli fa numerose osservazioni esatte (come la distinzione logica tra contrario e contraddittorio), ma per il resto si tiene costantemente al limite del sofisma. Riprende la distinzione tra la tesi e l’ipotesi, ma lasciando intendere che le tesi di Pio IX sono oggi irrealizzabili.
Poiché nell’opuscolo non vi era niente di positivamente falso, Pio IX ringrazia monsignor Dupanloup dell’invio, ma con una riserva che mostra che aveva ben compreso quanto stava per succedere. Infatti i cattolici liberali restarono sulle loro posizioni; continuarono soprattutto a chiedere la separazione di Chiesa e Stato (che non si era ancora realizzata a quel tempo) e rimasero così fedeli a una tattica che in seguito non hanno mai abbandonata: invece di lottare contro i nemici della Chiesa si esige insieme a loro quanto si pensa che essi inevitabilmente un giorno otterranno.
Leone XIII
Leone XIII succede a Pio IX. Nelle encicliche Immortale Dei, sulla costituzione cristiana degli Stati (1885) e Libertas, sulla libertà (1888), riprende tutte le tesi tradizionali sullo Stato cattolico.
Nella Libertas fa suo quanto vi è di esatto nella distinzione tra la tesi e l’ipotesi, ma riprende anche, senza una sola eccezione, tutte le condanne formulate da Gregorio XVI e Pio IX, e cita esplicitamente l’enciclica Mirari vos e il Sillabo.
Una volta ancora il liberalismo cattolico è condannato.
San Pio X succede a Leone XIII ed è sotto il suo pontificato che la Repubblica francese denuncia, nel 1905, il concordato, proclamando che lo Stato da ora sarà laico e non riconoscerà più alcun culto.
San Pio X protesta con l’enciclica Vehementer, dell’11 febbraio 1906, e lo fa con termini che costituiscono una nuova condanna del liberalismo cattolico: “(…) in virtù dell’autorità assoluta che Iddio Ci ha conferito, Noi (…) riproviamo e condanniamo la legge votata in Francia sulla separazione della Chiesa e dello Stato come profondamente ingiuriosa rispetto a Dio che essa rinnega ufficialmente, ponendo il principio che la Repubblica non riconosce nessun culto” (18).
Era la rinnovata affermazione, una volta ancora, che, contrariamente alla tesi liberale, lo Stato deve rendere omaggio a Dio e obbedire anch’esso a Gesù Cristo, solo e vero Re delle Nazioni, e che in ogni caso lo Stato non può lasciare che si propaghi liberamente l’errore come se avesse lo stesso titolo della verità. E se lo Stato lo fa, la Chiesa non può in nessun caso approvarlo.
Pio XI e la festa di Cristo Re
Non appena elevato al sommo pontificato, nel 1922, Pio XI condanna esplicitamente il liberalismo cattolico nella sua enciclica Ubi arcano Dei.
Ma egli comprende presto che, essendo rimaste inoperanti le condanne dei suoi predecessori, sarebbe accaduto lo stesso delle sue. Utilizzerà allora un altro metodo, che avrebbe probabilmente avuto successo, se, senza volerlo, non l’avesse vanificato con le sue stesse mani.
Poiché il popolo non legge le encicliche, Pio XI pensa che il miglior modo per istruirlo sia quello di utilizzare la liturgia.
Nell’enciclica Quas primas, dell’11 dicembre 1925, egli espone anzitutto in termini luminosi una teologia esauriente della regalità di Cristo e dimostra che essa implica necessariamente il dovere per i cattolici di fare quanto è in loro potere per tendere verso l’ideale dello Stato cattolico.
“Accelerare e affrettare questo ritorno [alla regalità sociale di Cristo] coll’azione e coll’opera loro, sarebbe dovere dei cattolici (…)” (19).
Dichiara poi di istituire la festa di Cristo Re spiegando la sua intenzione di opporre così “un rimedio efficacissimo a quella peste, che pervade l’umana società.
“La peste della età nostra è il così detto laicismo, coi suoi errori e i suoi empi incentivi” (20).
Disgraziatamente, male informato sulla situazione religiosa e politica che regna in Francia in quel momento, meno di un anno dopo, i cattolici anti-liberali più attivi, mentre per contro né lui, né i vescovi danno disturbo ai cattolici liberali.
In realtà i cattolici anti-liberali, in questo tempo, facevano capo a due movimenti: l’Action Française, guidata da un ateo, Charles Maurras, e la Fédération Nationale Catholique del generale de Castelnau.
La condanna dei cattolici dell’Action Française (che Pio XII doveva togliere non appena elevato al sommo pontificato) fu interpretata (a torto) come quella dell’anti-liberali in Francia sono solo una minoranza di isolati. Hanno perduto ogni influenza e, nel timore di essere trattati da fascisti, rari sono coloro che osano manifestare le loro opinioni.
La vittoria dei cattolici liberali era dunque totale. La separazione di Chiesa e Stato, la completa libertà di stampa, si erano realizzate ed erano considerate normali dalla stragrande maggioranza dei francesi. L’esistenza di un partito cattolico-liberale era divenuta inutile, e l’espressione liberalismo cattolico cadde in dimenticanza.
Ma ora in Francia progrediscono le idee politiche di sinistra e con esse i cattolici liberali cercheranno compromessi. Mounier con la rivista “Esprit”, i domenicani con la rivista “Sept” amoreggiano con il socialismo e il marxismo. I cattolici liberali virano a sinistra e andranno sempre più avanti su questa via.
Dopo la liberazione essi si organizzano in un potente movimento politico, il MRP (Mouvement des Républicains Populaires) di cui Marc Sangnier fu, fino alla morte avvenuta nel 1950, il presidente onorario (21).
Vedremo come nel 1946 il MRP doveva tradire vergognosamente la causa di Cristo Re.
E l’enciclica? Docilmente la Chiesa celebra ogni anno, dal 1925, la festa di Cristo Re, ma vescovi, sacerdoti e fedeli non ne comprendono più il significato (22).
Il MRP e la festa di Cristo Re
Nel 1946 fu necessario dare alla Francia una nuova costituzione. I comunisti presentarono una proposta in parlamento chiedendo che la laicità dello Stato fosse esplicitamente menzionata, cosa a cui gli autori del progetto costituzionale non avevano pensato.
Il MRP era allora un partito potente e i suoi deputati costituivano un terzo del parlamento. Ma, per le ragioni dette, questo partito cattolico era liberale e non poco orientato a sinistra.
Il progetto costituzionale era sostenuto dai socialisti e dai comunisti, che occupavano un terzo dei seggi, e combattuto invece dai deputati che sedevano alla destra del MRP, che costituivano il rimanente terzo, e pertanto il MRP era arbitro della situazione.
Dimenticando completamente che Pio XI aveva istituito la festa di Cristo Re per ricordare ai cattolici il loro dovere di lottare contro il laicismo, frutto del liberalismo condannato dai Papi, il MRP, che poteva far respingere l’emendamento sulla laicità, si guardò bene dal farlo. Non ricordo più ora se votò a favore o si astenne, ma rimane sempre il fatto che fu grazie a un partito cattolico che la laicità dello Stato fu promossa per la prima volta al rango di legge costituzionale.
E per una sorprendente coincidenza, nella quale vedo per conto mio, uno scherzo del demonio, questa costituzione laica fu promulgata sulla gazzetta ufficiale con la data del 27 ottobre 1946, giorno della festa di Cristo Re!
De Gaulle e la costituzione del 1958
Dodici anni dopo, questa repubblica laica crolla senza gloria, e un generale cattolico è incaricato di proporre una nuova costituzione.
Ma anch’egli è un cattolico liberale e inscrive anche la laicità dello Stato nella costituzione, che sottopone all’approvazione dei francesi mediante referendum.
Un gruppo assai esiguo di cattolici anti-liberali fece una campagna contro questa costituzione empia, ma fu sconfessato dalla quasi totalità dei vescovi; bisognava salvare l’Algeria e l’impero. Il seguito lo si conosce.
Pio XII
Pio XII è un Papa moderno che si preoccupa già dell’organizzazione di comunità di Stati.
In un discorso del 6 dicembre 1953, dedicato a questo problema, egli ricorda, una volta ancora, i principi tradizionali: “(…) nessuna autorità umana, nessuno Stato, nessuna Comunità di Stati, qualunque sia il loro carattere religioso, possono dare un mandato positivo o una positiva autorizzazione d’insegnare o di fare ciò che sarebbe contrario alla verità religiosa o al bene morale” (23).
Come Leone XIII, egli riconosce che l’ideale non è sempre realizzabile; è dunque spesso necessario usare tolleranza; ma, nella determinazione di ciò che occorre fare in pratica, lo statista cattolico “(…) nella sua decisione si lascerà guidare dalle conseguenze dannose, che sorgono dalla tolleranza, paragonate con quelle che mediante l’accettazione della formula di tolleranza verranno risparmiate alla Comunità degli Stati” (24).
Le tesi sullo Stato, proprie del cattolicesimo liberale, erano una volta ancora condannate.
Senza esito migliore.
Da Pio XII ai nostri giorni
Le idee sovvertitrici dello stesso ordine naturale, segnatamente il marxismo, guadagnano tutti i giorni terreno.
Ma la Chiesa, come in preda allo scoraggiamento, ha praticamente rinunciato a opporre loro la barriere invalicabile della sua dottrina. Pur affermando la sua volontà di non rinunciare a nulla, essa cerca comprimessi con questo mondo, che non vuol più intendere ragione. Ed è con questo stato d’animo che si apre il Vaticano II.
Conclusione
In questo anno 1976, i francesi, costernati, si preoccuparono dell’anarchia che regna dovunque, e specialmente del disorientamento della gioventù: anarchia nell’insegnamento, cinema pornografico, incitamento dei minori alla corruzione attraverso la libera vendita dei contraccettivi, aborto libero, ecc.
Ma chi ha compreso che, come aveva predetto Gregorio XVI, tutti questi mali sono conseguenza necessaria del liberalismo?
V. La dichiarazione del Vaticano II sulla libertà religiosa
Essa segnerà un mutamento di rotta senza precedenti nella storia della Chiesa.
Foro interno e foro esterno
Non si possono cogliere le contraddizioni tra la dottrina tradizionale e la dichiarazione del Vaticano II se non si distingue bene tra la libertà religiosa in foro interno e la libertà religiosa in foro esterno, distinzione che la dichiarazione ignora.
Circa la libertà religiosa in foro interno, non si coglie nessuna contraddizione tra la dottrina tradizionale e quella esposta dal Concilio. Certamente, davanti a Dio, la libertà religiosa non è un diritto, poiché ogni uomo è tenuto a cercare la verità e ad aderirvi (come ricorda d’altra arte la dichiarazione conciliare). Ma se la posizione che l’uomo assume resta puramente interiore, questo è affare da regolarsi tra lui e Dio solo, e di cui i pubblici poteri non sono tenuti a occuparsi. In particolar e, nessuna autorità umana ha il diritto di esercitare pressioni su qualcuno per forzarlo a credere (25).
Ma, come ha sempre insegnato la Chiesa, la libertà religiosa in foro interno non implica affatto la libertà religiosa in foro esterno, vale a dire il diritto di praticare pubblicamente qualsiasi culto, di insegnare qualsiasi errore. La libertà di ognuno in questo campo è limitata infatti dal diritto degli altri a essere protetti contro le idee false, che possono essere tanto pericolose per le anime (e anche per l’uomo nella sua completezza) quanto la droga per i corpi.
La dichiarazione del Vaticano II
Ecco qui il passo essenziale relativo all’argomento di cui trattiamo: “Questo Concilio Vaticano dichiara che la persona umana ha diritto alla libertà religiosa. Questa libertà consiste in ciò, che tutti gli uomini devono essere immuni dalla coercizione da parte sia di singoli individui, sia di gruppi sociali e di qualsivoglia potestà umana, e in modo tale, che in materia religiosa nessuno sia forzato ad agire contro la sua coscienza né sia impedito, entro debiti limiti, ad agire in conformità ad essa privatamente e pubblicamente, da solo o associato ad altri. Inoltre dichiara che il diritto alla libertà religiosa si fonda realmente sulla stessa dignità della persona umana, quale si conosce sia per mezzo della parola di Dio rivelata che tramite la stessa ragione. Questo diritto della persona umana alla libertà religiosa deve essere riconosciuto e sancito come diritto civile nell’ordinamento giuridico della società” (26).
Notiamo anzitutto che non viene fatta alcuna distinzione tra foro interno e foro esterno, a proposito dei quali la dottrina tradizionale non ha la stessa posizione. Privatamente è il foro interno, pubblicamente è il foro esterno.
Notiamo poi che la dichiarazione non fa alcuna differenza tra forzare ad agire e impedire ad agire. Secondo la dottrina tradizionale, lo Stato non può forzare qualcuno ad agire contro la sua coscienza, ma ha il diritto, per contro, in casi determinati, di impedirgli di agire secondo la sua coscienza (27).
Il Concilio pone tuttavia una restrizione: “Entro debiti limiti”, dice. Questa nozione assai vaga sarà precisata più avanti. Lo Stato non ha il diritto d’intervenire se non quando l’ordine pubblico è minacciato: “Si fa quindi ingiuria alla persona umana e allo stesso ordine stabilito da Dio agli uomini, se si nega all’uomo il libero esercizio della religione nella società, una volta rispettato l’ordine pubblico giusto” (28).
Il Concilio non ha voluto parlare solo della religione cattolica, ma di qualunque religione. Infatti, dopo avere spiegato che l’uomo è tenuto per obbligo morale a ricercare la verità e ad aderirvi, il Concilio dichiara: “Per cui il diritto a questa immunità perdura anche in coloro che non soddisfano all’obbligo di cercare la verità e di aderire ad essa” (29).
Il Concilio non condanna totalmente lo Stato cattolico: lo accetta volentieri, ma alla condizione che sia accordata agli adepti delle altre religioni la stessa libertà di culto e di propaganda che ai cattolici: “Se, considerate le circostanze particolari dei popoli, nell’ordinamento giuridico di una società viene attribuito ad una determinata comunità religiosa uno speciale riconoscimento civile, è necessario che nello stesso tempo a tutti i cittadini e a tutte le comunità religiose venga riconosciuto e sia rispettato il diritto alla libertà in materia religiosa” (30).
E più avanti: “Nello stesso tempo i cristiani, come gli altri uomini, godono del diritto civile di non essere impediti di vivere secondo la propria coscienza. Vi è quindi concordia fra la libertà della Chiesa e quella libertà religiosa che deve essere riconosciuta come un diritto a tutti gli uomini e a tutte le comunità e che deve essere sancita nell’ordinamento giuridico” (31).
Tutto questo era la condanna del concordato con la Spagna, stipulato esattamente dodici anni prima, che Pio XII aveva dichiarato essere uno dei migliori!
Poiché molti Padri avevano fatto notare che non si faceva alcun cenno della differenza tra la verità e l’errore, tra la religione vera e le altre, si aggiunse un preambolo che ricordava come l’unica e vera religione fosse la religione cattolica. Ma questa aggiunta non infirma per nulla la tesi sulla libertà religiosa in foro esterno, sostenuta nella dichiarazione.
La libertà religiosa e la Rivelazione. La dignità dell’uomo
Rifiutando sempre ogni distinzione tra foro interno e foro esterno, il Concilio afferma che: “una tale dottrina sulla libertà ha le sue radici nella Rivelazione divina, per cui tanto più dai cristiani va rispettata con sacro impegno” (32).
Come vedremo nel paragrafo seguente, Pio IX, nella Quanta cura, affermava il contrario. Egli diceva, infatti, che la libertà religiosa in foro esterno è “contro la dottrina delle Scritture, della Chiesa e dei Santi Padri” (33).
I passi della Scrittura che condannano la libertà religiosa in foro esterno sono infatti innumerevoli. Per esempio, non è Dio stesso che ha ordinato a Gedeone di andare a rovesciare l’altare di Baal, che apparteneva allo stesso padre suo? (34).
Il Concilio riconosce tuttavia come “la Rivelazione non affermi esplicitamente il diritto all’immunità dalla coercizione esterna in materia religiosa” (35).
Ma allora, in che modo la dottrina conciliare ha la sua fonte nella Rivelazione? Nella maniera seguente (secondo il Concilio): e perché la Rivelazione “fa tuttavia conoscere la dignità della persona umana in tutta la sua ampiezza, mostra il rispetto di Cristo verso la libertà dell’uomo nell’adempimento del dovere di credere alla parola di Dio, e ci insegna lo spirito che i discepoli di un tale Maestro devono assimilare e manifestare in ogni loro azione” (36).
Mi sembra chiaro come questo si applichi alla libertà religiosa in foro interno, ma non vedo il rapporto con la libertà religiosa in foro esterno.
Comunque, la dichiarazione afferma a più riprese che le sue tesi sono fondate sulla nozione della dignità dell’uomo. Siccome gli estensori della dichiarazione traggono conclusioni contrarie a proposizioni infallibilmente definite, bisogna concludere che nel loro ragionamento vi è qualche cosa che no va.
Dov’è l’errore? Alla Chiesa docente tocca dirlo. Con tutto il rispetto dovuto a questa Chiesa docente, e lasciando impregiudicato il suo giudizio, si po’ pensare che non sia tenuto sufficientemente conto non solo dei diritti del prossimo, ma anche della dignità di Dio, la quale, in caso di conflitto, ha la meglio sulla dignità dell’uomo.
Conclusione
Questi sono i testi, ed è sufficiente leggerli per constatare che le tesi del Concilio sulla libertà religiosa in foro esterno sono in contraddizione con la dottrina tradizionale.
La dichiarazione ci dice che “questo Concilio Vaticano scruta la tradizione sacra e la dottrina della Chiesa, dalle quali trae nuovi elementi sempre in armonia con quelli già posseduti” (37).
Di fatto la dichiarazione si riferisce diciotto volte a testi pontifici. Perché non si fa alcuna menzione delle encicliche Mirari vos, Quanta cura e del Sillabo?
Guardiamo dunque più da vicino ciò che diceva Pio IX nella Quanta cura.
VI. La dichiarazione del Vaticano II di fronte alle condanne infallibili della Quanta cura
La Quanta cura è una delle rarissime encicliche che sia un documento ex cathedra. Poiché i redattori della dichiarazione non ne hanno tenuto alcun conto, credo anzitutto necessario ricordare le condizioni della infallibilità, che ogni teologo e ogni cattolico colto dovrebbe peraltro conoscere”
Le condizioni dell’infallibilità pontificia
Andiamo direttamente alla fonte: la costituzione sulla Chiesa del Vaticano I (1870): “Quindi Noi aderendo fedelmente alla tradizione ricevuta dai primi tempi della fede cristiana, a gloria di Dio nostro Salvatore, ad esaltazione della religione cattolica ed a salute dei popoli cristiani, approvante il sacro Concilio, insegniamo e definiamo essere dogma divinamente rivelato: che il Romano Pontefice, quando parla ex cathedra, cioè quando, adempiendo l’ufficio di Pastore e di Dottore di tutti i Cristiani, in virtù della sua suprema Autorità apostolica, definisce una dottrina riguardante la fede ed i costumi, da tenersi da tutta la Chiesa: in virtù della divina assistenza a lui promessa nella persona del beato Pietro, è dotato di quella infallibilità, della quale il divino Redentore volle che fosse fornita la sua Chiesa nel definire la dottrina intorno alla fede o ai costumi; e che perciò tali definizioni del Romano Pontefice, per se stesse, e non già mediante il consenso della Chiesa, sono irreformabili.
Se poi alcuno oserà, che Dio non lo permetta!, di contraddire a questa Nostra definizione: sia anatema” (38).
Di qui le quattro ben note condizioni della infallibilità pontificia:
1. Il Papa deve parlare come pastore e dottore di tutti i cristiani.
2. Si deve trattare di fede o di costumi.
3. Il Papa deve definire, vale a dire ben precisare le tesi in questione e dire chiaramente da che parte sta la verità.
4. Il Papa deve, almeno implicitamente, obbligare i fedeli ad accettare la sua definizione.
È importante notare che l’infallibilità pontificia non data dal 1870. Come ricorda Pio IX nella sua definizione, si tratta di una “tradizione ricevuta dai primi tempi della fede cristiana”. Pio IX, nel 1870, non ha fatto che mettere fine a una controversia. Non si deve dunque pretendere che i documenti pontifici anteriori al 1870, e che soddisfano le quattro condizioni precisate da Pio IX, non siano coperti dall’infallibilità.
L’infallibilità delle condanne della Quanta cura
Ecco ciò che si può leggere in questa enciclica: “In tanta igitur depravatarum opinionum perversitate, Nos Apostolici Nostri officii memores, ac de sanctissima nostra religione, de sana doctrina, et animarum salute Nobis divinitus commissa, Apostolicam Nostram vocem iterum extollere existimavimus.
