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martedì 2 novembre 2010

Il card. Martini vuol rianimare lo Spirito del Concilio

Riscoprire lo spirito del Concilio

di Carlo Maria Martini


[Domanda, che si dà una risposta - ariafrittesca - di un lettore]: Si discute molto su come interpretare il Concilio Vaticano II. Continuità o discontinuità con la tradizione? Ritengo che si tratti di una polemica sterile. Non le pare che la vera chiave di lettura del Concilio Vaticano II, quasi cinquant’anni dopo, consista nel rileggere l'esperienza cristiana alla luce delle sue origini contenute nel Nuovo Testamento?
(Antonio Meli, Messina)


[Risposta dell'Eminenza] È vero! A ormai quasi cinquant’anni dalla celebrazione del Concilio Vaticano II si discute ancora sulla sua interpretazione. Io sono d’accordo con lei che si tratta, almeno in parte, di una polemica sterile, ma anche un po’ inevitabile. Ricordo bene quei giorni, perché, pur non essendo membro del Concilio, vivevo a Roma al Pontificio Istituto Biblico, dove risuonavano in vari modi gli echi suscitati dalle discussioni dei vescovi. Si temeva che il Concilio promovesse alcune interpretazioni letterali o simboliche della Scrittura che sistematicamente respingevano ogni sorta di lettura storicocritica.

Alcuni sostenevano addirittura che i metodi critici portassero alla perdita della fede. Di fatto molti esegeti sostenevano invece un’interpretazione dei testi che nutrisse la fede, ma fosse anche attenta agli studi storico-critici. Fu grande quindi la loro gioia quando, dopo lunghe e accese discussioni, fu approvata la Costituzione Dogmatica sulla Divina Rivelazione. Ma per molti c’era un motivo di gioia ancora più grande. I documenti approvati dai Padri conciliari dimostravano nel loro insieme la volontà della Chiesa di entrare in contatto con tutti gli uomini di buona volontà e di porsi in atteggiamento di rispettoso ascolto delle voci e dei desideri di tutti. Naturalmente non è in questo entusiasmo che troviamo lo spirito del Concilio. Anche perché in quel periodo, in un’atmosfera di entusiasmo e anche con una certa ingenuità, circolavano tanti progetti per il futuro della Chiesa.

Cosa dunque appartiene o no allo spirito del Concilio? È opportuna la distinzione tra continuità e discontinuità della tradizione. I sostenitori di un’interpretazione rigida, che guardano con sospetto ad ogni novità, non tengono ben presente che vi possono essere novità nella Chiesa.
Essa è un organismo vivente, che nasce piccolo ma nel tempo si sviluppa come un corpo umano che cresce così da apparire come qualcosa di nuovo. Tale visione della storia della Chiesa fu sostenuta fin dal secolo V da San Vincenzo di Lerino. Egli afferma che nella Chiesa vi saranno certamente nel corso degli anni progressi anche molto vistosi. Non ci si deve spaventare di essi. Solo quando un organismo si trasforma in un altro bisognerà parlare di cambiamenti e respingerli con forza. Come scrive San Vincenzo di Lerino: «È necessario dunque che, con il progredire del tempo, crescano e progrediscano quanto più possibile la comprensione, la scienza e la sapienza, così nei singoli come di tutti, tanto di uno solo, quanto di tutta la Chiesa». Il suggerimento del lettore che parla di «rileggere l’esperienza cristiana alla luce delle sue origini contenute nel Nuovo Testamento» mi pare conforme con quanto abbiamo detto parlando di quali novità possa esprimere la Chiesa nel corso dei secoli.
 
Fonte: Corriere della Sera del 21 ottobre 201, via Finesettimana.org

46 commenti:

  1. più che rianimare il concilio bisognerebbe rianimare il Card. MArtini, così la smetterebbe di sparare cavolate ogni tanto.

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  2. E' la solita aria fritta in salsa martiniana

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  3. La Redazione potrebbe esprimere in quattro parole quanto detto dal card. Martini? Sarò tonto, anzi lo sono, ma non si capisce cosa cavolo voglia dire! 

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  4. E' la solita "supercazzola" come fosse di evoluzione nello spirito dei primi cristiani di quanto catacombale per la scrittura esegetica: antàni ma lo scappellamento è a sinistra!