Itaque omnes et singulas pravas opiniones ac doctrinas singillatim hisce Litteris commemoratas auctoritate Nostra Apostolica reprobamus, proscribimus atque damnamus, easque ab omnibus catholicae Ecclesiae filiis, veluti reprobatas, proscriptas atque damnatas omnino haberi volemus et mandamus”.
“In tanta perversità di errate opinioni, Noi dunque, giustamente memori del Nostro Apostolico Ufficio, e paternamente solleciti della Nostra santa religione, della sana dottrina e della salute delle anime, a Noi commesse da Dio, e del bene della stessa umana società, abbiamo stimato bene innalzare di nuovo la Nostra Apostolica voce. Pertanto, con la Nostra autorità Apostolica riproviamo, proscriviamo e condanniamo tutte e singole le prave opinioni e dottrine ad una ad una ricordate in questa lettera e vogliamo e comandiamo che tutti i figli della Chiesa cattolica le ritengano come riprovate, proscritte e condannate” (39).
È evidente che le quattro condizioni della infallibilità sono qui riunite:
1. Il Papa precisa di agire in virtù della sua carica e della sua autorità apostolica.
2. Si tratta di costumi. Il Papa si propone di giudicare la moralità delle leggi sulla tolleranza o l’intolleranza promulgate dagli Stati.
3. Come si vedrà, le proposizioni condannate sono enunciate in termini chiari e precisi.
4. Il Papa indica esplicitamente che i fedeli devono accettare le condanne da lui comminate.
Notiamo bene che l’infallibilità non verte su tutto ciò che dice Pio IX nell’enciclica, ma unicamente su “tutte e singole le prave opinioni e dottrine ad una ad una ricordate in questa lettera”. Queste opinioni sono infallibilmente condannate da quando il Papa le ha chiaramente definite.
Tutto ciò appare chiaro a un semplice laico quale sono. Fino a tempi assai recenti, tutti i teologi erano d’accordo nel riconoscere il carattere di infallibilità delle condanne sancite da Pio IX nella Quanta cura (8 dicembre 1864).
Contestandolo, oggi, i difensori della dichiarazione sulla libertà religiosa si rendono conto di mettere in causa tutta la dottrina della infallibilità pontificia, come è stata infallibilmente definita da Pio IX nel 1870?
Tre proposizioni condannate
Le proposizioni condannate dall’enciclica Quanta cura sono numerose. Ne esaminerò solo tre. Si trovano nel passo seguente, dove le ho messe in evidenza chiamandole A, B, C.
“E contro la dottrina della Scritture, della Chiesa e dei Santi Padri non dubitano di asserire:
[A] “La migliore condizione della società è quella in cui non si riconosce nello Stato il dovere di reprimere con pene stabilite i violatori della religione cattolica, se non in quanto ciò richiede la pubblica quiete”. Da questa idea di governo dello Stato, che è del tutto falsa, non temono di dedurre quell’altra opinione sommamente dannosa alla Chiesa cattolica e alla salute delle anime, chiamata deliramento dal Nostro Predecessore Gregorio XVI di r. m. e cioè: [B] “la libertà di coscienza e dei culti è diritto proprio di ciascun uomo, [C] che si deve proclamare con legge in ogni società ben costituita (…)” (40).
Perché non vi sia alcun dubbio possibile sul senso delle proposizioni A, B, C, eccone il testo latino: “[A] Optimam esse conditionem societatis, in qua imperio non agnoscitur officium coercendi sancitis poenis violatores catholicae religionis, nisi quatenus pax publica postulet”. [B] “Libertatem conscientiae et cultum esse proprium cuiuscumque hominis ius, [C] quod lege proclamari, et asseri debet in omni recte constituta societate (…)”.
Ora, come risulta dalla prima citazione fatta, il Vaticano II afferma lecito esattamente tutto ciò che condanna Pio IX: 1. Il Vaticano II non riconosce al potere pubblico il dovere di reprimere le violazioni della legge cattolica poiché: “In materia religiosa nessuno (…) sia impedito (…) ad agire in conformità ad essa [la sua coscienza] (…) pubblicamente [foro esterno], da solo o associato ad altri”. 2. Per il Vaticano II, la persona umana ha diritto alla libertà religiosa. 3. Questo diritto della persona umana alla libertà religiosa, nell’ordine giuridico della società deve essere riconosciuto in modo tale che costituisca un diritto civile.
Vi è dunque opposizione tra le condanne pronunciate in forma infallibile da Pio IX e la dichiarazione del Vaticano II, che, dato il suo “carattere pastorale”, “ha evitato di pronunciare in modo straordinario dogmi dotati della nota di infallibilità” (41), come lo stesso Santo Padre ha confermato.
VII. Conclusioni
Lascio al lettore la cura di trarre le conclusioni. Ma, insieme a migliaia di cattolici costernati, auspico soprattutto che siano tirate dalla nostra santa Madre Chiesa, alla quale intendiamo restare fedeli.
Successivamente l’accusa non ha mai cessato di essere formulata da alcuni teologi, isolati, ma, eccetto che presso una esigua minoranza di “integristi”, come si dice, essa fu sempre accolta con indifferenza, fino al momento, recentissimo, in cui, il penoso affaire di Ecône non la mise in primo piano nell’attualità cattolica.
A coloro che s’indignassero per il fatto che si possa supporre che un testo conciliare sia discutibile, ricorderò, come per altro ha detto il Santo Padre stesso, che nessun testo del Vaticano Il ha il carattere di definizione o di decisione infallibile (1). Con tutto il rispetto dovuto alla Chiesa, docente, i teologi sono dunque liberi di discutere la questione che è l’oggetto del presente articolo.
Notiamo tuttavia che solo il Papa mediante definizioni ex cathedra potrebbe dare una soluzione completa e definitiva ai gravi interrogativi, sollevati dalle accuse di cui sono oggetto alcuni testi del Vaticano II (2).
I. La contraddizione
Ma supponiamo ora che una affermazione sia in contraddizione evidente, chiara, manifesta, con una dottrina che la Chiesa ha infallibilmente definito. Abbiamo bisogno in tali caso di un giudizio della Chiesa docente per rifiutarla? 1mmaginiamo per esempio che una setta sostenga che in Dio vi sono solo due persone: il Padre e il Figlio, Abbiamo bisogno di un giudizio della Chiesa docente per dire che questa affermazione deve essere respinta, perché in contraddizione con il dogma trinitario infallibilmente definito?
Certo, una contraddizione tra due dottrine non è sempre manifesta e in questo caso è richiesto il giudizio della Chiesa docente.
Quando però si tratta di due dottrine chiaramente formulate e di cui l’una è manifestamente la negazione dell’altra, abbiamo bisognò di un giudizio della Chiesa docente per convincerci che vi è contraddizione? Constatando una contraddizione evidente, non esprimiamo alcun giudizio dottrinale, ma solo un giudizio di fatto. Non siamo più nel campo della teologia, ma in quello della logica.
La dichiarazione sulla libertà religiosa
Con i vescovi del Coetus Internationalis Patrum affermò da dieci anni, senza che alcuno mi abbia mai dato risposta, se non per mezzo di scappatoie, che vi è una contraddizione evidente, chiara, manifesta, tra certe affermazioni del Vaticano II e la dottrina tradizionale a proposito della libertà religiosa in foro esterno.
Inoltre queste affermazioni conciliari non sono state definite infallibilmente, non dobbiamo forse noi rifiutarle?
Ma, non volendo accettare questa conclusione, i difensori del Concilio si sono trovati nella necessità di sostenere che non vi è contraddizione, poiché la dottrina conciliare è solo, secondo loro, lo sviluppo della tradizione.
Confronteremo più avanti i testi, ma ci si rende conto che dichiarando compatibili due dottrine che almeno nove persone su dieci stimerebbero contraddittorie, si compromette la credibilità di tutto quanto insegna la Chiesa?
II. Il liberalismo. Il cattolico liberale
Nella sua essenza il liberalismo è il rifiuto di accettare una verità o una legge imposta all’uomo dall’esterno (3). L’uomo deve essere libero di giudicare lui stesso la verità.
Secondo la dottrina cattolica, al contrario, l’uomo ha il dovere di credere alle verità che Dio ha rivelato e che sono insegnate infallibilmente dalla Chiesa.
I due punti di vista sono inconciliabili e i massoni, per i quali il liberalismo è un dogma, su questo punto non si sono ingannati. Ascoltiamo uno di loro: «Maestra di verità. Mai, senza dubbio, la Chiesa aveva manifestato la sua imperiosa volontà di imporre il suo dogma e sottolineato che questo dogma era l’unica verità, in termini così categorici, così definitivi della loro brutalità, mai con una formula che tanto colpisce. Bisogna allora onestamente porsi il problema di sapere dove possa sboccare un dialogo con un interlocutore che dichiara, all’esordio di questo dialogo, che lui è padrone della verità per volontà di Dio” (4).
A rigore, infatti, cattolico e liberale sono due termini che si escludono.
Nella loro grande maggioranza i cattolici attuali sono, tuttavia, più o meno liberali.
Ciò non significa·che questi cattolici abbiano personalmente passato l’insegnamento della Chiesa al vaglio della loro ragione, per ritenere soltanto quanto personalmente hanno giudicato vero; un tale cattolico rappresenta in verità l’eccezione.
Ma i cattolici sono oggi immersi in un mondo il cui pensiero si allontana sempre più dalla dottrina tradizionale della Chiesa. sollecitato e diviso tra questa dottrina e il “pensiero moderno”, il cattolico liberale di oggi è colui che cerca o adotta compromessi tra questi due sistemi di pensiero.
Questa sete di compromesso ha invaso la Chiesa stessa: un teologo “moderno” non cerca più tanto di approfondire la dottrina e di opporla agli errori attuali; cerca soprattutto di distorcerla (nel modo meno visibile) in modo da evitare il più possibile gli attriti con il pensiero moderno (5).
Non è possibile, in un semplice articolo, enumerare tutti questi compromessi. Mi limiterò all’esame della tesi che figura nella dichiarazione conciliare sulla libertà religiosa e che è relativa ai rapporti tra il potere civile e il potere spirituale.
III. La dottrina della Chiesa sul potere civile
Non spetta alla Chiesa dare costituzioni agli Stati, ma solo enunciare i grandi princìpi di ordine morale cui queste costituzioni devono ottemperare.
Questa dottrina della Chiesa sul potere civile è immutabile; essa è infatti fondata nella Scrittura e nella Tradizione ed è stata costantemente insegnata dalla Chiesa a partire dai Padri fino a Pio XII compreso. Essa è dunque garantita dal Magistero ordinario infallibile della Chiesa.
Inoltre, come vedremo più in dettaglio, alcuni punti di questa dottrina sono stati oggetto di definizioni ex cathedra e sono dunque garantiti dalla infallibilità del Magistero straordinario della Chiesa.
La dottrina
Essendo stato creato da Dio, avendo ricevuto tutto da Dio, l’uomo deve rendere omaggio al suo Creatore e soprattutto a Gesù Cristo, il Verbo di Dio che è stato costituito dal Padre suo Re dell’Universo.
Consideriamo bene quanto – richiamato da Pio XI – ha insegnato Leone XIII: “L’impero di Cristo non si estende soltanto sui popoli cattolici, o a coloro che rigenerati nel fonte battesimale, appartengono, a rigore di diritto, alla Chiesa, sebbene le errate opinioni ne li allontanino o il dissenso li divida dalla carità; ma abbraccia anche quanti sono privi della fede cristiana, di modo che tutto il genere umano è sotto la potestà di Gesù Cristo” (6).
Pio XI osserva poi: “Non v’è differenza fra gli individui e il consorzio domestico e civile, poiché gli uomini, uniti in società, non sono meno sotto la potestà di Cristo di quello che lo siano gli uomini singoli” (7).
Lo Stato non ha dunque il diritto di essere “laico”; deve, in quanto Stato, riconoscere la regalità di Gesù Cristo e rendergli omaggio. E, ben inteso, fare in modo che non vi sia alcuna contraddizione tra le leggi civili che promulga e le leggi di Dio.
Lo Stato ha il dovere di assicurare il bene comune della città e deve in particolare proteggere i cittadini. Tutti trovano naturale che si opponga al libero commercio della droga, che devasta i corpi, e che quindi nessuno sia obbligato ad acquistarla. La Chiesa aggiunge che lo Stato ha anche il dovere di proteggere i cittadini contro le idee false che devastano le anime.
“Ma qual può darsi morte peggiore dell’anima che la libertà dell’errore?”, dichiarava sant’Agostino.
La Chiesa non ammette dunque la libertà di dire e di scrivere qualunque cosa; in opposizione completa al pensiero moderno ritiene infatti che solo la verità abbia dei diritti. L’errore non ne ha alcuno e può tutt’al più essere tollerato.
Derivando l’uno e l’altra il loro potere da Dio ed esercitandosi la loro giurisdizione sugli stessi soggetti, la Chiesa e lo Stato non possono ignorarsi, benché costituiscano de poteri distinti: “Ma poiché uno e medesimo è il soggetto di ambedue le potestà, e potendo una medesima cosa, quantunque sotto ragione e aspetto differente, appartenere alla giurisdizione dell’una e dell’altra (…). Devono dunque essere tra loro debitamente ordinate le due potestà” (8).
In altri termini la Chiesa condanna la separazione tra Stato e Chiesa.
Anche se spiace alla mentalità moderna, la dottrina cattolica sullo Stato, come fu esposta dai Padri fino a Pio XII compreso, è non poco intollerante. Essa afferma che, poiché Cristo ha fondato una sola religione, si deve, nella misura del possibile, cercare di instaurare lo Stato cattolico. E poiché il culto cattolico è il solo pienamente gradito a Dio, nessun altro culto pubblico dovrebbe di principio essere tollerato.
La Chiesa non impone alcuna forma di governo. Essa ammette sia la repubblica che la monarchia, purché siano rispettati i princìpi che ho riassunti.
Le realizzazioni
Dal 313, Costantino e i suoi successori si sforzano di realizzare questo ideale (9). Dapprima religione ammessa, la religione cattolica fu presto proclamata religione dello Stato. Dopo la caduta dell’impero, Clodoveo è consacrato re e monarchie cattoliche vengono instaurate pressoché in tutta Europa. Fino all’inizio del secolo XX lo Stato cattolico (o almeno confessionale) è la regola generale. In realtà sono sempre esistiti Stati cattolici e il 27 agosto 1953 – data relativamente recente – è stato firmato un concordato tra la Santa Sede e la Spagna di cui ecco l’articolo 1: “La religione cattolica, apostolica, romana continua a essere la sola religione della nazione spagnola (…)” (10).
Il concordato del 1945 non annullava la Carta degli Spagnoli del 13 luglio 1945 che dichiarava: “(…) nessuno sarà molestato per le sue convinzioni religiose né per l’esercizio privato del suo culto. Non si autorizzeranno altre cerimonie né altre manifestazioni esterne se non quelle della religione cattolica ” (11).
La tolleranza. La tesi e l’ipotesi
Ma la Chiesa cattolica non ignora che, in campo politico, l’ideale non sempre è realizzabile. Essa ammette dunque che nei Paesi divisi da diverse fedi e per evitare un male maggiore, lo Stato cattolico tolleri l’esercizio di altri culti. È per questo che Enrico IV, per evitare la guerra civile, concesse ai protestanti con l’editto di Nantes, il diritto (limitato) di esercitare pubblicamente il loro culto (12).
Da cui la classica distinzione tra la tesi e l’ipotesi. La tesi è la dottrina cattolica in tutta la sua purezza; l’ipotesi è ciò che è possibile realizzare, tenuto conto delle circostanze.
Ma la Chiesa chiede che non si perda mai di vista la tesi e che si faccia tutto ciò che è possibile per realizzarne il massimo. Di fatto, nell’editto di Nantes, il protestantesimo è sempre chiamato “la religione che si pretende riformata”, cosa che mostra con chiarezza che gli estensori dell’editto avevano tenuto a sottolineare in questo modo come la religione cattolica sia la sola vera e sola abbia dei diritti.
Ma la giusta distinzione tra la tesi e l’ipotesi servirà di pretesto ai cattolici liberali per rinnegare la dottrina tradizionale, che essi dichiarano non più confacente al nostro tempo.Come vedremo più in dettaglio, il Concilio Vaticano II andrà più lontano ancora; senza più occuparsi della tesi, che non richiama neppure, dichiarerà che la libertà religiosa in foro esterno è un diritto per gli adepti di qualsiasi religione e che questo diritto scaturisce dalla dignità della persona umana.
Cedendo allora alle reiterate pressioni della Santa Sede, il generale Franco accordò agli spagnoli, il 28 giugno 1967, la piena libertà per tutti i culti.
IV. Il liberalismo cattolico e le sue condanne
Con liberalismo cattolico e l’espressione equivalente cattolicesimo liberale, si indica soprattutto un insieme di teorie sostenute nel secolo XIX che minimizzano la dottrina tradizionale sullo Stato, che ho appena riassunto.
Queste teorie furono condannate da tutti i Papi che si sono succeduti da Gregorio XVI a Pio XII compreso. Inoltre Pio IX, come vedremo più particolarmente, per condannarle impegnò nella Quanta cura l’infallibilità pontificia.
Gregorio XVI e l’enciclica Mirari vos
Nel 1830 l’abbé de Lamennais sostiene che ogni uomo ha il diritto di manifestare pubblicamente le sue opinioni e che di conseguenza lo Stato deve ammettere il libero esercizio di tutti i culti.
Egli fa notare che nel sistema dello Stato cattolico, che ha regnato per più di quindici secoli, il potere spirituale e temporale non hanno mai cessato di contendere (s. Luigi stesso ebbe difficoltà con la Santa Sede). Separando completamente i poteri, la Chiesa godrà di una piena libertà, che dovrebbe, secondo lui, accrescere la sua influenza (13).
Tutte queste idee sono sostenute con talento nel giornale “L’Avenir”, di cui Lamennais è l’ispiratore. Ma Roma, dal 1832, le condanna. Nell’enciclica Mirari vos, Gregorio XVI denuncia anzitutto l’indifferentismo, che sostiene che tutte le religioni salvano, e poi scrive queste righe, le ultime della quali – che sottolineo – predicono oggi: “Da questa correttissima sorgente dell’indifferentismo scaturisce quell’assurda ed erronea sentenza, o piuttosto delirio, che debbasi ammettere e garantire per ciascuno la libertà di coscienza (14): errore velenosissimo a cui appiana il sentiero quella assoluta e smodata libertà d’opinare che va sempre aumentando a danno della Chiesa e dello Stato, non mancando chi osa vantare con impudenza sfrontata, provenire da siffatta licenza alcun comodo alla Religione. “Ma qual può darsi morte peggiore dell’anima che la libertà dell’errore” diceva sant’Agostino. Tolto infatti ogni freno che contenga nelle vie della verità gli uomini già volgentisi al precipizio per la natura inclinata al male, potremmo dire con verità essersi aperto il pozzo dell’abisso (…). Di là infatti proviene l’instabilità degli spiriti, di là la depravazione della gioventù, di là il disprezzo nel popolo delle cose sacre e delle leggi più sante, di là in una parola la peste della società più di ogni altra funesta (…)” (15).
Non è precisamente quanto accadde nella nostra società liberale avanzata?
I cattolici liberali si sottomisero e l’“Avenir” chiuse i battenti. Ma Lamennais finì per abbandonare la Chiesa.
Pio IX, il Sillabo e l’enciclica Quanta cura
La seduzione delle idee liberali era tale che il liberalismo cattolico riapparve venti o trent’anni dopo. Montalembert, che si era sottomesso nel 1832, ne fu uno dei più ardenti difensori. Egli sostiene con talento che bisogna riconciliare il cattolicesimo e la democrazia, la quale esige prima di tutto la libertà religiosa. Egli afferma che la libertà è più utile alla Chiesa che non la protezione dei re.
I discorsi di Montalembert ebbero una grande eco. Ma l’8 dicembre 1864 il successore di Gregorio XVI, Pio IX, condanna di nuovo il liberalismo cattolico nel Sillabo e nell’enciclica Quanta cura.
Ecco qui, per esempio, due articoli del Sillabo. Sono condannate le seguenti proposizioni. “55. Si deve separare la Chiesa dallo Stato, e lo Stato dalla Chiesa.
77. Ai giorni nostri non giova più tenere la religione cattolica per unica religione dello Stato, escluso qualunque sia altro culto” (16).
Ma ecco un fatto nuovo. Nell’enciclica Quanta cura, Pio IX, come vedremo, impegna l’infallibilità pontificia. Perciò dedicherò più avanti tutto un paragrafo alle condanne formulate in questa enciclica (17).
Monsignor Dupanloup
Scoraggiati da questa nuova condanna, Montalembert e i suoi amici erano del parere di rinunciare alla lotta. Ma questa fu ripresa con un opuscolo che monsignor Dupanloup, vescovo di Orleans, inviò a tutti i vescovi e anche al Papa.
Monsignor Dupanloup vi sostiene che si sono letti male la Quanta cura e il Sillabo. Egli fa numerose osservazioni esatte (come la distinzione logica tra contrario e contraddittorio), ma per il resto si tiene costantemente al limite del sofisma. Riprende la distinzione tra la tesi e l’ipotesi, ma lasciando intendere che le tesi di Pio IX sono oggi irrealizzabili.
Poiché nell’opuscolo non vi era niente di positivamente falso, Pio IX ringrazia monsignor Dupanloup dell’invio, ma con una riserva che mostra che aveva ben compreso quanto stava per succedere. Infatti i cattolici liberali restarono sulle loro posizioni; continuarono soprattutto a chiedere la separazione di Chiesa e Stato (che non si era ancora realizzata a quel tempo) e rimasero così fedeli a una tattica che in seguito non hanno mai abbandonata: invece di lottare contro i nemici della Chiesa si esige insieme a loro quanto si pensa che essi inevitabilmente un giorno otterranno.
Leone XIII
Leone XIII succede a Pio IX. Nelle encicliche Immortale Dei, sulla costituzione cristiana degli Stati (1885) e Libertas, sulla libertà (1888), riprende tutte le tesi tradizionali sullo Stato cattolico.
Nella Libertas fa suo quanto vi è di esatto nella distinzione tra la tesi e l’ipotesi, ma riprende anche, senza una sola eccezione, tutte le condanne formulate da Gregorio XVI e Pio IX, e cita esplicitamente l’enciclica Mirari vos e il Sillabo.
Una volta ancora il liberalismo cattolico è condannato.
San Pio X succede a Leone XIII ed è sotto il suo pontificato che la Repubblica francese denuncia, nel 1905, il concordato, proclamando che lo Stato da ora sarà laico e non riconoscerà più alcun culto.
San Pio X protesta con l’enciclica Vehementer, dell’11 febbraio 1906, e lo fa con termini che costituiscono una nuova condanna del liberalismo cattolico: “(…) in virtù dell’autorità assoluta che Iddio Ci ha conferito, Noi (…) riproviamo e condanniamo la legge votata in Francia sulla separazione della Chiesa e dello Stato come profondamente ingiuriosa rispetto a Dio che essa rinnega ufficialmente, ponendo il principio che la Repubblica non riconosce nessun culto” (18).
Era la rinnovata affermazione, una volta ancora, che, contrariamente alla tesi liberale, lo Stato deve rendere omaggio a Dio e obbedire anch’esso a Gesù Cristo, solo e vero Re delle Nazioni, e che in ogni caso lo Stato non può lasciare che si propaghi liberamente l’errore come se avesse lo stesso titolo della verità. E se lo Stato lo fa, la Chiesa non può in nessun caso approvarlo.
Pio XI e la festa di Cristo Re
Non appena elevato al sommo pontificato, nel 1922, Pio XI condanna esplicitamente il liberalismo cattolico nella sua enciclica Ubi arcano Dei.
Ma egli comprende presto che, essendo rimaste inoperanti le condanne dei suoi predecessori, sarebbe accaduto lo stesso delle sue. Utilizzerà allora un altro metodo, che avrebbe probabilmente avuto successo, se, senza volerlo, non l’avesse vanificato con le sue stesse mani.
Poiché il popolo non legge le encicliche, Pio XI pensa che il miglior modo per istruirlo sia quello di utilizzare la liturgia.
Nell’enciclica Quas primas, dell’11 dicembre 1925, egli espone anzitutto in termini luminosi una teologia esauriente della regalità di Cristo e dimostra che essa implica necessariamente il dovere per i cattolici di fare quanto è in loro potere per tendere verso l’ideale dello Stato cattolico.
“Accelerare e affrettare questo ritorno [alla regalità sociale di Cristo] coll’azione e coll’opera loro, sarebbe dovere dei cattolici (…)” (19).
Dichiara poi di istituire la festa di Cristo Re spiegando la sua intenzione di opporre così “un rimedio efficacissimo a quella peste, che pervade l’umana società.
“La peste della età nostra è il così detto laicismo, coi suoi errori e i suoi empi incentivi” (20).
Disgraziatamente, male informato sulla situazione religiosa e politica che regna in Francia in quel momento, meno di un anno dopo, i cattolici anti-liberali più attivi, mentre per contro né lui, né i vescovi danno disturbo ai cattolici liberali.
In realtà i cattolici anti-liberali, in questo tempo, facevano capo a due movimenti: l’Action Française, guidata da un ateo, Charles Maurras, e la Fédération Nationale Catholique del generale de Castelnau.
La condanna dei cattolici dell’Action Française (che Pio XII doveva togliere non appena elevato al sommo pontificato) fu interpretata (a torto) come quella dell’anti-liberali in Francia sono solo una minoranza di isolati. Hanno perduto ogni influenza e, nel timore di essere trattati da fascisti, rari sono coloro che osano manifestare le loro opinioni.
La vittoria dei cattolici liberali era dunque totale. La separazione di Chiesa e Stato, la completa libertà di stampa, si erano realizzate ed erano considerate normali dalla stragrande maggioranza dei francesi. L’esistenza di un partito cattolico-liberale era divenuta inutile, e l’espressione liberalismo cattolico cadde in dimenticanza.
Ma ora in Francia progrediscono le idee politiche di sinistra e con esse i cattolici liberali cercheranno compromessi. Mounier con la rivista “Esprit”, i domenicani con la rivista “Sept” amoreggiano con il socialismo e il marxismo. I cattolici liberali virano a sinistra e andranno sempre più avanti su questa via.
Dopo la liberazione essi si organizzano in un potente movimento politico, il MRP (Mouvement des Républicains Populaires) di cui Marc Sangnier fu, fino alla morte avvenuta nel 1950, il presidente onorario (21).
Vedremo come nel 1946 il MRP doveva tradire vergognosamente la causa di Cristo Re.
E l’enciclica? Docilmente la Chiesa celebra ogni anno, dal 1925, la festa di Cristo Re, ma vescovi, sacerdoti e fedeli non ne comprendono più il significato (22).
Il MRP e la festa di Cristo Re
Nel 1946 fu necessario dare alla Francia una nuova costituzione. I comunisti presentarono una proposta in parlamento chiedendo che la laicità dello Stato fosse esplicitamente menzionata, cosa a cui gli autori del progetto costituzionale non avevano pensato.
Il MRP era allora un partito potente e i suoi deputati costituivano un terzo del parlamento. Ma, per le ragioni dette, questo partito cattolico era liberale e non poco orientato a sinistra.
Il progetto costituzionale era sostenuto dai socialisti e dai comunisti, che occupavano un terzo dei seggi, e combattuto invece dai deputati che sedevano alla destra del MRP, che costituivano il rimanente terzo, e pertanto il MRP era arbitro della situazione.
Dimenticando completamente che Pio XI aveva istituito la festa di Cristo Re per ricordare ai cattolici il loro dovere di lottare contro il laicismo, frutto del liberalismo condannato dai Papi, il MRP, che poteva far respingere l’emendamento sulla laicità, si guardò bene dal farlo. Non ricordo più ora se votò a favore o si astenne, ma rimane sempre il fatto che fu grazie a un partito cattolico che la laicità dello Stato fu promossa per la prima volta al rango di legge costituzionale.
E per una sorprendente coincidenza, nella quale vedo per conto mio, uno scherzo del demonio, questa costituzione laica fu promulgata sulla gazzetta ufficiale con la data del 27 ottobre 1946, giorno della festa di Cristo Re!
De Gaulle e la costituzione del 1958
Dodici anni dopo, questa repubblica laica crolla senza gloria, e un generale cattolico è incaricato di proporre una nuova costituzione.
Ma anch’egli è un cattolico liberale e inscrive anche la laicità dello Stato nella costituzione, che sottopone all’approvazione dei francesi mediante referendum.
Un gruppo assai esiguo di cattolici anti-liberali fece una campagna contro questa costituzione empia, ma fu sconfessato dalla quasi totalità dei vescovi; bisognava salvare l’Algeria e l’impero. Il seguito lo si conosce.
Pio XII
Pio XII è un Papa moderno che si preoccupa già dell’organizzazione di comunità di Stati.
In un discorso del 6 dicembre 1953, dedicato a questo problema, egli ricorda, una volta ancora, i principi tradizionali: “(…) nessuna autorità umana, nessuno Stato, nessuna Comunità di Stati, qualunque sia il loro carattere religioso, possono dare un mandato positivo o una positiva autorizzazione d’insegnare o di fare ciò che sarebbe contrario alla verità religiosa o al bene morale” (23).
Come Leone XIII, egli riconosce che l’ideale non è sempre realizzabile; è dunque spesso necessario usare tolleranza; ma, nella determinazione di ciò che occorre fare in pratica, lo statista cattolico “(…) nella sua decisione si lascerà guidare dalle conseguenze dannose, che sorgono dalla tolleranza, paragonate con quelle che mediante l’accettazione della formula di tolleranza verranno risparmiate alla Comunità degli Stati” (24).
Le tesi sullo Stato, proprie del cattolicesimo liberale, erano una volta ancora condannate.
Senza esito migliore.
Da Pio XII ai nostri giorni
Le idee sovvertitrici dello stesso ordine naturale, segnatamente il marxismo, guadagnano tutti i giorni terreno.
Ma la Chiesa, come in preda allo scoraggiamento, ha praticamente rinunciato a opporre loro la barriere invalicabile della sua dottrina. Pur affermando la sua volontà di non rinunciare a nulla, essa cerca comprimessi con questo mondo, che non vuol più intendere ragione. Ed è con questo stato d’animo che si apre il Vaticano II.
Conclusione
In questo anno 1976, i francesi, costernati, si preoccuparono dell’anarchia che regna dovunque, e specialmente del disorientamento della gioventù: anarchia nell’insegnamento, cinema pornografico, incitamento dei minori alla corruzione attraverso la libera vendita dei contraccettivi, aborto libero, ecc.
Ma chi ha compreso che, come aveva predetto Gregorio XVI, tutti questi mali sono conseguenza necessaria del liberalismo?
V. La dichiarazione del Vaticano II sulla libertà religiosa
Essa segnerà un mutamento di rotta senza precedenti nella storia della Chiesa.
Foro interno e foro esterno
Non si possono cogliere le contraddizioni tra la dottrina tradizionale e la dichiarazione del Vaticano II se non si distingue bene tra la libertà religiosa in foro interno e la libertà religiosa in foro esterno, distinzione che la dichiarazione ignora.
Circa la libertà religiosa in foro interno, non si coglie nessuna contraddizione tra la dottrina tradizionale e quella esposta dal Concilio. Certamente, davanti a Dio, la libertà religiosa non è un diritto, poiché ogni uomo è tenuto a cercare la verità e ad aderirvi (come ricorda d’altra arte la dichiarazione conciliare). Ma se la posizione che l’uomo assume resta puramente interiore, questo è affare da regolarsi tra lui e Dio solo, e di cui i pubblici poteri non sono tenuti a occuparsi. In particolar e, nessuna autorità umana ha il diritto di esercitare pressioni su qualcuno per forzarlo a credere (25).
Ma, come ha sempre insegnato la Chiesa, la libertà religiosa in foro interno non implica affatto la libertà religiosa in foro esterno, vale a dire il diritto di praticare pubblicamente qualsiasi culto, di insegnare qualsiasi errore. La libertà di ognuno in questo campo è limitata infatti dal diritto degli altri a essere protetti contro le idee false, che possono essere tanto pericolose per le anime (e anche per l’uomo nella sua completezza) quanto la droga per i corpi.
La dichiarazione del Vaticano II
Ecco qui il passo essenziale relativo all’argomento di cui trattiamo: “Questo Concilio Vaticano dichiara che la persona umana ha diritto alla libertà religiosa. Questa libertà consiste in ciò, che tutti gli uomini devono essere immuni dalla coercizione da parte sia di singoli individui, sia di gruppi sociali e di qualsivoglia potestà umana, e in modo tale, che in materia religiosa nessuno sia forzato ad agire contro la sua coscienza né sia impedito, entro debiti limiti, ad agire in conformità ad essa privatamente e pubblicamente, da solo o associato ad altri. Inoltre dichiara che il diritto alla libertà religiosa si fonda realmente sulla stessa dignità della persona umana, quale si conosce sia per mezzo della parola di Dio rivelata che tramite la stessa ragione. Questo diritto della persona umana alla libertà religiosa deve essere riconosciuto e sancito come diritto civile nell’ordinamento giuridico della società” (26).
Notiamo anzitutto che non viene fatta alcuna distinzione tra foro interno e foro esterno, a proposito dei quali la dottrina tradizionale non ha la stessa posizione. Privatamente è il foro interno, pubblicamente è il foro esterno.
Notiamo poi che la dichiarazione non fa alcuna differenza tra forzare ad agire e impedire ad agire. Secondo la dottrina tradizionale, lo Stato non può forzare qualcuno ad agire contro la sua coscienza, ma ha il diritto, per contro, in casi determinati, di impedirgli di agire secondo la sua coscienza (27).
Il Concilio pone tuttavia una restrizione: “Entro debiti limiti”, dice. Questa nozione assai vaga sarà precisata più avanti. Lo Stato non ha il diritto d’intervenire se non quando l’ordine pubblico è minacciato: “Si fa quindi ingiuria alla persona umana e allo stesso ordine stabilito da Dio agli uomini, se si nega all’uomo il libero esercizio della religione nella società, una volta rispettato l’ordine pubblico giusto” (28).
Il Concilio non ha voluto parlare solo della religione cattolica, ma di qualunque religione. Infatti, dopo avere spiegato che l’uomo è tenuto per obbligo morale a ricercare la verità e ad aderirvi, il Concilio dichiara: “Per cui il diritto a questa immunità perdura anche in coloro che non soddisfano all’obbligo di cercare la verità e di aderire ad essa” (29).
Il Concilio non condanna totalmente lo Stato cattolico: lo accetta volentieri, ma alla condizione che sia accordata agli adepti delle altre religioni la stessa libertà di culto e di propaganda che ai cattolici: “Se, considerate le circostanze particolari dei popoli, nell’ordinamento giuridico di una società viene attribuito ad una determinata comunità religiosa uno speciale riconoscimento civile, è necessario che nello stesso tempo a tutti i cittadini e a tutte le comunità religiose venga riconosciuto e sia rispettato il diritto alla libertà in materia religiosa” (30).
E più avanti: “Nello stesso tempo i cristiani, come gli altri uomini, godono del diritto civile di non essere impediti di vivere secondo la propria coscienza. Vi è quindi concordia fra la libertà della Chiesa e quella libertà religiosa che deve essere riconosciuta come un diritto a tutti gli uomini e a tutte le comunità e che deve essere sancita nell’ordinamento giuridico” (31).
Tutto questo era la condanna del concordato con la Spagna, stipulato esattamente dodici anni prima, che Pio XII aveva dichiarato essere uno dei migliori!
Poiché molti Padri avevano fatto notare che non si faceva alcun cenno della differenza tra la verità e l’errore, tra la religione vera e le altre, si aggiunse un preambolo che ricordava come l’unica e vera religione fosse la religione cattolica. Ma questa aggiunta non infirma per nulla la tesi sulla libertà religiosa in foro esterno, sostenuta nella dichiarazione.
La libertà religiosa e la Rivelazione. La dignità dell’uomo
Rifiutando sempre ogni distinzione tra foro interno e foro esterno, il Concilio afferma che: “una tale dottrina sulla libertà ha le sue radici nella Rivelazione divina, per cui tanto più dai cristiani va rispettata con sacro impegno” (32).
Come vedremo nel paragrafo seguente, Pio IX, nella Quanta cura, affermava il contrario. Egli diceva, infatti, che la libertà religiosa in foro esterno è “contro la dottrina delle Scritture, della Chiesa e dei Santi Padri” (33).
I passi della Scrittura che condannano la libertà religiosa in foro esterno sono infatti innumerevoli. Per esempio, non è Dio stesso che ha ordinato a Gedeone di andare a rovesciare l’altare di Baal, che apparteneva allo stesso padre suo? (34).
Il Concilio riconosce tuttavia come “la Rivelazione non affermi esplicitamente il diritto all’immunità dalla coercizione esterna in materia religiosa” (35).
Ma allora, in che modo la dottrina conciliare ha la sua fonte nella Rivelazione? Nella maniera seguente (secondo il Concilio): e perché la Rivelazione “fa tuttavia conoscere la dignità della persona umana in tutta la sua ampiezza, mostra il rispetto di Cristo verso la libertà dell’uomo nell’adempimento del dovere di credere alla parola di Dio, e ci insegna lo spirito che i discepoli di un tale Maestro devono assimilare e manifestare in ogni loro azione” (36).
Mi sembra chiaro come questo si applichi alla libertà religiosa in foro interno, ma non vedo il rapporto con la libertà religiosa in foro esterno.
Comunque, la dichiarazione afferma a più riprese che le sue tesi sono fondate sulla nozione della dignità dell’uomo. Siccome gli estensori della dichiarazione traggono conclusioni contrarie a proposizioni infallibilmente definite, bisogna concludere che nel loro ragionamento vi è qualche cosa che no va.
Dov’è l’errore? Alla Chiesa docente tocca dirlo. Con tutto il rispetto dovuto a questa Chiesa docente, e lasciando impregiudicato il suo giudizio, si po’ pensare che non sia tenuto sufficientemente conto non solo dei diritti del prossimo, ma anche della dignità di Dio, la quale, in caso di conflitto, ha la meglio sulla dignità dell’uomo.
Conclusione
Questi sono i testi, ed è sufficiente leggerli per constatare che le tesi del Concilio sulla libertà religiosa in foro esterno sono in contraddizione con la dottrina tradizionale.
La dichiarazione ci dice che “questo Concilio Vaticano scruta la tradizione sacra e la dottrina della Chiesa, dalle quali trae nuovi elementi sempre in armonia con quelli già posseduti” (37).
Di fatto la dichiarazione si riferisce diciotto volte a testi pontifici. Perché non si fa alcuna menzione delle encicliche Mirari vos, Quanta cura e del Sillabo?
Guardiamo dunque più da vicino ciò che diceva Pio IX nella Quanta cura.
VI. La dichiarazione del Vaticano II di fronte alle condanne infallibili della Quanta cura
La Quanta cura è una delle rarissime encicliche che sia un documento ex cathedra. Poiché i redattori della dichiarazione non ne hanno tenuto alcun conto, credo anzitutto necessario ricordare le condizioni della infallibilità, che ogni teologo e ogni cattolico colto dovrebbe peraltro conoscere”
Le condizioni dell’infallibilità pontificia
Andiamo direttamente alla fonte: la costituzione sulla Chiesa del Vaticano I (1870): “Quindi Noi aderendo fedelmente alla tradizione ricevuta dai primi tempi della fede cristiana, a gloria di Dio nostro Salvatore, ad esaltazione della religione cattolica ed a salute dei popoli cristiani, approvante il sacro Concilio, insegniamo e definiamo essere dogma divinamente rivelato: che il Romano Pontefice, quando parla ex cathedra, cioè quando, adempiendo l’ufficio di Pastore e di Dottore di tutti i Cristiani, in virtù della sua suprema Autorità apostolica, definisce una dottrina riguardante la fede ed i costumi, da tenersi da tutta la Chiesa: in virtù della divina assistenza a lui promessa nella persona del beato Pietro, è dotato di quella infallibilità, della quale il divino Redentore volle che fosse fornita la sua Chiesa nel definire la dottrina intorno alla fede o ai costumi; e che perciò tali definizioni del Romano Pontefice, per se stesse, e non già mediante il consenso della Chiesa, sono irreformabili.
Se poi alcuno oserà, che Dio non lo permetta!, di contraddire a questa Nostra definizione: sia anatema” (38).
Di qui le quattro ben note condizioni della infallibilità pontificia:
1. Il Papa deve parlare come pastore e dottore di tutti i cristiani.
2. Si deve trattare di fede o di costumi.
3. Il Papa deve definire, vale a dire ben precisare le tesi in questione e dire chiaramente da che parte sta la verità.
4. Il Papa deve, almeno implicitamente, obbligare i fedeli ad accettare la sua definizione.
È importante notare che l’infallibilità pontificia non data dal 1870. Come ricorda Pio IX nella sua definizione, si tratta di una “tradizione ricevuta dai primi tempi della fede cristiana”. Pio IX, nel 1870, non ha fatto che mettere fine a una controversia. Non si deve dunque pretendere che i documenti pontifici anteriori al 1870, e che soddisfano le quattro condizioni precisate da Pio IX, non siano coperti dall’infallibilità.
L’infallibilità delle condanne della Quanta cura
Ecco ciò che si può leggere in questa enciclica: “In tanta igitur depravatarum opinionum perversitate, Nos Apostolici Nostri officii memores, ac de sanctissima nostra religione, de sana doctrina, et animarum salute Nobis divinitus commissa, Apostolicam Nostram vocem iterum extollere existimavimus.