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  5. Riguardo al come studiare e leggere la Scrittura:

    <span>Nell'intervento del 14 ottobre 2008 durante il Sinodo dei vescovi (Sv), il Santo Padre ha osservato:  "La Dei Verbum 12 offre due indicazioni metodologiche per un adeguato lavoro esegetico. In primo luogo, conferma la necessità dell'uso del metodo storico-critico (...) Il fatto storico è una dimensione costitutiva della fede cristiana. La storia della salvezza non è una mitologia, ma una vera storia ed è perciò da studiare con i metodi della seria ricerca storica".

    "Tuttavia - continua il Pontefice - questa storia ha un'altra dimensione, quella dell'azione divina. Di conseguenza la Dei Verbum parla di un secondo livello metodologico necessario per una interpretazione giusta delle parole, che sono nello stesso tempo parole umane e Parola divina. Il Concilio dice (...) che la Scrittura è da interpretare nello stesso spirito nel quale è stata scritta e indica di conseguenza tre elementi metodologici fondamentali al fine di tener conto della dimensione divina, pneumatologica della Bibbia:  si deve cioè 1) interpretare il testo tenendo presente l'unità di tutta la Scrittura (...); 2) si deve poi tener presente la viva tradizione di tutta la Chiesa, e finalmente 3) bisogna osservare "l'analogia della fede" ossia la "coesione delle singole verità di fede tra di loro e con il piano complessivo della Rivelazione e la pienezza della divina economia in esso racchiusa".

    "Solo dove i due livelli metodologici, quello storico-critico e quello teologico, sono osservati, si può parlare di una esegesi teologica, di una esegesi adeguata a questo Libro".

    Il Santo Padre osserva poi realisticamente:  "Mentre circa il primo livello l'attuale esegesi accademica lavora a un altissimo livello e ci dona realmente aiuto, la stessa cosa non si può dire circa l'altro livello. Spesso questo secondo livello, il livello costituito dai tre elementi teologici indicati dalla Dei Verbum, appare quasi assente. E questo ha conseguenze piuttosto gravi" (Sv).

    Benedetto XVI non ha omesso di indicare queste "conseguenze piuttosto gravi":  "La prima conseguenza dell'assenza di questo secondo livello metodologico è che la Bibbia diventa un libro solo del passato (...) e l'esegesi non è più realmente teologica, ma diventa pura storiografia, storia della letteratura. (...) C'è anche una seconda conseguenza ancora più grave:  dove scompare l'ermeneutica della fede indicata dalla Dei Verbum, appare necessariamente un altro tipo di ermeneutica, un'ermeneutica secolarizzata, positivista, la cui chiave fondamentale è la convinzione che il Divino non appare nella storia umana. Secondo tale ermeneutica, quando sembra che vi sia un elemento divino, si deve spiegare da dove viene tale impressione e ridurre tutto all'elemento umano. Di conseguenza, si propongono interpretazioni che negano la storicità degli elementi divini. (...) Questo avviene perché manca un'ermeneutica della fede:  si afferma allora un'ermeneutica filosofica profana, che nega la possibilità dell'ingresso e della presenza reale del Divino nella storia. La conseguenza dell'assenza del secondo livello metodologico è che si è creato un profondo fossato tra esegesi scientifica e lectio divina" (Sv). </span>

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  6. Riguardo al come studiare e leggere la Scrittura:

    <span>Nell'intervento del 14 ottobre 2008 durante il Sinodo dei vescovi (Sv), il Santo Padre ha osservato:  "La Dei Verbum 12 offre due indicazioni metodologiche per un adeguato lavoro esegetico. In primo luogo, conferma la necessità dell'uso del metodo storico-critico (...) Il fatto storico è una dimensione costitutiva della fede cristiana. La storia della salvezza non è una mitologia, ma una vera storia ed è perciò da studiare con i metodi della seria ricerca storica".