Itaque omnes et singulas pravas opiniones ac doctrinas singillatim hisce Litteris commemoratas auctoritate Nostra Apostolica reprobamus, proscribimus atque damnamus, easque ab omnibus catholicae Ecclesiae filiis, veluti reprobatas, proscriptas atque damnatas omnino haberi volemus et mandamus”.
“In tanta perversità di errate opinioni, Noi dunque, giustamente memori del Nostro Apostolico Ufficio, e paternamente solleciti della Nostra santa religione, della sana dottrina e della salute delle anime, a Noi commesse da Dio, e del bene della stessa umana società, abbiamo stimato bene innalzare di nuovo la Nostra Apostolica voce. Pertanto, con la Nostra autorità Apostolica riproviamo, proscriviamo e condanniamo tutte e singole le prave opinioni e dottrine ad una ad una ricordate in questa lettera e vogliamo e comandiamo che tutti i figli della Chiesa cattolica le ritengano come riprovate, proscritte e condannate” (39).
È evidente che le quattro condizioni della infallibilità sono qui riunite:
1. Il Papa precisa di agire in virtù della sua carica e della sua autorità apostolica.
2. Si tratta di costumi. Il Papa si propone di giudicare la moralità delle leggi sulla tolleranza o l’intolleranza promulgate dagli Stati.
3. Come si vedrà, le proposizioni condannate sono enunciate in termini chiari e precisi.
4. Il Papa indica esplicitamente che i fedeli devono accettare le condanne da lui comminate.
Notiamo bene che l’infallibilità non verte su tutto ciò che dice Pio IX nell’enciclica, ma unicamente su “tutte e singole le prave opinioni e dottrine ad una ad una ricordate in questa lettera”. Queste opinioni sono infallibilmente condannate da quando il Papa le ha chiaramente definite.
Tutto ciò appare chiaro a un semplice laico quale sono. Fino a tempi assai recenti, tutti i teologi erano d’accordo nel riconoscere il carattere di infallibilità delle condanne sancite da Pio IX nella Quanta cura (8 dicembre 1864).
Contestandolo, oggi, i difensori della dichiarazione sulla libertà religiosa si rendono conto di mettere in causa tutta la dottrina della infallibilità pontificia, come è stata infallibilmente definita da Pio IX nel 1870?
Tre proposizioni condannate
Le proposizioni condannate dall’enciclica Quanta cura sono numerose. Ne esaminerò solo tre. Si trovano nel passo seguente, dove le ho messe in evidenza chiamandole A, B, C.
“E contro la dottrina della Scritture, della Chiesa e dei Santi Padri non dubitano di asserire:
[A] “La migliore condizione della società è quella in cui non si riconosce nello Stato il dovere di reprimere con pene stabilite i violatori della religione cattolica, se non in quanto ciò richiede la pubblica quiete”. Da questa idea di governo dello Stato, che è del tutto falsa, non temono di dedurre quell’altra opinione sommamente dannosa alla Chiesa cattolica e alla salute delle anime, chiamata deliramento dal Nostro Predecessore Gregorio XVI di r. m. e cioè: [B] “la libertà di coscienza e dei culti è diritto proprio di ciascun uomo, [C] che si deve proclamare con legge in ogni società ben costituita (…)” (40).
Perché non vi sia alcun dubbio possibile sul senso delle proposizioni A, B, C, eccone il testo latino: “[A] Optimam esse conditionem societatis, in qua imperio non agnoscitur officium coercendi sancitis poenis violatores catholicae religionis, nisi quatenus pax publica postulet”. [B] “Libertatem conscientiae et cultum esse proprium cuiuscumque hominis ius, [C] quod lege proclamari, et asseri debet in omni recte constituta societate (…)”.
Ora, come risulta dalla prima citazione fatta, il Vaticano II afferma lecito esattamente tutto ciò che condanna Pio IX: 1. Il Vaticano II non riconosce al potere pubblico il dovere di reprimere le violazioni della legge cattolica poiché: “In materia religiosa nessuno (…) sia impedito (…) ad agire in conformità ad essa [la sua coscienza] (…) pubblicamente [foro esterno], da solo o associato ad altri”. 2. Per il Vaticano II, la persona umana ha diritto alla libertà religiosa. 3. Questo diritto della persona umana alla libertà religiosa, nell’ordine giuridico della società deve essere riconosciuto in modo tale che costituisca un diritto civile.
Vi è dunque opposizione tra le condanne pronunciate in forma infallibile da Pio IX e la dichiarazione del Vaticano II, che, dato il suo “carattere pastorale”, “ha evitato di pronunciare in modo straordinario dogmi dotati della nota di infallibilità” (41), come lo stesso Santo Padre ha confermato.
VII. Conclusioni
Lascio al lettore la cura di trarre le conclusioni. Ma, insieme a migliaia di cattolici costernati, auspico soprattutto che siano tirate dalla nostra santa Madre Chiesa, alla quale intendiamo restare fedeli.
Michel Martin
NOTE
(1) Cfr. Michel Martin, Vous vous faites Athanase, in « Courrier de Rome », Parigi, gennaio 1976, anno decimo, n. 153.
(2) È assolutamente evidente che una semplice dichiarazione del Santo Padre comunicante a mons. Lefebvre che le decisioni sulla Fraternità Sacerdotale San Pio X sono giustificate dalla “sua opposizione pubblicata e persistente al Concilio Vaticano II”, non basterebbe a scagionare questo Concilio dalle accuse di cui è fatto oggetto.
(3) Precisiamo bene, per evitare ogni malinteso, che in questo articolo non si tratterà mai del liberalismo economico. Questa è una teoria alla quale la nostra epoca sa ormai opporre soltanto il socialismo, che è un rimedio peggiore del male.
(4) Jacques Mitterand, La politique des Francs-Maçons, Roblot, Parigi 1973.
(5) Eccone un esempio. La dottrina cattolica afferma che l’uomo è stato creato direttamente da Dio. L’evoluzione (che non ha nessun fondamento scientifico serio e che è anche contraddetta dalle ultime scoperte della biologia) afferma al contrario che l’uomo discende dall’animale. Il compromesso proposto da numerosi teologi sta, in proposito, nel dire che certamente l’uomo discende dall’animale ma che Dio è intervenuto direttamente, non solo per la creazione di un’anima immortale, ma anche per il perfezionamento del suo corpo.
(6) Leone XIII, Enciclica Annum Sacrum, del 35 maggio 1899, cit. in Pio XI, Enciclica Quas primas, dell’11 dicembre 1925, in La pace interna delle nazioni. Insegnamenti pontifici a cura dei monaci di Solesmes, trad. it. Edizioni Paoline, 2° ed., Roma 1962, p. 339. Con questa enciclica Pio XI istituisce la festa di Cristo Re.
(7) Pio XI, doc. cit., ibid., p. 340.
(8) Leone XIII, Enciclica Immortale Dei, dell’1 novembre 1885, ibid., pp. 118 e 119.
(9) Con eccessi di zelo certo condannabili, ma molto meno offensivi nei riguardi di Dio della laicità dello Stato. Non avendo ben compresa la distinzione dei poteri spirituale e temporale, Costantino, per esempio, convocò lui stesso il Concilio di Nicea e ne fissò il programma. Questo sconfinamento nelle prerogative del Papa non impedirà a Nicea di essere il concilio ecumenico più importante.
(10) La Documentation Catholique, del 20 settembre 1953. La sottolineatura è nostra.
(11) Ibid., del 30 settembre 1946. Le sottolineature sono nostre.
(12) La revoca dell’editto di Nantes da parte di Luigi XIV segnò, certo, un ritorno ai princìpi della Chiesa cattolica, ma le persecuzioni contro i protestanti, ch precedettero e seguirono questa revoca (soprattutto le cosiddette dragnonnades), sono contrarie alla dottrina della Chiesa, che non ha mai cessato di insegnare che nessuno può essere forzato a credere. Queste persecuzioni gettano un’ombra sul regno di Luigi XIV e hanno contribuito alla comparsa, centocinquant’anni dopo, del cattolicesimo liberale.
(13) Il diritto di intervento dello Stato nella nomina dei vescovi ha sempre irritato i cattolici liberali, che rifiutano di capire che, poiché la Chiesa e lo Stato hanno giurisdizione sugli stessi soggetti, devono collaborare. Questi cattolici liberali si fanno delle illusioni sulla libertà assicurata alla Chiesa dalla separazione di Chiesa e Stato. Lo Stato conosce troppo bene l’influenza dei vescovi per rinunciare ad avere diritto di intervento nella loro nomina. Nei Paesi come la Francia, in cui la Chiesa è separata dallo Strato, il controllo di quest’ultimo non si esercita in misura minore, anche se in modo non ufficiale, e lo Stato dispone di tutti i mezzi di pressione per far rispettare i suoi veti.
(14) La Chiesa condanna la libertà di coscienza, ma si può evitare una interpretazione erronea di questa condanna soltanto se si distingue bene tra il foro interno e il foro esterno. L’uomo che rifiuta di aderire alla verità interiormente è colpevole, ma si tratta di un affare da sistemare tra lui e Dio solo. Il potere civile non deve immischiarsene e non può, in particolare, forzare qualcuno a credere. Ma, come abbiamo visto, il potere civile ha il diritto e spesso il dovere di intervenire se si verifica la manifestazione pubblica di errori gravi, anche se quanti propagano questi errori sono interiormente convinti di servire la verità.
(15) Gregorio XVI, Enciclica Mirari vos, del 15 agosto 1832, in La pace interna delle nazioni, cit., p. 37. Le sottolineature sono nostre.
(16) Pio IX, Sillabo, Edizioni Paoline, Roma 1961, 2° ed., pp. 26 e 30. La sottolineatura è nostra.
(17) L’infallibilità del Sillabo è stata contestata. Infatti non è manifesta la realizzazione della quarta condizione dell’infallibilità. Vedi parte VI.
(18) San Pio X, Enciclica Vehementerm dell’11 febbraio 1906, in Tutte le encicliche dei Sommi Pontefici, raccolte e annotate da Eucardio Momigliano, Dall’Oglio Editore, 4° ed., Milano 1959, p. 564.
(19) Pio XI, Enciclica Quas primas, cit., in La pace interna delle nazioni, cit., p. 344.
(20) Ibid., p. 343. Le sottolineature sono nostre. Si distingue talora tra la laicità dello Stato, che è una situazione giuridica, e il laicismo, che sarebbe soltanto una concezione della vita, e si afferma che Pio XI avrebbe avuto in vista solamente il laicismo. Basta leggere correttamente l’enciclica per constatare che Pio XI ha condannato nello stesso tempo il laicismo e la laicità. Ricordiamo che nella prospettiva della laicità lo Stato non tollera l’insegnamento dell’errore, gli dà gli stessi diritti dell’insegnamento della verità. Non mette in guardia contro l’errore. Lascia che si propaghi, qualunque ne siano le conseguenze per la rovina della società. Il laicismo è quindi l’espressione del liberalismo.
(21) Il Sillon di Marc Sangnier fu condannato nel 1910 da san Pio X. Marc Sangnier si sottomise senza riserva, ma non si coglie bene la differenza tra le idee da lui sostenute prima e dopo la condanna.
(22) Tutti gli anni, alla fine della messa di Cristo Re, avvicino il predicatore e gli chiedo se sa perché Pio XI ha istituito questa festa. Non lo sa. E quando gli dico che lo ha fatto per lottare contro questa peste che infetta la società umana e che è il laicismo, mi guarda con gli occhi spalancati: non capisce. Le mie parole fanno su di lui lo stesso effetto che gli farebbero se gli dicessi che Pio XI ha voluto lottare contro questa peste della società moderna che è il telefono o l’automobile.
(23) Pio XII, Discorso ai partecipanti al V Convegno Nazionale della Unione Giuristi Cattolici Italiani, del 6 dicembre 1953, in Discorsi e Radiomessaggi, vol. XV, p. 487.
(24) Ibid., p. 489.
(25) Certamente questo principio, in passato, è stato spesso trasgredito da re cattolici e anche da esponenti del clero. Ma si tratta di deplorevoli abusi che la Chiesa ha sempre condannato.
(26) Concilio Ecumenico Vaticano II, Dichiarazione sulla libertà religiosa Dignitatis humanae, n. 2. La traduzione è quella del Dizionario del Concilio Ecumenico Vaticano II, Unedi-Unione Editoriale, Roma 1946. In tutte le citazioni di testi conciliari le sottolineature sono nostre.
(27) Per esempio: la diffusione di teorie sovversive, ecc.
(28) Concilio Ecumenico Vaticano II, doc. cit., n. 3.
(29) Ibid., n. 2.
(30) Ibid., n. 6.
(31) Ibid., n. 13.
(32) Ibid., n. 9.
(33) Pio IX, Enciclica Quanta cura, dell’8 dicembre 1864, Edizioni Paoline, 2° ed., Roma 1961, p. 4.
(34) Cfr. Giud. 6, 25.
(35) Concilio Ecumenico Vaticano II, doc. cit., n. 9.
(36) Ibidem.
(37) Ibid., n. 1.
(38) Concilio Vaticano I, Costituzione apostolica Pastor aeternus, del 18 luglio 1870, in La Chiesa. insegnamenti pontifici a cura dei monaci di Solesmes, tr. it. Edizioni Paoline, Roma 1967, vol. I, pp. 291-292. Le sottolineature sono nostre.
(39) Pio IX, Enciclica Quanta cura, cit., pp. 8-9. Le sottolineature sono nostre.
(40) Ibid., p. 4.
(41) Paolo VI, Allocuzione dell’udienza generale, del 12 gennaio 1966, in Insegnamenti, vol. IV, p. 700.
(2) È assolutamente evidente che una semplice dichiarazione del Santo Padre comunicante a mons. Lefebvre che le decisioni sulla Fraternità Sacerdotale San Pio X sono giustificate dalla “sua opposizione pubblicata e persistente al Concilio Vaticano II”, non basterebbe a scagionare questo Concilio dalle accuse di cui è fatto oggetto.
(3) Precisiamo bene, per evitare ogni malinteso, che in questo articolo non si tratterà mai del liberalismo economico. Questa è una teoria alla quale la nostra epoca sa ormai opporre soltanto il socialismo, che è un rimedio peggiore del male.
(4) Jacques Mitterand, La politique des Francs-Maçons, Roblot, Parigi 1973.
(5) Eccone un esempio. La dottrina cattolica afferma che l’uomo è stato creato direttamente da Dio. L’evoluzione (che non ha nessun fondamento scientifico serio e che è anche contraddetta dalle ultime scoperte della biologia) afferma al contrario che l’uomo discende dall’animale. Il compromesso proposto da numerosi teologi sta, in proposito, nel dire che certamente l’uomo discende dall’animale ma che Dio è intervenuto direttamente, non solo per la creazione di un’anima immortale, ma anche per il perfezionamento del suo corpo.
(6) Leone XIII, Enciclica Annum Sacrum, del 35 maggio 1899, cit. in Pio XI, Enciclica Quas primas, dell’11 dicembre 1925, in La pace interna delle nazioni. Insegnamenti pontifici a cura dei monaci di Solesmes, trad. it. Edizioni Paoline, 2° ed., Roma 1962, p. 339. Con questa enciclica Pio XI istituisce la festa di Cristo Re.
(7) Pio XI, doc. cit., ibid., p. 340.
(8) Leone XIII, Enciclica Immortale Dei, dell’1 novembre 1885, ibid., pp. 118 e 119.
(9) Con eccessi di zelo certo condannabili, ma molto meno offensivi nei riguardi di Dio della laicità dello Stato. Non avendo ben compresa la distinzione dei poteri spirituale e temporale, Costantino, per esempio, convocò lui stesso il Concilio di Nicea e ne fissò il programma. Questo sconfinamento nelle prerogative del Papa non impedirà a Nicea di essere il concilio ecumenico più importante.
(10) La Documentation Catholique, del 20 settembre 1953. La sottolineatura è nostra.
(11) Ibid., del 30 settembre 1946. Le sottolineature sono nostre.
(12) La revoca dell’editto di Nantes da parte di Luigi XIV segnò, certo, un ritorno ai princìpi della Chiesa cattolica, ma le persecuzioni contro i protestanti, ch precedettero e seguirono questa revoca (soprattutto le cosiddette dragnonnades), sono contrarie alla dottrina della Chiesa, che non ha mai cessato di insegnare che nessuno può essere forzato a credere. Queste persecuzioni gettano un’ombra sul regno di Luigi XIV e hanno contribuito alla comparsa, centocinquant’anni dopo, del cattolicesimo liberale.
(13) Il diritto di intervento dello Stato nella nomina dei vescovi ha sempre irritato i cattolici liberali, che rifiutano di capire che, poiché la Chiesa e lo Stato hanno giurisdizione sugli stessi soggetti, devono collaborare. Questi cattolici liberali si fanno delle illusioni sulla libertà assicurata alla Chiesa dalla separazione di Chiesa e Stato. Lo Stato conosce troppo bene l’influenza dei vescovi per rinunciare ad avere diritto di intervento nella loro nomina. Nei Paesi come la Francia, in cui la Chiesa è separata dallo Strato, il controllo di quest’ultimo non si esercita in misura minore, anche se in modo non ufficiale, e lo Stato dispone di tutti i mezzi di pressione per far rispettare i suoi veti.
(14) La Chiesa condanna la libertà di coscienza, ma si può evitare una interpretazione erronea di questa condanna soltanto se si distingue bene tra il foro interno e il foro esterno. L’uomo che rifiuta di aderire alla verità interiormente è colpevole, ma si tratta di un affare da sistemare tra lui e Dio solo. Il potere civile non deve immischiarsene e non può, in particolare, forzare qualcuno a credere. Ma, come abbiamo visto, il potere civile ha il diritto e spesso il dovere di intervenire se si verifica la manifestazione pubblica di errori gravi, anche se quanti propagano questi errori sono interiormente convinti di servire la verità.
(15) Gregorio XVI, Enciclica Mirari vos, del 15 agosto 1832, in La pace interna delle nazioni, cit., p. 37. Le sottolineature sono nostre.
(16) Pio IX, Sillabo, Edizioni Paoline, Roma 1961, 2° ed., pp. 26 e 30. La sottolineatura è nostra.
(17) L’infallibilità del Sillabo è stata contestata. Infatti non è manifesta la realizzazione della quarta condizione dell’infallibilità. Vedi parte VI.
(18) San Pio X, Enciclica Vehementerm dell’11 febbraio 1906, in Tutte le encicliche dei Sommi Pontefici, raccolte e annotate da Eucardio Momigliano, Dall’Oglio Editore, 4° ed., Milano 1959, p. 564.
(19) Pio XI, Enciclica Quas primas, cit., in La pace interna delle nazioni, cit., p. 344.
(20) Ibid., p. 343. Le sottolineature sono nostre. Si distingue talora tra la laicità dello Stato, che è una situazione giuridica, e il laicismo, che sarebbe soltanto una concezione della vita, e si afferma che Pio XI avrebbe avuto in vista solamente il laicismo. Basta leggere correttamente l’enciclica per constatare che Pio XI ha condannato nello stesso tempo il laicismo e la laicità. Ricordiamo che nella prospettiva della laicità lo Stato non tollera l’insegnamento dell’errore, gli dà gli stessi diritti dell’insegnamento della verità. Non mette in guardia contro l’errore. Lascia che si propaghi, qualunque ne siano le conseguenze per la rovina della società. Il laicismo è quindi l’espressione del liberalismo.
(21) Il Sillon di Marc Sangnier fu condannato nel 1910 da san Pio X. Marc Sangnier si sottomise senza riserva, ma non si coglie bene la differenza tra le idee da lui sostenute prima e dopo la condanna.
(22) Tutti gli anni, alla fine della messa di Cristo Re, avvicino il predicatore e gli chiedo se sa perché Pio XI ha istituito questa festa. Non lo sa. E quando gli dico che lo ha fatto per lottare contro questa peste che infetta la società umana e che è il laicismo, mi guarda con gli occhi spalancati: non capisce. Le mie parole fanno su di lui lo stesso effetto che gli farebbero se gli dicessi che Pio XI ha voluto lottare contro questa peste della società moderna che è il telefono o l’automobile.
(23) Pio XII, Discorso ai partecipanti al V Convegno Nazionale della Unione Giuristi Cattolici Italiani, del 6 dicembre 1953, in Discorsi e Radiomessaggi, vol. XV, p. 487.
(24) Ibid., p. 489.
(25) Certamente questo principio, in passato, è stato spesso trasgredito da re cattolici e anche da esponenti del clero. Ma si tratta di deplorevoli abusi che la Chiesa ha sempre condannato.
(26) Concilio Ecumenico Vaticano II, Dichiarazione sulla libertà religiosa Dignitatis humanae, n. 2. La traduzione è quella del Dizionario del Concilio Ecumenico Vaticano II, Unedi-Unione Editoriale, Roma 1946. In tutte le citazioni di testi conciliari le sottolineature sono nostre.
(27) Per esempio: la diffusione di teorie sovversive, ecc.
(28) Concilio Ecumenico Vaticano II, doc. cit., n. 3.
(29) Ibid., n. 2.