    "Tuttavia - continua il Pontefice - questa storia ha un'altra dimensione, quella dell'azione divina. Di conseguenza la Dei Verbum parla di un secondo livello metodologico necessario per una interpretazione giusta delle parole, che sono nello stesso tempo parole umane e Parola divina. Il Concilio dice (...) che la Scrittura è da interpretare nello stesso spirito nel quale è stata scritta e indica di conseguenza tre elementi metodologici fondamentali al fine di tener conto della dimensione divina, pneumatologica della Bibbia:  si deve cioè 1) interpretare il testo tenendo presente l'unità di tutta la Scrittura (...); 2) si deve poi tener presente la viva tradizione di tutta la Chiesa, e finalmente 3) bisogna osservare "l'analogia della fede" ossia la "coesione delle singole verità di fede tra di loro e con il piano complessivo della Rivelazione e la pienezza della divina economia in esso racchiusa".

    "Solo dove i due livelli metodologici, quello storico-critico e quello teologico, sono osservati, si può parlare di una esegesi teologica, di una esegesi adeguata a questo Libro".

    Il Santo Padre osserva poi realisticamente:  "Mentre circa il primo livello l'attuale esegesi accademica lavora a un altissimo livello e ci dona realmente aiuto, la stessa cosa non si può dire circa l'altro livello. Spesso questo secondo livello, il livello costituito dai tre elementi teologici indicati dalla Dei Verbum, appare quasi assente. E questo ha conseguenze piuttosto gravi" (Sv).

    Benedetto XVI non ha omesso di indicare queste "conseguenze piuttosto gravi":  "La prima conseguenza dell'assenza di questo secondo livello metodologico è che la Bibbia diventa un libro solo del passato (...) e l'esegesi non è più realmente teologica, ma diventa pura storiografia, storia della letteratura. (...) C'è anche una seconda conseguenza ancora più grave:  dove scompare l'ermeneutica della fede indicata dalla Dei Verbum, appare necessariamente un altro tipo di ermeneutica, un'ermeneutica secolarizzata, positivista, la cui chiave fondamentale è la convinzione che il Divino non appare nella storia umana. Secondo tale ermeneutica, quando sembra che vi sia un elemento divino, si deve spiegare da dove viene tale impressione e ridurre tutto all'elemento umano. Di conseguenza, si propongono interpretazioni che negano la storicità degli elementi divini. (...) Questo avviene perché manca un'ermeneutica della fede:  si afferma allora un'ermeneutica filosofica profana, che nega la possibilità dell'ingresso e della presenza reale del Divino nella storia. La conseguenza dell'assenza del secondo livello metodologico è che si è creato un profondo fossato tra esegesi scientifica e lectio divina" (Sv). </span>

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  7. Siamo in due a non capire.

    RispondiElimina
  8. Essa è un organismo vivente, che nasce piccolo ma nel tempo si sviluppa come un corpo umano che cresce così da apparire come qualcosa di nuovo.

    Un organismo vivente, nasce , cresce , si sviluppa e...muore.
    È la differenza fra Tradizione vivente e Tradizione VIVA.
    Fra ciò che eternamente vivo, eternamente presente e vivo e ciò che è vivente.

    RispondiElimina
  9. <span>"Essa è un organismo vivente, che nasce piccolo ma nel tempo si sviluppa come un corpo umano che cresce così da apparire come qualcosa di nuovo." 
     

    Un organismo vivente, nasce , cresce , si sviluppa e...muore.  
    È la differenza fra Tradizione vivente e Tradizione VIVA.  
    Fra ciò che eternamente vivo, eternamente presente e vivo e ciò che è vivente.</span>

    RispondiElimina
  10. <span>"Essa è un organismo vivente, che nasce piccolo ma nel tempo si sviluppa come un corpo umano che cresce così da apparire come qualcosa di nuovo." 
     

    Un organismo vivente, nasce , cresce , si sviluppa e...muore.  
    È la differenza fra Tradizione vivente e Tradizione VIVA.  
    Fra ciò che eternamente vivo, eternamente presente e vivo e ciò che è vivente.</span>

    RispondiElimina
  11. Siamo in tre.
    Ma per carità cristiana, in considerazione delle condizioni fisiche e psichiche dell'ateo, non è il caso di insistere per avere chiarimenti.

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  12. Eccoli li amici miei!...

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  13. "Solo quando un organismo si trasforma in un altro bisognerà parlare di cambiamenti e respingerli con forza."

    Eminenza, questa è la ragione della nostra opposizione all'andazzo corrente e alla visione di Chiesa che portano avanti quelli come Lei!

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  14. non ho capito..ma non mi piace!

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  15. o il card. Martini non ha letto il Commonitorium o non lo ha capito o non vuole capirlo. Propendo per questa ultima ipotesi. San Vincenzo di Lerins sosteneva l'opposto di quanto vuole fare credere il nostro che farebbe meglio a sentire i dischi di Mozart che gli piacciono tanto.

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  16. Come fate a non capire? E' così chiaro! Uff...proverò a riassumerlo.
    1 - La polemica sul CVII è una polemica sterile. Figuriamoci se l'Eminenza si fa scappare l'occasione di parteciparvi!
    2 - Lo spirito del Concilio è qualcosa che è nell'aria, non si tocca, non si sa da dove viene, non è tra i documenti conciliari nè nell'entusiasmo post-conciliare: c'è e basta! Avete presente la nebbia a Milano di Totò e Peppino?
    3 - Il concilio NON ha trasformato la Chiesa, l'ha fatta crescere, come avviene per gli organismi viventi. Un altro concilio simile e l'Eminenza è pronta ad intonare il Requiem!

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  17. Eccoli gli amici miei!...Ma la "supercazzola" va sempre prematurata!...No, noi non claxoniamo...

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  18. Martini. Il Corsera. Lo Spirito del Concilio. Da Ognissanti ad Halloween.

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  19. <span>farebbe meglio a sentire i dischi di Mozart che gli piacciono tanto.</span>

    E' infatti con quelli che si prepara al trapasso.
    Non riesco, malgrado tutto, a non provar pena per lui.

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  20. Luisa spiega bene la differenza tra un organismo vivente come i neomodernisti intendono la Chiesa, e un organismo vivo come la Chiesa definiva se stessa e la sua Tradizione fino al Vaticano II.
    Ma la chiesa dei neomodernisti, propio perchè vivente, e quindi in evoluzione, è destinata a morire, come muore ogni organismo vivente. La Chiesa viva invece è destinata a restare, perchè è immortale.

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  21. La malafede dell'antipapa Martini si svela proprio nelle sue citazioni manipolate.

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  22. Il linguaggio è da iniziati e per iniziati.

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  23. La risposta è fumosa come nello stile del cardinale, anche se ne ho lette di ben peggiori (v. numero dell'Espresso di qualche anno fa). Vorrei comunque dire che la caratterizzazione della Chiesa come "organismo vivente" è propria anche di un grande teologo cattolico dell'epoca moderna: Johann Adam Moehler. Che poi Martini la pieghi a favore di tesi moderniste è un altro discorso, ma l'idea di fondo non mi sembra affatto peregrina.

    P.S. Sulla situazione della Chiesa francese cui la Redazione ha dedicato già alcuni post, consiglio la lettura di http://www.vanthuanobservatory.org/notizie-dsc/notizia-dsc.php?lang=it&id=1071, che mostra il crollo a partire dagli anni del Concilio.    

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  24. Redazione di Messainlatino.it2 novembre 2010 alle ore 19:42

    Io sottolinerei alcuni passaggi.

    1) Dice Martini che parlare di continuità/discontinuità è "almeno in parte, polemica sterile". Ossia: basta parlarne troppo, va difeso l'andazzo degli ultimi 40 anni.
    2) Dopo però aggiunge: "È opportuna la distinzione tra continuità e discontinuità della tradizione". Ma la stoccata non è per i "discontinuisti", bensì per i "continuisti": "I sostenitori di un’interpretazione rigida, che guardano con sospetto ad ogni novità, non tengono ben presente che vi possono essere novità nella Chiesa."
    3) L'ultima parte è una lode alle novità, limitando quelle inaccettabili a quelle che trasformano un organismo in un altro e che, secondo Martini, non ci sono state.

    In poche parole: basta con la solfa della continuità/rottura, il Concilio così come è stato interpretato in questi 40 anni è in continuità [labiale] con il preconcilio. Ossia: mentre il Papa dice che in questi 40 anni ha imperato un'ermenutica di rottura, Martini ribatte: no, non c'è stata nessuna rottura, quindi non rompeteci gli zebedei.