(30) Ibid., n. 6.
(31) Ibid., n. 13.
(32) Ibid., n. 9.
(33) Pio IX, Enciclica Quanta cura, dell’8 dicembre 1864, Edizioni Paoline, 2° ed., Roma 1961, p. 4.
(34) Cfr. Giud. 6, 25.
(35) Concilio Ecumenico Vaticano II, doc. cit., n. 9.
(36) Ibidem.
(37) Ibid., n. 1.
(38) Concilio Vaticano I, Costituzione apostolica Pastor aeternus, del 18 luglio 1870, in La Chiesa. insegnamenti pontifici a cura dei monaci di Solesmes, tr. it. Edizioni Paoline, Roma 1967, vol. I, pp. 291-292. Le sottolineature sono nostre.
(39) Pio IX, Enciclica Quanta cura, cit., pp. 8-9. Le sottolineature sono nostre.
(40) Ibid., p. 4.
(41) Paolo VI, Allocuzione dell’udienza generale, del 12 gennaio 1966, in Insegnamenti, vol. IV, p. 700.
Chissà se Alleanza "Cantonica" sottoscriverebbe anche oggi che fa parte del più grande partito liberale italiano...
RispondiEliminaoggi purtroppo, anche da uomini di Chiesa, la separazione Chiesa e Stato, dunque la non-confessionalità cattolica dello Stato, è vista come il nec plus ultra nel rapporto Chiesa-Stato... Tali signori non hanno capito che una laicità neutrale di fatto non esiste... esiste nella mente ma non nella realtà... Anche nei casi di separatismo "puro" (all'americana) o "morbido" (all'italiana), l'influenza cattolica diminuisce (vedi il caso di Terri Schiavo negli USA, le leggi su divorzio, aborto, ecc...). Appena il centro sinistra (PD ecc.) sostituirà Berlusconi al Governo, faranno passare la legge sull'omofobia (a meno che non avviene un miracolo)... Allo stato attuale la sana laicità statale resta un'utopia. Ogni stato non-confessionalmente cattolico, prima o poi vara qualche legge che va contro la morale naturale. La storia di questi ultimi decenni lo dimostra... Le varie Massonerie, che portano avanti anche il separatismo Chiesa-Stato, non vogliono assolutamente che la Chiesa abbia un qualche influsso sociale e politico... E certi uomini di Chiesa danno man forte...
RispondiEliminaQuesto tipo di articolo è pesante e pone problematiche basate su presupposti e analisi che sono ormai stati superati sia dai particigiani di un anon cattolica ermenutica della ruttura che da chi ha mostrato con profondità di studio la fattualità dell'ermeneutica della continuità dei documento conciliari con il Magistero precedente.
RispondiEliminaPerchè Messainlatino invece di continuare a pubblicare scritti polemici che ispirano poco rispetto verso la Cheisa Docente non si occupa a fare opera di pace e di riconciliazione come desidera il Santo Padre e non pubblica opere in questo campo di Mgr Negri o del P. Valuet, ecc?
La riconciliazione può esserci solo intorno alla verità e non alle sue contraffazioni. Altrimenti si chiama "compromesso". E Cristo Signore non è venuto al mondo ed è morto per scendere a compromessi, ma per VINCERE il male sulla Croce per noi, che significa sia a nostro favore che al nostro posto: espiazione, redenzione, ha presente?
RispondiEliminaHa letto bene p. Valuet e i suoi proclami ideologici, senza dimostrazioni e gli interventi cerchiobottisti di Mons. Negri? Se non è d'accordo con gli argomenti proposti dalla Redazione, è evidente che questo non è il suo habitat naturale...
il nocciolo del problema: distinguere tesi e ipotesi. Lo stato di cose attuali va accettato. ok. Laicità. non possiamo fare altrimenti. Di fatto, oggi la Chiesa conta nella società e nella politica molto meno che 50-60 anni fa. Ma a livello di idee, siamo proprio sicuri che lo "Stato-non-confessionalmente cattolico" sia il "massimo", "the top", l'ottimo per la Chiesa? Lo stiamo sperimentando da 50 anni... La storia serve a qualcosa o no? Ciò che è contingente va soggetto a verifica...
RispondiEliminaCredo che la riconciliazione debba avere come presupposto la Verità. Ben vengano dunque articoli come quello sopra. Grazie Redazione.
RispondiEliminaCara mic, non si sbarazzerà di me così facilmente :-D : finchè penserò che MIL desidera rimanere nell'alveo della vera cattolicità ( quella del Successore di Pietro e dei Successori legittimi degli Apostoli che sono i Vesocvi in unione con lui) continuerò a contribuire e i miei commenti sono sempre lì per aiutare a evitare atteggiamenti protestantoidi.
RispondiEliminaSe un giorno, a mio umile parere, MIL diventerà chiaramente tradiprotestane e fuori della Chiesa :'( , ebbene, lei si potrà rallegrare: lascerò gli interventi ai soli tipi come lei e non mi affaccerò più. :-P Ubi Petrus Ibi Ecclesia. I.P.
...ma ci si rende conto che dichiarando compatibili due dottrine che almeno nove persone su dieci stimerebbero contraddittorie, si compromette la credibilità di tutto quanto insegna la Chiesa?
RispondiEliminaDal 1958 a oggi, sembra proprio che i 'docenti' non se ne rendano conto. Procedono imperterriti noncuranti dei danni immensi che hanno fatto alla Chiesa di Gesù Cristo, accingendosi a nuove devastazioni. Ma alla fine non prevarranno.
Visto come è strutturata la Chiesa visibile, nulla possiamo noi credenti laici se non, per quanto è nelle nostre possibilità personali, togliere loro i viveri, ignorarli e continuare ad attenerci alla dottrina tramandata per duemila anni.
Costi quello che costi.
Dio (per tutti... verrà un giorno) giudicherà.
Concordo: la riconciliazione deve avere come presupposto la Verità MA, quindi, NON l'ideologia che è la sola cosa che trasuda da questo tipo di articolo. I.P.
RispondiElimina<span>La dottrina della Santa Trinità e quella del Dio Unico sono da considerarsi contraddittorie da 999 persone su 1000: questo comprommette la credibilità di quanto insegna la Chiesa? I.P.</span>
RispondiEliminaAlleanza Cattolica in 40 anni ha cambiato posizione più volte. Il problema e non stancherò di ripeterlo è il Concilio VatII. In alcuni punti contraddice documenti dotati di infallibilità della Chiesa. Al riguardo la posizione di Mons. Gherardini è l'unica sostenibile: ossequio ad un Concilio legittimo, Intervento del Papa, a seguito anche di approfondite discussioni ed esami, per chiarire definitivamente i punti controversi. Lo Stato Cristiano è una speranza ed un obbiettivo "restaurare omnia in Christo". Dopo S.Agostino per creare la Civiltà Cristiana ci sono voluti diversi secoli: coraggio!
RispondiEliminaCi sono documenti del CVII che, a meno non si voglia negare l'evidenza, rappresentano 'altro' rispetto a ciò che dalle sue origini al 1958 la Chiesa cattolica aveva sempre insegnato. Mi riferisco ai testi che riguardano le religioni non cristiane, l'ecumenismo, la libertà religiosa, la collegialità episcopale.
RispondiEliminaQuesti documenti sono un cambiamento rispetto a ciò che c'era prima, sono incompatibili con quanto era stato ininterrottamente trasmesso.
Come è possibile mi chiedo, negarlo?
Che senso ha ripubblicare dopo trentacinque anni domande del 1976 cui nel frattempo il Catechismo e il Papa hanno risposto? anch'io sono nostalgico di Giggirrivva. Ma non propongo di farlo entrare in campo oggi al posto di Acquafresca. E non ripubblico fotografie del Cagliari del 1976 per rompere i callonis alla dirigenza di oggi
RispondiEliminaE' evidente che il documento conciliare in questione pone dei problemi gravissimi essendo in palese contrasto con il Magistero di Sempre. Ergo: o la Chiesa ha professato eresie per due millenni oppure il documento in questione è eterodosso. Visto che la Chiesa non può aver professato eresie per due millenni tale documento è eterodosso, va condannato dal Sommo Pontefice con dichiarazione solenne ed espulso dal Magistero della Chiesa. E non mi si venga a dire che il documento è stato scritto per conciliare la Chiesa con il mondo, ciò poteva essere fatto con bel altri scritti, senza toccare il Magistero di Sempre.<span>
RispondiElimina</span>
Il fatto di rappresentare "altro" non implica forzatamente contraddizione, ma può anche rappresentare approfondimento e/o allargamento e/o considerare altri aspetti.
RispondiEliminaQuel che la Chiesa insegna più particolarmente a un tempo dato è quel che Lei pensa, sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, come essendo l'aspetto il più importante da mettere in evidenza: questo aspetto è differente a ogni epoca.
Se prendiamo l'esempio del concetto di libertà religiosa, come già mostrato tante volte, vediamo che non ha lo stesso significato al XIX secolo (dove esso significava l'emancipazione delle leggi dello Stato rispetto a quelel divine e della Chiesa) che nella seconda metà del XX secolo (dove indica il diritto dell'individuo all'indipendenza dallo Stato per quanto concerne le proprie credenze religiose): infatti la Chiesa condannò il primo significato mentre invece valorizza il secondo. E se si guarda bene la valorizzazione del secondo significato era già implicito nella condannazione del primo.
Così ne va degli altri punti da lei citati.
La vera questione rimane: ci vogliamo nutrire lo spirito con dottrine sbagliate e con (falsi) maestri che ci spingono alla disobbedienza oppure, da vero cattolico, mi scelgo i maestri buoni sempre in unione com la Chiesa Docente, sempre inerrabile? I.P.
Macchè! Non è evidente per niente! :-D :-D :-D :-D :-D :-D :-D I.P.
RispondiEliminaIl testo in questione non lo ritengo provocatoriamente sterile, al contrario, è una interessante base per approfondire un argomento attualissimo....
RispondiEliminaLa questione della DIGNITA' DELLA PERSONA e della sua coerente LIBERTA' è insita, oggi, nella gravissima DEFORMAZIONE dell'antropologia dell'uomo che sta cambiando A SECONDA DELLE MODE, leggasi la questione omosessuale, leggasi: come sia possibile che interi Stati e Nazioni pur dichiarandosi contro la pena di morte HANNO VOTATO LA CONDANNA A MORTE DEL CONCEPITO?
leggasi la devastazione della FAMIGLIA che è l'avanposto della SOCIETA'.... nelle famiglie NASCONO e si preparano le nuove generazioni e le politiche di domani.... famiglie devastate e distrutte produrranno una società fatta a LORO IMMAGINE....
e poi la genetica... che pretende di imporre figli nati a seconda dei propri desideri..
..insomma, la questione della DIGNITA' UMANA non può restare chiusa dentro PROCLAMI MAGISTERIALI in tempi in cui questi problemi NON c'erano.... :-[
questo non significa che quel Magistero sia superato, AL CONTRARIO, ESSO E' LA BASE SULLA QUALE DEVE ESSERE LETTA LA DIGNITATIS HUMANAE.....
nell'articolo in questione però...vengono postate troppe tematiche che a mio parere CONFONDONO il lettore che magari cerca, nella Dignitatis Humanae, l'autentica LIBERTA' DELL'UOMO del nostro tempo inserita all'interno di TUTTO il Magistero e non solamente di ALCUNE PARTI ESTRAPOLATE per focalizzare una parte del problema.... ;)
un'esempio lo troviamo nella Lettera di san Pio X per la questione in Francia, la Vehementer del 1903
san Pio X NON dice che lo Stato non ha diritti o non deve esistere PER CONTO SUO...al contrario, il Pontefice Santo sottolinea LA FRODE DELLO STATO francese quando calpesta IL CONCORDATO CON LA CHIESA....
san Pio X sottolinea L'INDIPENDENZA DELLO STATO, MA ANCHE L'INDIPENDENZA DELLA CHIESA PER ESERCITARE IL SUO MANDATO....
dice infatti il Papa:
<span>La grande ingiuria inflitta alla Sede Apostolica con l'abrogazione del Concordato, aumenta ancora, e in modo eccezionale, se si considera la forma con la quale lo Stato ha operata l'abrogazione.</span>
<span>(...)</span>
<span>Quanto a Noi, abbiamo provato grande amarezza nel vedere lo Stato invadere così delle materie che sono di competenza esclusiva del potere ecclesiastico; e ne piangiamo tanto più dolorosamente in quanto, dimentico dell'equità e della giustizia, ha creato in questo modo alla Chiesa di Francia una situazione crudelmente deprimente e opprimente per quel che riguarda i suoi sacri diritti. </span>
**********************
Ciò che è mancato, a mio parere, nella Dignitatis Humanae, è LA CONCILIAZIONE fra i Testi dei Papi che scrissero AGLI STATI, con il venire in soccorso alle probblematiche DELL'OGGI.....
è questo TAGLIO che produce ancora oggi INCOMPRENSIONE ED AMBIGUITA' nei testi del Concilio....ma il Documento in sè deve essere da noi solo ed esclusivamente IN CONTINUITA'.....tocca a noi fare lo sforzo, anche il Papa oggi lo sta facendo.... ;)
Apprezzo il suo sforzo, Caterina: va nella buona direzione e comincia a fare i buoni distinguo che sono necessarî preamboli a una vera discussione. I.P.
RispondiEliminaIl passato è una guida per il futuro ma deve essere continuamente arricchito, completato e talvolta anche superato: "tradizione" deriva da trans ducere cioè andare oltre, portare oltre...Le parole di Gesu' "andate dunque e fate discepoli..." sono anche un invito e una chiamata a rinnovare la nostra testimonianza certi che Dio ci accompagna. Non rendiamo dogmatico cio' che dogmatico non è (le encicliche pontifice) altrimenti come dovremmo comportarci e sentirci oggi ad esempio di fronte a tanti documenti pontifici sul popolo ebraico (Nimis Absurdum...Caeca et Obturata...Impio Judeaorum...Dudum Felicis): dovremmo considerarli come insegnamenti validi anche per noi o piuttosto indicazioni legate ai tempi in cui venivano promulgati e quindi da superare?
RispondiEliminaCaro Simon, a me non sembra evidente, ma evidentissimo che il documento conciliare sia in netto contrasto con il Magistero di Sempre. Al Concilio tutta l'ala tradizionalista si oppose a questo documento, come ad altri. E ancora oggi, per fortuna, numerosi teologi e vescovi tradizionalisti chiedono un pronunciamento del Sommo Pontefice su tali questioni delicatissime. L'ermeneutica della continuità, apprezzabile, vale per gran parte dei documenti conciliari, ma non per quelli in netto contrasto, come questo. Vanno solo condannati solennemente come eteredossi, temerari e fuorvianti!
RispondiEliminaIn ogni caso al Chiesa non può concedere la libertà all'errore e all'eresia, va contro le sue leggi fondamentali. Il documento conciliare concede ciò che non è concedibile, ne ora, ne mai. La dignità umana è fondata sulla scelta del bene e non sulla scelta dell'errore.
RispondiEliminaOpinione personale rispettabile la sua, caro Cattolico Tradizionalista, purtroppo senza riscontro nell'insegnamento di chi ne ha il munus, solo insegnamento che abbi aqualche autorevolezza aldisopra delle opinioni personali. Ubi Petrus Ibi Ecclesia. I.P.
RispondiElimina<span>Attendo infatti che il Sommo Pontefice si pronunci e condanni tali documenti, Simon.
RispondiEliminaLa Tradizione, Dubbioso,ha degli approfondimenti, evolve, nel senso che spiega in maniera migliore alcuni dogmi, ma non può mai andare contro se stessa, contraddirsi. Se lo fa non è più Tradizione, ma errore.</span>
Parole, parole, parole, parole, parole.... tante parole.
RispondiEliminaIl ritorno alla dottrina (e alla liturgia) quale tramandata fino al 1958, senza se e senza ma, nemmeno si ipotizza.
Vieni Signore Gesù... Vieni presto!...
Conosco una persona che aspetta che il sole si alzi dall'occidente: non ha fatto i conti con il reale e il vero. ;-) I.P.
RispondiEliminami perdoni cattolico"tradizionalista", ma quando mai la Chiesa di oggi, NEL MAGISTERO ECCLESIALE ha concesso LA LIBERTA' ALL'ERRORE come fosse una dottrina?
RispondiEliminaLei confonde LA LIBERTA' DELL'UOMO DI ERRARE, ossia di credere o di non credere, con IL DOVERE DELLA CHIESA DI EVANGELIZZARE E DIRE QUALI SONO GLI ERRORI... ;)
io ho due figli! Dio non voglia che debbano prendere strade sbagliate...ma se ciò accadesse, come potrei imperdilo? :-[
Giuda si volle suicidare, PERCHE' GESU' NON L'HA FGERMATO E NON L'HA CONDANNATO?
Giuda si pentì, ma scelse il senso di colpa, LIBERAMENTE DECISE DI AUTOPUNIRSI....
La Chiesa NON deve limitare alcuna libertà, non è chiamata a far questoMA AD AMMONIRE A COSA SI VA INCONTRO con una certa libertà sbagliata....
La dignità umana è fondata SULLA SUA LIBERTA' FINO IN FONDO...la libertà di Giobbe che non si suicida, e la libertà di Giuda che si uccide, sono l'esempio biblico più eloquente.... ;) Missione della Chiesa E' GARANTIRE AD OGNI UOMO QUESTA LIBERTA' attraverso la quale, attraverso LA SUA EVANGELIZZAZIONE E CONOSCENZA FRA BENE E MALE, scegliere se reagire come Giobbe o se reagire come Giuda....
se vuole, reagire come l'adultera: Nessuno ti ha condannat? neppure io ti condanno, VA E NON PECCARE PIU'....Gesù le lascia LA LIBERTA' DI SCEGLIERE, MA HA DIFESO NELL'ADULTERA LA SUA DIGNITA' UMANA......
e non mi risulta che in questo la Chiesa MAGISTERIALE si sia dissociata.... altra cosa sono certe presunte pastorali sulle quali possiamo discutere all'infinito tanto sono piene di fesserie e di eresie....
;) la Dottrina Sociale della Chiesa (il cui maestro è stato per me Padre Raimondo Spiazzi O.P. di venerata memoria ) è stato il mio compito per alcuni anni.... ed anche il recupero di giovani traviati..... la fatica senza dubbio sta nello SPIEGARE e nell'aiutare i giovani a comprendere che la Chiesa NON è un Soviet, non è un carabiniere...MA E' MATER...MATER ET MAGISTRA....e come Madre educa, ammonisce, incoraggia, AMA, ABBRACCIA, ACCOGLIE... NON HA FIGLI E FIGLIASTRI....ma vuole recuperare quante più Persone è possibile perchè TUTTE, dannate o sante, TUTTE sono costate un caro prezzo....
RispondiEliminaOccorre che il mondo Tradizionalista, SI APRA SENZA PAURE come la Madre apre le sue BRACCIA e non per questo tace l'errore....
e purtroppo occorre anche condannare certe pastorali deviate per altro condannate da Benedetto XVI nel suo discorso alla Sacra Rota del gennaio di quest'anno....
:-[
P.S. la risposa qui era per Simon de Cyrene
RispondiEliminaRicordati, caro Simon, che neanche il Papa può andare contro il Magistero di Sempre e contro la Tradizione, senza cadere nell'eresia. Quindi tale condanna degli errori non può che venire, se non vogliamo che la Chiesa Cattolica sia travolta.
RispondiEliminaCara Caterina, la libertà di scegliere fra il Bene e il male, fra la Sana Dottrina e l'errore, fa parte del libero arbitrio, ci mancherebbe che qualcuno la contraddica, ma qui stiamo parlando di altro. La Chiesa non può accettare che si insegni il falso e che lo stato promulghi delle leggi contro la Religione. La Chiesa può solo tollerare l'errore, ma non concedergli libertà. Questo è il Magistero di Sempre. Il documento conciliare lo sconfessa. Ergo è errore.
RispondiEliminaForse Alleanza Cattolica, a differenza di altri, oggi accetta le risposte che nel frattempo (sono passati 30 anni) il magistero ha fornito alle domande. Altri invece continuano a domandare e a lamentarsi come se fossimo ancora nel caos del 1976
RispondiEliminaCaro cattolico..... non stiamo parlando d'altro, non io almeno, men che meno il Magistero Ecclesiale.... la Chiesa NON ha mai ceduto o accettato che "si insegni il falso".... se ciò è accaduto è il Magistero Pontificio stesso che sta correggendo....