    E' lo stesso trucco verbale della "tradizione vivente": si usa un termine (tradizione) per giustificare tutto il suo opposto. Allo stesso modo qui Martini tenta di sostenere che tutti gli stravolgimenti postconciliari sono a ben vedere in "continuità" con quanto c'era prima e quindi vanno lodati.

    Enrico 

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  25. :-D  concordo ...e vedo che la Redazione ha provveduto!!

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  26. ...........sara' l'effetto del vino novello di San Martino!!!!!!!!!!!!!

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  27. Un grato pensiero alla memoria di Papa Paolo VI che ha disposto il pensionamento dei vescovi al compimento dei 75 anni!!?

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  28. insomma il CVII è come la FENICE .......

     '' che ci sia ognun lo sa , dove sia nessun lo dice ,, ... !!!!!! .......


    ....... uffffffffffff che sonno !!!!!!! 

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  29. condivido in pieno la Redazione: 1. Perché l'Eminentissimo interviene su ogni argomento in cui il Papa prende una posizione chiara, per ribadire l'esatto contrario ( vedi Motu proprio, bioetica, tradizione): 2 Perché i suoi interventi sono formalmente corretti e rispettosi, infarciti di dubbi e di domande, in modo da ingannare i semplici che così sono portati a fidarsi delle buone maniere dell' Eminenza grigia amante delle zone "grigie", ma dietro il suo bon ton c'è il boccone avvelenato del rifiuto del magistero pontificio. 3. In fatto di esegesi, infine, l'Eminentissimo sostenne tesi azzardate finanche sulla risurrezione, che non mi risulta abbia corretto. Perciò prego che mantenga il suo proposito di ritirarsi per dedicarsi allo studio e alla riflessione.

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  30. Portategli un aperitivo con un pò di ghiaccio per rianimarlo...
    povero Martini, rintanato  nella spelonca del Vaticano II vede solo ombre, come l'uomo della caverna di Platone!

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  31. Bel link da mandare al card. Martini.

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  32. Posso offrirvi un Cinzano? O un Punt e Mes (c'è ancora?) Basta col Martini ... ha fatto il suo tempo!!!!!  ;)

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  33. Una cosa è certa: la lettera se l'è scritta da solo!

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  34. Ormai credo che abbia poco tempo per studio e riflessione. Sarà bene che lo impieghi a pregare e chieder perdono a Dio e alla Chiesa.

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  35. Nobis quoque peccatoribus3 novembre 2010 alle ore 02:46

    <span>E' lo stesso trucco verbale della "tradizione vivente": si usa un termine (tradizione) per giustificare tutto il suo opposto. Allo stesso modo qui Martini tenta di sostenere che tutti gli stravolgimenti postconciliari sono a ben vedere in "continuità" con quanto c'era prima e quindi vanno lodati.  
     
    Bravo Enrico!  
     
    Interessante spunto di conversazione. A volte l'eta' e qualche acciacco costringono a esser piu' chiari.  
     
    Solo quando un organismo si trasforma in un altro bisognerà parlare di cambiamenti e respingerli con forza.  
     
    Anche dopo 50 anni far sempre credere di rispettare i c.d. principi fondamentali.  
     
    Il suggerimento del lettore che parla di «rileggere l’esperienza cristiana alla luce delle sue origini contenute nel Nuovo Testamento» mi pare conforme con quanto abbiamo detto parlando di quali novità possa esprimere la Chiesa nel corso dei secoli.  
    <span>(per esempio la Festa del S. Cuore, di Cristo Re o del Corpus Domini, il dogma dell'Immacolata e dell'Assunzione)</span>  
    <span></span> 
    Eccolo qui, l'esperienza cristiana (cosi' la chiamano) come anche il Concilio va riletta (non letta, perche' prima si sbagliava) alla luce delle sue origini contenute nel Nuovo testamento e non della Tradizione. Con un sostanziale ribaltamento come se i Vangeli fossero venuti prima della Tradizione. Gesu' ci ha lasciato la Sua Chiesa e il Suo Corpo Sangue Anima e Divinita' nell'Eucaristia e non una serie di scritti. La Scrittura, divinamente ispirata, si inserisce in modo ovviamente del tutto particolare, nella Tradizione, illuminandola ma non e' un a priori.  </span>
    <span></span>
    <span>Rimane poi sullo sfondo di tali riletture "evangeliche" lo spettro del "libero esame", vero rischio di certa apparente "filologia" che definirei "pre-luterana". Insomma, nonostante i secoli la bolla "Exurge Domine" resta quanto mai attuale.</span>
    <span></span>
    <span>Quanto sopra con il rispetto dovuto a un successore degli Apostoli, a un Principe della Chiesa e membro insigne di quella Societas Jesu che ha fatto dello sradicamento dell'eresia protestante la propria "ragione sociale". Ma ai tempi si S. Ignazio non si parlava ancora di cure omeopatiche....</span>