RispondiEliminaTOLLERARE l'errore presume CHE L'ALTRO SIA LIBERO DI PERSEGUIRLO....eh! :-D :-D :-D
la Chiesa non ha alcun potere DI IMPEDIRE che l'altro scelga l'errore, ma può e deve metterlo in guardia DALL'ERRORE....
la Chiesa non concede affatto "libertà all'errore", LO TOLLERA perchè fa parte di quella BUONA BATTAGLIA che siamo chiamati a svolgere.... l'errore è già di per se LIBERO DI AGIRE DA QUANDO C'è' IL PECCATO ORIGINALE :-D
Questo insegna la Chiesa da sempre, questo CONTINUA AD INSEGNARE....
ciò che manca alla Dignitatis Humanae è LA CITAZIONE a testi come, per esempio, la Vehementer Nos di san Pio X... l'ambiguità sta nel fatto che SOLO APPARENTEMENTE si avverte uno scollamento con l'insegnamento passato giacchè la Chiesa di ieri NON ha affrontato nel suo Magistero i problemi che stiamo vivendo oggi... ma la Catechesi SULL'UOMO NON E' CAMBIATA.... e glielo dico per esperienza diretta e nonostante certe pastorali diocesane, quelle si da bruciare e condannare....e che senza dubbio hanno infettato l'autentico Magistero e la corretta interpretazione....
si legga "Il Concilio tradito" contro la dottrina nefanda di K. Rehner di padre Giovanni Cavalcoli O.P. e comprenderà dove si è annidato l'errore sull'antropologia dell'Uomo... anche padre Cavalcoli si chiede e chiede alla Chiesa di fare un intervento UFFICIALE CHE CONDANNI LE ERESIE DI REKNER....ma egli dimostra, con prove e citazioni, come lo stesso Catechismo provi che le sue dottrine sono fuori del Magistero ecclesiale anche del dopo Concilio....
ergo, non è affatto vero che il Documento conciliare lo sconfessa.... semmai OMETTE certo Magistero... è ben diverso....non lo fa perchè cambia la dottrina, la dottrina sull'uomo non è cambiata.....
leggetevi padre Raimondo Spiazzi O.P. sulla Dottrina Sociale della Chiesa "da san Pio V a Giovanni Paolo II" e poi ne riparliamo.... ;)
Scusi Caterina, come fa a dire che la "Dignitatis Humanae" semplicemente OMETTE DI CITARE il Magistero precedente, quando basta una lettura rapida per capire subito che quella Dichiarazione CONTRADDICE RADICALMENTE lo stesso Magistero precedente? Se la DH non cita i documenti precedenti, è perché li contraddice; se non li avesse contraddetti, li avrebbe evidentemente citati.
RispondiEliminaMi perdoni la franchezza, ma cerchiamo di discutere su cose che conosciamo: la prima cosa è aver letto e compreso i documenti in oggetto. Niente argomenti semplicistici buttati lì per asserire una continuità che, per come è da Lei intesa, viene oggi negata persino dai difensori del Concilio (veda Rhonheimer).
Scrivo questo senza intento polemico, ma solo per la chiarezza e l'onestà del discorso.
ps: si scrive Rahner, e nel discorso nostro effettivamente non c'entra!
Simon: 1) l'uso che lei fa del termine "superati" dimostra il suo anti-cattolico storicismo di fondo. Nel Cattolicesimo "stat veritas", la verità è e non è legata ai tempi o alle latitudini, e quindi non può essere "superata". 2) L'articolo illumina inequivocabilmente l'antinomia tra il magistero (non dogmatico) del cvii e quello (dogmatico) precedente, peraltro ribadito, in tempi più recenti e tra molti altri, da Amerio, Gherardini e de Mattei. 3) vuole per cortesia dimostrare con fatti e argomenti che questo articolo "trasuda ideologia"? Cosa intende per "ideologia"? Tutto ciò che non gode della sua approvazione?
RispondiEliminaIl punto è questo: la "Dignitatis Humanae" cambia la sostanza del concetto di libertà religiosa e questo è inammissibile. Non c'è più ermeneutica della continuità. Tale documento va solo respinto e cancellato dal Magistero della Chiesa.
RispondiEliminaquali risposte???
RispondiEliminaSimon, si rilegga bene e con attenzione l'articolo di G. Selet, si rilegga bene la distinzione tra "foro interno" e "foro esterno". si rilegga bene l'analisi comparata tra la dottrina (dogmatica) precedente e quella (non dogmatica) del cvii, si rilegga bene le proposizioni condannate (dogmaticamente) dal Sillabo/Quanta cura e si accorgerà che la tesi del "diverso significato" di "libertà religiosa" non regge. Facciamo la controprova?. Il Sillabo condanna dogmaticamente la proposizione: "Ai giorni nostri non giova più tenere la religione cattolica per unica religione dello Stato, escluso qualunque sia altro culto”. Le sembra che la Dignitatis Humanae dica la stessa cosa? I sofismi circa il "diverso significato" di "libertà religiosa" possono reggere solo fino a un certo punto, e certamente non a scapito di una chiarissima lettura, letterale e no, del magistero di sempre. La contraddizione esiste e la Chiesa deve chiarirla perchè il Cattolicesimo è logos, razionalità, "tertium non datur", ordine argomentativo e logico, "sì,sì, no,no" e non caos, relativismo, storicismo e "et-et". Questo chiarimento finora non è avvenuto, su questo come su altri temi del cvii. E per cortesia, non risponda ancora una volta appellandosi al magistero, all' ubi ecclesia, all'obbedienza a ad altri stucchevoli non-argomenti (almeno riguardo ai temi in discussione) a cui è aduso. Stia attento perchè queste pseudo-argomentazioni rischiano di fornire ragioni all'immagine caricaturale di noi cattolici propagandata dagli Odifreddi di turno. Fides et Ratio.
RispondiEliminaBellissimo articolo di Cristianità d'un tempo... Del tempo in cui osava, pur in un clima ostile e talvolta violento, proporre riflessioni serie e ben strutturate alla luce della ragione. Alleanza Cattolica ha fatto in tanti anni un'opera memorabile ed eroica.
RispondiEliminaOggi però, attraverso le sue voci più note, pare ostile a riesaminare questi fatti, si trincera dietro l'idea che il Magistero, negli anni, abbia fornito tutti i chiarimenti e le risposte necesarie. Sono in tanti a non vederla così, compreso autorevoli prelati. L'egregio lavoro di Mons Gherardini ne è una gigantesca e curata dimostrazione. La diffusione dell'egualitarismo religioso fra molti nostri parroci, che lo insegnano quale mezzo di rispetto, di unione o di comune cammino verso la salvezza, lo testimonia. Potrebbe Cristianità farci il cortese servizio di riprendere il suo articolo e, passo passo, punto per punto, indicarci quali e dove sarebbero le tanto millantate risposte? Ne saremmo arricchiti senza scadere in accuse fra fazioni tanto inutili quanto tristi. Diverrsamente resta la curiosità di sapere se una tale differenza di prospettive, rispetto al passato, non risieda in interessi particolari ed estranei alla razionalità ed alla verità. Ringrazio la redazione per questa ripubblicazione, opportunità preziosa di rilfessione da non sciupare dietro slogan e superficialità amene. Nello stesso numero di Cristianità c'è molto altro di molto interessante...
Ringrazio la Redazione per la pubblicazione di questo articolo (di cui non mi ricordavo), preciso, ben argomentato e documentato. E la ringrazio anche per averci ricordato con lieve, involontaria (?) perfidia, di quando Alleanza Cattolica (di cui Cristianità è l'organo ufficiale) era un'associazione tradizionalista...
RispondiEliminaChe umiltà, che alta opinione di sè, che stima per la Redazione di MiL!
RispondiEliminaVi rendete conto, questo blog e noi tutti abbiamo trovato il nostro salvatore, :) la nostra vigile sentinella :-D che generosamente sta di vedetta su questo blog per salvarci dalla tentazione! 8-)
Adesso sì che possiamo stare tranquilli, abbiamo un vero e autentico pseudotradizionalista che veglia su di noi!
<span><span>argomenti semplicistici buttati lì per asserire una continuità che, per come è da Lei intesa, viene oggi negata persino dai difensori del Concilio...</span></span>
RispondiEliminacosì fanno tutti coloro che vogliono difendere le cause perse....
<span><span>ed oggi di nuovo, come tante volte accade, Caterina assume questa difesa insostenibile e insensata. A tirarla avanti a oltranza, si rischia di negare l'evidenza del sole, per non ammettere la OGGETTIVA rottura operata dal concilio 21.mo con la Tradizione: non si vuole abbattere il totem, per paura di dover coinvolgere personaggi illustri, finora rimasti intoccabili, nella fatale caduta degli dèi, e di tutto quel gran castello di illusioni (demolitrici della Chiesa mediante SECOLARIZZAZIONE) che è il mitico concilio vaticansecondo....</span></span>
<span>Rombo etc., la differenza è che il Cagliari (o almeno il suo tifo che, ovviamente, considero rispettabilissimo) è transeunte e terreno. Spero che, almeno su questo, lei concordi con me, a parte il suo, da me apprezzato, uso dell'ironia e della metafora. E tralascio, non per eleganza, ma per incompetenza, "sospetti" -riguardo ai quali le faccio i miei migliori auguri - sui quali ovviamente non mi pronuncio, non essendo, come detto, un esperto e, soprattutto, non essendo assolutamente un tifoso. La Dottrina no, non è nè transeunte nè terrena. Il confronto Dottrina di sempre-cvii non è nè Catania-Cagliari, nè Lecce-Cagliari... Almeno spero... Con simpatia.</span>
RispondiEliminaDubbioso: lei ha una strana concezione, certamente non cattolica, del Vero. Il Vero o è o non è. Stat veritas. A prescindere dal tempo, dalle latititudini e dalle persone. Se i documenti che lei ha citato sono "da tenersi per creduti", ciò è per sempre. Anche se questo non piace ai nostri contemporanei e a lei.
RispondiEliminaCaro Curioso: totalmente, incondizionatamente d'accordo. Andrò anch'io a riprendermi la collezione dell'epoca di Cristianità.
RispondiEliminaRicambio la simpatia. Ma io volevo dire due cose. La prima è che sulla libertà religiosa non esiste una dottrina "di sempre" fissa che poi cambia con il Vaticano II ma uno sviluppo nel quale Pio IX dice cose diverse da Bonifacio VIII, Leone XIII da Pio IX, Pio XII da Leone XIII, il Concilio da Leone XIII e Benedetro XVI dal Concilio, nel senso che glossa e precisa. La seconda è che esistono decine di articoli che sostengono anche meglio la stessa posizione. Ma qualcuno ha deciso di ripubblicare questo da Cristianità per rompere i callonis a quelli che oggi su Cristianità difendono la continuità della Dignitatis Humanae. Questo è un giochino molto diffuso in politica. Se di qualunque politico prendo quello che diceva trent'anni fa dimostro facilmente che è un coddaprocusu. Questo in genere perché tutti cambiano idea e andare a ripescare cose di 35 anni fa è facile ma non è elegante. Ma soprattutto perché spesso si cambia idea perché cambiano le cose intorno a se. Oggi ci sono state le precisazioni del Catechismo della Chiesa Cattolica e di Benedetto XVI su come interpretare la Dignitatis Humanae che 35 anni fa non c'erano. Dunque secondo me si può dire che non siamo d'accordo su Cristianità oggi, io per esempio non sono d'accordo spesso con le loro posizioni politiche. Però attaccarli per cose che hanno pubblicato 35 anni fa in una situazione diversa mi sembra meschino
RispondiEliminaMa porca la Torres c'è sul blog di Magister un dibattito a dodici voci e decine forse ormai centinaia di pagine dove il partito di Alleanza Cattolica, dei monaci del Barroux e compagnia cantante ci spiega dove e qualmente secondo loro sulla libertà religiosa il Papa ha dato le risposte! Potete dire che non siete d'accordo ma non che non si sono spiegati, a stamparla la diatriba di Magister mi ha invaso la scrivania di carta...
RispondiEliminaQualcuno si prenda la briga di rendermi edotto circa le risposte. Io non le conosco
RispondiEliminaMi perdoni Simon.... ma se la Redazione parlasse esclusivamente di Liturgia, verrebbe accusata di rincorrere solo pizzi e merletti senza occuparsi di altro....
RispondiEliminaLa Redazione non ha innescato UNA POLEMICA, quella dipende da NOI, dgli interventi, da quanto siamo capaci e in grado di DIALOGARE, APPROFONDIRE... è come la traccia di un TEMA... il problema non sta nella traccia, ma NELLO SVOLGIMENTO.... :-D
la traccia dice: UN INTERESSANTE ARTICOLO DEL 1976.....
perfetto.... ora se a qualcuno non INTERESSA, ne spieghi le motivazioni ARGOMENTANDO, diversamente sarebbe "fuori tema" almeno così si insegnava una volta ;)
poi se uno non vuole intervenire, "lascia il foglio in bianco"....qui non c'è alcun voto.... :-D :-D
ma se a uno interessa PUO' SVILUPPARE LA TRACCIA ed allargare il contenuto e così magari potremmo anche dare l'esempio di come si dialoga.... ;)
Caro Rombo, che il contesto possa cambiare, è scontato. Che questi cambiamenti possano modificare la forma del "quod semper, quod ubique, quod ab omnibus creditum est" è altrettanto scontato. Ma qui stiamo parlando della sostanza (e tralasciando osservazioni filosofiche riguardo al rapporto tra forma e sostanza). Non voglio fare torto alla sua intelligenza invitandola a un confronto testuale tra, ad esempio, il Sillabo/Quanta Cura (dogmatico) e la Dignitatis Humanae (non dogmatica). Né vale l'argomentazione, un poco insultante per gli interlocutori, che si parla di "libertà religiosa" con accezioni diverse. L'esame testuale dimostra la pochezza di questa affermazione. Riguardo ad Alleanza Cattolica, rispetto alla quale provavo (e, in parte, provo ancora) simpatia, anche per storia personale, non intendo affatto "attaccarla". Ma esprimere un po' di amarezza per la sua evoluzione dottrinale, questo sì. Tralascio l'aspetto politico, che è un po' complicato e meriterebbe un'analisi a parte.
RispondiEliminaFai bene ad avere nostalgia di Gigiriva perchè con lui vincevi il campionato!
RispondiEliminaCaro seminarista, lei dice:
RispondiEliminaSe la DH non cita i documenti precedenti, è perché li contraddice; se non li avesse contraddetti, li avrebbe evidentemente citati.
************
perdoni ma a questa conclusione ci giunge lei CON LA SUA INTERPRETAZIONE, non il Magistero.... ;)
san Pio X non ha scritto NULLA sul Rosario, che devo dedurne che ne fosse contrario? :-D
Per portare la Prima Comunione ai bambini, san Pio X fu ACCUSATO DI TRASGREDIRE DUE CONCILI quello Lateranense e quello di Trento che DAVA L'ANATEMA A CHI AVESSE MODIFICATO L'ETA' NELLA QUALE RICEVERE L'EUCARESTIA.... ;)
se estrapolassimo parte del Decereto leggeremmo:
Età della discrezione stabilita dal Concilio Lateranense IV per la Comunione.
Tal costume in appresso venne a cessare nella Chiesa latina, e si cominciò a non ammettere i fanciulli alla sacra Eucaristia se non quando avessero qualche uso incipiente di ragione e una proporzionata cognizione dell’augusto Sacramento. La qual nuova disciplina, già ammessa da alcuni Sinodi particolari, fu confermato solennemente dal Concilio Lateranense IV, l’anno 1215, col celebre canone XXI, che prescrive ai fedeli, non appena giunti all’età della ragione, la Confessione sacramentale e la Santa Comunione, con queste parole: «Ogni fedele dell’uno e dell’altro sesso, giunto all’età della discrezione, confessi da solo e fedelmente tutti i suoi peccati, almeno una volta l’anno, al suo sacerdote, e procuri di adempiere secondo le forze la penitenza ingiuntagli, ricevendo riverentemente, almeno alla Pasqua, il sacramento dell’Eucaristia, salvo che per consiglio del suo sacerdote o per qualche ragionevole motivo credesse doversene temporaneamente astenere».
Il Concilio di Trento (Sess.XXI, De Communione, cap.4), senza punto riprovare l’antica disciplina di amministrare l’Eucaristia ai bambini prima che abbian raggiunto l’uso della ragione, confermò il decreto Lateranense e pronunciò anatema contro chiunque la pensasse altrimenti: «Chi negasse che tutti e singoli i cristiani fedeli dell’uno e dell’altro sesso, giunti all’età della discrezione, siano obbligati ogni anno, almeno nella Pasqua a comunicarsi, secondo il precetto della Santa Madre Chiesa, sia “anatema”» (Sess. XIII, De Eucharistia, cap.8, can.9).
ergo...che ne dovremmo dedurre? ;)
ma il Decreto prosegue spiegando CHE PER SECOLI CI FURONO ABUSI SULL'INTERPRETAZIONE delle disposizioni date da ben due Concili....
si legge:
Senonchè, appunto nel determinare qual sia cotesta età della ragione o discrezione, s’introdussero col tempo non pochi errori e abusi deplorevoli. Altri credettero che l’età della discrezione da fissarsi per l’Eucaristia dovesse esser diversa da quella che si richiede per il sacramento della Penitenza, sostenendo che, per questa ultima, l’età della discrezione sia quella in cui si arriva a discernere il bene dal male, e si è quindi capace di peccare; per l’Eucaristia invece si esiga un’età maggiore, in cui possa aversi una conoscenza più piena della fede e recarvi una più matura preparazione. (...)
Ma il colmo si è che in certi luoghi a’ fanciulli, non per ancor ammessi alla prima Comunione, non si permette neppure in punto di morte di ricevere il Santo Viatico, e così defunti e portati al sepolcro col rito dei bambini, vengono ad esser privati dei suffragii della Chiesa.
CLICCANDO QUI troverete il Decreto... ciò che voglio dimostrare è che per secoli a causa [...]
seguo da tempo la disputa su più blog e mi sono addentrato piano piano. L'articolo pubblicato ora mi pare pietra miliare per comprenderne le ragioni e la profondità. Ringrazio qundi la redazione, ottimo servizio. Conosco un poco Alleanza Cattolica e la sua rivista. Bellissimo questo articolo del 1976. Ho letto molti commenti pro e contro la questione libertà religiosa, non mi pare l'unica questione problematica del post concilio o del concilio. In argomento però vorrei dire una cosuccia: quali che siano le dotte o dottissime discussioni e argomentazioni fra specialisti o presunti tali, mi pare si perda sempre più di vista la realtà spicciola nella quale siamo immersi quotidianamente e, purtroppo, dobbiamo tenere i nostri figli. Catechisti e sacerdoti, almeno da Assisi in poi, in larga misura favoreggiano il relativismo o l'indifferentismo o l'egualitarismo religioso. Portano confusione e contribuiscono ad una molezza generale che fa impressione. Il contrasto con la storia dei primi cristiani che anzichè disquisire di semantica letterale testimoniavano a costo della vita e di atroci sofferenze (bello l'ultimo libro di Socci: la guierra contro Gesù) è stridente. Uno dei primi commenti richiama i chiarimenti intervenuti negli anni e critica chi lamenta ulteriori spiegazioni come se fossimo ancora nel caos del 1976. Io sono giovane e ne so solo per testimonianza dei miei, ma non vi pare che oggi sia anche peggio ? Oggi il caos è molto peggiorato, l'autrevolezza della Chiesa e di tanti studiosi è diminuita, le vocazioni ridotte al lumicino, gli scandali aumentati, la mancata semplicità nelle spiegazioni (dovuta forse a contrasti da celare) ha diffuso confusioni. Ognuno ha la "sua" verità. Gli Stati fanno a gara per legiferare contro le leggi naturali scambiando ciò per progresso... la gente non va più in chiesa e se ci va poi sostiene politici opposti pro vita o pro morte... sembra quasi che le eresie alberghino comodamente in seno alla chiesa stessa, senza che alcuno le denunci e le sfratti. Quanti vescovi, quanti sacerdoti insegnano errori e praticano orrori liturgici, son passato attraverso sofferenze importanti... solo così me ne sono reso conto. La verità dovrebbe essere semplice e per tutti, se siamo al punto di dover scavare in centinaia e migliaia di pagine, forse qualcosa non ha funzionato...
RispondiEliminaUn OT che è grande gioia visto grazie al blog di raffaella!
RispondiEliminaUn Monastero tradizionalista che era scismatico torna in comunione con il Vicario di Cristo e i Vescovi in unione con lui.
Questo è vero senso cattolico: avere il coraggio di riconoscere la Verità e senza paura lasciarsi guidare da Lei senza preconcetti aldilà di ideologie tradiprotestanti e/o sedevacantiste.
http://www.ncregister.com/daily-news/a-tale-of-reconciliation/
Bellissimo vedere anche come, in quanto monaci, il senso dell'obbedienza è stato per loro come un faro, volendo in questo imitare P.Pio: "<span>“But because of obedience it makes it easier,” he said, looking to the example of Padre Pio. “Not that we are any way near Padre Pio, but he was told not to say public Mass or hear confessions, and he obeyed. We look upon our obedience as the obedience he gave the Church.”"</span>
Siamo sempre lì: fiat voluntas tua sicut in coelo et in terra, il che ci mostra la via stretta e dura, ma delettabile e sicura, della Santa Obbedienza, quella stessa offerta dal Figlio al Padre e che ci valse la nostra Redenzione.