     
    FdS  
       

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  36. <span>No, abbiamo una pletora di vescovi e cardinali a spasso. Si sarebbero, invece, dovute elegger persone più degne.</span>

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  37. <span><span>Anche dopo 50 anni far sempre credere di rispettare i c.d. principi fondamentali. </span></span>
    Ovviamente Martini finge di non sapere che la dottrina dei punti fondamentali è stata condannata esolicitamente da Pio XI nella Mortalium animos.

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  38. Fra i biblisti italiani Martini non è stato il primo per intelligenza. Il francescano minore Adinolfi l'aveva di gran lunga superato quanto ad acume eppure Martini è diventato tale (sembra quasi per una certa stampa a suo favore che sia l'unico vescovo in grado di commentare la Bibbia) solo grazie ad un colpo di testa di Giovanni Paolo II che in un batter d'occhio lo volle arcivescovo di Milano, peraltro conoscendolo molto poco

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  39. Da persona semplice e tutt'altro che colta noto questo: come accade per le persone così può accasere per lo "spirito del concilio", si tenta di rianimare qualcuno che è in coma.................. ma non sempre ci si riesce.

    Quindi carissimi amici in Cristo continuiamo ad avere pazienza e temperanza e ringraziamo Colui che ce le dona.

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  40. Dio benedica e conservi a lungo il cardinal Martini

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  41. Ma che antipapa d'Egitto: Martini è solo un povero vecchietto malato e frustrato perché ormai se lo fila solo l'ala retrò della Chiesa. PREGHIAMO PER LUI!

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  42. Che Dio benedica il cardinal Martini e lo faccia diventare cattolico oppure lo chiami a Sé!

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  43. Cattolico terra terra3 novembre 2010 alle ore 22:09

    Benedetto XVI conferma quanto già si capiva leggendo il card. Ratzinger, cioè che è anche un grande teologo e persona di straordinaria intelligenza.

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  44. Avete presente Salomone?
    Sicuramente l'uomo più saggio della Bibbia. Stimato tale.
    Però poi prese a costruire.
    Costruì il proprio personaggio.
    La Bibbia lo descrive alla fine idolatra.
    Nella Bibbia, ciò che lo riguarda esprime l'unico caso di 666 oltre a quello esplicitato in Apocalisse.
    Eppure tutti ricordano Salomone come il grande saggio. Il giusto per antonomasia.
    Non ricordano che alla fine deragliò penosamente.
    Ecco: per me Martini è stato per anni il Salomone ammirato da tutti.
    Adesso mi sembra il Salomone a fine corsa... O a fine Corsera....

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  45. Certo che sentire il card. Martini parlare di rianimazione dello spirito del Concilio, a pochi giorni dalla festa pagana di Halloween, ha un che di grottesco. Sono giorni e giorni che in televisione danno solo film di vampiri, zombies e morti viventi: pure lo spettro del Concilio di voleva? Qui siamo oltre l'horror...

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  46. leggendo i vostri commenti capisco che non siete seguaci di8 cristo!

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AVVISO AI LETTORI: Visto il continuo infiltrarsi di lettori "ostili" che si divertono solo a scrivere "insulti" e a fare polemiche inutili, AVVISIAMO CHE ORA NON SARANNO PIU' PUBBLICATI COMMENTI INFANTILI o PEDANTI. Continueremo certamente a pubblicare le critiche ma solo quelle serie, costruttive e rispettose.
La Redazione