La Santa Obbedienza rifuggia le ideologie e si rimette nelle mani dello Spirito Santo, della Santa Chiesa che anima, del Vicario di Cristo che La pascola.
Oremus et pro pontefice nostro Benedicto grazie al quale vediamo queste meraviglie compiersi nei cuori che amano per davvero la Santa Chiesa non solo in parole vane ma nei fatti.
Ubi Petrus Ibi Ecclesia. I.P.
(a) Sarei davvero curioso di conoscere dove sia stata definita tradizionalmente questa categoria teologica di "magistero di sempre"
RispondiElimina(b) Una volta questa categoria stabilita sarebbe interessante vedere la dimostrazione di questa frase apodottica: "<span>Il documento conciliare lo sconfessa. "</span>
(c) Certuni qui se le suonano con la gran cassa.... ;-)
Ubi Petrus Ibi Ecclesia. I.P.
Infatti il Papa non può: e perchè non può, quindi non lo fa.
RispondiEliminaGli errori che voi vedete sono il risultato della vostra visione distorta e a vostre opinioni, per definizione...opinabili e non corrispondono a nessua realtà obiettiva.
Siete come i musulmani che continuano a dire che continuiamo a essere nell'errore proclamando la Trinità mentre Dio è Unico e che finchè non lo ricosciamo rimaniamo in questo errore. Purtroppo non hanno capito che non si parla sullo stesso piano teologico e ontologio.
Guardate alle cose con sguardo profondamente soprannaturale e in questo caso profondamente filiale invece di giocarvela alla Cham...
Ubi Petrus Ibi Ecclesia. I.P.
Il fatto che il Syllabus condanna questa proposizione "<span>"Ai giorni nostri non giova più tenere la religione cattolica per unica religione dello Stato, escluso qualunque sia altro culto”" dimostra la tesi da me esplicata più sopra.</span>
RispondiElimina"I giorni nostri " sono quelli del XIX secolo e la situazione storica è quella di stati ex-cattolici che rifiutano avere le loro leggi stabilite su un fondamento divino o essere ispirate dalla Chiesa: il concetto di libertà religiosa è quindi chiaramente quello dell'emancipazione degli stati dalla legge divina, e quindi va da condannarsi, senza dubbio alcuno. Questa proposizione è valida ancora oggi: se ci fosse uno stato davvero cattolico le cui leggi fossero davvero ancora ispirate dalla dottrina cattolica e che ci fosse gente che lotterebbe contro questo stato di cose, allora le idee di queste persone sarebbero condannate.
La realtà da un secolo in qua è che non ci sono più stati come questo in giro e il problema da un secolo in qua è che lo stato vuole assumere il ruolo di legislatore supremo e obbligare i popoli a seguire delle religioni di stato da lui definite ( ateistiche, induiste, islamiche, protestanti, eccetera) constringendo cosî i suoi cittadini: contro quest'atteggiamento dello Stato di stampo hegeliano si ergono i documenti del Sacro Santo Concilio Vaticano II. Ogni essere umano deve avere la libertà di scegliere la propria religione e di fare proselitismo e nessuno stato attuale ha il diritto di costringere la coscienza individuale.
Di fronte alla problematica attuale, serve poco, anzi a niente, ripetere la verità che tutti gli stati dovrebbero avere per unica religione di stato quella cattolica mentre la vera problematica è la persecuzione che tutti i cattolici subiscono da più di un secolo in tutto l'orbe.
Uscite dalla vostra rigidità mentale, guardate il mondo e rendetevi conto che da due secoli le cose hanno cambiato e che abbiamo bisogno di insegnamenti e direzioni sempre vere anche se differenti.
Nessuna contraddizione quindi tra il Syllabus e D.H. ma solo articolazioni differenti per problematiche differenti.
Ubi Petrus Ibi Ecclesia. I. P.
P.S.: quindi non sono d'accordo con l'analisi di "foro interno" vs "foro esterno" in questo contesto, perchè proprio non rilevante al soggetto trattato. E' questo che intendevo quando ho scritto più sopra che questo tipo di analisi è desueto da 35 anni. I.P.
RispondiEliminaCara Caterina, concordo: preferirei "traccie" che vanno nel senso della riconciliazione voluta dal Santo Padre che nel senso della solita tiritera alogica ma ideologica di decostruzione del Magistero. I.P.
RispondiEliminaCaro Silente, lei continua a ripetere sempre le solite cose in mod apodittico e mostra solo una forma di psicorigidità per di più storcendo apposta quel che ho scritto: immagino per sua mancanza di argomenti, se lei dovesse considerare quel che ho scritto senza storcerlo...
RispondiEliminaIntendo per ideologia l'atto di non voler accettare la realtà per quella che è e voler scambiarla con idee apodittiche e aprioristiche, generalemente per un fine altro o interessi personali o peccato personale.
Ubi Petrus Ibi Ecclesia. I.P.
<span>Vicario di Cristo che La pascola. </span>
RispondiEliminai pascoli di Assisi3 non sono quelli della Verità, e non sono affatto "meraviglie" di Fede cristiana e cattolica.
La santa obbedienza va data PRIMA A DIO, poi agli uomini, nella misura in cui essi sono FEDELI A DIO, in Cristo Signore. Assisi 1-2-3 non è volontà di Dio, bensì dei poteri del mondo, che giace sotto il potere del maligno.
<span>UBI CHRISTUS
RispondiEliminaIBI ECCLESIA </span>
..allora queuei documenti sul popolo ebraico sono ancora validi e vincolanti perchè appartengono ad una tradizione che non puo' contraddire se stessa? Mah...troppa filosofia scolatisca. Il concetto di libertà è cambiato negli ultimi secoli e le parole scritte nel 1800 possono e "devono" essere ripensate e discusse nel 1900 e poi nel 2000: non alziamo troppe torre dogmatiche per esaltare il tradizionalismo...il tradizionalismo non è la Tradizione
RispondiEliminaSimon.... se la traccia fosse solo a senso unico a cosa servirebbe un dibattito? a cosa servirebbe un Blog? :-D
RispondiEliminalei immagini i forum dove tutti la pensano allo stesso modo...dopo una settimana non andrebbe a leggere più nessuno...
certo, anche laddove regnasse la Babele di turno non ci sarebbero più seri lettori...
e poi, quando mai NELLA Chiesa TUTTI l'hanno pensata allo stesso modo? a parte i DOGMI e la dottrina sacramentale, suvvia, c'è sempre stato il contraddittorio perfino tra i santi come san Bonaventura e san Tommaso d'Aquino.... :-D
Una traccia che possa andare nel senso della riconciliazione potrebbe essere anche questa, molto dipende da NOI e da come l'affrontiamo... a sant'Agostino gli toccò assai di peggio...ma non si è mai rifiutato di RISPONDERE.... :-D
Simon... io, lei, ma so anche della Redazione: non vogliamo "male" AL CONCILIO... ;) ma molte domande attendono risposte, lo stesso padre Cavalcoli O.P. chiede ALLA CHIESA, dal suo libro contro gli errori di K.Rahner, delle RISPOSTE E DELLE CONDANNE UFFICIALI... condanne a dottrine SULL'UOMO che si sono scollate dal magistero della Chiesa, eppure Rahner è ancora INSEGNATO NEI SEMINARI.... tutti preferiremmo delle traccie CONDIVISIBILI, ma la realtà è che qualcosa HA SPEZZATO QUESTA CONDIVISIBILITA' e allora la dobbiamo RICOSTRUIRE.... un Blog serio può e deve tornare utile a questo scopo... anche con una traccia "provocatoria".... e questa traccia, mi creda, non è male, ma andrebbe aggiornata anche al Magistero di Benedetto XVI ;)
è proprio PARLANDOSI e approfondendo che si schiacciano le ideologie...... una rottura con il Magistero della Chiesa c'è stato e lo dice anche Ratzinger, ovvio che però non dirà mai che certi testi del Concilio SONO AMBIGUI... tuttavia come mai da cinque anni a questa parte LI STA RISPIEGANDO ALLA LUCE DELLA CONTINUITA' e ha detto anche che - nella Lettera ai Vescovi - che bisogna leggere anche TUTTI GLI ALTRI CONCILI? è evidente che chi supporta certe critiche, non ha poi tutti i torti...
Un OT non tanto OT... anche Malta, l'ultima "roccaforte" ancora a difesa della Famiglia, ha votato a favore del divorzio....
RispondiEliminaa quanto pare la visita del Papa non è servita a nulla.... :-[ .....
Pisapia a Milano ha promesso che la Città sarà la prima in Italia a non emarginare nessuno, neppure le coppie omosessuali che HANNO DIRITTO A FARSI UNA FAMIGLIA.....
Gli Stati stanno crollando, uno dietro l'altro come un effetto domino, SOLO LA CHIESA RESTERA'....
hai provato a fumare l'incenso vero per fare codesti ragionamenti: le bolle pontificie non sono la Verità ma dovrebbero essere strumenti per aiutarci a camminare verso la Verità...ma sono anche stati strumenti legati a concezioni,i metodi e gli errori dei tempi..e i tempi sono cambiati (in meglio): se pensi che documenti come Caeca et Obturata et simlia parlino e siano ancora validi e vincolanti per i cristiani di oggi forse frequentiamo parrocchie e Chiese diverse ... ma divere assai: la Tradizione è un fiume che scorre non uno stagno che marcisce...
RispondiEliminaCaro Simon, si rilegga. Lei non risponde, su un piano razionale e logico, alle mie obiezioni. Ne prendo atto e non vado oltre. Solo un appunto: quel "interessi personali o peccato personale", lo rivolga pure a qualche suo parente stretto, non a interlocutori che, sforzandosi, cercano di essere comunque cortesi con lei.
RispondiEliminaP. S. Quel "psicorigidità" da dove l'ha pescato? Da qualche corso serale dell'università per la terza età di Ginevra, ammesso che esista?
<span>E' evidente che il documento conciliare in questione pone dei problemi gravissimi essendo in palese contrasto con il Magistero di Sempre. Ergo: o la Chiesa ha professato eresie per due millenni oppure il documento in questione è eterodosso. </span>
RispondiEliminaÈ così evidente che la Congregazione della Dottrina della Fede, proprio sotto Benedetto XVI, ha emesso il seguente documento: <span>RISPOSTE A QUESITI RIGUARDANTI ALCUNI ASPETTI CIRCA LA DOTTRINA SULLA CHIESA</span><span>.</span> Ponga particolare attenzione all'introduzione e al primo capitolo.
<span>Visto che la Chiesa non può aver professato eresie per due millenni tale documento è eterodosso, va condannato dal Sommo Pontefice con dichiarazione solenne ed espulso dal Magistero della Chiesa.</span>
Beh, mi scusi, ma se questa è la sua visione il documento che cito sopra è proprio beffardo...
Simon, lei mi sembra piuttosto confuso e, conseguentemente, confuse le sue argomentazioni. In sostanza: il Sillabo/Quanta cura condanna, dogmaticamente, il principio della cosiddetta "libertà religiosa". La Dignitatis Humanae (non dogmaticamente) la esalta. Lei non vede un problema?. Il resto sono chiacchere.
RispondiEliminaMi sa che purtroppo la sua incomprensione provenga da un atto di volontà da parte sua, caro Silente.
RispondiEliminaPoniamo la cosa così: dimostri LEI, documentandolo, che il concetto o principio di libertà religiosa del Syllabus sia lo stesso che quello di di DH.
Buon lavoro! ;-) Ubi Petrus Ibi Ecclesia. I.P.
Beh, intanto, anche se non sui quesiti specifici, c'è questo. (si veda il rpimo quesito)
RispondiEliminaScritto sotto Benedetto XVI.
<span>Niente argomenti semplicistici buttati lì per asserire una continuità che, per come è da Lei intesa, viene oggi negata persino dai difensori del Concilio</span>
RispondiEliminaMa che sorpresa!
A meno che non ci si ricordi che il Concilio sin dall'immediato è stato esaltato da alcuni proprio in virtù di una ipotetica "rottura" con il passato. Lettura più volte sconfessata dai Papi che da allora si son succeduti, che pure sono senza dubbio difensori del Concilio (come più studiosi intervenuti sul sito di Magister, difensori del Concilio e della sua Continuità).
Così anche l'ultimo Papa, Benedetto XVI, che ha fatto sia il famoso discorso sull'ermeneutica della continuità e sotto il cui pontificato è stato pubblicato il documento <span> <span>RISPOSTE A QUESITI RIGUARDANTI ALCUNI ASPETTI CIRCA LA DOTTRINA SULLA CHIESA.</span></span> (si noti la prima risposta)
Ma tutto il dibattito in corso sul blog di Magister è proprio sul confronto testuale fra Quanta Cura, Sillabo, Leone XIII e Dignitatis humanae. Il monaco del Barroux don Valuet ci ha scritto sei volumazzi che se ti cadono su un piede salti tutto il girone d'andata. Come minimo quel dibattito dimostra che la risposta sulla contraddizione NON è scontata... E neanche sul valore dogmatico del nucleo di Dignitatis humanae sulla libertà religiosa come intrinseca e costitutiva della persona... Questa NON è una nozione pastorale (o omiletica, come pensa il monsignore della segreteria di Stato intervenuto al convegno dei Francescani dell'Immacolata) e Benedetto XVI la riafferma nel Messaggio per la Giornata della Pace 2011 e nel Messaggio alla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali presentandola come nozione intrinsecamente teologica...
RispondiEliminaLe bolle pontificie quando si appoggiano alla Tradizione sono vere e infallibili. Valide per ogni tempo, ieri, oggi e domani.
RispondiEliminaIo spero che esploda Ragatzu. Non è Giggirrivva ma è promettente e ha una faccia pulita, che coi tempi che corrono nel calcio non è poco
RispondiEliminaLa Congregazione tenta di mettere le toppe ai danni devastanti del Concilio. Per carità, il loro sforzo è lodevole, ma certi documenti conciliari sono irrecupabili. E' ora che in Vaticano se ne rendano conto. Lasciarli così, nel Magistero, crea solo confusione e da appiglio ai nemici della Chiesa per attaccarla.
RispondiEliminaK. Rahner c'entra eccome.....soprattutto perchè naviga diversamente dalla DH.... provi a leggere il libro di padre Cavalcoli e forse lo comprenderà....
RispondiElimina<span>La Congregazione tenta di mettere le toppe ai danni devastanti del Concilio. Per carità, il loro sforzo è lodevole, ma certi documenti conciliari sono irrecuperabili. E' ora che in Vaticano se ne rendano conto. Lasciarli così, nel Magistero, crea solo confusione e da appiglio ai nemici della Chiesa per attaccarla.</span>
RispondiEliminaP.S.
RispondiEliminanon faccia caso agli errori che accumulo scrivendo, se va oltre forse comprenderà la sostanza.... ;)
ma la ringrazio per la correzione, sbaglio spesso i nomi stranieri, e pure quelli italiani!
Per Magistero di Sempre intendo il Magistero tradizionale della Chiesa, che si base sulla Scrittura e la Tradizione, le due fonti della Rivelazione, come il Concilio di Trento ha solennemente e infallabilimente proclamato. Che la Dignitatis Humanae sia eteredossa lo affermano numerosi teologi di area tradizionalista, con argomenti oserei dire ineccepibili.
RispondiElimina<span>Per Magistero di Sempre intendo il Magistero tradizionale della Chiesa, che si base sulla Scrittura e la Tradizione, le due fonti della Rivelazione, come il Concilio di Trento ha solennemente e infallibilimente proclamato. Che la Dignitatis Humanae sia eteredossa lo affermano numerosi teologi di area tradizionalista, con argomenti oserei dire ineccepibili.</span>
RispondiElimina<span><span>La Congregazione tenta di mettere le toppe ai danni devastanti del Concilio. Per carità, il loro sforzo è lodevole, ma certi documenti conciliari sono irrecuperabili. E' ora che in Vaticano se ne rendano conto. Lasciarli così, nel Magistero, crea solo confusione e da appiglio ai nemici della Chiesa per attaccarla.</span></span>
RispondiEliminaVede, il punto del mio discorso è il solito; quello che lei sembra dire è: "Poveri stolti della Congregazione della Dottrina della Fede, Papa Benedetto XVI in testa, non si rendono conto del fatto che quei documenti sono<span> palesemente</span> e <span>irrimediabilmente </span>non cattolici".
Al chè, penso, per umiltà verso simili figure (che oso pensare di Dottrina della Chiesa ne sappiano a pacchi) quantomeno bisogna ammettere che se anche quei documenti non fossero per assurdo dottrinalmente corretti, di certo non lo sarebbero in modo evidente, bensì sottile.
A meno che lei non sia così esperto in materia da portersi fare beffe delle competenze di Joseph Raztinger e del cardinal Levada.
Ho visto molti post anche sul blog di Magister, effettivamente di contributi ce n'è davvero tanti, purtroppo molti non sono di immediato approccio e si discostano davvero molto dai problemi ben enunciati nell'articolo di Crisitnità del 1976 qui ripubblicato. L'impressione è che nel dibattito e nei vari scambi da più parti si sia allargato il discorso in modo anche eccessivo. Confermo la richiesta: potrebbe Cristianità riprendere il suo articolo e, passo passo, punto per punto, dirci sinteticamente quali siano le risposte intervenute in questi anni ? questo sì sarebbe un grande contributo.
RispondiEliminaCaro Cattolico Tradizionalista,
RispondiElimina(1) "Magistero tradizionale" della Chiesa è una categoria teologica che non esiste più che quello di Magistero di Sempre e per di più è imprecisa. Quel che il cattolico conosce è il Magistero "tout court " al quale sono associate note teologiche di grado diverso. E questo fa senso, visto che le sue nozioni "di sempre" sono nozioni temporali che nulla hanno da vedere coll'esserza della Verità, ch eè Dio stesso quindi immutabile. Quindi, per cominciare, si elimini queste nozioni spurie alla teologia cattolica tradizionale.
(2) Quanto alle due fonti della Rivelazione, come lei stesso dice è la Chiesa Docente che li fonda (vedasi la sua stessa espressione "come il Concilio di Trento ha solennemente proclamato") ma non sono la Scrittura e la Tradizione che fondano la Chiesa Docente
(3) I teologi, che siano di area tradizionalista o no, non hanno nessun munus docendi in quanto tali: cioè NON sono Magistero. Magistero è solo quello del Papa e dei Vescovi in unione con lui, la cosiddetta Chiesa Docente.
(4) Che dei teologi dicano che la DH, che è espressione solenne del Magistero della Chiesa Docente, Essa sempre inerrabile ( cf catechismo di S.Pio X, almeno che S.Pio X si sbaglia pure lui agli occhi di questi gran teologi dell'area tradizionalista.... ), sia eterodossa, mostra solo una loro opinione personale, rispettabile certo, ma in realtà essa stessa eterodossa al cattolicesimo
(5) I suoi "numerosi" ( in realtà a parte il solito uno più quelli di basso conio intellettuale e spirituale che gravitano intorno a certa setta tradiprotestante ben conosciuta) teologi di area tradizionalista non fanno il peso di fronte alle affermazioni contrarie di tanti Santi Papi, dotati del munus ad hoc dal Cristo stesso
(6) Molto più numerosi gli interventi di teologi che sono sub Petro et cum Petro, cioè nella Chiesa cattolica , senza se e senza ma di puzza protestantoide, che invece non la pensano come i suoi eterodossi "numerosi teologi di area tradizionalista"
Visto che lei si auto-proclama cattolico tradizionalista, sono sicuro che da buon cattolico si unirà con reale fedeltà a me nel proclamare quel che il sano tradizionalismo ha sempre affermato: Ubi Petrus Ibi Ecclesia! I.P.
Stesso disocrso minimalista di Lutero :-D Vediamo e sappiamo dove porta: le stesse cause provocando le stesse consequenze, cioè alla disobbedienza che è l'Imitazione del Diabolos, Satana.
RispondiEliminaUbi Petrus Ibi Ecclesia ripetiamo con i veri cattolici e i Santi in Cielo che ci hanno preceduto su questo Cammino.
In Pace
Questa di "seminarista " :-D) è la dimostrazione in actu exercito che la stessa eresia è condivisa dai due estremi opposti che sono fuori della Chiesa i tradiprotestanti e i modernisti: la supposta discontinuità del Sacrosanto Concilio. Discontinuità condannata come falsa da tutti i pontefici fin già dal Servo di Dio Paolo VI, lungo tutti gli insegnamenti del Beato Giovanni Paolo Magno, fino ad essere riaffermato da S.S. Benedetto XVI.
RispondiEliminaPedipiù mi sembra che "seminarista" provenga da un altro pianeta, visto che i cosidetti "difensori" del Concilio, che, quasi per antonomasia, hanno sempre compreso modernisti, hanno sempre voluto cercar di dimostrare detta discontinuità: di consequenza essere anti-modernista non consiste a riaffermare questa discontinuità come fanno codesti, seguiti stupidamente da certi pseudoteologi dell'area tradiprotestante, ma al contrario affermarne la continuità, come il Vicario di Cristo insegna.
Ubi Petrus Ibi Ecclesia. I.P.
P.S.: Non è che mi aspetto che lei sia capace di farlo, caro Silente: di solito lei viene qui sul blog, fa una pernacchia e poi sparisce evitando gli argomenti serî e di provare le sue asserzioni sempre fantasiose. :-D :-D :-D
RispondiEliminaMi permatta un consiglio arci-tradizionale: Ubi Petrus Ibi Ecclesia ! I.P.
ma facciamola finita di nominare sempre la Tradizione come se fosse la quarta persona di una trinità allargata: la "tradizione" ha creato anche dei mostri e dei delitti per i quali il reverendo papa Giovanni Paolo II ha trovato la forza di chieder perdono a nome di tutta la Chiesa...comunque prova a rileggere quei documenti che ti proponevo (ne esustono anche versioni in lingua italiana) e poi mi dici se ancora sono validi. Con codesti presupposti istighi le persone a cambiare religione...i Valdesi ad esempio non hanno codesto integralismo che rende molto simili a certi islamici...
RispondiEliminaCaro Silente, se lei avesse l'educazione di leggere le risposte altrui prima di sparare i suoi comemnti apodittici,e se lei si desse la pena di rispondervi prima di ripetere in modo logorante le sue convinzioni indimostrate, sicuramente avrebbe dai suoi interlocutori più attenzione. Ubi Petrus Ibi Ecclesia, caro amico. I.P.
RispondiEliminaQui non leggono: sparano e basta.
RispondiEliminaE' ovvio per chi si tiene al corrente per davvero che le risposte ci sono e da sempre: ma non è certo un "curioso" che è troppo pigro per soddisfare la sua curiosità che andrà a studiare queste risposte o un "silente" che di solito si limita a lasciare flatulenze sul blog che faranno questo sforzo di onestà e di intellettuale virilità. i.P.
<span>...ma al contrario affermarne la continuità, come il Vicario di Cristo insegna</span>
RispondiElimina...ma ben si guarda dal spiegare con termini semplici, comprensibili anche da bambini di dieci anni.
Una continuità affermata a parole (astruse) ma contraddetta da cinquant'anni di (chiarissimi) fatti. Ciò che è stato bianco per diciannove secoli e mezzo viene trasformato in nero e si impone di credere che sia lo stesso bianco di prima. Be' solo in un caso il bianco diventa nero: quando lo si insudicia. E allora ci vuole un bel lavaggio.
<span>Oremus et pro pontefice nostro Benedicto grazie al quale vediamo queste meraviglie compiersi nei cuori che amano per davvero la Santa Chiesa non solo in parole vane ma nei fatti.</span>
RispondiEliminaAltro OT (ma trattasi sempre di meraviglia):
http://www.ilgiornale.it/interni/tettamanzi_benedice_compagno_pisapia/04-06-2011/articolo-id=527195-page=0-comments=1
<span>
RispondiElimina...ma ben si guarda dal spiegare con termini semplici, comprensibili anche da bambini di dieci anni. </span>
Come se invece l'articolo qua sopra fosse comprensibile ai bambini di dieci anni.... suvvia... Domande specialistiche richiedono risposte specialistiche.
Ma non sono articoli come questo che devono essere alla portata di tutti.
RispondiEliminaAlla portata di tutti deve essere il Magistero. Afferma, contrariamente al comune sentire, che c'è continuità? Lo dimostri, lo spieghi in termini semplici e accessibili a tutti, a colti e a ignoranti.
Io non so quanti anni lei abbia. Ma le assicuro che il fatto che fosse stata attuata una 'rottura' col passato, con la religione fino ad allora professata, fu avvertito al cambiamento della liturgia anche da persone mediamente o poco o per nulla istruite ma formate sul catechismo di S.Pio X.
Era il loro senso della Fede a far dire: 'ci hanno cambiato la religione'!
E' chi sostiene che nulla è cambiato, che quella attuale è la 'continuità' di quanto sempre trasmesso dalla Chiesa a doverlo spiegare in modo comprensibile a tutti.
Ma non può farlo, perchè è impossibile, perchè è falso.
Io mi rendo conto delle conseguenze devastanti che potrebbe avere l'ammissione che un concilio abbia introdotto una nuova dottrina, che abbia gravemente errato, che i suoi documenti vadano abrogati.... ma qualsiasi altra soluzione non farebbe che peggiorare la situazione. La Chiesa cattolica, la sua maggior parte almeno, è avviata verso una fine ingloriosa e come su un piano inclinato la velocità aumenta.
Solo il ristabilimento della Verità può salvarla.
<span>Quanto è indaffarata la nostra sentinella pseudotradizionalista, uno sguardo allo specchio per contemplare la sua immagine tanto amata :* , e poi via con i suoi altissimi contributi, esemplari ed edificanti, intrisi dell`umiltà e del rispetto con cui ci delizia nella sua alta missione di salvatore del blog e di noi blogger. O:-)
RispondiEliminaDal momento che costui, a parte di essere il vero e autentico tradizionalista, pretende anche di essere francofono, gli dedico questa espressione:
" heureusement que le ridicule ne tue pas".</span>
Ritornando al discorso ed alla dottrina sulla LIBERTA', vi suggerisco di approfondire SANT'AGOSTINO ;)
RispondiElimina<span>Agostino accettò la dottrina maniche. Ecco le sue parole: " Ero tuttora del parere che non siamo noi a peccare, ma un'altra, chissà poi quale natura pecca in noi. Lusingava la mia superbia l'essere estraneo alla colpa, il non dovermi confessare autore dei miei peccati affinché tu guarissi la mia anima rea di peccato contro di te. Preferivo scusarla accusando un'entità ignota, posta in me stesso senza essere me stesso " 6.
" Ero tuttora del parere... ". Questa dottrina l'aveva accettata sin dall'inizio. </span>
<span>L'angosciosa domanda: unde malum? su cui i manichei intessevano il loro insegnamento e la loro propaganda, che l'aveva tormentato molto nella sua adolescenza e che lo gettò, stanco di cercare, nelle loro braccia 7, riguardava non solo il male che l'uomo soffre, ma anche - e forse principalmente - il male che l'uomo fa. </span>
<span>Per liberarlo dalla consapevolezza di questo male, la risposta manichea era seducente. Se anche non credeva che fosse vera, Agostino volle che lo fosse. " Finii per approvare qualsiasi cosa dicessero, non perché capissi che era vero, ma perché desideravo che lo fosse " 8. Accettarla fu facile, difficile il liberarsene.
3. Si libera dall'antropologia manichea
Faticosamente, ma se ne libera. Come? Attraverso una constatazione interiore, l'esperienza personale. Egli avverte, prima timidamente e poi con fermezza, che quando vuole o non vuole è lui a volere, non un altro. " Una cosa mi sollevava verso la tua luce: la consapevolezza di possedere una volontà non meno di una vita. In ogni atto di consenso o rifiuto ero certissimo di essere io, non un altro, a consentire o rifiutare; e qui era la causa del mio peccato, lo vedevo sempre meglio "</span>
<span></span>
<span>CLICCANDO QUI leggerete tutto integralmente e forse comprenderete che la Chiesa di oggi NON ha modificato la dottrina sulla libertà dell'uomo.... ;) </span>
No, Simon, è lei che afferma, è lei che deve dimostrare. Le è noto il pricipio giuridico del "adfirmanti incumbat probatio"? Chiunque, su questo sito, ha la possibilità di confrontare il testo del QuantaCura/Sillabo con quello della Dignitatis Humanae. Chiunque, su questo sito, ha la possibilità di verificare la contraddizione evidente. Et de hoc satis. Continui pure con le sue calunnie e con i suoi insulti. E' una sua caratteristica, manifestata non solo nei miei confronti, ma anche nei confronti di altri frequentatori. Quando lei non sa o non può rispondere, si rifugia nell'attacco personale, nell'affermazione aggressiva, e, come dicevo, nella calunnia e nell'insulto. Che giudichino i partecipanti al forum. Ma non si illuda, nei limiti della mia partecipazione a questo forum, che certo non rappresenta, non me ne voglia la Redazione, una mia priorità esistenziale, non cesserò di contrastare la sua malafede e la sua manipolazione della realtà. Ha ragione Luisa: "heureusement que le ridicule ne tue pas".
RispondiEliminaLezione 1 accessibile per bambini di anni 10 come richiesto da cesare:
RispondiElimina(a) scrivere "<span>E' chi sostiene che nulla è cambiato, che quella attuale è la 'continuità' ..." parte da un presupposto erroneo: credere che continuità vuol dire rimanere allo stesso posto e mai cambiare nulla</span>
(b) prendendo l'automobile per andare da Courmayeur a Milano, lo si fa in modo continuo anche se cambiando completamente di geografia
(c) la nozione di continuità suppone la nozione di movimento e/o di trasformazione, sennò non si parlerebbe di continuità ma di fissismo.
Fine della prima lezione. Spero non troppo densa. I.P.
Figuiriamoci, caro Silente, se lei provava a dimostrare le sue affermazioni apodittiche da bar dello sport!
RispondiElimina(a) Certo: e che questi due documenti non si riferiscano agli stessi concetti l'ho già dimosotrato nei miei interventi. Se lei, caro Silente, non riesce a leggerli, e ancor meno a capirli, ben poco ci posso fare: non si fa bere un 'asino che non ha sete.
<span>(b) "adfirmanti incumbat probatio": esatto! E' lei che afferma che l'insegnamento della DH contraddice il Syllabus: per dimostrarlo la prima tappa è mostrare ch eambo i documenti parlano della stessa cosa. A lei la "probatio": buon lavoro!</span>
(c) non si stanchi nè si stressi troppo però, perchè tanto so che tutto quel che aldifuori di semplice calunnia o sparlare a vanvera del Magistero della Chiesa è aldifuori delle sue competenze.
Ubi Petrus Ibi Ecclesia
Esatto, è questo il punto: il dibattito non è (solo) pastorale, ma teologico. E la risposta, come dice lei, non è affatto scontata, considerato anche il valore "non dogmatico" della DH. almeno nelle parti che ci interessano. Trovo positivo, rispetto alla temperie di qualche anno fa, che almeno se ne discuta. E se si dovesse riaffarmare, come logico, che i documenti "precedenti" (e.g. il Quanta Cura) non sono affatto contraddetti e che sono da ritenersi per veri (come la lora natura dogmatica dovrebbe inequivocabilmente imporre), ne sarei ben lieto. Grazie per il civile dibattito e auguri per il Cagliari...
RispondiElimina"<span> la "Dignitatis Humanae" cambia la sostanza del concetto di libertà religiosa e questo è inammissibile": ecco finalmente una frase che può dare un barlume di speranza che qualche dialogo possa divenatre possibile con certuni.</span>
RispondiEliminaPunto positivo di questa frase "<span> cambia la sostanza del concetto di libertà religiosa": questo è vero, la sostanza del concetto di libertà religiosa non è la stessa nel Syllabus e nella DH</span>
Affermazione apodottica: "<span>la "Dignitatis Humanae" cambia la sostanza del concetto di libertà religiosa". (1) come qualunque documento un po' normativo o esplicativo, la DH definisce il senso degli oggetti intellettuali che essa tratta, è quindi il suo pieno diritto farlo; (2) la nozione stessa di libertà religiosa è cambiata durante il secolo precedente nella società, nel linguaggio e nella percezione: la nozione usata dalla DH e da essa definita tiene ovviamente e naturalmente conto di questo spostamento di senso; (3) la consequenza ovvia è che il discorso della DH si riferisce quindi ad un concetto diverso che quello del Syllabus un secolo prima; (4) ne consegue, dopo ispezione, che la DH non contraddice il Syllabus visto ch enon parlano della stessa realtà coperta da due concetti aventi sensi differenti anche se omonimi.</span>
Quindi tutto questo è perfettamente ammissibile e dimostra che non ci sia nessuna rottura nell'ermenutica.
Ubi Petrus Ibi Ecclesia. I.P.
<span>Dubbioso, io fumo Muratti Super Slims e, talvolta, senza esagerare, bevo del buon vino, preferibilmente piemontese (amo l'equilibrato e armonico Dolcetto). Lei, piuttosto, riguardo alla sua concezione della verità, si è letto il Catechismo della Chiesa Cattolica? Mi basta quello post-conciliare, non le chiedo quello precedente. Riguardo i documenti che cita, da come ne parla male, li leggerò con molto interesse e, se coincidono, come non dubito, con la Tradizione di sempre, non avrò nessun problema a ritenerli per veri. Per sua acculturazione ed edificazione, le consiglio la lettura del testo di Don Curzio Nitoglia, "Per padre il diavolo", Edizione Barbarossa.</span>
RispondiEliminaP.S. perchè non si fa valdese?
RispondiElimina<span><span><span>Le idee sovvertitrici dello stesso ordine naturale, segnatamente il marxismo, guadagnano tutti i giorni terreno.
RispondiElimina</span><span>Ma la Chiesa</span><span>, come in preda allo scoraggiamento, <span>ha praticamente rinunciato a opporre loro la barriere invalicabile della sua dottrina. Pur affermando la sua volontà di non rinunciare a nulla, essa cerca compromessi con questo mondo, che non vuol più intendere ragione. </span></span>
<span>* * * Ed è con questo stato d’animo che si apre il Vaticano II.</span><span></span>
<span>---------------------------</span>
<span> </span> <span>Era così efficacemente descritto <span>l'inizio di quella china discendente, (</span> favorita e imposta dal modernismo oggi imperante da tanti alti seggi), che ora essa sta percorrendo a rotta di collo, trascinando con sè i cattolici nel baratro, perchè la stragrande maggioranza di essi </span><span>non se n'avvede.</span><span></span>
<span>Non se ne avvede perchè....:</span><span>
</span><span><span><span><span><span><span>«Siamo letteralmente invasi dai travisamenti e dalle menzogne: i cattolici in larga parte non se ne avvedono, quando addirittura non rifiutano di avvedersene. Se io vengo percosso sulla guancia destra, la perfezione evangelica mi propone di offrire la sinistra. Ma se si attenta alla verità, la stessa perfezione evangelica mi fa obbligo di adoperarmi a ristabilirla: perché, dove si estingue il rispetto della verità, comincia a precludersi per l'uomo ogni via di salvezza»</span></span></span></span></span></span><span></span>
<span><span><span> (Card. G. Biffi).</span></span></span><span></span>
<span><span><span>...e nel continuo avallare le menzogne di ogni specie e provenienza, comprese le ERESIE insegnate dai movimenti "approvati", sia con elogi sia anche col SILENZIO-ASSENSO, la Chiesa docente sta fatalmente precludendo all'uomo ogni via di salvezza, per NON AVER più preteso e difeso con intransigenza, rigore e chiarezza il RISPETTO DELLA VERITA'.</span></span></span></span></span>
<span><span>No, il presupposto è che il metodo si adegui ai tempi ma che l'insegnamento rimanga la stesso. Oggi alle elementari l'aritmetica non si insegna più agli scolari come nel 1951 ma imparano, come allora, che 2 + 2 = 4, non 5 o 7 o 3. </span></span>
RispondiEliminaQuella macchina ha passato Milano e ha proseguito fino a Valguarnera Caropepe. E' inutile che il conducente inviti i passeggeri ad ammirare le guglie del Duomo e la Madunina... ammetta di avere sbagliato strada e torni indietro.
<span><span>Il punto d'arrivo di questo fatale declino della docenza “apostolica” è lo spirito di Assisi che porterà al suo culmine visibile (e imitabile, perchè gesto "venerab</span><span><span><span>ile" di un beato...) l'apostasia pratica, mostrata concretamente a tutto il mondo -credenti e non-credenti- con Assisi1 nel 1986, ribadita con Assisi3, derivante in<span> linea continua (</span></span></span></span></span><span><span>reale continuità</span></span><span><span><span>) dallo spirito-del-concilio</span></span></span><span><span>, che promuove la libertà religiosa per tutte le credenze, (in PAR CONDICIO di rispettabilità tra Vera e false religioni) come diritto fondamentale tra i diritti umani, che anche la Chiesa di Cristo ha (oggi, fin dal 1962) il dovere di difendere.</span></span>
RispondiElimina:) :-D 8-)
RispondiEliminaS,ì confermo..."per fortuna che il ridicolo non uccide"...il francese rende meglio il concetto, ma francese, italiano, qualunque sia l`idioma, restano invariati la malafede, la supponenenza, l`arroganza di chi, vi ricordo, si è dato come missione su questo blog di vegliare che MIL rimanga nell'alveo della vera cattolicità e aiutarla ad evitare atteggiamenti protestantoidi.... :-D :-D
<span>Che finezza! Che classe! Che educazione!
RispondiEliminaPer riprendere il linguaggio esemplare di colui che svilisce sempre di più il nick che, con grande umiltà, ha scelto, dico che forse le"flatulenze" di Silente non sono che la giusta reazione di un corpo sano che espelle i cibi pesanti serviti-sparati dall`umile, educato, e elegante pseudotradizionalista.
Quanto alla intellettuale</span><span> 8-) virilità</span> 8-) .....
"Flatulenze"? Ora basta!!! La sua arroganza, i suoi insulti, la sua volgarità, probabilmente esistenziale prima ancora che verbale, le sue calunnie, le sue menzogne,la sua incapacità di affrontare un civile dibattito hanno superato ogni limite. Lei non merita alcuna risposta razionale, perchè lei razionale non è. Io "lascerei "flatulenze sul blog"?. Mi sarebbe facile rispondere, che so, "che lei è un peto disperso nello spazio", ma ho troppo rispetto di me stesso per farlo. Vorrei invitarla a vergognarsi, ma so che sarebbe inutile, data il bassissimo livello di pudore intellettuale e morale da lei dimostrato. Non avendo alcuna fiducia nella sua buona fede e nella sua onestà intellettuale, la lascio al giudizio degli altri partecipanti al blog e, se ha voglia di intervenire, della Redazione.
RispondiElimina<span>forse devastanti sono stati tutti coloro che si sono adoperati per far si che le proposizioni concicliari fossero disattese in nome della prudenza..guidati magristralmente dalle paure e dalle debolezze di Paolo Vi</span>
RispondiEliminasinceramente sono splendidi ...
RispondiElimina..e, ça va sans dire, non voglio neppure scendere al suo miserabile livello riguardo al suo disgustoso riferimento alla "virilità", che dimostra ancora una volta la sua bassezza intellettuale, e non solo.
RispondiEliminaCuriosu, ti sembrerà strano ma da noi sull'isola oltre ad Avvenire e alla Summa (vedi scambi precedenti con me) arriva perfino Cristianità, Nel numero di ottobre-dicembre 2010, dedicato in buona parte al Concilio, alle pagine 51-56 ("La questione della libertà religiosa") si espongono appunto "le risposte intervenute in questi anni". Da buoni tomisti dobbiamo allora distinguere la questione in tre punti: a. Hanno risposto alla domanda se il magistero in questi anni abbia dato risposte? b. Se sì, le risposte ci convincono?
RispondiEliminac. Se non ci convincono, non ci convince il magistero o non ci convince la sintesi che ne fa Cristianità?
Sub (a) dico che hanno risposto, sia pure succintamente. Più ampiamente i sei volumoni di dom Valuet del Barroux, che tutti sappiamo essere amigu e cumpari loro.
Su (b) dico che non tutto mi convince perché la risposta principale è giuridica, e cioè che la libertà religiosa del Vaticano II è una libertà negativa all'americana e non una libertà positiva. Ma questa impostazione prevalentemente giuridica rischia di non convincere chi vorrebbe argomenti più teologici. In assenza di fondazione teologica il diritto mi lascia al frittu.
Su (c) dico che non ho gli elementi per rispondere - e potrei rifugiarmi nel consueto Forza Cagliari, dove mi sento più sicuro - ma per quel che ne so l'impostazione "giuridica" è quella prevalente se si segue il Catechismo del 1992 e tanti che ne hanno scritto dopo, e volendo anche lo stesso discorso di Benedetto XVI del 2005. Dunque si potrebbe dire che il difetto non sta nel modo in cui Cristianità riassume il magistero, ma in come il magistero si era spiegato. Tutto claru proprio non era.
Dico "si era" e non "si è" perché dopo l'articolo di Cristianità il Papa è intervenuto con il messaggio per la giornata mondiale della pace 2011 che non risolve (penso io) tutti i problemi però contiene una svolta quando dice che non è sufficiente la costruzione giuridica della libertà religiosa come libertà negativa ma è necessario un fondamento teologico-filosofico come libertà per la verità.
Qui starebbe forse la strada per un'impostazione più ampia del problema. Il Papa ha detto molte volte che Dignitatis Humanae è un documento che va accettato e diffuso e non cambierà idea per quanto si faccia burdellu su questo blog. Però può darsi che allarghi l'interpretazione sulla linea della libertà per la verità, che è una risposta più completa rispetto al testo di Cristianità che ho citato.